Corso di Laurea magistrale in Storia delle
arti e conservazione dei beni artistici
Tesi di Laurea
Progetti per una riqualificazione
urbanistica e ambientale di Jesolo
Relatore
Ch. Prof.ssa Martina Frank
Correlatore
Ch. Prof.re Francesco Vallerani
Laureanda
Veronica Baldassa
Matricola 827670
Anno Accademico
2011 / 2012
I
NDICE
I
NTRODUZIONE ……….………. 6PARTE
I:
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APITOLO1: I
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DRIATICO1.1 ACCENNI LEGISLATIVI IN CAMPO TURISTICO ………. 10
1.2 LO SVILUPPO DEL TURISMO NEL VENETO ..……….. 13
1.3 IL LIDO DI VENEZIA ... 15
1.4 CHIOGGIA E SOTTOMARINA ... 18
1.5 IL TURISMO ALL’ARIA APERTA: IL CAVALLINO ... 20
1.6 L’ANTICA CITTÀ DI CAORLE ... 24
1.7 AI LIMITI DEL CONFINE FRIULANO: BIBIONE ... 26
C
APITOLO2:
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ITTÀ2.1 L’EVOLUZIONE GEOGRAFICA DELLA ZONA ... 30
2.2 NOTIZIE DAL PASSATO: COME NACQUE LA CITTÀ ... 32
2.3 LE OPERE DI BONIFICA E L’IDROGRAFIA ... 37
2.4 LA NUOVA LOCALITÀ TURISTICA BALNEARE ... 43
2.5 LA VIABILITÀ E IL TRAFFICO AUTOMOBILISTICO ... 46
C
APITOLO3:
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RBANISTICHEN
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ECOLO3.1 TENTATIVI DI SVILUPPO: PIANI URBANISTICI NEL PRIMO E SECONDO DOPOGUERRA ... 50
3.2 LA SUDDIVISIONE DEL TERRITORIO ... 55
3.3 IL P.R.G. DEL 1977 ... 59
PARTE
II:
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2012:
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APITOLO4:
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LAN4.1. ANALISI PRELIMINARI PER IL MASTER PLAN ... 66
4.2 L’ARCHITETTO PROGETTISTA KENZO TANGE ... 69
4.3 ANALISI DELLA SITUAZIONE ESISTENTE (FASE 1) ... 70
4.3.1 LA DEMOGRAFIA ... 71
4.3.2 IL TURISMO ... 73
4.3.3 L’ORGANIZZAZIONE DELLA CITTÀ DI JESOLO ... 73
4.3.4 IL TRAFFICO ... 77
4.3.5 LE CONDIZIONI IDROLOGICHE E IL PAESAGGIO AGRARIO ... 78
4.3.6 L’OPINIONE PUBBLICA ... 80
4.4 SINTESI E CONCLUSIONI PREVENTIVE ... 81
C
APITOLO5:
I
C
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ASTERP
LAN(F
ASE2)
5.1 GLI OBIETTIVI ... 825.2 LA FUTURA ORGANIZZAZIONE DI JESOLO ... 83
5.3 I CONCETTI DI CITTÀ ESTIVA E CITTÀ INVERNALE ... 84
5.4 CIRCOLAZIONE E PARCHEGGI ... 85
5.5 PERCORSI PEDONALI E CICLABILI ... 87
5.6 NUOVI ELEMENTI TURISTICI ... 89
C
APITOLO6:
I
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IONALI6.1 TRA IL FARO E PIAZZA MAZZINI ... 91
6.2 TRA PIAZZA MAZZINI E PIAZZA MILANO ... 93
6.3 TRA PIAZZA MILANO E PIAZZA TORINO ... 94
6.4 IL CENTRO ... 95
C
APITOLO7:
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ISCONTRATED
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ASTERP
LAN7.1 LA NUOVA ZONA RESIDENZIALE ... 99
7.2 LA RIORGANIZZAZIONE DELLA ZONA ALBERGHIERA ... 99
7.3 L’ESPANSIONE DEL PORTO TURISTICO ... 100
7.4 LA RIORGANIZZAZIONE DEL PARCO CENTRALE ... 101
7.5 GLI INTERVENTI ALLA ROTONDA PICCHI ... 102
7.6 LA PROGETTAZIONE DELLA ZONA PINETA ... 102
C
APITOLO8:
I
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UOVOP.R.G.
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EL2003
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8.1 IL NUOVO P.R.G DEFINITIVO: OBIETTIVI E FINALITÀ ... 1048.2 IL RECUPERO DEL CENTRO STORICO ... 106
8.3 LE ZONE RESIDENZIALI ESISTENTI E LA LORO ESPANSIONE ... 107
8.4 LE ZONE TURISTICHE E LE AREE PER LO SVAGO ... 110
8.5 IL “PARCO CAMPAGNA” E LA VALORIZZAZIONE DELL’AMBIENTE NATURALE ... 114
8.6 LE AREE PER LE ATTIVITÀ ECONOMICHE E AD USO COMUNE ... 116
8.7 L’ARENILE JESOLANO ... 118
8.8 LA VIABILITÀ CITTADINA ... 120
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APITOLO9:
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NTERNAZIONALE9.1 KENZO TANGE ... 125 9.2 ZAHA HADID ... 127 9.3 RICHARD MEIER ... 130 9.4 JEAN NOUVEL ... 132 9.5 CARLOS FERRATER ... 135 9.6 GONÇALO BYRNE ... 136
9.7 JOÃO FERREIRA NUNES ... 138
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APITOLO9
... 140C
APITOLO10:
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IQUALIFICAZIONE”
10.1 PUBLIC AREAS ... 151
10.1.1 PORTO TURISTICO ... 151
10.1.2 JESOLO INTERNATIONAL CLUB CAMPING ... 152
10.1.3 JESOLO GOLF CLUB: LE RESIDENZE AL GOLF E TEE 10 ... 153
10.1.4 PIAZZA MAZZINI E LA TORRE AQUILEIA ... 155
10.1.5 PIAZZA DRAGO E LE SUE TORRI ... 157
10.1.6 GLI INTERVENTI NELLE ALTRE PIAZZE DEL LITORALE: CASABIANCA, BRESCIA, MILANO ... 158
10.1.7 JESOLO MAGICA ... 160
10.1.8 ORIENTE 35 ... 161
10.1.9 I GIARDINI DI JESOLO ... 162
10.2 HOTELS, DESIGN AND COMFORT ... 163
10.2.1 G_HOUSE ... 163
10.2.2 LAGUNA PARK & SHOPPING ... 167
10.2.3 ISOLA BLU ... 169
10.2.4 TAHITI ... 170
10.2.5 FRONTE MAR ... 175
10.2.6 JESOLO LIDO VILLAGE ... 176
10.2.7 RESIDENZA +39 ... 180
10.3 EXOTIC VILLAGE ... 181
10.3.1 PARCO EQUILIO ... 181
10.3.2 CASCINA DEL MAR ... 182
10.3.3 STELLA DEL MAR ... 183
10.3.4 MERVILLE, CASA NEL PARCO ... 185
A
PPENDICEF
OTOGRAFICAC
APITOLO10
... 190C
APITOLO11:
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ROGETTOP
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11.1 L’ANALISI DEL PROGETTO ... 216
11.2 PROGETTO N.1: “PLAY.A” ... 219
11.3 PROGETTO N.2: “PIPE CITY” ... 221
11.4 PROGETTO N.3: “OMBRA SOPRA” ... 222
A
PPENDICEF
OTOGRAFICAC
APITOLO11
... 224
C
ONCLUSIONE ... 228B
IBLIOGRAFIA ... 235S
ITOGRAFIA ... 240F
ONTII
MMAGINI... 243I
NTRODUZIONE
Il territorio costiero dell’alto Adriatico, come tutti gli ambiti territoriali ad esso equivalenti, ha subito nel tempo notevoli trasformazioni dovute a mutamenti di usi e costumi della società. Inizialmente, infatti, l’offerta turistica nazionale ed internazionale appariva omogenea perché rivolta esclusivamente ad un turismo d’élite.
L’aumento delle possibilità economiche dei ceti sociali di più basso livello aveva portato all’incremento di quel turismo di massa che ben presto andò a caratterizzare la quasi totalità del territorio nazionale. Il repentino sviluppo turistico delle varie località, unito all’evoluzione dei comportamenti e ai nuovi bisogni del turista in villeggiatura, innescò un processo di crescita omogeneo ma diversificato nel territorio, portando ad una specializzazione dei diversi luoghi in base alle tipologie di visitatori.
Questo stesso processo evolutivo ha caratterizzato anche la città di Jesolo, località turistica balneare il cui mutamento nell’arco del tempo è alla base di questo studio.
Vedremo infatti come il suo sviluppo, in età moderna, sia avvenuto a partire dagli anni ’50 pressoché in linea con le altre località concorrenti e come combaciarono con esse anche il periodo di espansione incontrollata degli anni ’60, nonché le fasi di stagnazione turistica derivate dalle stesse problematiche o avvenimenti.1
Ciò che tuttavia differenziò Jesolo dalle sue rivali altoadriatiche, fu la sua riorganizzazione interna che iniziò dalla fine degli anni ’90, quando l’Amministrazione Comunale incaricò il noto architetto giapponese Kenzo Tange della stesura di un Master Plan, ossia un piano di recupero e riqualificazione per la città che necessitava di un’urgente opera di “svecchiamento” per continuare ad essere concorrenziale in un mercato sempre più in continua mutazione.
Dopo il grande boom Jesolo non aveva subito infatti grossi rinnovamenti, ma continuava a rimanere legata al passato soprattutto nel suo aspetto, ancora molto “anni ‘60”.
1 Vedremo infatti come le diverse crisi ambientali (come il fenomeno delle mucillagini), economiche (come la
recente crisi finanziaria) e culturali di trasformazione comportamentale, abbiamo influito profondamente sullo sviluppo delle diverse località.
Inoltre la crescita dell’edificato disordinata ed incontrollata, avvenuta in quegli stessi anni per far fronte ad una domanda via via sempre maggiore, segnò per sempre la fisionomia della città, che si espanse in lunghezza e per saturazione lungo tutto il fronte mare compreso tra i due fiumi Sile e Piave.
Infine lo sviluppo del comune come località turistica balneare attiva quasi esclusivamente in estate, aveva reso necessaria una modifica interna per trasformare Jesolo in una città viva durante tutto l’arco dell’anno, ipotizzando la creazione di una nuova zona residenziale tra il Centro e l’area del Lido che permettesse insediamenti residenti raggiungendo l’illusoria cifra di 35.000 abitanti.
Il nuovo Master Plan avrebbe quindi dovuto ridefinire tale aspetto, analizzando i diversi problemi che stavano incidendo sul complesso territorio comunale e proponendo soluzioni che avrebbero dovuto infondere nuova vita alla località.
Alla base di questo elaborato c’è quindi la volontà di comprendere i principali punti su cui furono concentrati gli sforzi progettuali del Master Plan, per verificarne l’effettiva attuazione a seguito della rielaborazione avviata dall’Amministrazione Comunale e risolta nella definizione di un nuovo Piano Regolatore.
Si osserverà nello specifico quanti e quali nuovi nonché troppo spesso invasivi interventi, abbiano iniziato a sorgere in questa località a seguito dell’approvazione del nuovo strumento di riorganizzazione urbana, concentrandoci sulle fasi di realizzazione delle opere più significative, per capire quali siano stati i processi che hanno messo in moto la radicale trasformazione del luogo e quali i risultati finali.
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URISTICOE’ difficile ancora oggi dare una definizione giuridica esatta del termine “turismo”, descritto come “l’insieme di attività e di servizi a carattere polivalente che si riferiscono al
trasferimento temporaneo di persone dalla località di abituale residenza ad altra località per fini di svago, distrazione, cultura, cura, sport, ecc.”.2
Tralasciando la generica Legge 2248/18653, redatta poco dopo l’unità d’Italia, che si occupava solo in minima parte dei pubblici esercizi e dunque degli alberghi e di ricettività, uno dei primi interventi di rilievo in materia turistica si riscontrò con la Legge 863/1910, che attribuiva ai Comuni con particolari condizioni climatiche il potere di applicare una “tassa di soggiorno” ai turisti viaggiatori. Da quel momento il Paese si rese conto di quanto potesse influire il turismo sull’economia nazionale.
Il testo costituzionale del 1948 non considerò però il turismo come settore particolarmente importante, e fu solo a partire dalla metà degli anni Cinquanta che gli interventi legislativi in materia turistica divennero davvero copiosi e sostanziali4, fino a giungere alla Legge
2 Definizione dell’Enciclopedia Treccani.
3 La legge n. 2248 del 20 marzo 1865, "Per l’unificazione amministrativa del Regno d’Italia" fu la prima legge
che si occupò dell’unificazione, dell'ordinamento e della legislazione amministrativa del Nuovo Stato Italiano.
4 Tra i più importanti interventi legislativi ritroviamo quelli di seguito elencati:
• La disciplina dei complessi ricettivi complementari a carattere turistico e sociale (L. 326/1958),
seguita dalle Norme di attuazione emanate con D.P.R. 869/1961.
• L’istituzione con la L. 617/1959 del Ministero del Turismo e dello Spettacolo, con il compito di
determinare la politica turistica generale e svolgere un’azione di coordinamento degli enti pubblici preposti al turismo.
• Il riordino degli Enti Provinciali per il Turismo con il D.P.R. n. 1044/1960 e delle Aziende Autonome
di cura, soggiorno e turismo con il D.P.R. n. 1042/1960.
• In seguito all’istituzione delle Regioni, con D.P.R. n.4 del 14/01/1972, le sanzioni amministrative in
materia di Turismo e di industria alberghiera, vennero esercitate dalle stesse Regioni anziché dagli organi centrali e periferici dello Stato.
Quadro 217/19835 che determinò un enorme cambiamento in materia turistica (ridefinita nel 2001 con la nuova Legge Quadro n. 135 di riforma della legislazione nazionale del turismo).6
Per la prima volta venne percepita oltre all’importanza economica del turismo anche la sua influenza sociale e culturale e furono definiti i principi fondamentali in materia turistica e di industria alberghiera. Venne inoltre affidata maggiore responsabilità alle Regioni che da quel momento assunsero il ruolo di promotrici turistiche locali a tutti gli effetti, con lo scopo di riordinare l’organizzazione regionale della propria industria turistica.7
Già nel 1971 lo Statuto della Regione Veneto affermava come essa dovesse esercitare «i
propri poteri […] per realizzare lo sviluppo […] delle attività […] turistiche»,8 ma fu la legge n.28 del 2 aprile 1985 a definire l’ “Organizzazione turistica della Regione” «ai fini • Il D.P.R. 616/1977 compì infine una vera e propria rivoluzione nel campo delle competenze dei vari
enti, che ottennero maggiori funzioni e autorità. Vedi http://www.comune.pisticci.mt.it/
5 Legge 17 maggio 1983, n.217,“Legge quadro per il turismo e interventi per il potenziamento e la
qualificazione dell'offerta turistica”, venne successivamente implementata dalla nuova legge quadro per il
turismo n. 135 del 29 marzo 2001, definita "Riforma della legislazione nazionale del turismo", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 92 del 20 aprile 2001. I contenuti della nuova legge puntavano a definire ulteriori mezzi di coordinamento sui quali le Regioni avrebbero dovuto impostare le proprie normative interne in materia di turismo.
6 La nuova legge quadro sul turismo (L. 29 marzo 2001 n. 135) ha abrogato e sostituito la legge quadro
preesistente (L. 17 maggio 1983 n. 217) ponendosi nella logica della legislazione concorrente Stato-Regioni, e quindi come un telaio di principi generali e di strumenti di coordinamento su cui le Regioni avrebbero dovuto costruire le proprie normative.
La nuova L.Q. però non fu subito operativa poiché, all’articolo 2, era prevista l’emanazione di un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che avrebbe dovuto definire i principi e gli obiettivi per la valorizzazione e lo sviluppo del sistema turistico. Il decreto venne emanato a distanza di più di un anno, il 13 settembre 2002, a causa della riforma del Titolo V della Costituzione, d’intesa con la conferenza Stato-Regioni e le associazioni degli operatori turistici e dei consumatori e la successiva emanazione del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che recepì l’accordo stesso.
I 12 articoli di cui è composta la L. quadro 135/2001 si potrebbero riassumere brevemente nei seguenti punti:
• definizione dei principi fondamentali e degli strumenti della politica del turismo stabilendo gli
standard minimi omogenei delle strutture ricettive a livello nazionale;
• istituzione della “Conferenza nazionale del turismo” con il compito di esprimere orientamenti per la
definizione e gli aggiornamenti del documento contenente le linee guida, nonché di verificarne l’attuazione;
• imposizione della redazione di una “Carta dei diritti del turista” da parte del Ministero delle attività
produttive;
• riconoscimento del ruolo di Comuni e Province nei corrispondenti ambiti territoriali per definire i
sistemi turistici locali;
• istituzione di un apposito Fondo di cofinanziamento presso il Ministero dell'industria, del commercio
e dell'artigianato;
• definizione delle imprese turistiche e delle attività professionali. 7
C.BELLIA, La legislazione turistica nella Legge Quadro 17 maggio 1983 n.217 e l’Ordinamento Statale e
Regionale, Cedam, Jesolo, 1987, pp.220-221.
dell'organico e razionale riassetto del settore attraverso un nuovo ordinamento delle funzioni e l'individuazione degli ambiti territoriali turisticamente rilevanti»9, attribuendo differenti funzioni a Regione, Province, Comuni e Aziende di promozione turistica (APT).10 All’articolo 2 (“Ruolo della Regione”), nei commi sotto riportati, venivano evidenziate le funzioni che la Regione avrebbe dovuto esercitare per il proprio sviluppo turistico e in particolare:
1. programmazione e coordinamento delle risorse finanziarie disponibili e delle
iniziative turistiche a livello regionale e locale […];
2. promozione del turismo regionale in Italia e all'estero, nel rispetto delle competenze
statali per la materia […];
3. acquisizione ed elaborazione di dati, interessanti l'economia turistica, attraverso i
quali la Regione, con l'apporto delle Province e delle Aziende di promozione turistica, consegue la conoscenza dei fenomeni turistici e ne individua le tendenze e le prospettive a livello regionale;
4. realizzazione di iniziative e manifestazioni turistiche di interesse regionale; 5. istituzione di comitati promozionali fra Aziende di promozione turistica;
6. controllo sugli atti e sul funzionamento delle Aziende di promozione turistica […].
Gli articoli successivi definivano inoltre i ruoli che gli altri organi incaricati avrebbero assunto nella promozione turistica regionale, individuando i programmi specifici da adottare e la suddivisione territoriale in base alle varie Aziende di Promozione Turistica,11 dando inoltre specifiche normative sull’organizzazione degli organi interni delle stesse APT e delle loro discipline generali.
Si posero così le basi per lo sviluppo delle località turistiche regionali a livello sia nazionale che internazionale.
9 Art. 1, Titolo 1 della Legge regionale n. 28 del 2 aprile 1985 “Organizzazione turistica della Regione”,
successivamente modificata nel 1988 con la lr n.52).
10 Le Aziende di Promozione Turistica (APT) si sostituirono alle vecchie Aziende Autonome di Soggiorno e
Turismo (AAST) e agli Enti Provinciali del Turismo (EPT) come organi operativi di competenza territoriale principalmente provinciale.
11 L’allegato 1 all’articolo 7 della legge regionale in questione comprendeva infatti l’elenco delle aziende di
1.2 L
OS
VILUPPOD
ELT
URISMON
ELV
ENETOI primi viaggi in Italia a scopo turistico iniziarono a cavallo tra ‘700 ed ‘800, quando una vera e propria rivoluzione nel campo dei trasporti, portò come conseguenza una maggiore facilità negli spostamenti determinando un notevole incremento dei viaggi.12
Inoltre i cambiamenti avvenuti in seguito alla forte industrializzazione iniziata nel XIX secolo e alle tre rivoluzioni industriali, scoppiate rispettivamente nei primi e ultimi anni dell’‘800 e a metà del ‘900, provocarono enormi migrazioni di massa conseguenti alla concentrazione di fabbriche intorno alle città. Queste, con l’andare del tempo, si trasformarono in enormi agglomerati urbani sempre più invivibili allargando considerevolmente la fascia di coloro che iniziavano a sentire la necessità di recarsi in vacanza per rigenerarsi contro lo stress quotidiano causato dai frenetici ritmi lavorativi.13 Avvenne proprio allora il lancio dell’Italia come meta turistica internazionale che iniziò ad essere considerata non più solo il paese della cultura classica antica con caratteristiche formative, disciplinari ed artistiche, ma anche il paese del sole dagli svariati ambienti paesaggistici.
Oltre ovviamente alle principali città d’arte come Roma, Firenze, Napoli o Venezia, fu il Veneto, con la sua costa Adriatica, a conoscere un enorme incremento turistico a partire
12 Si identifica con il 5 luglio 1841 la data di nascita del turismo in senso moderno, quando Thomas Cook,
grazie alle nuove opportunità messe a disposizione dai treni, riuscì a far partecipare 570 persone ad un viaggio di 11 miglia che lo portò alla decisione di continuare ad organizzare pacchetti turistici sempre più articolati, dando inizio all'industria turistica modernamente intesa.
13 Studi recenti hanno analizzato quali fossero stati effettivamente i fattori tra loro interdipendenti che
portarono ad un sviluppo progressivo del fenomeno turistico di massa ovvero:
• aumento del reddito pro capite, che consentì a fasce sempre più ampie di poter destinare parte del
proprio stipendio ad un periodo di vacanza.
• aumento della mobilità sociale e geografica, dovuta allo sviluppo dei trasporti resi più veloci, sicuri,
comodi e meno costosi del passato.
• aumento dell’istruzione e in generale della cultura che stimolarono il turista a voler apprendere e
quindi a viaggiare per conoscere e vistare nuovi luoghi a lui sconosciuti.
• sviluppo delle comunicazioni di massa che attraverso immagini pubblicitarie invogliarono il turista
verso nuovi paesi più o meno lontani.
• integrazione internazionale che promosse il turismo attraverso iniziative di avvicinamento culturale e
sociale tra i vari paesi.
• aumento del tempo libero, ovviamente condizione indispensabile per poter viaggiare.
dagli anni ’30 del ‘900, quando sorsero i primi stabilimenti balneari, sebbene il grande boom si ebbe effettivamente negli anni ’60.14
Già all’inizio di quel decennio il Veneto occupava una posizione estremamente rilevante nel panorama turistico italiano, costituendo da solo il 15% del mercato, secondo solo ad Emilia Romagna e Liguria. Fu proprio in quel periodo che le presenze regionali aumentarono in maniera vertiginosa, passando da 18,5 milioni nel 1961 a 38 milioni nel 1971 con un incremento del 105,6%.15
ANNO ARRIVI % SUL TOTALE ITALIANO PRESENZE % SUL TOTALE ITALIANO
1961 2.908 11,3% 18.526 12,8%
1971 4.958 12,9% 38.100 14,9%
Tabella 1: Movimento turistico nel Veneto nel 1961 e 1971. Fonte Cesdit e Istat.
Questo significativo aumento dipese, oltre che dalle particolari caratteristiche regionali storico-‐artistiche ed ambientali-‐paesaggistiche, anche da un forte afflusso di turisti stranieri. Sebbene nel 1961 i visitatori italiani costituissero ancora il 70% della percentuale turistica regionale, le presenze straniere divennero ben presto un elemento assolutamente rilevante; “basti pensare che alla fine degli anni ’60 il Veneto ospita(va) circa il 20% del
movimento estero che interessa(va) l’intero paese”,16 con presenze provenienti principalmente da Germania e Austria (circa il 60% del totale), seguite da Regno Unito (7,3%), Francia (5,6%) e Svizzera (5,9%).
Le sue vaste Dolomiti e le lunghe spiagge sabbiose, nonché la relativa vicinanza con i paesi nord europei, favorirono la fortuna della Regione portando gli arrivi esteri, nel 1983, a superare definitivamente le presenze nazionali.
Furono però “il sole ed il mare” a rientrare tra i principali elementi di attrazione regionale portando la costa veneta ad essere investita da un enorme afflusso turistico, concentrato
14 Il Veneto rimase leader nazionale del turismo italiano fino al 1985, quando fu superato dal Trentino Alto
Adige, regione che è riuscita ad aggiornare e migliorare con più velocità la propria offerta ricettiva.
15 M. GAMBUZZA, L’ambiente del turismo: il Veneto dallo spontaneismo alla gestione, Nuova Dimensione
Editrice, Portogruaro, 1990, p.22.
principalmente lungo il litorale costiero della provincia di Venezia e che accoglieva da solo oltre il 90% delle presenze complessive annuali.
La località del Lido di Jesolo fu certamente quella maggiormente interessata da questo fenomeno, al quale forse deve la sua attuale conformazione urbanistica, sebbene anche le altre spiagge venete quali Chioggia e Sottomarina, il Lido di Venezia, il Cavallino, Caorle e Bibione, furono toccate dal flusso turistico nazionale ed estero.
Più d’uno sono stati i fattori che hanno accomunato tutte le località dell’alto Adriatico, a partire in linea generale dalla comparsa dei primi esempi di turismo locale fino alle varie fasi di stagnazione.
Per capire però in quale modo tali località si siano diversificate e quanto il turismo abbia influito nel corso del loro sviluppo, queste sono state prese brevemente in esame per poter paragonare i vari corsi di vita e la fortuna di ognuna.
1.3 C
HIOGGIA ES
OTTOMARINALa città di Chioggia ha origini romaniche e fu nota con l’antico nome di Clodia. Come avvenuto per Il Cavallino e Jesolo, cominciò a popolarsi intorno al V- VI secolo d.C. in seguito alla fuga degli abitanti provenienti dalle località dell’entroterra invase da Unni prima e Longobardi poi.17 Triste sorte le toccò a causa delle distruzioni operate per mano dei Franchi nell’ 810 e degli Ungari nel 902.
Notizie note si ebbero nel 1110 quando Clugia Major, odierna Chioggia, e Clugia Minor, attuale Sottomarina, passarono sotto la Repubblica di Venezia divenendo rispettivamente la 11^ e 12^ isola.
Durante la Guerra di Chioggia tra Genova e Venezia del 1379-‐81, Sottomarina fu rasa al suolo, mentre Chioggia fu assediata a lungo dai genovesi e liberata poi finalmente dalla Serenissima.
17 Le invasioni nell’entroterra veneto si ebbero rispettivamente da parte degli Unni nel 452 e dei Longobardi
Le vicende belliche nonché le pestilenze e le carestie nel ‘400 e ’500 portarono gli abitanti di Chioggia a dedicarsi quasi esclusivamente alla pesca. Sottomarina invece rimase a lungo disabitata, oggetto di continue inondazioni a causa delle quali il Senato Veneziano ne impedì la ricostruzione fino alla seconda metà del ‘600, per riuscire finalmente a renderla sicura solo nel 1700 con la costruzione dei Murazzi18.
Agli inizi del ‘900 due erano le attività primarie che interessavano le località: pesca a Chioggia e orticultura a Sottomarina. Intorno agli anni ’20, con la creazione delle dighe del porto, si ebbe uno sviluppo della spiaggia di Sottomarina e la nascita del turismo balneare, inizialmente d’élite.
I primi visitatori provenivano principalmente dalla città di Padova, e proprio ad essa si deve il soprannome della località balneare quale “Lido di Padova” appunto, dove le eleganti attrezzature presentavano caratteristiche liberty o futuriste, in linea con la moda del tempo.
Negli anni ’30 Sottomarina contava già circa 75.000 presenze, sebbene le cose iniziassero a mutare; la tipologia turistica non era più così elitaria e la principale struttura ricettiva divenne da quel momento in poi l’alloggio privato.
Chioggia e Sottomarina entrarono in un grave periodo di crisi con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, al termine della quale furono iniziate nuove opere di bonifica del territorio circostante, nonché la realizzazione dell’isola di “Unione” tra le due località, creata utilizzando le sabbie asportate dalle dune. Ciò comportò un aumento dell’ampiezza della spiaggia e della fascia immediatamente retrostante, permettendo l’espansione dell’edificato attraverso l’acquisizione da parte del Comune di aree demaniali sulle quali si svilupparono le nuove costruzioni.
La storica Chioggia perse ben presto rilievo senza quasi nemmeno conservare “la sua
importanza come luogo dell’identità storico-‐culturale della comunità”19 venendo superata
18 L’intervento per la realizzazione dei Murazzi, lunga diga in pietra d’Istria iniziata nel 1744, durò 38 anni e si
estese anche a Pellestrina. Una lapide con inciso “Con l'ardire romano, con il denaro Veneto” fu affissa in memoria di questa grande opera creata per difendere gli argini della laguna dall’erosione del mare.
dalla “nuova“ Sottomarina che consoliderà però unicamente i suoi caratteri peculiari, già definiti negli anni ’30.
Si sviluppò sempre più un sistema ricettivo basato quasi unicamente sugli appartamenti in affitto, nonostante si riscontrasse l’aumento anche del numero degli alberghi, per lo più di bassa categoria. A ciò andò ad aggiungersi negli anni ’70 un’ulteriore zona residenziale, il
Borgo Nuovo, il cui attributo perse ben presto la sua funzione connotativa; in pochissimi
anni il livello delle strutture in questa fascia scese al di sotto degli standard minimi, contribuendo a conferire un senso di degrado alla zona.
Nel frattempo la domanda turistica mutò notevolmente il suo grado di richiesta che si adeguò al miglioramento dello stile di vita medio.
Sottomarina rimase invece ancora legata ad un tipo di turismo di massa di basso profilo, fattore che innescò, a partire dal 1983, un trend negativo dovuto non solo alle attrezzature obsolete, ma anche ad una modifica delle tendenze turistiche. Le presenze italiane si ridussero nettamente in tutta la fascia Adriatica, e lo stesso accadde per i periodi di permanenza, limitati rispetto agli anni precedenti.20
Inoltre la carenza di vie di comunicazione terrestri e la lentezza degli spostamenti fu certamente un fattore aggiuntivo che influì sul rallentamento del progresso locale.
In tale contesto quindi la necessità di riqualificare le strutture ricettive divenne ancor più evidente per tentare di mantenere viva l’offerta turistica dell’area clodiense. Apparve altresì necessaria una selezione con successiva abolizione di tutte quelle attività minori e ormai arretrate e declassanti, in una prospettiva di promozione turistica che potesse riportare nella località non soltanto il turista pendolare o quello in appoggio per la visita a Venezia, ma un nuovo flusso da ricercare anche in settori di domanda emergenti.
20 Le presenze italiane passarono da 168.000 nel 1978 a 114.000 nel 1990 mentre la permanenza media scese
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ENEZIALa lunga striscia di terra che delimita la laguna veneziana su cui è sorto il Lido di Venezia, deve ovviamente la sua fortuna alla stretta connessione con il capoluogo.
Creatasi con l’apporto di sabbie dai fiumi, per la sua conformazione l’isola era vista inizialmente solo come elemento di difesa della città, poiché le due principali vie marine di accesso, a San Nicolò e a Malamocco, si trovavano proprio alle due estremità del Lido. Ancora nell‘800 quest’isola appariva come un’area acquitrinosa e selvaggia, interrotta solo da qualche campo coltivato e da rari e ristretti centri abitati, apprezzata per tal ragione da scrittori e poeti, primo fra tutti George Gordon Byron, che si racconta cavalcasse spesso lungo l’arenile.
Fu solo nel 1857 che il Lido entrò in una fase di sviluppo e trasformazione con la nascita del primo stabilimento balneare per opera dell’imprenditore pellestrinotto Giovanni Busetto detto “Fisola”.
Il Grande Stabilimento Bagni fu costruito totalmente in legno21 con una piattaforma realizzata su palafitte “sull’onda viva del mare”22, poiché si protendeva verso questo per circa un’ottantina di metri. Accedendovi al costo di una lira, si poteva scendere direttamente in acqua per mezzo di scalette, lanciando così la moda della balneazione in mare e non più soltanto in laguna o nei canali della città.
A questo si aggiunsero i “Bagni ex Delahante”, diventati in seguito famosi poiché frequentati per molti anni dalla famiglia reale23 ed i successivi “Bagni Popolari”, vicino al Forte di Santa Maria Elisabetta.
A cambiare radicalmente il modo di vivere questa spiaggia fu però la creazione delle capanne, piccole casette inizialmente concentrate attorno ai vari stabilimenti, che le famiglie potevano utilizzare per soggiornare in riva al mare, godendo di qualche comodità in più. Attrezzate con tavoli, sedie e sdraio da disporre all’aperto, le capanne permettevano una maggiore comunicazione tra i “vicini” mantenendo pur sempre la propria privacy.
21 Il governo austriaco aveva vietato la costruzione di qualsiasi opera in muratura sulla spiaggia, che sarebbe
potuta diventare postazione nemica in caso di attacchi e sbarchi avversari.
22 R. MAVIAN, Le spiagge del Lido di Venezia, per SAB – stabilimenti attività balneari.
23 La Principessa Margherita di Savoia vi portava infatti molto spesso il figlio Vittorio Emanuele, futuro Re
Il Lido conobbe la vera gloria con il sopraggiungere del nuovo secolo e la nascita dei due suoi più famosi alberghi: l’Hotel des Bains, costruito nel 1900 in stile liberty, reso in seguito ancor più famoso per l’ambientazione de La Morte a Venezia di Thomas Mann, e ovviamente il Grand Hotel Excelsior, un’enorme struttura in stile orientaleggiante eretta nel 1907, meta di villeggiatura di ricchi e magnati da tutto il mondo.
Fino al periodo immediatamente precedente allo scoppio del secondo conflitto mondiale, e specialmente con la prima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica del 1932 tenutasi proprio sulla terrazza dell’Excelsior, il Lido godette di un periodo davvero fiorente, arrivando a toccare le 520.000 presenze circa nel 1938,24 picco massimo che non verrà mai più superato.
Il turismo che caratterizzò questa località infatti, sebbene fiorente nel periodo della Belle Époque, si ridusse notevolmente nel giro di pochi anni (nel 1949 le presenze si erano abbassate a 346 mila), per segnare infine una battuta d’arresto e mantenersi stazionario a partire dal 1966.
Sebbene negli anni le presenze di residenti al Lido siano andate aumentando, l’appeal turistico è andato invece diminuendo, e le strutture ricettive non hanno subito grossi interventi, essendo l’isola un “quartiere” quasi esclusivamente residenziale.
Il Lido iniziò così ad essere sempre più meta di villeggiatura soprattutto per i veneziani pendolari, o di turisti in visite spesso solo giornaliere, provenienti da Venezia o dal Cavallino, fatto salvo ovviamente per il periodo a cavallo tra agosto e settembre durante il quale ogni anno si svolge la Mostra del Cinema e l’isola torna a rianimarsi come in passato.
24 Fonte AAST, Movimento turistico nel comune di Venezia, COSES (a cura di), Il turismo a Venezia,
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AVALLINOA chiudere la laguna nord di Venezia al Mare Adriatico è la penisola del Cavallino che, come per la città di Jesolo, deve il suo nome agli antichi e vasti allevamenti di cavalli presenti in questa zona fin dall’epoca romana.
Località di difficile insediamento umano a causa delle condizioni insalubri derivate dalle continue alluvioni e dalla diffusione della malaria, era però località strategica per la Repubblica di Venezia poiché permetteva un comodo e rapido transito fluviale verso il Friuli.
Nel 1563 venne pertanto disposto lo scavo del canale Cavallino, odierno canale Casson, per migliorare la viabilità fluviale e permettere le bonifiche della zona, che si stava sempre più interrando.
Dopo lunghi anni d’interventi fu a partire dal 1632 che il territorio cominciò finalmente a ripopolarsi e i campi intorno all’abitato del Cavallino furono nuovamente coltivati, arrivando a soddisfare pian piano le richieste della Serenissima e di alcuni mercati più lontani quali ad esempio quello triestino.
Con la caduta della Repubblica il Cavallino passò sotto la giurisdizione di Burano ma ritornò poi di pertinenza veneziana nel 1923, anno in cui si segnala anche la nascita del Consorzio
di Bonifica del Litorale del Cavallino. Sorto per debellare la malaria attraverso opere di
bonifica di tutto il territorio di competenza, il Consorzio si impegnò nella realizzazione di ponti, argini e difese a mare oltre alla costruzione di nuove strade, tra cui la stessa via Fausta25.
Sviluppatosi lungo un fronte mare di circa 12 chilometri per una larghezza che varia dai 2 ai 4,26 il litorale del Cavallino si può suddividere in tre fasce longitudinali. La prima, più vicina al mare, è caratterizzata dall’arenile sabbioso e dalla pineta, dove è sorta la quasi totalità delle strutture turistico-‐ricettive all’aperto; la seconda, più interna, delimitata da via
25 Le cronache del tempo riportano come data di costruzione il 1928-29. M.GAMBUZZA,M.SARTORE, Forme e
processi di valorizzazione turistica, Franco Angeli, Milano, 1993, p.199.
26 «La sua larghezza varia dai due chilometri nella sua parte orientale sino ai quattro chilometri circa nei
pressi di Ca’ Savio e di Punta Sabbioni, nella parte cioè più prossima al Lido di Venezia». M.GAMBUZZA,M. SARTORE, Forme e processi di valorizzazione turistica, op.cit., p.192.
Fausta, è rimasta destinata quasi unicamente all’utilizzo agricolo da parte delle grandi aziende. La terza infine, tra via Fausta e la laguna, è anch’essa riservata all’agricoltura ma occupata in prevalenza da piccole aziende a conduzione diretta, intervallate da limitate aree residenziali di antica preesistenza come Ca’ Ballarin, Ca’ Pasquali, Ca’ Savio o Treporti. Il legame del territorio con l’agricoltura ha portato nel tempo inizialmente alla diffusione del fenomeno delle “case sparse”, dislocate in connessione agli appezzamenti di terreno e favorite dalla carenza di regolamentazioni urbanistiche27, e successivamente allo sviluppo di insediamenti lungo gli assi viari e principalmente in prossimità degli incroci.
Ma la vera trasformazione della località avvenne negli anni ’50 in seguito a due principali fattori. Il primo vide l’incremento dell’orticultura in seguito all’adeguamento morfologico di parte del terreno per renderlo maggiormente favorevole alla coltivazione, portando la località a guadagnarsi il soprannome di “California di Venezia”28 per la tipologia e le qualità ortofrutticole coltivate.
Il secondo fattore dipese dalla nascita di una nuova ricettività turistico-‐balneare specializzatasi, per la particolare conformazione territoriale, in strutture all’aperto quali campeggi e agriturismi immersi nella pineta lungo la linea di costa o nella campagna circostante, che porterà il Cavallino ad essere inserito ai primi posti tra le realtà più importanti a livello europeo .
Tutto ciò ha permesso all’intera zona di ottenere la denominazione di Parco Turistico, caratterizzato molto più che in altre zone dalle ricchezze naturali di cui il territorio dispone, quali la spiaggia in gran parte ancora libera, la pineta o le valli da pesca, che hanno permesso la fusione dei due aspetti vacanziero e naturalistico, favorendo una nuova offerta turistica.
La gestione delle attività turistiche fu sviluppata inizialmente da imprenditori privati locali o provenienti dalle maggiori città limitrofe quali Mestre, Treviso e Padova, che sfruttarono la possibilità di ottenere in concessione le aree demaniali utilizzando la fascia prospiciente
27 Il Piano Regolatore Generale del 1962 prevedeva normative facilmente eludibili che hanno permesso lo
sviluppo incontrollato dell’edificato con ampi fenomeni di abusivismo tra il 1963 e il 1981, di cui circa l’80% localizzati in aree destinate ad uso agricolo dal PRG, sebbene gli interventi non siano stati così invasivi come quelli della vicina Jesolo.
28 C.A.CUCHETTI,A.PADOVAN,S.SENO, La Storia documentata del Litorale Nord, Editrice Armena, Venezia,
l’arenile con la sua pineta per realizzare i primi campeggi. La mancanza di programmazione inoltre, non solo per le aree a campeggio ma anche per le strutture alberghiere o affittacamere, comportò una crescita irregolare e talvolta quasi incontrollata.
Così a partire dagli anni ’50, con la modifica della fascia costiera, si arrivò ad una espansione praticamente ininterrotta dei nuovi campeggi, sebbene le normative del PRG disponessero l’obbligo di passaggi al mare pubblici ogni 250 meri.
Località preferita prevalentemente dal turista straniero, il Cavallino vide un aumento del numero di presenze davvero importante, passando da 32.000 unità nel 1957 alle 111.000 nel 1962 con un incremento di quattro volte, superando Caorle, Bibione e il Lido di Venezia29 ed arrivando a coprire da solo circa il 30% delle presenze registrate in tutto il comune veneziano.
Un notevole contributo alla sua fortuna fu dato dall’industria automobilistica belga Nsu che realizzò un campeggio per i propri dipendenti su un’area a concessione demaniale di 30 ettari, e registrò nel 1966 ben 650.000 presenze, portando ad un successivo incremento di strutture similari, pensate per il turista straniero, ma anche di alberghi e case private, queste ultime riconvertite da abitazioni rurali ad affittacamere.
Il Cavallino visse da quel momento un periodo di enorme afflusso turistico inizialmente proveniente in maggior misura dalla Germania, e solo successivamente anche dalle zone dell’est Europa, i cui abitanti preferivano questo tipo di vacanza poiché maggiormente economica rispetto alle strutture ricettive alberghiere. Fu poi a partire dagli anni ’70 che anche i turisti italiani iniziarono ad avventurarsi in questa nuova tipologia di vacanza, che privilegiava il contatto con la natura.
Inoltre il turista del Cavallino aveva a disposizione nelle vicinanze collegamenti via mare con Venezia, servizio che certamente favoriva la scelta di questa località, sebbene tali mezzi non siano ancor oggi così rapidi nel raggiungere la meta. Questo fattore visto dai residenti come elemento negativo, poiché comporta spesso ritardi e disagi negli spostamenti giornalieri, più volte fu considerato dai turisti in villeggiatura un pregio; la lenta andatura
29 Agli inizi degli anni ’60 Caorle registrava circa 73.000 presenze, Bibione 45.000, il Lido di Venezia 78.000.
della motonave che da Punta Sabbioni attraversa la laguna per raggiungere Venezia, diventa un’occasione di scoperta del paesaggio circostante.
Anche i collegamenti del Cavallino con l’entroterra sono da sempre stati considerati un problema; la principale via di accesso è a tutt’oggi la stessa strada provinciale Jesolana che collega la località di Jesolo con il territorio circostante, durante l’estate sempre intasata e fonte di grandi rallentamenti.
Nonostante ciò si registrò un aumento del numero di presenze fino al 1988, quando la grande invasione delle mucillagini segnò una battuta d’arresto, mantenendo da quel momento in poi i flussi pressoché stabili fino agli anni ’90.30
Per mantenere i livelli di presenza invariati o in aumento, l’Amministrazione sentì la necessità di migliorare i propri servizi per uniformarsi alla media delle strutture ricettive similari delle altre località turistiche del litorale Adriatico, adeguatesi alle richieste di una clientela diventata nel tempo sempre più esigente.
La riconversione dei semplici campeggi in villaggi turistici è stata la prima mossa intrapresa per incrementare i servizi delle varie strutture, tra cui maggiori attrezzature per lo sport, animazione d’intrattenimento ed altre attività ludico-‐ricreative e commerciali.
Tali interventi si sono resi necessari per colmare la carenza di servizi esterni ai campeggi i quali, per mantenere alto l’appeal della zona, hanno dovuto assumersi tale onere che, se gestito esternamente, avrebbe sgravato le strutture da costi importanti, favorendo anche l’economia locale al di fuori dei campeggi stessi.
30 Nel 1987 le presenze riscontrate furono di 3.843.368 rimanendo quasi invariate con 3.878.403 nel 1992.
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AORLELe prime notizie sulla città di Caorle possono essere ricollegate ad alcuni resti ritrovati nella zona di San Gaetano,31 piccola frazione poco distante dal centro di Caorle, risalenti al XV-XII secolo a.C.
La data certa della fondazione della città risale però intorno al 40 a.C. come porto per le vicine località di Concordia Sagittaria e Oderzo; nella sua Naturalis Historia Plinio il Vecchio racconta di un Portus Reatinum quale base navale tra le più importanti dell’Alto Adriatico per l’Impero Romano.
L’incremento della popolazione nella cittadina si ebbe, come per Chioggia, in seguito alle invasioni barbariche e alla fuga degli abitanti da Aquileia e Concordia;32 orde di Visigoti nel 401 d.C., Unni nel 452 d.C., Eruli nel 476 d.C. e Ostrogoti nel 488 d.C. invasero senza pietà le due cittadine costringendo gli abitanti a continue fughe e ritorni, per poi spesso fermarsi definitivamente nella nuova città di arrivo.
Caorle inizia così la sua espansione, e con lei anche quella delle isole di Grado, Torcello, Murano, Malamocco e Rivoalto, nonchè le “cives” di Equilio e Cittanova, unendosi ben presto sotto un unico “sistema culturale ed economico Venetico “33 alla cui guida si posero Cittanova nel 639, Malamocco nel 742 e Rivoalto nell’811, rimanendo poi sotto Venezia con la nascita della Repubblica Serenissima.
Fu poi davvero significativo per la città di Caorle il coinvolgimento nella guerra tra Genova e Venezia, in seguito all’attacco da parte dei liguri il 4 agosto 1378, con la conseguente deportazione degli abitanti che lasciò la città rimase disabitata per due anni.
Fino alla caduta della Serenissima Caorle venne segnata da momenti difficili legati soprattutto alle inondazioni marine, per la rottura in più punti della diga, e a problemi di stagnazione nei rii interni alla città che comportarono un peggioramento delle condizioni di
31 E.BIANCHIN CITTON ET AL., Indagine geomorfologica e geosedimentologica in Casa Zucca di S. Gaetano di
Caorle (Venezia), Quaderni di Acheologia del Veneto, Padova 1994, pp. 161-178.
32 Della fuga da Concordia Mario Cattapan racconta come “una triste colonna di 3.000 Concordiesi con il
Vescovo, le cose sante, i tesori, le scorte, scende coi navigli lungo il fiume fino a Caorle”, M.CATTAPAN,
Caorle, La Tipografica, Venezia, 1979