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Neutralisti e interventist

Opinione pubblica e guerra a Brescia (1914-1915) Rolando Anni

L’espressione opinione pubblica, più volte usata nel saggio, ha bisogno di qualche chiarimento, perché può risultare ambigua, se priva di altre precisazio- ni. Infatti essa può indicare sia un sistema di idee e di comportamenti giudicati giusti e veri da un determinato gruppo sociale, sia le persone che fanno propri e confidano in quei valori come fondanti per la società in cui vivono. La que- stione sta nel comprendere come le opinioni dei gruppi si formino, si rafforzino e si modifichino e attraverso quali mezzi.

Nel corso del Novecento l’influenza esercitata dai giornali, soprattutto nei primi decenni del secolo, è stata considerevole nella formazione delle opinioni delle élites politiche ed economiche nazionali e locali. I giornali esprimevano infatti posizioni e idee che, pur essendo il frutto delle convinzioni di un nume- ro limitato di cittadini, svolsero un ruolo rilevante nel diffondere nuove idee e nuove convinzioni, sovente con grande forza persuasiva, fra un numero più ampio di cittadini1.

All’inizio del secolo, con le elezioni del 1913, per la prima volta le masse en- trarono da protagoniste nelle vicende politiche del paese. Di quali informazioni disponevano, cosa pensavano, a quali valori facevano riferimento, quali erano le loro opinioni e come si formavano? Sono domande a cui è particolarmente arduo rispondere perché queste opinioni avevano modo di esprimersi con mol- te difficoltà.

I giornali esercitarono, anche se in misura non facilmente determinabile, un relativo ascendente sui “nuovi” cittadini. Soprattutto la stampa cattolica e so- cialista fu in grado di diffondere in modo più efficace idee, convinzioni, giudizi nel mondo contadino e operaio, anche se spesso questi giornali erano al di fuo-

1 Su questi temi di grande complessità sono fondamentali le osservazioni di Jurgen Habermas, Sto-

ria e critica dell’opinione pubblica, Laterza, Bari-Roma 2006V e di Walter Lippmann, Opinione pub-

blica, Donzelli, Roma 2018 (uscito in prima edizione nel 1922).

Anno Immigrati Immigrati da altri comuni d’Italia Immigrati dall’estero Emigrati Emigrati verso altri comuni d’Italia Emigrati verso l’estero 1910 19.421 19.169 252 20.163 19.799 364 1911 C 11.114 10.906 208 11.949 11.586 363 1912 20.427 20.168 259 22.423 22.010 413 1913 18.797 18.673 124 24.096 23.762 334 1914 20.679 19.728 951 21.976 21.707 269 1915 n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. 1916 n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. 1917 n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. 1918 n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. 1919 n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. 1920 n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. 1921 C n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. 1922 15.674 n.d. n.d. 14.341 n.d. n.d. 1923 17.660 17.589 71 18.685 18.497 188 1924 21.537 21.463 74 23.372 22.925 447 1925 25.734 25.570 164 29.971 29.605 366 1926 33.974 33.839 135 37.579 37.131 448

Tabella 20. Movimento migratorio della provincia di Brescia.

Nostre elaborazioni su dati Istat.

ri della loro portata, perché la maggioranza non era in grado di leggerli diret- tamente, in quanto il tasso di analfabetismo (che non teneva però conto dell’a- nalfabetismo di ritorno, che si manifesterà nella grande difficoltà di scrittura dei soldati nelle lettere scritte dal fronte) era elevato a livello nazionale e locale (era il 32,6% per i maschi, il 42,4% per le femmine e il 14,2% per Brescia e provin- cia nel 1911). Inoltre dei 265 mila lavoratori occupati nella provincia bresciana, a quanto risulta dal censimento del 1911, 143 mila (54%) erano contadini, 92.699 (35%) operai, e le condizioni di vita e il livello delle retribuzioni erano tali da consentire solo raramente l’acquisto di giornali.

Va tuttavia tenuto conto che esistevano altre modalità di trasmissione dei fatti e delle idee. Anche se non in modo esclusivo, la comunicazione orale era infatti nel mondo contadino e operaio la forma privilegiata della comunicazione e svol- se una funzione di rilievo, se si pensa, ad esempio, alle parole, alle informazioni e alle idee trasmesse dai parroci e dai maestri elementari i quali, nella realtà non solo bresciana, svolgevano spesso la funzione di leader della comunità di paese.

Società e politica a Brescia

Alla vigilia della guerra il quadro politico e amministrativo della città nel gi- ro di pochi anni era profondamente mutato. L’egemonia dei liberaldemocratici zanardelliani era stata messa in crisi, ma non definitivamente sconfitta, nel 1905, quando i liberalmoderati insieme ai cattolici avevano conquistato la maggio- ranza nel Consiglio comunale ed eletto sindaco Vincenzo Bettoni Cazzago2. I

cosiddetti zanardelliani, uniti ai socialisti riformisti nel Blocco popolare, come venne definito dai giornali, riuscirono nelle elezioni comunali del 1906 a otte- nere la maggioranza e a eleggere come sindaco Girolamo Orefici3 fino al 1912,

quando si dimise e fu sostituito da Paolo Cuzzetti4 come prosindaco.

Il Blocco popolare fu definitivamente sconfitto nelle elezioni politiche del 1913, quando la vittoria andò ai moderati e ai cattolici. Gli zanardelliani furono

spazzati via dai centri di governo nazionali e locali non tanto come conseguen- za della perdita del loro leader, morto nel 1903, quando piuttosto dell’esito delle

elezioni generali del 1909 e delle tornate amministrative del 1914 e del 1915 con il massiccio ingresso dei cattolici nella vita politica e la costituzione di un blocco liberale-cattolico-nazionalista. Gli zanardelliani sono tuttavia sopravvissuti come autorevole corrente d’opinione soprattutto negli ambienti intellettuali e nelle li- bere professioni5.

L’anno seguente le elezioni comunali del 21 giugno si conclusero con una sostanziale parità tra gli zanardelliani e i socialisti, da un lato, e i moderati uni- ti ai cattolici, dall’altro. Fu un risultato che rese impossibile la costituzione di una giunta e quindi impose il ritorno alle urne nel febbraio 1915. Come osser- va Ugo Baroncelli,

cattolici e moderati uniti avevano vinto sui democratici, con una maggioranza così forte, che avrebbe permesso loro di vincere con un discreto margine di vantaggio, anche se nella lista democratica fossero confluiti i voti dei socialisti ufficiali e dei socialisti riformisti.

I clerico-moderati però non intendevano assumere l’amministrazione del Comune se non dopo che per alcuni mesi questa fosse affidata a un commissario regio, che rivedesse tutta la contabilità degli ultimi tempi. A tale scopo avevano presentato una lista che non comprendeva che 30 candidati (i consiglieri comunali da eleggere erano 60) e questi uscendo dall’aula al momento della votazione per l’elezione del sindaco, resero inevitabile la nomina di un commissario6.

L’alleanza tra conservatori e cattolici, che si ripresentò alle nuove elezioni am- ministrative del 21 febbraio 1915, fu appoggiata anche dal Gruppo nazionalista bresciano. Riunitosi infatti in assemblea, constatato che necessitava

una vasta azione allo scopo di promuovere il decisivo intervento dell’Italia nel con- flitto […] e che l’atteggiamento dei cattolici bresciani si [era] su questo punto note- volmente differenziato dall’atteggiamento generale del loro partito, ritenuto quindi che nell’orbita amministrativa si rende[va] tuttora possibile la collaborazione con essi e con il partito liberal-conservatore, ritenuto che nella lista proposta agli elettori dai partiti liberale e cattolico avrà parte non piccola, come numero e come autorità

2 Vincenzo Bettoni Cazzago (1856-1924) fu sindaco fino al 1906. In seguito fu eletto deputato dal

1909 al 1919.

3 Girolamo Orefici (1867-1932) fu sindaco dal 1906 al 1912 ed eletto deputato dal 1924 al 1929. 4 Paolo Cuzzetti (1855-1925) guidò l’amministrazione comunale fino al 1914.

5 Filippo Ronchi, Interventismo e neutralismo a Brescia (luglio 1914 - maggio 1915), in A novant’anni

da Vittorio Veneto (1918-2008): momenti e riflessioni sulla guerra da Brescia all’Italia, a cura di Luciano Faverzani, Supplemento ai «Commentari dell’Ateneo di Brescia», Geroldi, Brescia 2010, p. 11.

6 Ugo Baroncelli, La stampa bresciana dall’assassinio di Serajevo all’entrata dell’Italia in guerra, «Com-

di nomi, il gruppo nazionalista delibera[va] di appoggiare nella lotta imminente la lista proposta dai partiti liberal-conservatori e cattolico7.

Le elezioni videro la vittoria dei moderati e dei cattolici, la nomina a sinda- co di Dominatore Mainetti8 e l’entrata in giunta dei due principali rappresen-

tanti del cattolicesimo bresciano e italiano, Luigi Bazoli e Giorgio Montini9,

quest’ultimo destinato a diventare nel settembre del 1917 il presidente dell’U- nione elettorale cattolica italiana.

Un’ampia relazione10 e di grande interesse, conservata nelle Carte di Giacomo

Bonicelli11, pur redatta nel 1917, fornisce non solo informazioni, ma anche valu-

tazioni, talora piuttosto critiche, sui protagonisti della vita politica e amministra- tiva bresciana a partire dalle elezioni politiche del 1913 e da quelle amministrative del 1914 e del 1915. Da essa emerge un quadro della classe dirigente locale che è essenziale per comprenderne le posizioni interventiste o neutraliste, non sempre lineari e coerenti con l’evolversi della situazione. Nel documento un’attenzione particolare era riservata ai deputati e ai senatori bresciani:

Deputati. Conservatori liberali: Bonicelli, Frugoni, Bettoni, Morando, Corniani12.

Tutti fanno capo al giornale «La Sentinella bresciana» organo del partito, diretto dall’avvocato Ducos e in assenza di questi dal cav. Sartori.

Di questi cinque deputati, l’on. conte Corniani, deputato di Iseo, ha una tinta al- quanto più conservatrice degli altri, appartenendo alla destra pura, mentre tutti i primi quattro siedono al centro.

S.E. Da Como13 di origine zanardelliana fa capo al giornale democratico «La Pro-

vincia»: non ne ha però mai approvata la politica bloccarda in città, e nel proprio collegio riunisce tutti i voti dei liberali della «Sentinella bresciana», dai quali fu so- stenuto cordialmente.

[…] L’On. Longinotti14 è persona influente nel partito cattolico e in cordiali rap-

porti col partito liberale. Egli è il grande organizzatore delle leghe dei contadini, alle quali si deve lo scarso successo dei socialisti nel Bresciano. La sua politica è sempre stata appoggiata dalla «Sentinella bresciana».

L’On. Tovini15 non è mai stato in buoni rapporti col partito moderato-liberale; da

qualche tempo è anche in cattivi rapporti col partito cattolico di Brescia, conser- vando la sua base nei soli sacerdoti della Valle.

Senatori. Sono di origine zanardelliana: Bettoni, Castiglioni, Gorio. Rappresenta- no il nuovo orientamento della provincia: Molmenti moderato liberale e Passerini16

con tinta più accentuata, quasi cattolico17.

Altrettanta attenzione era dedicata agli esponenti dell’amministrazione co- munale e provinciale:

Sindaco è il comm. Mainetti, rappresenta il Commercio; uomo popolare, buono, conciliante, buon finanziere.

Uomini veramente fattivi nella Giunta, e di altissimo valore morale e intellettuale, il cav. avv. Reggio assessore delegato una delle figure più rappresentative del partito

7 Donatella Romano, I giornali bresciani alla vigilia della Grande guerra, in Brescia provincia di con-

fine nella prima guerra mondiale, Atti del convegno (Brescia 29-30 novembre 1986), Supplemento ai «Commentari dell’Ateneo di Brescia», Geroldi, Brescia 1988, pp. 229-230. Il Gruppo nazionali- sta bresciano, sezione bresciana dell’Associazione nazionalistica italiana, fu fondato nel febbraio del 1914. Il Consiglio direttivo era presieduto da Arturo Reggio (1879-1959), avvocato e uomo politico, prosindaco di Brescia dal 1919 al 1920 e dal 1945 al 1951 presidente della Provincia di Brescia. Era se- gretario Lorenzo Gigli (1889-1971), giornalista e critico letterario.

8 Dominatore Mainetti (1861-1920) fu sindaco fino al giugno del 1919.

9 Giorgio Montini (1860-1943), direttore del «Cittadino di Brescia» dal 1881 al 1911, consigliere co-

munale e assessore a Brescia dal 1913 al 1920. Dal 1919 fino al 1926 fu deputato del Partito popolare italiano. Luigi Bazoli (1866-1937), assessore comunale dal 1915 al 1919. Dal 1919 al 1921 venne eletto deputato del Partito popolare italiano.

10 Ministero dell’Interno 1917-1919, 1981 Bacchetti, Prefettura, Atti, Archivio storico della Resistenza

bresciana e dell’Età contemporanea. Da indicazioni interne, la relazione fu compilata da un anoni- mo esponente liberale moderato nel settembre del 1917, quando prese servizio il nuovo prefetto Tito Bacchetti (1864-1920). Si tratta di una minuta di 25 fogli, scritta a macchina con aggiunte a penna, probabilmente richiesta dallo stesso nuovo prefetto per conoscere la situazione politica e sociale bre- sciana. È suddivisa in paragrafi, su deputati e senatori, sull’amministrazione comunale, sulla depu- tazione e la giunta provinciale, sulla Prefettura, sulle banche, sui giornali e i partiti politici e infine sui collegi elettorali. Nelle citazioni le aggiunte a penna sono evidenziate in corsivo. Notizie sulle persone citate nel documento, si possono trovare in Paolo Corsini, Marcello Zane, Storia di Brescia. Politica, economia, società 1861-1992, Laterza, Roma-Bari 2014.

11 Giacomo Bonicelli (1861-1930), consigliere comunale e provinciale, fu eletto deputato nel 1890,

nel 1909 e nel 1913 e divenne sottosegretario al ministero dell’Interno dal 1917 al 1919.

12 Pietro Frugoni (1847-1925), deputato dal 1908 al 1919; Gian Giacomo Morando (1856-1919), de-

putato dal 1897 al 1919; Giuliano Corniani (1854-1919), deputato dal 1904 al 1919.

13 Ugo Da Como (1869-1941), deputato dal 1904 al 1919, fu sottosegretario alle Finanze e poi al Te-

soro nei due ministeri Salandra. Nel 1920 fu nominato senatore.

14 Giovanni Maria Longinotti (1876-1944), deputato cattolico dal 1909 al 1924. 15 Livio Tovini (1876-1951), deputato dal 1909 al 1913, senatore dal 1929.

16 Baldassarre Castiglioni (1851-1938), presidente del collegio degli avvocati di Brescia; Carlo Go-

rio (1839-1917), deputato dal 1870 e senatore dal 1909; Pompeo Molmenti (1852-1928), deputato nel 1890-1892 e dal 1895 al 1909, senatore dal 1909: Angelo Passerini, consigliere comunale e provinciale a Brescia, senatore dal 1915.

liberale, e il comm. dott. Giorgio Montini, capo del partito cattolico. Questi è uo- mo fine, intelligente, colto, di alto sentimento patriottico. Di minor temperamento politico, ma uomo pure di grande valore l’avv. cav. uff. Luigi Bazoli, che milita nello stesso campo. Un tempo i cattolici avrebbero voluto farne il loro deputato pel col- legio di Lonato, ma non riuscirono mai a vincerne le riluttanze. Egli ha, del resto, fatta adesione cordiale alla candidatura dell’on. Da Como, se non ufficialmente, certo nella intimità dell’amicizia che lo lega all’attuale sottosegretario per il Teso- ro. Temperamento aristocratico e fine quanto all’apparenza semplice e trascurato. […] Deputazione provinciale

Anche qui regna l’alleanza dei liberali coi cattolici e ininterrottamente tale alleanza tiene l’Amministrazione dal 1895. Ora non esiste minoranza nel Consiglio provin- ciale. Presidente il comm. Fisogni18, che fu sindaco di Brescia, deputato del Colle-

gio di Leno in un breve periodo delle più fiere lotte zanardelliane19.

L’anonimo estensore della relazione guardava con attenzione anche all’atti- vità dei funzionari della Prefettura:

Dal lato del colore politico dei funzionari, la Prefettura di Brescia ha risentito per moltissimi anni la influenza del partito avversario all’on. Bonicelli. Il comm. Orefici vi ha sempre avuto degli amici intimi, che lo hanno – quando hanno potuto – fa- vorito: l’on. Bonicelli ha mai voluto fare azione energica ed esclusivamente di parte per modificare l’ambiente, ripugnando al suo carattere ogni provvedimento che non sia soltanto inspirato a ragioni superiori, Ma anche per questo, forse, l’ambiente si è in parte modificato automaticamente. Senza bisogno di alcuna pressione esteriore. Hanno molto valso a ciò l’opera dei due prefetti Enprin e Sorge20, e quella preziosa

del Vice prefetto Boniburini, ottima persona ed amico.

Il Vice prefetto Stanchina21, trentino, è un grande lavoratore, un mirabile patriota

e un esemplare galantuomo. È però apolitico, nel senso che, come Trentino, non ha mai compreso le questioni di parte locali. Ora gli incombe il lavoro del Consor- zio granario, dei profughi ecc. e per questo lato è stata ed è una fortuna l’avere un simile funzionario a Brescia22.

Uno spazio particolare era poi dedicato a Antonio Bianchi23, una figura di ri-

lievo, il promotore del miglioramento e dello sviluppo dell’agricoltura bresciana e che, negli anni della guerra, pareva fosse in grado di assumere un ruolo poli- tico importante a Brescia. Su di lui il giudizio espresso dal relatore era ambiva- lente: estremamente positivo per quanto riguardava le sue conoscenze scientifi- che e la sua attività di innovatore dell’agricoltura, negativo, invece, per quanto concerneva le sue ambizioni politiche:

Il dott. Bianchi, direttore della Cattedra ambulante di agricoltura, presieduta dal Comm. Carlo Fisogni, è giovane di valore, di formidabile attività: è socialista rifor- mista interventista, sebbene all’inizio non fervente, appartiene a famiglia che nel col- legio di Lonato ha sempre combattuto l’On. Da Como. Dal Da Como il Bianchi non è per questo ben veduto. Il Bianchi è necessario riconoscerlo fece molto bene alla agricoltura bresciana, soprattutto nelle valli e nelle montagne: si deve all’opera sua se i pascoli tornarono a rifiorire, colla industria casearia e del bestiame, e se vi fu negli ultimi anni un fervente lavoro di rimboschimento. Per queste sue beneme- renze e anche per il suo interventismo, il partito moderato liberale ha sempre aiutato il Bianchi e, forse senza volerlo, lo ha reso, si può dire, arbitro in tutte le Commis- sioni sorte per la guerra e che hanno per iscopo le requisizioni e la distribuzione dei generi annonari; a lui è anche deferita la materia delicatissima degli esoneri agrari. […] Il Dott. Bianchi va ascoltato e aiutato in ogni cosa che si attenga esclusivamen- te all’organizzazione annonaria; va considerato con molta diffidenza per il resto, ri- cordando che assai spesso egli si serve di uomini di nostra parte di temperamento politico debole, come il conte comm. ingegnere Vincenzo Calini, ovvero addirittura di cattolici, come il senatore Passerini, per arrivare là dove da solo non potrebbe24. I tre quotidiani bresciani e i periodici legati ai partiti erano analizzati soprat- tutto dal punto di vista delle loro posizioni politiche e per l’influenza che gli esponenti bresciani potevano esercitare sull’opinione pubblica:

La «Sentinella bresciana» fondata nel 1859 organo un tempo dei moderati che han- no combattuto Zanardelli, oggi rappresenta il partito liberale che fa capo all’On. Bonicelli. Come ho detto, gli On. Frugoni, Bettoni, Morando e Corniani fanno tutti capo a questo giornale, come gli uomini che oggi coprono la maggior parte

18 Carlo Fisogni (1854-1936), deputato dal 1892 al 1893 e dal 1895 al 1897, fu prosindaco di Brescia

dal 1898 al 1902.

19 Ministero dell’Interno 1917-1919, 1981 Bacchetti, ff. 2-3.

20 Enrico Enprin fu prefetto dal 10 dicembre 1911 al 30 agosto 1915, Giuseppe Sorge dal 19 settembre

1915 al 30 agosto 1917, quando fu nominato Tito Bacchetti.

21 I due viceprefetti erano Aldenago Boniburini e Camillo De Stanchina, non Stanchina. 22 Ministero dell’Interno 1917-1919, 1981 Bacchetti, f. 5.

23 Antonio Bianchi (1878-1935) svolse una intensa attività in provincia di Brescia rivolta soprattutto

alla trasformazione delle colture, al risanamento dei bacini montani, al rinnovamento del patrimo- nio zootecnico. Nel dicembre 1926 fu ammonito, arrestato e inviato al confino fino al 1928.

delle cariche pubbliche cittadine e provinciali. Il Cav. Avv. Arturo Reggio, assesso- re delegato, è sempre stato fino a pochi anni orsono, redattore del giornale. Attual- mente la «Sentinella bresciana» è affidata al redattore capo Cav. Sandro Sartori25.

La «Provincia»: fondata nel 1876 fu organo personale di Zanardelli. Attualmente si contendono la proprietà morale del giornale il Comm. Orefici e il Senatore Betto- ni, amici all’apparenza in fondo competitori26 […]. L’avvocato Orefici, di razza se-

mita, ha ingegno, tenacia, insensibilità ai più gravi rovesci. Fu Sindaco della città e amministrativamente fece una prova discreta. […] Ora l’Avv. Orefici affetta di non occuparsi di politica: in realtà non si occupa neppure dell’organizzazione civile, co- me sarebbe invece suo dovere. Lavora invece moltissimo come avvocato approfit- tando delle numerose assenze di colleghi.

[…] Si rimprovera all’on. Da Como la politica conciliante che gli ha valso l’ap- poggio della «Sentinella bresciana» nelle tre elezioni, e nell’ultimo persino il tacito consenso dei cattolici.

Gli Orefici avrebbero voluto che l’onorevole Da Como assumesse l’atteggiamento bloccardo del giornale, cosa che repugnava al rappresentante di Lonato e che, del re- sto, gli avrebbe fatto perdere sicuramente il collegio, dove i cattolici sono molto forti. […] Questo partito (ex zanardelliano) ha attualmente vari rappresentanti di secon- daria importanza nel Comitato di preparazione civile, presieduto dal signor Gra- ziotti, repubblicano temperato che deve la Commenda a S.E. Bonicelli. In genera- le il Comitato di preparazione esplica un’azione utile se non sempre illuminata: è pieno di buone intenzioni, e a ogni modo non guasta quando non è male ispirato e non si mette di proposito a fare da contraltare alla Giunta.

[…] «Il Cittadino di Brescia» è l’organo dei cattolici bresciani. Fu diretto per oltre 25 anni dal Comm. Montini, ora dal Cav. Avv. Carlo Bresciani27.

Il giornale, come il partito, è in fatto di patriottismo un esempio ai cattolici italia- ni. I cattolici Comm. Montini e Avv. Cav. Uff. Bazoli hanno firmato sempre come assessori il proclama della Giunta pel XX Settembre; il giornale ha, pure esso, man- tenuto queste direttive di perfetto lealismo verso le istituzioni.

«Il Cittadino di Brescia» fu tra i pochi giornali cattolici interventisti, e quotidiana- mente cerca di tenere alto il morale delle popolazioni rurali della Provincia28. Gli altri periodici, ai quali veniva fatto un breve cenno o addirittura non era- no nominati, erano evidentemente giudicati secondari. In realtà essi godevano di un seguito popolare, come «La Voce del Popolo», settimanale diretto da don Giuseppe Tedeschi29, e «Brescia Nuova», il settimanale socialista, organo della

Federazione provinciale socialista e della Camera del Lavoro. Una minore im- portanza avevano «La Ragione socialista», organo responsabile delle sezioni bre- sciane del Partito Socialista Riformista Italiano, e «Il Popolo. Settimanale della democrazia bresciana», di tendenze radicali, diretto da Giuseppe Gorio30 e che

aveva tra i collaboratori anche Alfredo Giarratana.

Sulla forza e il rilievo del socialismo bresciano il giudizio del relatore era molto limitante. Veniva sottolineato soprattutto il fatto che la sua diffusione