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Muhipiti, 70 Un crocicchio nell’Oceano Indiano

INFLUENZA Limitato Elevato

III.1.1 Muhipiti, 70 Un crocicchio nell’Oceano Indiano

Lungo le coste di Tanzania, Kenya e nord del Mozambico, nel X secolo sorse la civiltà swahili. Nonostante il Mozambico resti piuttosto coinvolto come ‘zona tampone’ la presenza dei commercianti arabo-persiani e swahili ebbe un’enorme impatto culturale su tutto il paese, determinando il tragitto dell’evoluzione che la popolazione visse, sino ad oggi. I portoghesi giunsero tra il 1498 e il 1500, confrontandosi con tale sistema politico ed economico. Sofala ad esempio era stata raggiunta da naviganti già intorno al V e VI secolo d.C. fino a diventare nel XVI secolo la città più importante della costa mozambicana, governata da uno sceicco musulmano che oltre a rappresentare l’autorità civile era anche il maggiore commerciante dell’area (LIESEGANG, 1999a;

NEWITT, 1995). Usata come prima tappa d’ingresso dei flussi che dall’Indonesia e dall’India

proseguivano verso l’Africa dell’Est, Sofala era in realtà sotto il comando di una piccola città costiera della Tanzania, Kilwa, che tra il XIV e il XV secolo, conquistò grande rilevanza nelle rotte commerciali tanto da imporsi su tutto il canale del Mozambico e prendere decisioni riguardo le nomine dei capi di insediamento di una vasta aree, arrivando fino a Sofala (LIESEGANG, 1999a;

NEWITT, 1995). In questo periodo che combacia con lo spostamento del flusso di oro proveniente

dallo Zimbabwe lungo il fiume Zambesi (ZAMPARONI, 1999), il ruolo di Ilha de Moçambique si

rafforzò. A Sud dell’isola vi era la punta di Bajone em Sancule, un importante punto di riferimento, luogo di residenza di una popolazione specializzata nella produzione di terracotta. Secondo quanto si legge dai resoconti del navigatore yemenita Ahmad ibn Majid,71 Ilha de Moçambique era ritenuta un

importante scalo commerciale già dal XV secolo (LIESEGANG, 1999a). Quando arrivarono i

portoghesi per cui, tutta l’area era già interessata da un commercio marittimo di circa 600-900 anni e sull’isola era già presente un piccolo insediamento risalente al XIII-XIV secolo. Il sistema politico- economico era completamente basato sul controllo delle rotte marittime (LIESEGANG, 1999) e per

poter subentrare al controllo arabo-persiano e swahili, guadagnando maggiore libertà di azione, i portoghesi avrebbero dovuto ottenere necessariamente il dominio su queste rotte. Prima di approdare a Ilha de Moçambique però avevano già fatto scalo nell’area di Quelimane, dove probabilmente ricevettero informazioni che indicavano un centro commerciale più importante posto a nord e che nel risalire lungo la costa avessero deciso di fermarsi proprio a Ilha, uno dei primi porti importanti dell’Africa orientale in cui gli arabi che vi si installarono sin dal VII secolo circa, avevano avviato la loro ‘talassocrazia indica’ (LOBATO, 1988). Probabilmente all’arrivo dei portoghesi, Kilwa

aveva già superato il suo periodo massimo di auge ma continuava a nominare i capi di Sofala e di

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Muhipiti è il nome di Ilha de Moçambique in lingua emakhuwa.

71 Per approfondimenti sulle menzioni dell’isola nei resoconti di viaggio di missionari e coloni, si consiglia cfr. S

AÚTE,

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Ilha de Moçambique. Ilha de Moçambique non arrivò a raggiungere il livello di Sofala, dato il suo ruolo di scalo o deposito nella rotta dell'oro. Il suo valore però, risiedeva proprio nel porto e nel rifugio che esso dava ai naviganti direzionati a Nord o a Sud della costa africana o a Nord-Est verso l'India (LOBATO, 1988). Essendo piccola e sprovvista di acqua potabile, non erano presenti abitanti

africani che invece preferivano rimanere sulla costa e impararono le tecniche di navigazione con l’arrivo degli arabi. Da colonia esclusivamente araba, si trasformò in zona swahili, con arabi e neri islamizzati da cui si originarono quelli che i portoghesi chiamarono mouros-negros, effettivi dominatori dell'area costiera con sultanati e sceiccati. Come il resto degli avamposti, anche Ilha de Moçambique il capo politico era nominato e legato ad uno sceicco; in questo caso allo sceiccato di Sancul, fondato da isolani (SERRA, 2000).

Ilha de Moçambique conquistò un ruolo di assoluto rilievo con l’occupazione portoghese datata al 1507, con la costruzione di una piccola fortificazione intorno ad una feitoria alla cui guardia furono posti quindici uomini (LOBATO, 1999). Nella prima metà del XVI secolo i capitani di Sofala

si installarono sull'isola per negoziare con i portoghesi che la consideravano uno scalo indispensabile dopo il lungo viaggio dal Portogallo, per poter continuare la traversata dell'Oceano Indiano grazie al riparo sicuro che essa offriva durante i monsoni (LOBATO, 1999). Da quel momento in poi i

portoghesi furono un’ulteriore presenza costante sull’isola che condivideva spazi già ristretti. Per favorire una sopravvivenza pacifica del territorio, presero forma quartieri aventi ognuno un proprio spazio sacro che non alimentasse possibili dispute tra cattolici e islamici (LOBATO, 1999). L’esiguo

numero di mouros che continuarono a vivere sull’isola, pare fosse relegato in una zona detta del Celeiro (FALCONI, 2008).

La costa africana dell’oceano Indiano era un mondo denso di attività sociali, politiche e commerciali, che continuava a ricevere influenze da parte di numerose popolazioni differenti, tra cui i portoghesi che arrivati per ultimi dovettero fare i conti con le popolazioni già presenti. L’arrivo di questi non fece altro che stimolare un processo che era già stato avviato da tempo e che portò l’isola a svolgere il ruolo di piattaforma di collegamento fra tre continenti e le differenti culture correlate, generando una serie di network sociali e culturali che, condensate in uno spazio così ristretto, rese l’isola una fucina culturale diversa rispetto alle altre zone costiere che vissero dinamiche simili.

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III.2 I

L MONDO CREATO DAI PORTOGHESI

Portugal é geralmente considerado, tanto por estrangeiros como pelos próprios portugueses, um enigma, uma sociedade paradoxal.

(SOUSA SANTOS, 1997:49)

La Reconquista dei territori sottratti dagli arabi nel VIII secolo e la guerra con i Castigliani iniziata nel 1474, per timore di perdere la supremazia marittima, furono le poche imprese vincenti che precedono l’espansione dei domini della corona portoghese sui mari. La monopolizzazione delle rotte nella regione guineana e l’egemonia sull’Oceano Atlantico, spinsero i Portoghesi oltre confini che nessuno aveva varcato fino a quel momento. L’espansione sul continente africano fuse gli interessi di espansione a quelli commerciali che avevano come obiettivo primario togliere il monopolio commerciale ai veneziani. Nel 1493 venne stipulato il Trattato di Tordedillas che portò alla spartizione dei mari tra Portogallo e Spagna con cui successivamente misero in piedi l’Invincibile Armata, sconfitta dagli Inglesi di Elisabetta I nel 1588. Il fallimento della Grande Impresa ne causò la perdita irreversibile della supremazia sui mari. Tra la fine del XV secolo e il XVI, i portoghesi si dedicarono principalmente al commercio, estendendosi su tratte nuove e sempre più ‘lontano da casa’ che gli potessero permettere di mantenere il monopolio attuando una strategia pacifica di dominazione politica e militare. L’arrivo dei portoghesi nel Mozambico è datato al 1498 quando il capitano della nave ammiraglia salpata da Lisbona, raggiunse le sponde situate a metà strada tra il Tropico del Capricorno e l’Equatore, pensando di aver raggiunto l’India. Vasco da Gama che successivamente a queste imprese venne nominato ammiraglio della flotta reale portoghese dell’Oceano Indiano, raggiunse così con una scialuppa Ilha de Moçambique risalendo poi verso Mombasa e Melinde. La seconda spedizione verso l’India con a capo Pedro Alvares Cabral, iniziò nel 1500 ed ebbe come obiettivo quella di raccogliere maggiori dettagli geografici e intensificare i commerci avviati ma ebbe come problema principale quello di trovare giusti finanziamenti per equipaggiare le flotte e il carico da portare in Europa. La necessità di trovare oro e argento per autofinanziarsi li portarono a scegliere Kilwa e Sofala come i principali porti a capo di aree strategiche che gli avrebbero permesso di provvedere autonomamente al pagamento delle spedizioni, facendo a meno delle banche.

Visto che l’interesse principale dei re portoghesi che promuovevano le spedizioni, era quello di aprire una rotta verso l’India più sicura della pericolosa rotta terrestre del Medio Oriente, i portoghesi si accontentarono per molti anni degli avamposti costruiti lungo la costa africana, lasciando l’entroterra intatto. (trad. mia, MONDLANE, 1975:25)

La concezione che l’occupazione coloniale del Mozambico abbracci un periodo di quasi quattro secoli è una propaganda tutta portoghese dato che in realtà fino al XIX secolo la presenza degli europei all’interno del continente africano fu solo marginale e relativa alle coste, in cui vennero

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costruiti forti commerciali come base di approdo delle merci in entrata e in uscita (CALCHI NOVATI,

VALSECCHI, 2005; LOVEJOY, 2010; MONDLANE, 1975; PÉTRÉ-GRENOUILLEAU, 2010; THORNTON,

2010). L’esigua presenza di individui europei in questi avamposti era necessaria solamente a gestire le trattative e organizzare gli scambi ma generalmente lo scambio avveniva con i capi locali che già praticavano la vendita di esseri umani come schiavi (THORNTON,2010;LOVEJOY,2010), che erano

coloro i quali effettuavano le missioni esplorative nei territori dell’entroterra alla ricerca di merce da scambiare.

Anche se per quasi tutto il XIX secolo la stragrande maggioranza degli Stati e società dell’Africa subsahariana sono liberi da forme di dominio ad opera di potenze esterne al continente, è di uso comune la definizione di ‘secolo precoloniale’ in riferimento ai molti decenni che precedono la conquista europea. L’impiego di questo aggettivo tradisce una predisposizione a leggere la storia delle società africane nell’Ottocento come una sorta di lungo preludio alla colonizzazione. (CALCHI NOVATI, VALSECCHI, 2005:143).

In questa fase la politica portoghese ultramarina non aveva come obiettivo quello di creare aree a dominio diretto, bensì di scegliere e nominare nuovi lord o allearsi a re, sceicchi e sultani, già presenti in loco, assicurando loro protezione. Le modalità intraprese per entrare in contatto con i forti stati tradizionali già esistenti nel territorio mozambicano furono molteplici. Una prima fase, venne dedicata all’instaurazione di legami diplomatici attraverso l’invio di ambasciate presso i capi tradizionali e il mantenimento dei rapporti attraverso relazioni commerciali, affidando ai mercati il compito di stabilire un rete di fiducia. Fu però l’intromissione in dispute tra dinastie e conflitti locali con un ruolo di mediazione o schierandosi con l’una o l’altra potenza con il supporto dell’intervento militare, come fecero ad esempio con il caso dei Muenemutapa e i problemi relativi a discendenze e diritti ereditari, a diventare l’escamotage per potersi irradiare e stabilirsi nel territorio sulla base di rapporti di dipendenza. L’imporsi come commercianti ebbe i suoi buoni frutti ma tardava ad arrivare l’occupazione effettiva dei territori, se non nella fascia che collega Cabo Delgado a Sofala, area in cui furono capaci di intercettare e prendere possesso anche del commercio di oro che dalle miniere dell’impero di Muenemutapa veniva trasportato verso le coste. La costruzione di una feitoria a Sofala nel 1505 ed una a Ilha de Moçambique,72 diede l’avvio ad una serie di insediamenti all’interno del

territorio mozambicano che avrebbero portato poi ad un’occupazione permanente e non più relativa alla sola zona costiera. La decisione di estendersi oltre Kilwa e Sofala avvenne in seguito al bisogno

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La feitoria era il nome dato ai magazzini commerciali europei costruiti in territorio straniero. Sebbene le prime costruzioni risalgono al periodo medievale e sono relative ai territori europei, esse vennero adattate e riproposte successivamente nei possedimenti coloniali. Le feitorias sono da intendersi quindi come una postazione commerciale avente dimensioni variabili e presentarsi come una semplice casa o come una struttura più grande di tipo militare, per la ricezione e la manutenzione di navi, al cui interno era possibile incontrare magazzini, cappella, edifici amministrativi, di giustizia e/o diplomatici. Poteva funzionare come mercato, magazzino, dogana, avamposto di difesa e punto di appoggio per la navigazione e l'esplorazione. Detto in altre parole quando si parla di feitorias si intende una sorta di quartier generale delle potenze coloniali nei territori assoggettati.

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sempre crescente di pattugliare le aree che uniscono le due città e per creare nuovi snodi commerciali strategici da loro diretti, determinante per la definitiva eliminazione della presenza arabo-swahili all’interno del territorio. Anche se le due città subirono un forte declino dopo l’arrivo dei portoghesi, in generale si determinò un’impennata delle richieste di avorio che in quel momento era per alcune aree una delle principali fonti di sostentamento e una crescita degli altri nuclei abitativi, in alcuni casi in maniera sensibili, come per Ilha de Moçambique grazie all’avvio dell’attività di costruzione navale e dell’edificazione che seguì all’aumento dell’importanza del ruolo che il ruolo deteneva nel commercio degli schiavi nella tratta orientale. L’arrivo di un ingente capitale inviato dal Portogallo per la costruzione di nuove infrastrutture atte a favorire l’intensificazione del commercio marittimo però, non determinò la rivoluzione economica sperata: si determinò più che altro una maggiore diversificazione delle attività economiche ed un incremento della produzione artigianale e agricola a causa di un maggior numero di persone e una conseguente richiesta di cibo e di prodotti in generale più alta. Le cause sono da attribuire più altre ad una mancata immissione di nuove tecnologie agricole di tipo europeo da un lato, continuando a preferire un modello produttivo tradizionale adatto a quantità inferiori, mentre dall’altro alla mancata importazione di nuove colture, introdotte solo nel XIX secolo. Resta il fatto che per la creazione di infrastrutture minime necessarie all’estrazione di materie prime, venne investita una grande quantità di capitale nel continente africano, accompagnate o precedute da campagne esplorative finanziate da associazioni scientifiche e filantropiche nate in quello stesso periodo, che promuovevano la conoscenza dei territori per una migliore ‘civilizzazione’.