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I tessuti sassanidi hanno ispirato pure i mosaicisti: il mosaico pavimentale non era che l’equivalente del tappeto orientale. Per questo motivo, ad Antiochia, grande centro tessile siro-romano, i mosaici profani dei pavimenti imitavano i panni di lana e di seta che si fabbricavano, in loco, nel V secolo, per la vicina Persia, prendendo spunto, nelle scene di caccia, dagli episodi classici delle leggende persiane. Sul fondo, molti fiorellini sparsi adornano la scena in mezzo alle figure animate. Negli orli, protomi di arieti emergono da ali spiegate, e volatili con nastri sfilano all’interno delle bande parallele, in senso contrario. Riflesso degli influssi sassanidi è il motivo del leone che cammina sulle linee ondulate del terreno, nonché il nastro dalle punte fluttuanti che il medesimo felino indossa intorno al collo. Questo è di gran lunga il tema favorito e, sia isolato o centrale, o associato a uccelli sparsi sul fondo, si è diffuso da Antiochia in tutta la Palestina e la Siria. Non meno caratteristico è il pavimento con uccelli ornati di nastri e disposti in schema diagonale per conferire un aspetto geometrico all’insieme(36).

È noto, come elemento peculiare e innovatore del repertorio musivo e pavimentale del Vicino Oriente, il tema dei boccioli di rose o dei calici di fiorellini più o meno stilizzati. Le combinazioni sono le più varie, ed iniziano ad apparire nel primo quarto del V secolo per affermarsi successivamente fino all’epoca umayyade. Questi boccioli possono costituire il solo elemento decorativo di vaste stesure, oppure servire da cornice ad una singola figura animale, come nel caso del famoso mosaico di Antiochia con la fenice. Altre volte appaiono come semplici riempitivi in composizioni affollate, con grandi animali, piante, cespugli. Una variante più elaborata dal punto di vista compositivo è quella a reticolato diagonale disegnato da boccioli o calici di fiorellini, così diffusa nelle stoffe sassanidi; un esempio è il “Green Carpet” di Antiochia, non solo per l’andamento diagonale del disegno, tipico delle stoffe d’arte, ma anche per il colore verde del fondo, autentica novità nel mosaico pavimentale, che non mette in dubbio la sua origine da modelli tessili. La medesima corolla a quattro

petali, al centro di ogni rombo della griglia floreale, ha paralleli nelle sete raffigurate nei mosaici ravennati, in special modo nell’abito della seconda dama al seguito di Teodora, in San Vitale a Ravenna. Boccioli di rosa in successione verticale adornano anche il gallone ricamato della veste della dama vicina all’imperatrice, nonché il bordo del manto di quest’ultima(37). La variante più complessa del tema a boccioli di rose o fioretti riguarda la loro collocazione in successione, in modo da disegnare un fantasioso reticolato diagonale di quadrati, campiti da un repertorio quanto mai vario (uccelli, quadrupedi, oggetti, elementi vegetali, frutta), simile a quello presente nei medaglioni vegetali dei mosaici del Vicino Oriente(38).

Un altro tema che denuncia la sua derivazione da modelli tessili orientali è quello dei pappagallini di profilo, con il collare, o con il “pativ” svolazzante, simbolo di regalità in ambito sassanide. Esso presenta numerose varianti compositive: figure singole in scene con altri animali, o in scomparti geometrici, in posizione araldica, oppure collocati a spinapesce. La serie di pappagallini affrontati a due a due, presente nel tappeto della navata mediana della chiesa degli Apostoli a Madaba, al cui centro si staglia il medaglione con il busto della Thalassa, o in altri mosaici del Vicino Oriente, genera, invece, una composizione diagonale che trova riscontri nelle stoffe d’arte (vedi le vesti da cerimonia delle dame di corte del già citato mosaico di San Vitale a Ravenna)(39).

In alcuni mosaici del Vicino Oriente poi, improntati ai già rilevati temi tessili, si nota una rifinitura dei margini che richiama più quella dei tessuti che non quella dei bordi consueti nei mosaici pavimentali: si trovano, infatti, sfrangiature, spesso riunite in mazzetti, o nappine talvolta terminanti con un fiorellino. Un esempio è ben visibile in una chiesa di Umm er-Rasās dove un pannello pavimentale musivo, trasversale all’apertura dell’abside (collocazione assai frequente negli ambiti cristiano e giudaico), decorato da due leoni affrontati, sembra imitare un tappeto perché reca, ai margini, vere e proprie frange. Tale tipica marginatura di origine tessile potrebbe far pensare all’uso invalso di coprire i pavimenti

→(37) FARIOLI CAMPANATI R., 1996, pp. 161-164; →(38) FARIOLI CAMPANATI R., 1992, p. 285; →(39) FARIOLI CAMPANATI R., 1996, pp. 165-166;

con tappeti e, quindi, ad una loro successiva ricopertura a mosaico: ciò, comunque, non toglie nulla alla tesi dei modelli tessili, anzi avvalora ulteriormente la certa influenza che i tessuti hanno avuto nella trasmissione di motivi decorativi negli altri campi artistici, fra cui quello del mosaico(40).

Accanto a questi temi, a ribadire l’impronta tessile orientale di alcuni motivi propri della decorazione musiva, sono da sottolineare gli episodi con il cacciatore a cavallo, vestito in abiti persiani, gli orbicoli decorati da un animale (consueti al repertorio delle stoffe d’arte), nonché le decorazioni di volte con temi di derivazione tessile a carattere anarchitettonico, esclusivamente ornamentale. Riguardo quest’ultimo aspetto sono famosi i mosaici delle volte a botte, del secondo quarto del V secolo, dei bracci nord e sud del Mausoleo di Galla Placidia (Ravenna), e del vestibolo della Cappella Arcivescovile d’epoca teodericiana (Ravenna), la cui concezione permane ininterrotta nelle pitture della volta del palazzo umayyade di Qusayr’ Amra(41).

La tecnica del mosaico si applicava, dunque, sia alle pareti degli edifici, sia ai loro pavimenti. La decorazione pavimentale rappresentava un ruolo importante nel programma iconografico generale svolto negli edifici, fossero essi sacri o civili, andando a completare le pitture e i mosaici parietali, e ponendosi come riflesso della volta o del soffitto. In Italia, Francia, Catalogna e Renania, le costruzioni tardoantiche presentavano pavimentazioni a mosaico, tecnica quest’ultima che, attraverso l’Alto Medioevo, giunge fino al periodo romanico. Tali mosaici presentano un’iconografia tratta dall’Antico Testamento, dalle vite dei santi, dalla cosmologia, dal mondo fisico e dagli animali, fantastici o reali, che lo popolavano. La collocazione dei medesimi non è mai neutra: il programma iconografico, così come per le pitture murali, è sempre in funzione dell’altare, dell’abside, dell’ingresso della chiesa, oppure è determinato dalla volontà del committente. L’iconografia dei mosaici pavimentali negli edifici di culto è concepita come una progressione dall’entrata verso l’altare; non sono mai inseriti alcuni particolari temi religiosi, come le

→(40) FARIOLI CAMPANATI R., 1996, pp. 166-167; →(41) FARIOLI CAMPANATI R., 1992, pp. 278-279, 290;

figure di Cristo o della Vergine, perché sarebbe stato oltremodo irriverente camminarvi sopra. Si incontrano, invece, raffigurazioni con le vite dei santi, spesso locali, e animali derivati dai bestiari medievali. Per quest’ultimi la fonte principale era costituita dal Physiologus, nel quale compaiono gli animali accompagnati dal nome, dalle caratteristiche, e dal significato allegorico connesso al loro carattere. Presenti personaggi tratti dall’Antico Testamento, come Adamo ed Eva, Davide e Sansone, Giona; immagini geografiche e cosmologiche (lo zodiaco, i mesi dell’anno, i quattro elementi, gli astri, i punti cardinali), oltre a riferimenti alla mitologia e alle arti liberali. Fonte d’ispirazione sono pure le leggende tradizionali, la letteratura del tempo, la storia (vedi, ad esempio, le crociate), la vita quotidiana(42).

Alcuni motivi si ispirano ai tessuti sassanidi, o copti, circolanti all’epoca e presenti pure in molti tesori delle chiese. Gli animali e i mostri fantastici che ornano questi panni hanno sicuramente influenzato gli artisti medievali. Ad esempio il leone, raffigurato nella chiesa di Saint-Genès a Thiers, presenta la stella tipica dell’arte sassanide, che qualifica gli animali del serraglio regale. I suddetti mosaici spesso imitano e sostituiscono i tappeti in fibra tessile che ricoprivano il suolo di chiese e palazzi medievali. Alcuni pavimenti musivi indicano chiaramente l’esistenza di un tappeto, come a Ganagobie o ad Aosta. L’effetto di un tappeto, che interviene ad animare le tre entrate, è presente a Santa Maria del Patire, in Calabria. Questo stretto rapporto tra tessuti e mosaici ci viene confermato dall’unico esemplare medievale di tappeto annodato, conservato su una superficie, rimastoci: quello di Sankt Servatius a Quedlinburg(43).

Molti pavimenti di chiese europee presentano poi uno degli schemi compositivi seriali più comuni, già presente nel mondo tessile sassanide e dominante in Europa almeno sino alla fine del Duecento, valesi a dire quello della rota, con iscritti animali araldici, a coppie o singoli, affrontati o addorsati in ciascun medaglione, talvolta annodato a quelli adiacenti. Un esempio è il pavimento del priorato di Ganagobie in Alta Provenza,

→(42) BARRAL I ALTET X., 2009, pp. 196-197; →(43) BARRAL I ALTET X., 2009, p. 198;

Medaglioni ornamentali del mosaico del coro della chiesa abbaziale di San Benedetto Po raffiguranti un unicorno (a sinistra), e un basilisco (a destra); (da Barral I Altet X., 2010).

datato al terzo quarto del XII secolo, che decora le tre absidi e il transetto dell’edificio. Questo pavimento, che ricrea l’effetto di un tappeto, è una vera sintesi dei temi iconografici più correnti a quell’epoca: i colori (bianco, nero, rosso) animano i personaggi e le creature fantastiche ispirate ai bestiari medievali (chimere, dragoni, satiri, cavalieri in armi, etc.). Sono proprio questi personaggi, e gli animali, ad essere spesso inseriti all’interno di cerchi (44). Un altro esempio è costituito dalla già citata chiesa di Saint-Genès a Thiers (Puy-de-Dôme), che presenta alcuni resti di un mosaico pavimentale, (della prima metà del XII secolo), che ricoprono pressoché interamente la campata occidentale della navata, proprio davanti la porta d’ingresso della chiesa. Il decoro presenta grandi medaglioni, dalla bordura caratterizzata da rettangoli bianchi su fondo nero, contenenti animali, tra cui possiamo riconoscere un pavone, un falco, un aquila in posizione araldica, un basilisco visto di profilo, tre leoni (sebbene solo uno sia facilmente identificabile; gli altri due, infatti, potrebbero essere dei ghepardi o delle pantere), un elefante, un cervo, e un volatile di notevoli dimensioni, visto di fronte, anch’esso in posizione araldica(45). Anche il suolo italiano offre, comunque, esempi interessanti: uno è costituito dal mosaico pavimentale, dei primi decenni del XII secolo, della chiesa di San Giovanni Decollato a Pieve Terzagni (Pescarolo, Cremona), che ricopre il suolo dell’abside centrale e della zona del coro intorno all’altare. Pure qui sono presenti, infatti, numerosi medaglioni con, inscritti, animali e volatili, insieme a creature fantastiche e mitologiche come una sirena dalla duplice coda(46). Troviamo numerose rotae pure nei mosaici (primo quarto XII secolo) che ornano il pavimento della cripta della chiesa di San Savino a Piacenza. Esse racchiudono le figurazioni dei

→(44) BARRAL I ALTET X., 2009, p. 200; →(45) BARRAL I ALTET X., 2010, pp. 263-266; →(46) BARRAL I ALTET X., 2010, p. 308;

Venezia, San Lorenzo: dettaglio di un medaglione del mosaico pavimentale con uccelli affrontati ad un elemento vegetale; (da Barral I Altet X., 2010).

dodici mesi accompagnate, entro ciascun medaglione, dal segno zodiacale corrispondente in quel preciso periodo dell’anno. Una figurazione analoga è presente nel pavimento della Cattedrale di Aosta, pressappoco contemporaneo a quello piacentino, dove, disposti circolarmente intorno alla personificazione dell’Anno solare, vi sono i medaglioni con i dodici mesi(47).

Troviamo, invece, animali fantastici entro compassi nel pavimento musivo (1151-1154) della chiesa abbaziale di San Benedetto Po. Davanti all’altare, infatti, accanto alle personificazioni delle quattro virtù cardinali entro edicole, vi sono raffigurati, entro cerchi, un uomo, armato di lancia, che trafigge un grifone racchiuso nella rota adiacente, un unicorno e un basilisco. Gli stessi cerchi sono ripresi nel mosaico pavimentale della navata centrale, esattamente di fronte all’ingresso della chiesa, dove notiamo, all’interno delle quattro rotae rimaste, due felini affrontati, un grifone, un mostro che stringe un coniglio, e un personaggio, apparentemente nudo, in lotta con un serpente(48). Medaglioni con uccelli affrontati ad uno stilizzato alberello della vita caratterizzano pure il

pannello musivo della parte meridionale del transetto della Basilica di San Marco a Venezia; sempre all’interno della Basilica marciana cerchi con animali, (tra cui cervi e aquile in posizione araldica), decorano il pavimento del portale d’ingresso alla navata laterale meridionale. I medesimi volatili affrontati all’alberello stilizzato sono presenti anche in un altro pavimento della città lagunare: quello, di XII secolo, della chiesa di San Lorenzo a Castello(49).

Un intreccio vegetale continuo forma i cerchi che caratterizzano un pannello musivo (fine XI - inizio XII secolo) del pavimento della chiesa di San Fabiano a Prato. Ogni cerchio racchiude la figura di un felino (probabilmente il leone). Ciascuno è diverso dall’altro per posa e caratteri somatici: i due disposti nella parte superiore sembrano mordersi la coda,

→(47) BARRAL I ALTET X., 2010, p. 328; →(48) BARRAL I ALTET X., 2010, pp. 330-331; →(49) BARRAL I ALTET X., 2010, pp. 339-340, 342;

Prato, San Fabiano: dettaglio di un pannello musivo pavimentale con felini che si affrontano entro rotae; (da Barral I Altet X., 2010).

Santa Maria del Patire (Rossano): mosaico della navata centrale verso ovest, davanti l’entrata; (da Barral I Altet X., 2010).

quelli in mezzo si affrontano sinuosamente, quelli nei due cerchi inferiori presentano una sorta di elemento vegetale che esce dalle fauci. Negli spazi

interstiziali figurano una gru e un capro(50).

Sono ancora i compassi ad incorniciare le rappresentazioni dei mesi, di creature fantastiche e mitologiche (vedi la sirena dalla duplice coda), e di personaggi dell’Antico Testamento, (come Adamo ed Eva, Salomone), nel mosaico pavimentale della Basilica di Otranto, sia quello della navata centrale che quello davanti l’altare.

Ma anche la chiesa calabra di Santa Maria del Patire presso Rossano offre degli spunti interessanti, risalenti al 1149-1152: nella navata centrale verso ovest, di fronte all’entrata, troviamo quattro rotae poste, a due a due, sopra e sotto un’iscrizione pseudo-cufica. Quelle superiori includono un leone e un grifone, mentre quelle inferiori incorniciano un unicorno e un centauro che suona l’olifante. Davanti alle navate laterali, inoltre, dirimpetto alle porte

d’entrata dell’edificio, si trova, come fosse un tappeto srotolato, un grande pannello davanti ciascun ingresso, formato da un cerchio che racchiude figure animali e un centauro. Molto probabilmente venivano usati come fossero dei veri tappeti in fibra tessile, cioè per lo sfregamento della polvere da sotto i calzari(51).

→(50) BARRAL I ALTET X., 2010, p. 353;

6.4) AFFRESCHI COME TESTIMONIANZA PER LA RICOSTRUZIONE