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Tentare di fornire un modello chiaro e completo della coscienza e dei suoi stati alterati è un compito molto complesso e non sorprende che ogni teoria sia profondamente differente dall‟altra.

Tra i primi tentativi vi è quello di Battista (1978), secondo cui l‟esperienza cosciente è un campo in flusso continuo ed ha otto contenuti soggettivi principali:

- la sensazione grezza; - la percezione;

65 - la reazione affettiva; - la cognizione; - l‟ intuizione; - l‟auto-consapevolezza; - l‟unità.

Per Marsh (1977) la coscienza è composta invece da quattro categorie principali:

- il focus attentivo;

- le varie strutture di consapevolezza (pensieri/oggetti, concetti generali, coscienza del Sé);

- gli attributi/qualità dell‟esperienza; - il flusso continuo.

Uno dei modelli più famosi è quello di Fischer (1971; 1978; 1986) che si propone di disegnare una cartografia degli stati coscienti e degli stati non ordinari di coscienza, tra cui gli stati estatici e meditativi. Questa mappa (Fig. 15) è composta da due vettori opposti e lo stato di coscienza ordinaria si trova nel mezzo:

- il continuum Percezione-Allucinazione: che conduce ad un aumento dell‟arousal “ergotrofico” con esperienze soggettive creative, psicotiche o estatiche;

- il continuum Percezione-Meditazione: che conduce ad un aumento dell‟arousal “tropotrofico” con stati di ipoarousal, meditazione e samadhi.

Lungo il primo continuum aumenta l‟attività del sistema nervoso simpatico. Inizialmente si ha un aumento dei contenuti e della velocità di processamento delle informazioni rispetto allo stato normale di veglia. Nello stato ancora più attivato, però, alla velocità di acquisizione dei dati non corrisponde un loro corretto processamento e ciò può provocare stati simil-schizofrenici acuti. All‟ultimo stato, chiamato mistico/estatico, non viene più percepito soggettivamente il mondo esterno.

Il secondo continuum è l‟opposto e va da uno stato tranquillo ed ipoattivato fino allo stato meditativo profondo (samadhi). Entrambi sono associati ad una riduzione

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dell‟attività motoria, a cambiamenti dell‟immagine corporea, dei limiti del corpo, della percezione dell‟ambiente che non è più visto come separato dall‟io, a depersonalizzazione, ad una graduale contrazione ed infine perdita del senso del tempo ed alla perdita del senso dell‟io narrativo.

Fischer ha associato questi stati ad oscillazioni prevalenti, ma non caratteristiche, dell‟EEG. Un altro indizio fisiologico sono i movimenti saccadici degli occhi, che aumentano nel versante tropotrofico. Nel versante ergo trofico, invece, il rilassamento e la diminuzione dei movimenti oculari sono associati ad un aumento del ritmo alfa (Fischer, 1971).

Figura 15: prima versione del Modello di Fischer (da Fischer, 1971)

In questo modello il loop rappresenta la connessione tra estasi e samadhi, i numeri sono la percentuale di variazione EEG di Goldstein a sinistra e le onde principali a destra.

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Figura 16: seconda versione del Modello di Fischer (da Connolly, 2000)

Questa versione circolare (Fig. 16) utilizza termini derivati dallo yoga di Patanjali. Estasi e samadhi qui sono la stessa cosa.

Questo modello, per quanto possa sembrare utile, è stato ampiamente criticato. Gli indicatori fisiologici sembrerebbero fornire le basi empiriche necessarie, ma sono poco affidabili e non sufficienti. L‟Autore afferma che negli stadi di iperarousal si assiste ad un aumento del tono muscolare, diminuzione della resistenza cutanea, diminuzione del ritmo alfa, midriasi, ipertermia, piloerezione, iperglicemia e tachicardia, ma ciò non è stato dimostrato adeguatamente. Vi sono inoltre errori nella comprensione dei concetti dello yoga e del buddismo (Connolly, 2000).

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Un altro modello è quello di Tart (1975), uno dei primi e dei più utilizzati. Lo stato ordinario di coscienza è considerato come uno strumento utilizzato per confrontarsi con una realtà costruita socialmente e consensualmente accettata. Il nostro OSC non è naturale, ma culturalmente determinato e semi-arbitrario. Un approccio per sistemi allo studio degli stati di coscienza è necessario: essa viene considerata divisa in molte componenti non isolate, ma interconnesse dinamicamente tra loro ed in complessa relazione anche all‟ambiente. Queste componenti sono strutture relativamente stabili che svolgono particolari funzioni (Fig. 17).

In questo modello è centrale una consapevolezza di base chiamata

Attenzione/Consapevolezza (A/C), definita anche energia psicologica, la quale può

essere direzionata verso varie strutture o sottosistemi della coscienza. Essa è diversa dai contenuti (è più simile a un processo) ed è la componente di base che rimane anche quando i contenuti sono differenti. A seconda dello stato di coscienza cambiano anche i rapporti che la A/C ha con i contenuti, alcuni saranno più facilmente raggiungibili mentre altri spariranno. Alcune strutture infatti funzionano indipendentemente dall‟A/C, altre invece dipendono da essa, ovvero più l‟A/C è concentrata su di loro più si attivano o si inibiscono.

L‟A/C di solito stabilizza e sostiene lo stato ordinario di coscienza. Il sistema è stabile e si mantiene dinamicamente in vari modi tra cui il feedback negativo (limitare alcune strutture inusuali), il feedback positivo (ricompensa) e la limitazione di certi sottosistemi.

Tart concettualizza quelli che chiama Stati di Coscienza Discreti (d-SOC): essi non consistono in variazioni quantitative (cambiamenti di intensità), ma in variazioni qualitative nelle strutture stesse della coscienza. Un d-SOC è un sistema delle strutture della coscienza in un particolare momento, stabile nonostante i cambiamenti nell‟ambiente e riconoscibile soggettivamente. Questi stati sono chiamati discreti perché sono radicalmente differenti l‟uno dall‟altro.

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Figura 17: modello Sistemico di Tart (da Tart, 1986)

Le parole nei cerchi sono concetti, sottosistemi, derivati da esperienze e comportamenti comunemente alterati negli ASC. Le frecce rappresentano i flussi delle informazioni. Secondo il modello di Tart le componenti fondamentali della coscienza sono:

- l‟Esterocezione: informazioni sensoriali dall‟ambiente; - l‟Enterocezione: percezioni ed immagine del corpo;

- l’Elaborazione dell’Input: processo automatico ed acquisito, che opera tramite l‟astrazione, la generalizzazione e l‟interpretazione degli stimoli;

- la Memoria; - il Subconscio;

- la Valutazione e la Decisione: processi intellettivi e decisionali volontari, come il pensiero ed il ragionamento logico;

- le Emozioni; - lo Spazio/Tempo; - il Senso di Identità;

- l‟Output Motorio: automatico o volontario. (Tart,, 1974, 1975).

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Molte teorie sugli ASC evidenziano come causa primaria il deficit di processamento dell‟informazione sensoriale che causa disturbi cognitivi come la difficoltà di distinguere tre sé e non sé e di filtrare, comprendere ed inibire gli stimoli in arrivo. Ciò fa sì che il sistema sia sovraccaricato da un flusso eccessivo di informazioni interne ed esterne. Nel modello cortico-subcorticale, gli ASC indotti emergono da deficit elementari e basilari di processamento dell‟informazione sensoriale ed il ruolo chiave è giocato da un deficit del gate talamico che risulta in un eccesso di info alla corteccia (Vollenweider and Geyer, 2001).

Secondo un altro modello corticale degli ASC la coscienza ordinaria è sottesa ad un globale funzionamento del cervello, dove i neuroni prefrontali compiono le operazioni di più alto ordine. Nessuna struttura è necessaria e sufficiente per la coscienza, ma non tutte le aree del cervello vi contribuiscono egualmente. Maggiore sarà la compromissione basale, maggiore sarà l‟alterazione della coscienza. La corteccia prefrontale costituisce il substrato principale della coscienza, contribuendo alle più alte funzioni cognitive. Questo modello muove l‟ipotesi che ogni alterazione della coscienza sia riconducibile ad una temporanea disregolazione prefrontale ad esempio durante la meditazione (ad es. distorsione temporale, disinibizione e cambiamenti attentivi) (Dietrich, 2002).