PARTE I: L A S TORIA D ELLA C ITTÀ N EI S ECOLI
2.2 N OTIZIE D AL P ASSATO : C OME N ACQUE L A C ITTÀ 32
Sono certe le notizie della presenza in queste zone, già in epoca romana, di centri di traffico marittimo e fluviale, il più florido dei quali era certamente l’isola di Equilium, abitata al tempo da pescatori e cacciatori, ma soprattutto da allevatori di cavalli (equus, da cui prese il nome), particolarmente apprezzati già ai tempi dell’impero romano.
Il porto di Equilium era molto frequentato e da qui transitavano le merci che arrivavano dall’Oriente, ma anche la legna che
proveniva dall’entroterra, e partivano i prodotti della pesca e delle saline.
L’importanza di questo piccolo paese aumentò durante le invasioni barbariche, quando nel 667 d.C. il re longobardo Grimoldo ordinò la distruzione di Oderzo, ed i suoi abitanti trovarono rifugio proprio ad Equilio, posizionata lontana dalle vie di penetrazione in una zona ben riparata dalle minacce esterne. E forse proprio da qui, ed è un’ipotesi tutt’altro che azzardata, partirono i primi nuclei che poi fondarono Rialto e quindi Venezia.
E’ accertato però che a questo ampliamento concorsero anche altri esuli, ossia quelli scappati alla distruzione di Padova del 601, voluta dal re Longobardo Agilulfo44 e quelli provenienti da Altino, impauriti dagli eventi opitergini.
Con il passare dei secoli il paese assunse numerosi nomi passando da Equilium ad Equilo,
Eculum, Euxolum, Eculia, Esculia, Esulia, Esulum, Gexulo, Vesulo, Esulo, Esolo e finalmente Jesolo.45
Per la sua particolare posizione geografica e per l’espansione dei commerci marittimi, Jesolo divenne in breve tempo una grande città nonché sede vescovile a partire dall’864,46
44 F. SCIPIONE DONDI DALL’OROLOGIO, Dissertazioni sopra l'istoria ecclesiastica di Padova, Seminario,
Padova, 1802, pp. 65-66.
45 A. VISENTIN, Jesolo antica e moderna, Tipografia Messaggero, Padova, 1954, p.16.
46 Per la prima notizia sicura di un vescovo a Jesolo cfr Cronaca Veneziana del diacono Giovanni in G.
vantando all’inizio del IX secolo ben 42 chiese, come spiegò Marco Cornaro in uno scritto sullo stato delle acque del circondario di Venezia nel 1443:47
«Tutta la laguna era piena di devoti e santi monasteri e di città come […] la città di Giesolo che aveva 42 giese».
Fu però a partire dal IX-X secolo che le popolazioni della zona entrarono in un periodo di grandi tragedie e debolezza; la diffusione della malaria, alla quale si unirono numerose alluvioni (1110 – 1250 – 1343 – 1382),48 fecero infatti iniziare la decadenza di Jesolo, e nei primi anni del IX secolo i Franchi poterono saccheggiare il paese non più protetto dalla laguna, precedentemente interrata a causa dei sedimenti portati dalle alluvioni.
La situazione degenerò nel corso dei secoli e tra il XIV e il XVIII il degrado arrivò a livelli insostenibili, riducendo la località a pochissimi casolari semi disabitati.
Le condizioni igieniche peggiorarono a causa del paludismo, le spaventose alluvioni resero impervie le lagune, le carestie, le pestilenze e non ultimi i terremoti portarono allo spopolamento della zona e al ritorno degli abitanti verso la terraferma. Non solo, ma pare che anche tutti i materiali di costruzione, ricavabili dalla demolizione delle strutture che non sarebbero più servite in zona, venissero caricati sulle barche e portati a Venezia49. Per questa ragione il 12 ottobre 1466 il pontefice Paolo II soppresse la sede vescovile jesolana e assegnò il suo territorio al patriarcato di Venezia. In soli vent’anni ogni traccia di Jesolo scomparve definitivamente ridiventando un’acquitrinosa e inospitale palude, come raccontò Marco Cornaro:
«[…] dove era la piaza et molti altri luoghi par tuto se semina formento et lì sono nasciute de molto grosse nogere».50
A promuovere la ripresa della città fu il nobile casato veneziano dei Soranzo che possedeva in questa zona vaste proprietà terriere. Non trovando agricoltori disposti a coltivare le loro
47 M.CORNARO, Scritture sulla laguna, a cura di G. PAVANELLO in Antichi scrittori d’Idraulica veneta, tomo I,
C.Ferrari editore, Venezia, 1919.
48L. F
ASSETTA, La bonifica del basso Piave, Venezia, Unione provinciale degli agricoltori di Venezia, 1977,
p.4.
49 Le strutture murarie di cui erano composte le fortificazioni, le chiese, i conventi, i palazzi, le ville e
addirittura le strade, furono demoliti tra XIII e XV secolo e trasferiti a Venezia, massima potenza marittima e coloniale del momento. Cfr C. CECCHELLI, La Basilica di Jesolo, in «Arte Cristiana» VII (1919), pp.2-3.
terre, a causa della mancanza di assistenza religiosa, i Soranzo fecero costruire in quel luogo una chiesa che il 13 gennaio 1495 Tommaso Donà, patriarca di Venezia, dichiarò parrocchia51 e dedicò a San Giovanni Battista.
Attorno a quella chiesa ricominciò così lentamente la formazione di un villaggio che, quasi timoroso al ricordo dell'antica grandezza, non assunse l'antico nome di Jesolo, bensì quello di Cavazuccherina, dall'omonimo canale che intorno al 1540 venne scavato nel suo territorio dall'ingegnere Alvise Buzzaccherini, soprannominato Zuccherin, canale che doveva riportare l’acqua della Piave verso nord.
La gente del posto, per distinguere il nuovo taglio o “cava”, come appunto si diceva in dialetto, dal vecchio corso del fiume, lo chiamò Cava del Zuccherin, che ben presto diventò Cavazuccherina.52
IMMAGINE 2.2. RAFFIGURATZIONE DELLA DERIVAZIONE DEL NOME DI CAVAZUCCCHERINA53
51 http://www.aja.it/ita/link-utili-info/la-storia-di-jesolo.html
52A. POLICEK, C’era una volta. Breve storia di Jesolo, Tipografia A. Bolzonella, Padova, 1966, p.14. 53 Ibidem.
Cavazuccherina riuscì a trovare pian piano un suo assetto territoriale e nonostante le condizioni ambientali fossero pur sempre precarie, la popolazione iniziò lentamente ad aumentare, contando nel 1766 ben 1460 abitanti dediti in prevalenza all'agricoltura e all'allevamento del bestiame.
Il paese però non godeva di autonomia amministrativa, dipendendo ancora dalla lontana Torcello e, solamente in seguito alla caduta della Serenissima nel 1797 e subentrato il regno napoleonico d'Italia nel 1806, Cavazuccherina divenne finalmente Comune per decreto napoleonico il 22 dicembre 1807.54
Nonostante i primi interventi di bonifica fossero cominciati all’inizio del XIX secolo, le condizioni del territorio erano ancora pessime; le zone messe a coltura erano di numero assolutamente inferiore rispetto a quelle paludose e la popolazione era ancora soggetta a malattie derivanti dalle cattive condizioni ambientali.
Fu solamente a partire dalla metà del secolo che gli interventi di prosciugamento meccanici, adottati dalle aziende private, risollevarono davvero la zona, arrivando ad un radicale incremento delle aree coltivabili a partire dall’inizio del ‘900 e prospettando così nuove disponibilità occupazionali per la popolazione del territorio.
Così tra il 1901 e il 1911 si verificò un rapido incremento del numero di abitanti che da 3951 arrivò a 6010, e proprio nello stesso periodo nacque un iniziale interesse per la fascia costiera del paese. È del 1906 infatti, la notizia del primo stabilimento balneare in questa zona, lo Stabilimento “Bagni”, posizionato al termine della strada proveniente da Cavazuccherina, l’attuale via Mameli.
Questa timida iniziale espansione verso la costa si arrestò con l’entrata in guerra dell’Italia il 24 maggio 1915,55 ed anche tutte le opere di bonifica vennero interrotte per riprendere solo alla fine del conflitto, con la “Grande Bonifica” degli anni ‘20-‐’30 che portò ad un risveglio generale della zona grazie al rapido fiorire dell’agricoltura e alla totale sconfitta della malaria.
54 Il Comune fu istituito da Napoleone conservando il nome di Cavazuccherina (denominata più comunemente
Cava) fino al 28 agosto 1930, quando il re Vittorio Emanuele III diede la possibilità di utilizzare nuovamente il nome storico, Jesolo. Vedi http://associazionenapoleonicaitalia.forumfree.it/.
Nel dicembre 1930 al comune fu ridato l'antico nome di Jesolo, voluto dal podestà Mario Gardini, come mostrano i due documenti riportati firmati dal re Vittorio Emanuele III e dall’allora Primo Ministro Mussolini, e dal 1936 le località di "Marina Bassa" e di "Spiaggia" furono denominate "Lido di Jesolo".
IMMAGINI 2.3-‐2.4: DECRETO REALE E ARTICOLO CHE ATTESTANO IL CAMBIO DEL NOME DEL COMUNE DI JESOLO.
Fu da questo momento in poi che si vide aumentare il numero degli stabilimenti balneari, edifici in legno simili ai vecchi casoni della bonifica, nonché la nascita di alberghi, ristoranti e centri di cura elioterapici, che richiamarono da allora innanzi un numero sempre crescente di visitatori.