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Nota su Suarez

Nel documento Non essere (pagine 191-195)

VERITÀ DEL NON ESSERE

3. L A QUESTIONE DELL ’ EX NIHILO

3.5. Nota su Suarez

Occorre premettere che Suarez ha una sua meontologia, il cui perno sta nella figura del “nihil negativum” (cf. Disp. XXVIII, Sect. III. 15), cioè nella negatività che emerge attraverso l’ipotesi di una realtà autocontraddittoria. Se un tale negativo è il tipo dell’impossi-bile, esso si distingue dal “nihil absolutum“, che è inteso da Suarez come il “nulla” da cui Dio, creando, trae il mondo.

Ora, “creare” vuol dire produrre qualcosa ex nihilo (cf. Disp. XX, Sect. I). Ma quel sintagma – “ex nihilo” –, per specificare l’atto crea-tore rispetto a qualunque altra azione, esclude il concorso della causa materiale e la dipendenza della cosa creata da qualunque subiectum, come bene espone Anselmo nel già citato Monologion: così che è equivalente dire “dal nulla” e dire “da nessun subiectum”. Dunque, il creare si distingue da ogni azione che accada per pas-saggio – appunto, in un subjectum – dalla potenza all’atto47.

47Leggiamo al n. 10: «Si può mostrare che non c’è alcuna ripugnanza nell’ipo-tesi che qualcosa sia ex nihilo – nel senso vero da noi mostrato. Infatti non bisogna immaginare – come alcuni ritennero – che lo stesso nihil sia la mate-ria dalla quale (ex qua) tale ente divenga (il che evidentemente è contraddit-torio); infatti, quella particella “ex” qui non vuol dire riferimento a una causa materiale bensì a un terminus a quo; e così non c’è alcuna contraddizione a pensare che ciò che di suo (ex se) era nihil, incominci ad essere qualcosa per effetto d’altri. Perché, se volessimo interpretare quella particella “ex” come riferita alla causa materiale, dovremmo esporla non positivamente, ma nega-tivamente; così che si dica che accade ex nihilo ciò che accade non per una causa materiale, e neppure in questo si può evidenziare alcuna contraddizio-ne. Infatti, perché mai, se qualcosa può accadere per l’azione combinata di potenza passiva e potenza attiva, non può anche accadere in atto qualcosa per la sola potenza di un agente (particolarmente efficace)?». (La traduzione dei testi di Suarez è condotta da noi, sul testo latino stabilito da S. Castellote).

Spiega meglio Suarez, nel medesimo luogo (al n. 12), che «con quell’“ex nihilo” si intende dire che è creata del tutto secondo tutta la sua entità l’intera cosa [tota res] che di suo e anzitutto fa da termi-ne adeguato dell’aziotermi-ne, senza che alcuna sua parte o cosa sia pre-supposta». Ora – si chiede retoricamente l’autore –, «in che senso implica contraddizione che la cosa tutta, che non era, riceva per tutta se stessa l’essere?»48. E più avanti (al n. 29): «Grazie alla crea-zione una cosa è fatta per sé e anzitutto secondo l’intera ratio entis, così che la creazione non suppone in essa alcuna ratio entis. Infatti, secondo la dottrina di Aristotele, si dice esser fatto per sé e anzitut-to ciò che in alcun modo è supposanzitut-to nella cosa che diviene; diventa-re ente in quanto ente non è altro che diventadiventa-re la ratio entis per sé e anzitutto, per effetto di tale azione».

Importante (cf. Disp. XX, Sect. 5, n. 1) il legame che Suarez vede tra la productio ex nihilo e la novitas essendi: «Abbiamo infatti detto che la creazione è produzione dal niente; perciò è necessario che la cosa creata, prima sia stata nihil; dunque appartiene al significato della creazione che, prima della creazione, ci sia il non essere simpli-citer et omnino di quella cosa che è creata; perciò appartiene al signi-ficato della creazione la novitas essendi. Questa ultima conseguenza è evidente, perché tutto ciò che ha l’essere dopo il non essere ha avuto a un certo punto un inizio nell’essere, e questo significa avere una novità d’essere»49.

Al n. 11 Suarez si chiede come debba essere inteso il sintagma “ex nihilo” («particula ex nihilo in definitione creationis qualiter intelligenda»).

48Al n. 23 Suarez fa riferimento al frammento di Galeno sulla filosofia mosai-ca, da noi già citato a proposito della metafisica di Filone: «Unde et Galen., de

Usu part., c. 10, reprehendit Moysem, quod dixerit Deum imperio suo omnia produxisse».

49«Diximus enim creationem esse productionem ex nihilo; ergo necesse est ut res

quae creatur prius fuerit nihil; ergo de ratione creationis est ut ante illam praecedat non esse simpliciter et omnino eius rei quae creatur; ergo de ratione creationis est novitas essendi. Patet haec ultima consequentia, quia omne id quod habet esse post non esse habuit aliquando initium essendi, et hoc est habere novitatem essendi».

E così risponde: «Siccome la creazione è detta produzione ex nihilo, quell’ex non significa la successione di una cosa dopo l’altra, come quando diciamo che la sera viene dal mattino; infatti, […] quella locuzione denota anche l’ordine per accidens, che accade tra realtà successive in quanto sono successive; ma la creazione non è di suo una emanazione successiva, bensì istantanea e tota simul. Perciò, quell’ex nihilo, se è assunto negativamente significa mancanza di causa materiale»; «se invece denota un riferimento al terminus a quo, che deve essere semplicemente non ens, anche così denota solo un ordine di natura, e non di durata, come notava Avicenna nella sua Metafisica (VI, 2)»50. E così prosegue il testo: «Qui l’ordine di natura consiste nel fatto che la creatura di suo non avrebbe in assoluto alcun essere [esse] se non gli venisse comunicato da altri per creazione, e così di suo è nihil negative, cioè non ha l’essere da sé [ex se]»51. In altre parole, l’ipotesi della assolutezza dell’ente che non sempre è, corri-sponde a una contraddizione (nihil negativum).

«E per questa ragione [quell’ente], anche se fosse creato ab aeterno, sarebbe creato ex nihilo, perché da non avente l’essere da sé, diviene avente l’essere da altro, così che il suo stesso essere è fatto per crea-zione (quell’essere che, se non fosse fatto, sarebbe nihil)»52. E allora, 50«Cum creatio dicitur esse productio ex nihilo, illud ex non significat successionem

unius post aliud, ut cum dicimus vespertinum tempus fieri ex matutino; nam praeterquam quod illa locutio est valde impropria et inepta ad definitionem, denotat etiam ordinem per accidens, nisi in successivis quatenus successiva sunt; creatio autem non est de se successiva emanatio, sed momentanea seu tota simul. Illud ergo ex nihilo, vel negative sumptum significat carentiam causae materialis, et ex hac parte nulla est necessitas novitatis essendi, quia creatio, etiamsi esset aeterna, potuit esse independens a materiali causa; vel denotat habitudinem ad terminum a quo, qui debet esse simpliciter non ens, et sic denotat tantum ordinem naturae, non durationis, ut etiam Avicena notavit, Vl suae Metaph., c. 2».

51«Hic autem naturae ordo in hoc tantum consistit quod creatura de se nullum

omnino esse habet nisi ab alio communicetur per creationem, et ita ex se est nihil negative, id est, non habet ex se esse».

52«Atque hac ratione, etiamsi ab aeterno crearetur, ex nihilo crearetur, quia ex non

habente esse ex se fit habens esse ab alio, ita ut ipsummet esse (quod, si non fieret, nihil esset) per creationem fiat».

«benché in nessuna durata reale sia vero dire che ‘la creatura non è’, o ‘è niente’, tuttavia è vero dire che per natura è piuttosto nihil che qualcosa, poiché ciò che è primo in natura non esclude che sia così in qualche durata reale, ma la cosa va spiegata negativamente; nel senso che senza causalità, ovvero senza creazione, la cosa sareb-be nihil»53.

Abbiamo lasciato il più possibile a se stesso il dettato suarezia-no, considerata la sua sostanziale chiarezza. In ogni caso, il contri-buto di Suarez è, tra quelli dei classici, l’ultimo che ci è parso di dover menzionare in relazione alla determinazione del corretto significato ex nihilo. Anche Kant, a dire il vero, sviluppa una sua meontologia; ma essa non appare specificamente rilevante ai fini della nostra indagine54.

53«Et tunc, licet in nulla duratione reali verum sit dicere creatura non est, aut nihil

est, nihilominus verum est dicere prius natura esse nihil quam aliquid, quia illud prius natura non excludit ita esse in aliqua duratione reali, sed explicandum est negative, scilicet, quod sine causalitate, quae est per creationem, res nihil esset».

54Nel Tentativo per introdurre nella filosofia il concetto delle quantità negative (1763), un Kant ancora scolastico propone (al cap. 1) la sua meontologia. Ci sono due generi di opposizione annullante, l’una reale e l’altra logica. L’opposizione logica (autocontraddittorietà) produce il nihil negativum. L’opposizione reale produce comunque qualcosa di cogitabile, come lo è la quiete di un corpo bloccato da forze contrapposte: questo niente di movi-mento è un nihil privativum. La differenza è quella – rispettivamente – tra un moto-che-non-c’è e un moto-non-moto (un moto di grado zero). Ad esem-pio, diverso è il dire-non-dicendo, rispetto al dire-e-successivamente-disdi-re: il primo è un non posto, il secondo è un prima posto e poi tolto, o posto e tolto realmente. Il rapporto di contraddittorietà – spiega Kant – è solo di natura logica. Non si dà infatti una contraddizione reale. Nella Critica della

ragion pura (Analitica trascendentale, Libro II, Appendice) Kant distingue,

poi, fra quattro tipi del negativo. (1) Il nulla come ens rationis: il “niente”, inteso come “nessuna cosa”. Si tratta di un concetto vuoto, senza oggetto, che non ha insita in sé alcuna contraddizione. Una figura, questa, che sem-bra corrispondere al “nulla momento” di Severino. (2) Il nihil privativum, che, in questa nuova accezione kantiana, è il concetto della mancanza di un oggetto (ad esempio, l’ombra come mancanza di luce e il freddo come

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