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Notizie storiche sulle cave della Rocca del Castello in Termini Imerese

VIII edizione (2018)

3. Notizie storiche sulle cave della Rocca del Castello in Termini Imerese

Nella cittadina imerese, sin dal medioevo, l‘esigenza di materiale lapideo di pregio per ornare gli edifici di culto o pubblici o gentilizi, portò alla coltivazione di cave di pietra a ―cielo aperto‖ o ―a giorno‖, dette in siciliano pirrere (dal francese perriere ‗cava di pietra‘), site extra moenia, sul lido a ridosso dell‘area urbana, alle pendici della Rocca del Castello. Gli orizzonti calcarei giurassici e cretacei furono prelevati, sia per le ottime proprietà litotecniche, sia per i costi di estrazione e di trasporto via mare parzialmente contenuti.

L‘attività estrattiva è attestata sin dal XV sec. con la cava detta del Valàto o Balàto, dall‘arabo balāt o balātah «lastra di pietra»30, epiteto legato alle testate dei banchi rocciosi, inclinati di

oltre 40° sull‘orizzontale ed immergenti a N, che rendevano molto acclive il capo roccioso costellato da una scogliera naturale, con blocchi scalzati al piede, scivolati o crollati.

Il 16 ottobre Va indizione 1486, lo scultore Giorgio de Milano, si obbligò a realizzare un

arco con la pietra estratta da questa cava (perrera) dal Balàto, per la cappella di patronato della famiglia Bruno, in S. Maria di Gesù-La Gancia31. Ancora il 17 febbraio 1a indizione 1527

(1528), lo scultore Tommaso de Chino, aquilano, cittadino di Termini, si obbligò per la somma di 10 onze, con fra Pietro Baylin, abate della commenda palermitana di S. Giovanni dell‘ordine gerosolimitano, ad intagliare un portale monumentale «de lapide civitatis predicte Thermarum», da consegnare entro la fine di giugno, «hic Panormi, in ripa maritime»32.

26 Specie rappresentative: Orbitoides media (D‘Archiac), Siderolites cfr. calcitrapoides Lamarck.

27 Organismi marini liberi, privi di moto proprio, che vivono sospesi nell‘acqua, trasportati dalle

correnti. Presenza di Globotruncana sp., specialmente nei livelli più alti.

28 Cfr. A.CONTINO, Stratigrafia e strutture geologiche del settore occidentale dei monti di Termini Imerese, tesi

sperimentale di laurea (inedita), Università degli studi di Palermo, Facoltà di Scienze, corso di Laurea in Scienze Geologiche, A. A. 1989-90, p. 34.

29 Cfr. J.M.PONS,E.VICENS,The structure of the outer shell layer in radiolitid rudists, a morphoconstructional

approach, «Lethaia», 41, 2008, 219–234.

30 Cfr. H.WEHR, A Dictionary of Modern Written Arabic, Milton Cowan, 1976, ad vocem. Dal XVI fu detta

anche di Muso di Lupa, per la tipica conformazione del promontorio calcareo, cfr. A.CONTINO, Le

Grotte della Rocca del Castello...cit., p. 256.

31 Cfr. G.DI MARZO, I Gagini e la scultura in Sicilia nel secoli XV-XVI, Tipografia del Giornale di Sicilia,

voll. 2, Palermo 1880-83, II, doc. XIII (dagli atti di notar Antonio de Michele di Termini), pp. 15-16.

Un decennio dopo, i cavatori o picconieri (pirriaturi) termitani, riuniti in società, godevano di apposite tariffe per il trasporto del materiale cavato33.

Nella 2a metà del Cinquecento, nella cittadina imerese, l‘impulso edilizio legato sia alla

nascita di edifici di culto, che privati (per il patriziato urbano), incrementò l‘attività estrattiva di calcare. A ciò si aggiunse la crescente richiesta della ―Pietra di Termini‖ in Palermo per la decorazione di edifici ecclesiastici, pubblici e privati34. Gli amministratori comunali (giurati)

di Termini, sin dal 1573, emisero appositi bandi per disciplinare l‘attività di cava, al fine di porre un freno all‘indiscriminata estrazione (talvolta anche abusiva) di calcari, che rischiava di produrre lo scivolamento di porzioni di roccia che sostenevano parte della cinta bastionata e delle cisterne d‘acqua35.

Nel Seicento, per i lavori di «ingrandimento» della chiesa madre furono estratti pezzi d‘intaglio dalle cave predette, nonché da un‘altra attivata nella parte alta della Rocca del Castello36. Il materiale decorativo, attraverso le medesime vie di trasporto dei cereali che

confluivano nel Regio Caricatore già citato, ma secondo un percorso inverso, raggiungeva anche i centri abitati delle Madonie37.

Nel Settecento, la ―Pietra di Termini‖ fu largamente adoperata per ornare vari edifici di culto della cittadina imerese. Emblematica è la spettacolare scalinata monumentale del santuario di Maria SS. della Consolazione38 che, a nostro avviso necessita di un urgente intervento di

restauro.

Negli anni ‗70 del XVIII sec., l‘abate termitano Giuseppe Sansone, accademico euraceo, nel suo spassoso poema inedito «L‘invidia», in ottave siciliane, non manca di citare le cave site sulla costa39. In questo torno di tempo, la pietra calcarea era estratta, sotto forma di lastre o

Baylin, cfr. A.GIUFFRIDA, La Sicilia e l‟Ordine di Malta (1529-1550) La centralità della periferia mediterranea, Associazione Mediterranea, Palermo 2006, pp. 56-57, online nella sezione ―Quaderni‖ del sito www.mediterranearicerchestoriche.it.

33 Cfr. Atti dei Magnifici Giurati della Splendidissima e Fedele città di Termini (d‘ora in poi AMG), 1537-38,

addì 13 ottobre XIa indizione 1537, in Frammenti degli atti dei Giurati dal 1516 al 1549 (d‘ora in poi

AMG, frammenti 2), misc. mss. sec. XVI, Biblioteca comunale Liciniana di Termini Imerese (d‘ora in poi BLT) ai segni III 10 i 3, s. n. p.

34 Cfr., ad es., A. MAZZÈ, I luoghi sacri di Palermo. Le Parrocchie, introduzione di M. Calvesi, Flaccovio,

Palermo 1979, p. 159; A. PETTINEO, Giorgio di Fazio e i Gagini nelle fabbriche del viceré Toledo al Palazzo

Reale di Palermo, «Paleokastro», n. s., suppl. «Paleokastro Magazine», a. I, n. 2, Maggio 2010, p. 58 (doc.

II).

35 Cfr. A.M. MUSSO, Codice de‟ Privilegi, e Consuetudini della Splendidissima, e Fedele Città di Termini Imerese

etc., ms. 1760, BLT ai segni AR e α 2, p. 280.

36 Cfr. A.CONTINO, Le Grotte della Rocca del Castello...cit., p. 263.

37 Cfr. ad es. R.TERMOTTO, Sclafani Bagni: profilo storico e attività artistica, Comune di Sclafani Bagni,

Palermo 2009, pp. 124-125.

38 Cfr. G. CATANZARO, Storia di un santuario 1553-2003: la chiesa della Madonna della Consolazione di

Termini Imerese a 450 anni dalla fondazione, GASM, Termini Imerese 2003, 120 pp., e D. SUTERA, Santuario della Madonna della Consolazione a Termini Imerese, in D. SUTERA, Ricostruire storia e

rappresentazione, Prospetti chiesastici nella Sicilia del Settecento, Caracol, Palermo 2013, pp. 15-29.

39 «èramu assittati affacciu mari / fora Porta Filici a li Pirreri, pri vidiri i pezzi cavriari», cfr. Atti dell‘Accademia

Euracea di Termini, tomi 3, 1774-1800, I, assemblea del 15 febbraio 1774, ms. LBC ai segni AR d β

di blocchi più o meno grandi, utilizzando la forza di espansione prodotta dai cunei di legno, debitamente inseriti nelle fratture e bagnati.

A partire dagli anni ‗70 dell‘Ottocento, la porzione litoranea del monte Garofalo, con il suo caratteristico promontorio, fu progressivamente sventrata dai fronti di cava, attivati per l‘estrazione di roccia con l‘esplosivo, al fine di erigere la diga foranea del nuovo porto (primo tratto completato nel 1888). Attorno al 1909-10 si avviò un ulteriore prolungamento del molo, secondo un apposito piano regolatore. Le cave site nella parte sommitale della rocca, nell‘area dell‘ex castello, dove si produceva calce per uso prevalentemente locale e dove lavoravano molti scalpellini, finirono per modificare irreparabilmente il paesaggio, distruggendo anche grotte ed antiche falesie40.

Infine, agli inizi degli anni ‗50 del XX sec., per realizzare la nuova galleria ferroviaria fu estratto del materiale lapideo dalle cave del porto ed impiegato nelle costruzione delle strutture murarie relative al concomitante raddoppio della linea ferrata. Le cave storiche termitane, quali beni culturali geologici o geositi41, meriterebbero di essere tutelate e

valorizzate, magari inserendole nella vasta rete europea degli ecomusei42. Ciò potrebbe avere

una fattiva ricaduta economica, attraverso il cosiddetto ―geoturismo‖, attirando visitatori ed appassionati.