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NeaScience Anno 3 – Vol 10 ISSN 2282-6009 157 persone con disabilità di voler essere protagonisti attivi nella gestione d

un’eventuale emergenza e quindi, potendo scegliere, di una chiara propensione per un sistema aziendale interno di addetti all’emergenza con compiti di affiancamento alle persone disabili in caso di emergenza (tutor) in alternativa alla scelta di puntare unicamente al ricorso di soccorritori professionisti esterni23. Su queste basi si è costruito un sistema che

rispondesse a questa esigenza, con l’obiettivo di sperimentarlo, capirne la valenza, coglierne aspetti positivi ed eventuali criticità.

2. Metodo

Identificazione delle persone con esigenze speciali

Le principali difficoltà sono legate al fatto che i dati a disposizione risultano spesso parziali perché, se in molti casi l’individuazione è palese, come nel caso di una persona in sedia a ruote o di chi è stato assunto con collocamento mirato, per alcune tipologie di disabilità l’individuazione non è immediata. E’ il caso ad esempio di chi è diventato disabile dopo l’assunzione e non lo ha mai comunicato al proprio datore di lavoro, oppure di chi è portatore di forme di disabilità “invisibili”, che per motivi personali non vuole di rendere note.

Il metodo è stato quello di stilare un elenco delle persone potenzialmente a rischio sulla base di informazioni disponibili, per poi effettuare una serie di sopralluoghi mirati a verificare e integrare i dati disponibili, con l’obiettivo di far emergere particolari problematiche ed esigenze legate ad una eventuale emergenza.

Individuazione di addetti all’emergenza con compiti di affiancamento Agli esiti della ricerca a cui si è fatto cenno nel paragrafo introduttivo, si è costruito un sistema organizzato di persone con il compito di affiancamento alle persone disabili in situazioni di emergenza (tutor) ad ognuna delle quali sono stati attribuiti particolari compiti.

La finalità è quella che, in caso di emergenza, la messa in sicurezza delle persone possa essere autonoma, al punto da permettere ai Vigili del Fuoco o altri soccorritori professionisti, di dedicarsi esclusivamente a contrastare le emergenze gravi.

Valutazione del rischio

E’ necessario il coinvolgimento diretto delle persone interessate, che permette di immedesimarsi nelle problematiche connesse all’utilizzo e alla fruibilità degli spazi e dei percorsi in sicurezza.

Tra gli elementi critici considerati vi sono i dispositivi di allarme, intesi quasi sempre come elemento sonoro pensando che questo tipo di segnale sia facilmente percepibile da tutti, senza considerare che questo diventa complicato sia in caso di problemi di sordità ma anche in caso di utilizzo di dispositivi di protezione all’udito. Da verificare se il segnale acustico è percepibile in maniera efficace in tutti i punti dell’edificio e nelle diverse condizioni di esercizio.

Anche l’orientamento, ossia la possibilità di muoversi in un ambiente riconoscendone i punti di riferimento, è un aspetto da considerare

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attentamente per il quale vi è l’abitudine ad affidarsi ai segnali visivi, dando per scontato che tutte le persone sappiamo interpretare il segnale e intraprendere le conseguenti azioni. Da valutare anche l’identificazione dei percorsi, che dipende dalla percezione dell’ambiente circostante: una differenza cromatica tra una porta d’emergenza e il muro circostante può aumentare la facilità di percezione della via di fuga.

Dalla combinazione di questi fattori dipende principalmente il tempo di reazione al quale bisogna aggiungere quello necessario all’evacuazione vera e propria. A livello macroscopico la principale conseguenza della presenza di disabili in un edificio si traduce in un allungamento dei tempi dell’evacuazione.

Scelta delle misure da adottare

La possibilità che le misure tecniche ed impiantistiche predisposte per garantire i normali spostamenti all’interno di un edificio, possano non risultare funzionanti durante una situazione di emergenza è tutt’altro che remota. Il semplice fatto che in caso di incendio un ascensore, normalmente utilizzato da una persona con difficoltà motorie per raggiungere il posto di lavoro, non sia utilizzabile, richiede di trovare una soluzione alternativa.

Pur con l’obiettivo di garantire uguale sicurezza a tutti, l’autonomia rimane il punto di partenza per trovare soluzioni efficaci in questo campo guardando alla persona con specifiche esigenze non come una presenza che sia il più possibile attiva e influente.

Non è possibile fornire risposte standard, ma occorre analizzare caso per caso le diverse situazioni, trovando un punto di incontro tra tecnologia e scienza, tra capacità di fare e comprensione di quello che si fa, superando un approccio puramente metodologico e prevalentemente tecnico per unirlo ad una sensibilità umana che permetta, anche in momenti concitati come un’emergenza, di rispettare le specifiche esigenze e la dignità dell’uomo.

Le misure gestionali da adottare possono essere l’assistenza per aprire alcune porte, movimentare la persona in sedia a ruote manuale, scendere le scale con l’ausilio di una sedia di evacuazione.

Aggiornamento dei piani di emergenza ed evacuazione

L’esigenza di personalizzazione da una parte, unita a quella di unicità del piano di emergenza ed evacuazione dall’altra, richiedono alti livelli di competenza, interdisciplinarietà e di coordinamento verificando e testando il conseguimento degli obiettivi, accogliendo nel tempo innovazioni e adattandosi con flessibilità alle mutevoli situazioni ed esigenze delle persone. Il passo successivo alla scelta e definizione delle misure da adottare è quello di aggiornare ed integrare il piano con le misure e le relative procedure individuate per le persone con esigenze specifiche. L’inserimento anche di tali procedure nel piano di emergenza, fa si che esse debbano venire coordinate e integrate in un unico piano così da garantirne il coordinamento.

Addestramento puntuale

E’ fondamentale che tutor e persone con specifiche esigenze possano toccare con mano, sperimentare concretamente le procedure definite.

Dal questionario somministrato nella ricerca esplorativa di cui si faceva cenno all’inizio, è emersa con forza l’esigenza della persona da tutelare di essere pienamente coinvolta per la definizione delle modalità di aiuto.

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