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6 La storia di Viareggio e la sua antica vocazione turistica

6.3 Il Novecento

Insieme all’inizio del nuovo secolo a Viareggio vengono installati i primi collegamenti telefonici e pochi anni dopo (1909) parte il servizio tramvia. Fig. 6-3 – Burlamacca Fonte: Storia illustrata di

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Agli inizi del ‘900 il flusso turistico subisce un’impennata registrando presenze annue sempre più massicce: nel giro di pochi anni passano da 40.000 a ben 85.000 nel 1907 (Fanfani, 2005).

Se è vero che un’espansione del genere si era vista negli anni ’70 del secolo precedente, stavolta la vitalità della destinazione turistica è dovuta alle capacità imprenditoriali locali, in grado di competere con altre località (perlopiù liguri e toscane) ed attrarre visitatori, turisti e villeggianti.

Il numero degli alberghi aumenta e i bagni si fanno più sofisticati: incorporano sala da ballo, caffè, pasticcerie, negozi,… Si tratta spesso di capolavori di falegnameria per i quali diventano molto rinomati i maestri d’ascia viareggini. Un esempio ne è il Bagno Nettuno (Fig. 6-4) con la sua galleria di Coppedè realizzata a mo’ dell’ingresso dell’Esposizione Universale di Milano.

Fig. 6-4 Bagno Nettuno. Fonte: Storia illustrata di Viareggio, Fanfani, 2005

Oramai Viareggio è una località affermata e tutte le guide turistiche ne esaltano le peculiarità come “la spiaggia fine, il clima mite, le costruzioni eleganti, le proprietà terapeutiche di talassoterapia e le sabbiature” (Fanfani, 2005).

Un evento pernicioso segna però l’anno 1917: “verso le 23 del 17 ottobre- dicono le cronache- un piantone del Municipio vede levarsi a diverse centinaia di metri

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di distanza fiamme e fumo in direzione del lungomare.” (Fanfani, 2005, pag. 152). Un incendio devastante distrusse completamente tutte le costruzioni tra il molo e l’Eden (chalet Principe, Galleria Nettuno,…).

Sommandosi alla fine della grande guerra con tutte le sue perdite umane e non, sembra la fine.

Ma con zelo, tutto viene ricostruito a tempo di record, come prima, segno di una evidente energia e volontà della popolazione locale.

Il dopoguerra a Viareggio è segnato, così come nel resto del Paese, dalla difficile riconversione delle attività produttive alla quale non sfuggono i cantieri e le altre fabbriche della zona.

E così come nel resto del Paese, gli anni del dopoguerra sono segnati dalle squadre d’azione e dall’avvento del Partito Nazionale Fascista, cosa che la città di Viareggio contempla con preoccupazione dato che non mancano episodi di violenza anche a livello locale (ad esempio i giorni del maggio 1920 in cui la città fu in mano agli anarchici seguito dell’uccisione da parte delle forze

dell’ordine di Augusto Morganti, un guardalinee che si era offerto di partecipare ad un derby calcistico).

Altri esempi dei disordini che sconvolsero la città sono la sfida a cazzotti e botte del 15 maggio 1921 (giornata in cui si eleggeva il rinnovo del Parlamento), che iniziò però con dei colpi di pistola che andarono a colpire due manifestanti di sinistra, e anche la distruzione della Camera del Lavoro dovuta a scontri tra esponenti di sinistra e aderenti al movimento di Mussolini.

Non manca l’allegoria, che presto si ripresenta nei carri di quegli anni: maschere come “Il pescatore e il fisco” vogliono focalizzare l’attenzione su tutti coloro che, a scapito della vita di altri, si sono arricchiti con le dinamiche bellicose. Il periodo più difficile e controverso, si ha a partire dalla marcia su Roma (28 ottobre 1922) : la popolazione cittadina soffre per le restrizioni e le leggi c.d. “fascistissime” che porteranno alla Seconda guerra mondiale; al contempo però, l’urbanistica vive un periodo di ristrutturazione che vede la valorizzazione della città verso il mare.

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Sulla scia di quello che accadde nel periodo di Firenze capitale, gli imprenditori, i politici, gli intellettuali, gli aristocratici, soggiornano nei migliori alberghi viareggini andando così a consolidare l’immagine di una meta di svaghi e

vacanze per la classe agiata col suo stile salottiero, cosa per altro, sottolineata dai grandi alberghi in muratura e costruzioni di legno in stile liberty di cui esempi ne sono Alfredo Belluomni (che ridisegnò l’intero lungomare dopo l’incendio del ’17) e Galileo Chini.

Pirandello, Eleonora Duse e Titta Ruffo sono solo alcuni personaggi famosi che trascorrono le vacanze nella città costiera facendo tendenza e appassionando i lettori di cronaca mondana delle riviste (esempio in Fig. 6-5).

Le celebrità e gli aristocratici più in generale influenzano proprio l’organizzazione della città che diviene funzionale alla villeggiatura : la passeggiata con i suoi caffè sul lungomare diventa e rimane parte centrale mentre la massa di operai, marinai e gente comune si allontana e

si concentra soprattutto nella zona della darsena e dei cantieri (Fanfani, 2005). La città “plaisir” raggiunge il suo apice negli anni ’20-’30 del ‘900 periodo in cui assume un asseto urbanistico che giungerà fino ai nostri giorni escluse distruzioni dovute al secondo conflitto mondiale o ad atti di imprenditori locali poco

lungimiranti.

Alcuni dati al 1929 possono far meglio comprendere la rilevanza di quella che è la terza meta in Italia per numero di presenze: gli abitanti sono quasi 35.000, esercizi alberghieri e pensioni (censite in tutto il territorio comunale compresa Torre del Lago) sono raddoppiati rispetto alla fine del secolo precedente e occupano circa 700 addetti, gli stabilimenti balneari sono 93 e bar, gelaterie, e pubblici esercizi più in generale, 533 (Fanfani, 2005).

Tuttavia la guerra non manca di far contare innumerevoli danni anche qui: molte costruzioni storiche vengono distrutte per bombardamenti o escavazione di

Fig. 6-5 Eleonora Duse. Fonte: Storia illustrata di Viareggio, Fanfani, 2005

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trincee, gli edifici sono smembrati dai colpi di cannone e la popolazione evacuata cerca riparo sui monti della Versilia e nell’entroterra. Inoltre danni importanti riscontrabili anche al porto, semidistrutto, la qual cosa influenza un declino nelle attività marittime e di pesca inibite soprattutto dalla presenza di mine

all’imboccatura del porto.

La popolazione sfollata può rientrare in città solo dopo la completa liberazione che avviene nel 1945 e trova una città distrutta e in rovina; nonostante ciò la ricostruzione si avvia velocemente: in pochi anni vien ricostituita la capacità produttiva della pesca e i principali comparti riescono a riprendere le attività. Presto la spiaggia da Torre del lago a Fossa dell’Abate torna ad essere popolata dai turisti e dagli stabilimenti che riprendono l’attività. Con l’autorizzazione nel 1945 del governo militare riapre anche il casinò, dal quale deriva una

significativa quota di entrate del bilancio cittadino ma la decisione dl governo centrale di abolire i luoghi in cui si pratica il gioco d’azzardo, interrompe sin da subito il riprendere da questa attività.

Riprende peraltro il comparto calzaturiero e il nautico soprattutto negli anni del boom economico con la produzione di yacht e natanti.

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