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Zona montuosa, caratterizzata da bosco e pascolo alto Raccoglie le aree più elevate o isolate della Sabina, ricoperte da boschi molto spesso soggetti a tagli a rotazione

secondo pratiche secolari. Si rinvengono molte specie sempreverdi, tra cui spicca il leccio (Quercus ilex), predominante in queste zone boscose e impervie. Le vette e i versanti settentrionali dei monti Sabini sono invece ricoperti da bosco caducifoglio, con prevalenza di faggi e querceti misti. La foresta raggiunge una considerevole estensione, espandendosi lungo la dorsale appenninica. L’impatto antropico in quest’area è piuttosto contenuto; alcune zone in tempi recenti sono state trasformate in riserve naturali.

Piante tipiche della zona montuosa: leccio (Quercus ilex), corbezzolo (Arbutus unedo), faggio (Fagus sylvatica), alloro (Laurus nobilis), acero (Acer campestre), ginepro

63 (Juniperus oxycedrus), viburno (Viburnum tinus), timo (Thymus vulgaris), erica (Erica

arborea), asparago (Asparagus acutifolius). Animali tipici della zona montuosa: istrice

(Hystrix cristata), tasso (Meles meles), cinghiale (Sus scrofa), scoiattolo comune (Sciurus vulgaris), faina (Martes foina), donnola (Mustela nivalis), picchio verde (Picus

viridis).

3.2. I micromammiferi come specie modello

Le specie oggetto di studio (topo selvatico, topo selvatico a collo giallo, arvicola rossastra e moscardino) sono state selezionate sia in quanto adatte ad essere considerate specie-modello (cioè utilizzabili per comprendere e definire i meccanismi ecologici), che per le loro differenti esigenze ecologiche e livello di specializzazione: si va infatti da una specie sostanzialmente generalista, piuttosto adattabile come il topo selvatico, a specie sostanzialmente forestali e arboricole come il moscardino.

I piccoli mammiferi, in particolar modo i roditori e i marsupiali di taglia analoga, sono stati frequentemente utilizzati come specie modello negli studi sugli effetti della perdita e frammentazione di habitat. Le caratteristiche che li rendono idonei a tali studi sono:

ciclo vitale sostanzialmente breve, con un rapido ricambio generazionale; densità di popolazione complessivamente elevata e buona contattabilità; diversa attitudine alla vita terricola o arboricola;

diversi livelli di selettività in termini di habitat.

Per quanto riguarda le specie di micromammiferi strettamente arboricoli, è stato dimostrato inoltre che esse sono:

sensibili ai processi di alterazione del paesaggio (Bright & Morris, 1996); eccellenti indicatori dello stato di salute dell’ecosistema (Carey, 2000).

La scelta di inserire il topo selvatico tra le specie oggetto di studio è stata inoltre motivata dalla considerazione del fatto che la maggior parte degli studi sulla frammentazione si concentra sulle specie strettamente forestali, ignorando largamente i generalisti. Ciò è in contraddizione con il ruolo fondamentale rivestito dalle specie generaliste nei paesaggi frammentati, laddove possono influire fortemente tramite competizione e riduzione della disponibilità trofica sugli specialisti; tale ruolo si esplica anche nell’ambiente forestale, in cui possono influire direttamente sulla rigenerazione delle specie vegetali tramite predazione dei semi (Dìaz et al.,

64 1999). Queste due considerazioni fanno del topo selvatico una potenziale specie chiave nei paesaggi forestali frammentati.

3.3. Disegno sperimentale: Specie terricole

3.3.1. Selezione dei frammenti

Il campionamento per le specie terricole è stato svolto nella sola area della Tuscia Viterbese, all’interno della quale è stato selezionato un paesaggio di 16x16 km entro cui localizzare i frammenti idonei al campionamento. La dimensione del paesaggio è stata decisa in base sia alla disposizione dei frammenti che ad esigenze logistiche di spostamento degli operatori. La Riserva Naturale “Selva del Lamone” inoltre non è stata utilizzata per il trappolamento dei terricoli in quanto, pur presentando una vasta area continua boscata, risultava inidonea per la sua particolare conformazione geologica (la costante presenza a livello del suolo di pile di massi lavici e di depositi vulcanici incoerenti offre una straordinaria abbondanza di rifugi ai piccoli mammiferi, diminuendo il successo di trappolamento e allo stesso tempo ostacolando il posizionamento delle trappole).

Nel paesaggio della Tuscia Viterbese, i frammenti sono stati selezionati secondo un disegno a tre fattori (Tab. 3.1 e Tab. 3.2):

- dimensione del frammento (da <2 a 25 ettari, più un’area di controllo di dimensioni maggiori di 25 ettari);

- livello di connettività strutturale: determinato in base al numero di siepi che si dipartivano da ciascun frammento e categorizzato come basso (< 2 siepi) o alto (> 3 siepi);

- densità arbustiva del sottobosco: stimata, in fase ricognitiva, a livello visuale come alta o bassa.

Considerando i vari possibili livelli di questi tre fattori si è giunti all’identificazione di 28 frammenti idonei più un’area di controllo. La selezione era mirata a ottenere almeno una replica per ogni combinazione di fattori, ma in alcuni casi ciò non è stato possibile, in quanto nel paesaggio selezionato non esisteva più di un frammento con le caratteristiche volute. La matrice circostante i frammenti era sostanzialmente costituita da campi ad uso agricolo, coltivati a grano (Triticum spp.) e lasciati nudi o usati per l’ erba medica (Medicago sativa ) per circa 6 mesi l’anno, oppure da uliveti con fondo erboso. Una preselezione dei frammenti è stata effettuata tramite osservazione delle delle ortofoto della Regione Lazio in scala 1:10.000, l’utilizzo del software ArcView 3.3 (ESRI ©) e un’ ulteriore verifica con immagini satellitari

65 ottenute da Google Earth (Google ©), rilevate nell’anno 2005; in una seconda fase è stata verificata l’effettiva idoneità dei frammenti attraverso sopralluoghi in campo. Il range dimensionale effettivo va dai 0,56 ai 918 ettari dell’area di controllo. Inoltre, poiché due particolari combinazioni di fattori non erano disponibili in alcun frammento del paesaggio (dimensione < 2ha, alto numero di siepi e bassa densità arbustiva; dimensione compresa tra 5 e 10 ha, basso numero di siepi e alta densità arbustiva), il presente studio può essere più correttamente definito come un esperimento pseudoreplicato (ovvero un esperimento in cui i trattamenti non siano replicati o le repliche non siano statisticamente indipendenti, Hurlbert, 1984) a scala frammento-paesaggio (patch -landscape scale study, ovvero uno studio in cui il frammento è l’unità sperimentale, ma le variabili indipendenti includono la struttura del paesaggio nei limiti di una specifica distanza dal frammento, McGarigal & Cushman, 2002). In uno studio a scala frammento-paesaggio le risposte della fauna a livello del paesaggio, rispetto alle proprietà emergenti del mosaico, possono essere estrapolate aggregando i dati raccolti nei

diversi frammenti sottoposti a campionamento (Fig.3.6).

Fig 3.6: Esempi di possibili strategie di campionamento all’interno di un paesaggio a mosaico costituito da

frammenti di habitat (le aree riquadrate) e da matrice (in bianco) (adattato da Bennett, 2006).

a. Campionamento a livello di un singolo frammento: le caratteristiche del biota sono campionate in un solo frammento del paesaggio, e le caratteristiche del mosaico possono essere solo stimate come contesto circostante il frammento;

b. campionamento a livello di frammento-paesaggio: le caratteristiche del biota sono campionate in frammenti multipli dello stesso tipo di habitat all’interno del paesaggio; i dati raccolti in questi punti di campionamento possono essere aggregati per rappresentare le risposte della fauna alle proprietà emergenti del paesaggio a livello del mosaico.

c. campionamento a livello del mosaico: i punti di campionamento sono dislocati in diversi tipi di habitat e nella matrice, così da stimare la risposta della fauna all’eterogeneità del mosaico.

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Tab. 3.1: Costruzione del disegno sperimentale a tre fattori e classificazione dei frammenti. Le sigle a tre lettere

rappresentano i codici identificativi dei frammenti boschivi.

VIP TST CRI PEG SCT GOK Basso X GDG PRV CRO Alto

> 2ha, API VRG 1FC IUG Basso < 5 ha 2VL YEA MLS SCO Alto > 5 ha, FOR X Basso < 10 ha CAT FDT MCD BRU Alto > 10 ha, TAN RIG Basso < 25 ha QNC CSP ALB MOZ Alto

DENSITÀ ARBUSTIVA