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Il Mondo dell’Infanzia di Egle Becch

Nel documento Vita e opere de la Comptesse de Segur (pagine 50-56)

Analisi e commento di tre dei principali ro manzi della Comtesse De Ségur

2. Il Mondo dell’Infanzia di Egle Becch

Molto interessanti appaiono gli studi che la studiosa Egle Becchi1 ha svolto sulle bambine, proprio in virtù delle analisi dei tre romanzi del- la Comtesse de Sègur riportate nel Capitolo II di questo lavoro. Da sempre attenta osservatrice e studiosa più che mai accorta del mondo dell’educazione, dell’infanzia e dei rapporti sociali, Egle Becchi, nel corso degli anni, ha avuto modo di sviluppare e maturare un pensiero pedagogico molto interessante e profondo, proprio in virtù de suoi at- tenti studi supportati da meticolose e rigorose ricerche bibliografiche. E proprio ritornando sul tema delle bambine, i suoi studi incentrati su di loro spaziano da una fascia d’età piccola fino a giungere allo stadio pre-puberale e puberale dell’adolescenza. Per Becchi, la bambina pic- cola si presenta strutturata in una certa staticità e ben conformata in ruoli già predefiniti. Già per questa constatazione si può dedurre co- me, secondo la studiosa, si guarda alla bambina piccola per vedere, in realtà, la grande, non essendo, nel quadro di una visione più generale, considerata la bambina piccola in quanto tale . In genere, sempre se- condo la Becchi, le bambine si presentano sempre in modo diverso dai bambini. Difatti, le prime appaiono più serie e composte soprattutto se provengono da famiglie facoltose, di nobile e illustre casato. Questa

1 Studiosa di storia dell’educazione, in particolare di storia dell’infanzia scrisse Maschietti e Bam- bine, che vede affrontare tematiche classiche in maniera innovativa focalizzando la propria atten- zione sulla marcatura di genere nelle ragazze in età pre puberale e puberale.

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enorme differenza tra bambine e bambini si avverte, a ogni modo, an- che quando il contesto sociale è quello di famiglie meno prestigiose e di più modeste condizioni economiche. Difatti, anche in questo secon- do caso, in certe immagini ch documentano la vita quotidiana delle famiglie meno ricche e benestanti, la bambina è rappresentata con un viso più serio e una postura più statica, da “brava e buona bambina”, al contrario, invece di come potrebbero essere rappresentati e ritenuti i bambini. In particolare, inoltre, sempre secondo la studiosa, la tipolo- gia di ”bambina piccola” è quasi pressochè assente nelle opere sia che riguardano un passato vicino sia che riguardano un passato lontano. Semmai la “bambina piccola” viene rappresentata di sfuggita, ma mai centrata e riportata del tutto. E svariate fonti bibliografiche, in cui è già più presente l’elemento maschile più riportato rispetto a quello femminile, sono quasi del tutto sprovviste di rappresentazioni e cita- zioni riguardanti la specifica categoria di “bambina piccola”. E a tutto questo, sempre secondo la Becchi, chiaramente c’è una spiegazione: la bambina piccola, difatti, è quasi assorbita dalla bambina grande, la quale, in genere, ha imparato le buone maniere, è diventata buona e la sua immagine corrisponde a quella di brava bambina modello. La bambina piccola come tipologia, dunque, non fa storia e non interessa tanto quanto la bambina più grande e matura che già comincia a esse- re vista come una “piccola donna”, come per l’appunto nel celebre romanzo di Louisa M. Alcott “Piccole donne”. Ora, è chiaro che il raf-

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fronto tra questo romanzo e Les Petites Filles Modèles1 della Comtes- se appare quanto mai ovvio e scontato. Le analogie sono varie e mol- teplici, e non si può nemmeno ipotizzare una sorta d’ispirazione al romanzo dell’Alcott da parte della Comtesse in quanto Les Petites Fil-

les Modèles2 è di alcuni anni precedente a Piccole Donne3. E se le dif- ferenze tra i due romanzi stanno nella diversità dei singoli episodi, nell’ambientazione storico-geografica, nel numero e nell’età delle giovani protagoniste, rimane sorprendente la stessa matrice del mes- saggio e degli insegnamenti educativo-pedagogici coevi della cultura e della Società borghesi del tempo, con dei forti elementi di contrasto all’interno di essa. Difatti, in “Piccole Donne” come ne Les Petites

Filles Modèles4, si comincia ad attuare una sorta di piccola e discreta rivoluzione all’interno della Società, all’interno della mentalità, all’interno degli usi e dei costumi, all’interno del pensiero educativo- pedagogico del coevo mondo piccolo–medio borghese. Eppure, inter- corrono delle sottili ma significative differenze tra i due romanzi che molto chiaramente possono essere messe in luce attraverso un’analisi più approfondita e accurata. Nel romanzo dell’Alcott, pur permanendo chiari messaggi educativo-pedagogici, predominano il fascino del ro- manzo a sfondo storico (il padre delle quattro sorelle era partito per

1 Les Petites Filles Modèles, op. cit. ... p. 35 n 1. 2 Les Petites Filles Modèles, op. cit. ... p. 35 n 1.

3 In effetti se la pubblicazione di Les Petites Filles Modèles risale al 1958, quella di Les Quatre

Filles du docteur March di Marie Louise Alcott, è più tardiva: il 1868 è l’anno dell’uscita ufficiale

della prima edizione, di seguito nel 1869 lesce la seconda edizione che viene pubblicata anche in America.

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andare a combattere nella Guerra di Seccessione americana), e i colo- ri, la vivacità, il brio degli episodi di stampo quotidiano e delle avven- ture tipiche da commedia brillante. Nel romanzo della Comtesse, in- vece, la componente educativa e l’aspetto pedagogico risultano essere ben più presenti e dominanti. In Piccole Donne seppur Jo appare come la sorella più scaltra, vivace, ribelle ed estroversa, e le altre sorelle come più pacate, coscienziose e conformi a certe regole e norme detta- te dal mondo egli adulti, nei sui confronti mai si pongono come dei veri e propri modelli comportamentali da seguire ed emulare. Tutt’altro discorso, invece, per Les Petites Filles Modèles1, in cui le stesse Camille e Madeleine fungono effettivamente da “bambine mo- dello” prima per la piccola Marguerite e successivamente per Sophie. Il tutto, è chiaro, secondo i canoni, le norme e i clichè educativo- pedagogici propri della società piccolo-medio borghese dell’epoca. A sottolineare questa differenza non ci son solo i singoli episodi e le vi- cende narrative dei due romanzi, ma anche e soprattutto gli stessi ca- ratteri e personalità interiori delle singole protagoniste, sapientemente resi e descritti dalle due Autrici. Tutto ciò, pur se alcuni parallelismi tra i personaggi dei romanzi comunque permangono. Difatti l’indole ribelle, estroversa e irrequieta di Jo sembra quasi ritrovarsi anche nel carattere e nella personalità dell stessa Sophie, mentre le sorelle mag- giori Meg e Beth appaiono molto più mature, posate e giudiziose pro- prio come Camille e Madeleine. Invece in Amy, la più piccola, si ri-

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trovano alcuni dei tratti caratteriali comuni anche a Marguerite: inge- nuità, immaturità, suscettibilità, tendenz a voler apparire graziosa ed elegante come gli adulti. In più, come Marguerite con Sophie, anche Amy spesso entra in conflitto con Jo, a causa proprio della loro forte suscettibilità, delle loro evidenti incomprensioni e incompatibilità ca- ratteriali, attraverso accese e sonore discussioni, nelle quali le sorelle maggiori di entrambi i romanzi, spesso son costrette a intervenire per placare gli animi dall’una e dall’altra parte (Camille e Madeleine nei confronti di Marguerite e Sophie ne Les petites Filles Modèles1, men- tre Meg e Beth nei riguardi di Jo e Amy in Piccole Donne). Permane, a ogni modo, la constatazione di fondo espressa precedentemente, se- condo la quale, seppur con varie analogie, Piccole Donne non è Les

Petites Filles Modèles2, e Meg e Beth non sono del tutto simili a Ca- mille e Madeleine: non si pongono come veri modelli ed esempi da seguire per le sorelle più piccole. In più la portata dell’aspetto educa- tivo-pedagogico risulta di gran lunga minore in Piccole Donne rispetto a Les Petites Filles Modèles3. Tornando ora allo studio dell’analisi della Becchi, si può appurare come, secondo la studiosa, anche per il bambino l’adulto si pone come nei confronti della bambina. Difatti, secondo la studiosa, più che sul bambino piccolo, è sul bambino gran- de, in cui si manifestano sentimenti e responsabilità proprie dell’adulto, che ricade l’attenzione di svariati documenti visivi (foto o

1 Les Petites Filles Modèles, op. cit. ... p. 35 nota 1. 2 Les Petites Filles Modèles, op. cit. ... p. 35 nota 1. 3 Les Petites Filles Modèles, op. cit. ... p. 35 nota 1.

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ritratti) e fonti bibliografiche. E’ il caso di Remì che, nel romanzo di Hector Malot Sans famille1 (Senza famiglia), viene a incarnare quelle istanze e princìpi che il mondo adulto (e in particolare borghese) da sempre ha cercato d’infondere nell’animo del bambino. Quindi ecco che all’adulto interessa più la tipologia di bambina e bambino grande che bambina e bambino piccolo, semplicemente perchè i primi son di solito “a immagine e somiglianza” dell’adulto stesso. In Remì si assi- ste, difatti, alla proiezione, all’espressione massima più chiara ed esplicita di quella tipologia di fanciullo che il mondo adulto da sempre ha voluto rappresentare nell’animo, nella mente e nel carattere del bambino. Remì difatti, è un bambino dotato di grande sensibilità, sen- so di responsabilità, grande cuore e profondi sentimenti. Tutto questo egli lo acquisisce grazie alla grande esperienza di vita che comincia a condurre sin da piccolo, girovagando come artista di strada nella Francia dell’Ottocento, e soprattutto, quindi, con il continuo ritrovarsi a vivere la propria quotidianità puntualmente scandita da pesanti diffi- coltà, problematiche, con momenti drammatici e tristi alternati da pic- coli momenti felici. Il tutto accresce in Remì, dunque, uno spiccato buonismo, un grande senso generosità e altruismo, e un alto senso di responsabilità verso di sè e verso i suoi amici fraterni compagni di viaggio e d’avventura. Remì viene ad assurgere quindi a emblema e bambino modello della visione romantico-sentimentale tanto cara al mondo piccolo-medio borghese del XIX° secolo.

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3. Il messaggio educativo-pedagogico della Comtesse

Nel documento Vita e opere de la Comptesse de Segur (pagine 50-56)