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APPENDICE B. CRONOLOGIA STORICA ILLUSTRATA

3.13. NUOVE INDAGINI E CANTIERI MIRATI PER IL RESTAURO DEGLI

AFFRESCHI (1989-2002) 81

Parallelamente alle indagini scientifiche conoscitive, agli interventi di miglioramento delle condizioni ambientali e alla messa in opera della CTA, venne svolta una lunga fase di programmazione per definire il futuro progetto di restauro degli affreschi, diretti dall’Istituto Centrale di Restauro, divisa in due fasi: il primo, dal 1989 al 1994, il secondo dal 1994 al 2001. Quello di inizio anni Novanta consistette in cantieri didattici svolti al fine di studiare le tecniche di esecuzione, gli interventi precedenti e lo stato conservativo di tutti gli affreschi presenti; tali dati vennero registrati in specifiche mappature tematiche. In seguito, nel 1994, iniziò un cantiere di restauro pilota sul riquadro della Missione dell’arcangelo Gabriele per individuare la giusta metodologia di intervento, al fine della rimozione dei sali presenti sulle superfici; il restauro all’intero ciclo giottesco iniziò nel mese di luglio 2001 e si conclude il 18 marzo 200282.

3.14. LE INDAGINI IDROGEOLOGICHE 83

A causa della continua presenza di acqua all’interno della cripta e di alcuni problemi riguardanti la statica dell’edificio connessi alle infiltrazioni umide, fu visto necessario uno studio del comportamento geotecnico del suolo nelle zone circostanti la Cappella Scrovegni. Le indagini cominciarono per la prima volta negli anni Cinquanta, all’interno del contesto degli interventi, anche strutturali, per studiare i rapporti della falda con i livelli del canale Piovego e con le forzanti meteorologiche. Una prima campagna geognostica fu attuata nel 1953 con l’esecuzione di quattro sondaggi a 20m di profondità; il dato più interessante riguarda il livello di allora della falda, attorno ai -4,30/-4,50m (considerando come livello zero quello del pavimento della Cappella) ed

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F. CAPANNA, A. GUGLIELMI, Note sul restauro dei dipinti murali della Cappella degli Scrovegni, in «Padova e il suo territorio», XCVII, VII, 2002, pp. 9 - 12.

82 BORSELLA, L’architettura, le trasformazioni e i restauri, cit., p. 180.

83

ILICETO, Studio del sottosuolo, cit.; V. ILICETO, P. MELONI, F,OIZZETTO, S. MEZZOCHIN, Studi idrogeologici e storici sul sottosuolo della Cappella, in «Il restauro della Cappella degli Scrovegni. Indagini, progetti, risultati», a cura di BASILE, Ministero per i beni e le Attività Culturali, Skira, Milano, 2003, pp. 53 - 68; P. SALANDIN, La situazione idrogeologica dell’area della Cappella degli Scrovegni, in «Il restauro della Cappella degli Scrovegni. Indagini, progetti, risultati», a cura di BASILE, Ministero per i beni e le Attività Culturali, Skira, Milano, 2003, pp. 74 - 93.

I restauri

67 era derivante da ciò il fatto che l’acqua fosse quasi sempre presente nel cenobio per un’altezza di circa 20 cm; venne inoltre individuata la stratigrafia del terreno che verrà poi confermata dalle indagini eseguite nel 1963. Con queste ultime indagini si riscontrò come il livello di falda fosse salito a -4,23 m così che il cenobio venne invaso dall’acqua per circa 30 cm; si rilevò inoltre la presenza di strati di terreno con scarsa resistenza meccanica e un elevato contenuto d’acqua, al di sotto della zona absidale sul lato sud-est.

La successiva campagna di indagini, del 1989, previde diverse prove penetrometriche e tre sondaggi che questa volta si spinsero fino alla profondità di 30 m e che non vennero però effettuati nelle dirette vicinanze della Cappella, per poter ottenere una visione più ampia, però non correlabili a quelle eseguite 26 anni prima. Un ulteriore sondaggio fu realizzato nel 1996 raggiungendo la profondità di 15 m. Un anno più tardi, a cura del Comune di Padova, venne realizzato un impianto di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche e di superficie in accumulo e ristagno nel cenobio. Le indagini geotecniche fin’ora illustrate saranno quelle che il prof. Vittorio Iliceto userà nel 2001 come base di partenza per quelle da lui stesso svolte. Lo scopo della nuova campagna consisteva nel ricostruire la configurazione del sottosuolo dal punto di vista del sondaggio archeologico, stratigrafico e idrogeologico, attraverso l’installazione di trasduttori di pressione in profondità per la misura dei livelli di falda,

Fig. 3.30. Ubicazione dei sondaggi geognostici eseguiti nell’area della Cappella degli Scrovegni (1996); ILICETO,

I restauri

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registrati ogni otto ore. Dalle indagini geognostiche (topografiche, geofisiche, stratigrafiche) e dallo studio della idrogeologia si evinse che fino alla profondità di 10 m «esiste un importante corpo idrico alloggiato in sabbie di varie granulometrie, passante da limi e limi sabbiosi a sabbia grossolana con ghiaino. *…+ si è potuta riconoscere l’unitarietà del corpo idrico presente nel sottosuolo di quest’area. Si è constatato che esso si sviluppa dall’area del fiume Piovego a quella dell’Arena, e che i periodi di morbida del fiume si ripercuotono come innalzamento del livello di falda all’interno del cenobio. Ciò costringe ai frequenti inneschi delle pompe che travasano l’acqua, accumulatasi in una apposita vasca ricavata nel settore orientale del cenobio, verso l’esterno»84. Due anni più tardi, nel 2003, il Comune affidò di nuovo al prof. Illiceto il monitoraggio del sistema di pompaggio sopracitato; nella relazione al Comune “Monitoraggio dei tempi di funzionamento del sistema di pompe della Cappella degli Scrovegni” del 2005 venne riportato il continuo lavoro delle pompe nei due anni di osservazione e per la prima volta venne suggerito come l’innalzamento della falda fosse influenzato in modo significativo anche da eventi pluviometrici intensi. Nel 2011 il Comune di Padova commissionò al dipartimento di Ingegneria Idraulica, Marittima, Ambientale e Geotecnica, uno studio sull’impatto dell’idrologia nell’area dell’Arena in seguito all’abbassamento temporaneo della falda in zona Boschetti, causata dalla possibile costruzione di un nuovo auditorium. Gli esiti redatti dai professori D’Alpaos e Simonini, concordarono con le precedenti assunzioni di lliceto nell’affermare la presenza di un acquifero, costituito prevalentemente da sabbia, tra i 5 m e i 15 m di profondità; è però diversa l’interpretazione riguardo la presenza dello strato argilloso a 15 m di profondità: gli studi suppongono infatti che questo vada a costituire una barriera idraulica e che di conseguenza gli acquiferi siano due e non uno unico come sopracitato. Tale ipotesi è stata confermata con le prove eseguite nell’estate del 2011: esistono due falde, una più profonda ed una più superficiale. Non è invece possibile quantificare esattamente quanto il contributo diretto delle precipitazioni caratterizzino la dinamica della falda anche se sicuramente possono essere identificate come la causa principale dell’innalzamento di quest’ultima.