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Introduzione

“Risparmiare per crescere” (Fao 2011) è un nuovo paradigma che sottolinea

come l’intensificazione sostenibile della produzione agricola permetta di conser- vare e migliorare le risorse naturali utilizzando un approccio ecosistemico, garan- tendo allo stesso tempo benefici economici a coloro che utilizzano il territorio. In questo quadro, la pianificazione e il monitoraggio degli interventi di svilup- po possono beneficiare delle informationi geografiche. Promuovere iniziative di sviluppo rurale sulla base di conoscenze desunte dai dataset geografici consente di ottenere il massimo beneficio dalle informazioni disponibili e di pianificare il calendario delle attività tenendo conto delle caratteristiche del territorio, mentre il monitoraggio attraverso il Sistema Informativo Geografico (Geographic Infor- mation System, Gis) permette di tenere sotto controllo le attività di sviluppo, di

conservazione e di miglioramento del territorio, anche attraverso sistemi remoti. L’uso dei Gis non solo permette di catturare, immagazzinare, manipolare, ana-

lizzare, gestire e rappresentare tutti i tipi di dati geografici ma possiede anche potenziali più ampi. Come è stato sottolineato da Sheppard et al. (1999) il Gis,

infatti, ha il potenziale di contribuire all’empowerment delle comunità e può es- sere considerato uno strumento che sostiene il processo democratico di presa di decisione e di autodeterminazione comunitaria. Infatti, il dato spaziale aiuta le comunità nel prendere decisioni che permettano il piú sostenibile utilizzo delle risorse in suolo, acqua, variabilità genetica e nella gestione del territorio. Elwood (2002), mostra come l’utilizzo dei Gis in una pianificazione partecipativa a scala

1 Le denominazioni usate e la forma in cui sono presentati i dati che figurano in questo saggio non

implicano da parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura alcuna opinione in merito allo stato giuridico o al livello di sviluppo socioeconomico di paesi, ter- ritori, città o zone, né in merito alle loro autorità o alla delimitazione delle loro frontiere o dei loro confini. I punti di vista espressi in questa pubblicazione sono quelli dell’autrice e non riflettono ne- cessariamente quelli dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura.

di vicinato negli Usa sia risultato efficace nello sviluppo di linguaggi, pratiche e

priorità innovative che costituivano nuove possibilità di descrivere le decisioni che venivano prese dagli attori coinvolti nella pianificazione. Questa rinnovata capacità diventava la base stessa delle soluzioni e implicava una maggiore capaci- tà degli individui di partecipare ai processi decisionali e di modificare la propria posizione all’interno delle comunità. Un metodo Gis partecipativo può pertanto

facilitare le comunità nella gestione delle informazioni geografiche come punto di partenza per il proprio empowerment.

Del resto, i metodi di cartografia partecipativa sono vari: dalla mappa dise- gnata, ai modelli partecipativi tridimensionali, alle fotografie aeree, alle immagini satellitari, all’uso del Gps, ma tendono in ogni caso a comporre le conoscenze spa-

ziali delle persone in forme virtuali o fisiche. La diffusione dei metodi di cartogra- fia partecipativa per l’empowerment delle comunità rurali all’interno di progetti di cooperazione internazionale è ormai molto ampia, come dimostra la letteratura in merito ed in particolare come si evince dalla pubblicazione di IFad (2009) sulle

buone pratiche da seguire nel participatory mapping e da alcuni articoli scientifici che citano il Gis partecipativo come mainstream. In questo quadro, riflessioni

critiche sul Gis partecipativo si sono sviluppate a partire dalla metà degli anni ’90

per concentrarsi sulle differenti di modalità attraverso le quali si può esprimere la conoscenza del territorio. Su questi temi, la Cooperazione Italiana è stata attiva in collaborazione con UnWomen e ha organizzato una missione d’identificazione

di progetto in Niger nel 20092. Questo saggio si basa sulle riflessioni emerse da quest’ultima missione, con l’obiettivo di riflettere sulle implicazioni che tali temi possono avere per la cooperazione e per la pianificazione di processi equi di svi- luppo.

Il Gis partecipativo di genere nelle attività di sviluppo

Come viene evidenziato nel report Save and grow: A policymaker’s guide to

the sustainable intensification of smallholder crop production (Fao 2011), gli studi

che considerano i ruoli di genere all’interno del loro specifico contesto culturale e geografico possono fornire informazioni utili a diversi livelli: possono, infatti, essere utilizzati sia dai decisori politici sia dagli operatori della cooperazione, e inoltre possono facilitare i processi decisionali inerenti a nuovi investimenti e al

2 La missione, organizzata dalla Cooperazione Italiana nell’ambito del progetto “Seguiti di Bama-

ko, tra autonomizzazione femminile e gender mainstreaming”, aveva l’obbiettivo di pianificare un programma di cooperazione focalizzato al genere nella regione di Taouha in Niger. La presente metodologia, non ancora testata, si basa sulle conclusioni tratte durante la missione ed è stata ini- zialmente descritta nel report di missione preparato dall’autrice del presente saggio.

Cartografia partecipativa ed orientata al genere dell’uso del suolo a scala di villaggio 197 miglioramento delle tecnologie. In questo quadro, diversi esempi di cartografia partecipativa orientata al genere possono essere presi a modello per elaborare una metodologia di empowerment delle donne che possa essere adottata nell’ambito di progetti di sviluppo rurale. Tale cartografia può, infatti, contribuire a costruire appropriati sistemi di pianificazione e monitoraggio che tengano in considerazio- ne le più recenti innovazioni rispetto al Gis partecipativo. Esistono diversi esempi

di come tali porcessi siano stati posti in essere da vari attori.

Il Systemwide Program on Participatory Research and Gender Analysis del Cgiar ha sviluppato metodi per creare ed applicare buone interazioni nei pro-

getti di genere realizzati in contesti rurali caratterizzati da forti differenziazioni sia riguardo alle condizioni pedologiche sia per quello che concerne le preferenze sementiere operate dai contadini e i sistemi di rifornimento dei semi. La Nuova Piattaforma Strategica del programma, che è finalizzato al sostegno alle donne imprenditrici, prevede l’utilizzo del Gis e della ricerca partecipativa per suppor-

tare la produzione di sementi locali e di materiale per il trapianto in Africa. In questo caso, il programma ha l’obbiettivo di sperimentare la partecipazione di molteplici attori per tipi di suolo, preferenze sementiere, e sistemi di distribuzio- ne delle sementi, ed il Gis fornisce le informazioni complementari necessarie per

il supporto alle decisioni.

Un lavoro di Brown (2003) ha permesso di valutare, attraverso l’uso del Gis,

le condizioni delle donne a scala di bacino in Nepal. Isolando i fattori biofisici dai fattori gestionali, vengono infatti individuati i limiti socio-economici che le donne affrontano nella gestione delle risorse. Mappando poi la percezione delle priorità delle donne nelle diverse zone, è possibile stabilire dove queste hanno bisogno di sostegno nelle attività di irrigazione o dove i fertilizzanti non sono presenti sul mercato.

Un’altra iniziativa interessante è stata promossa dalla Banca Mondiale (BM)

con il “Mozambique Mineral Resources Management Capacity Building Project” che, oltre all’analisi di genere, includeva analisi delle risorse geologiche e costru- zione partecipativa di un sistema informativo territoriale nel campo dell’estrazio- ne mineraria artigianale e del catasto. La BM, inoltre, ha sviluppato un progetto

pilota in Lesotho finalizzato alla mappatura partecipativa della mobilità e dell’ac- cessibilità dei servizi sanitari e scolastici e delle infrastrutture di alleggerimento del carico di lavoro di donne, bambini e anziani (ad esempio i mulini). La meto- dologia utilizzata prevedeva la creazione di mappe costruite in maniera parteci- pativa attraverso focus group per stabilire le differenze – incluse quelle di genere – nel livello di accessibilità dei servizi. I dati raccolti sono stati poi inseriti nelle cartografie Gis in modo da poter confrontare la diversa percezione dei servizi di

trasporto da parte dei partecipanti ai diversi focus group. Questo ha permesso di identificare l’esistenza di una minore accessibilità ai servizi da parte delle donne. Il progetto ha messo infatti in relazione il genere con l’esclusione spaziale legata

a fattori sia biofisici che socio-economici quali la topografia del territorio, la po- vertà, l’incidenza dell’Aids - permettendo così di realizzare interessanti mappe

comparative dei modelli maschili e femminili di spostamento (Vajjhala, Walzer 2009).

L’utilizzo delle cartografie ha poi permesso di riportare la prospettiva locale all’interno di iniziative di pianificazione degli interventi infrastrutturali a livel- lo nazionale. A questo proposito, l’International Development Research Centre (IdrC) ha utilizzato i sistemi informativi territoriali, congiuntamente all’analisi di

genere, per pianificare la gestione delle risorse naturali a livello di bacino idrogra- fico e per la risoluzione dei problemi legati all’acqua in Honduras3.

Anche se a scala di minor dettaglio, nell’ottica dell’utilizzo dei dati geografici per visualizzare i dati disaggregati per genere, devono anche essere citati i lavori di Raju et al. (1999), di Bühler (2001) e di Shahnaz (2006), che utilizzano i dati dei censimenti nazionali, presentandoli in maniera da rilevare anche dati disaggregati di genere.

Infine, il programma ApC Women’s Networking Support Programme, un

network globale di donne che lavorano per l’empowerment attraverso l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione, ha un proprio fondo di finanziamenti (Gen- der, Agriculture and Rural Development in Information Society, GenArdis)per

il genere in agricoltura che comprende anche il Gis partecipativo finalizzato alla

presa di decisione da parte dei gruppi di donne ed ha sviluppato esperienze nelle coltivazioni di tè in Sudafrica, nell’ambito delle quali ha anche proposto corsi di formazione.

Gis partecipativo e empowerment delle donne

Come si evince dalla varietà di iniziative sopra discusse, il Gis partecipativo

può essere utilizzato in iniziative che mirano all’empowerment delle donne, in particolare nelle zone rurali e ai fini della realizzazione dell’approccio “rispar- miare per crescere”. Questo approccio, infatti, si basa sulla conoscenza dei pro- cessi produttivi, delle caratteristiche ambientali e delle strategie sostenibili per la sua salvaguardia e può millennio essere efficacemente utilizzato per realizzare gli obiettivi di sviluppo del millennio.

L’empowerment può essere definito un processo d’acquisizione del control- lo sulle risorse e sulle ideologie e sulle circostanze della propria vita (Batliwala 2000). Questo tipo di processo implica la crescita sia delle capacità e della co- noscenza – in linea, tra l’altro, con l’approccio “risparmiare per crescere” – sia dell’autostima. Tutti questi aspetti dell’empowerment sono alla base dell’autoaf-

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