La mia breve comunicazione ha come scopo principale quello di pre-sentare lo stato della ricerca e la problematica connessa al primo funziona-mento del Monte di Pietà di Savona. Credo però che la data di nascita dell’istituzione, il 1479, insieme con l’impulso e l’alto patrocinio dato da Si-sto IV, giustifichino ampiamente il fatto che anche di essa si parli in queSi-sto convegno dedicato al pontefice savonese.
Le vicende relative all’origine ed all’assestamento del Monte richiama-no, nella maniera più emblematica, i motivi ideali e le spinte concrete che, nella seconda metà del secolo XV, hanno dato impulso al radicamento di questi enti nell’area centro-settentrionale dell’Italia. A Savona, infatti, nella creazione del Monte, si fondono e diventano operative le cure del Pontefice per i problemi della propria città natale e la qualificata azione organizzativa dell’ordine francescano, dal cui seno Sisto IV proviene. La presenza, poi, di Angelo da Chivasso, acuto polemista e profondo conoscitore dei problemi morali e giuridici legati alla circolazione ed al prestito del danaro, oltre che figura di punta nella disputa con i domenicani, qualifica l’impegno che l’or-dine, appoggiato dal Pontefice, pone in atto per giungere alla costituzione del Monte di Pietà di Savona.
Solo qualche anno or sono, in occasione del centenario della fondazione dell’Ente, la Cassa di Risparmio di questa città, che ne ha raccolto l’eredità istituzionale, si è resa benemerita della pubblicazione di un volume miscel-laneo che rievocasse quell’evento e quel periodo. In tale circostanza, mi era occorso di presentare la più vecchia documentazione contabile del Monte, relativa ai primi tredici mesi di funzionamento, dal 1o gennaio 1480 al 31 gennaio 1481, e di prospettarne le potenzialità per la migliore conoscenza della vita economica e delle stratificazioni sociali cittadine 1.
Più di recente ho avuto modo di operare un approccio più analitico alla stessa documentazione, cercando di valutare, qualitativamente e
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* Pubblicato in: «Atti e Memorie della Società Savonese di Storia Patria», n.s., XXV (1989), pp. 147-152.
1 P MASSA 1980, a cui si rimanda per i riferimenti bibliografici generali.
vamente, i rapporti tra gli artigiani savonesi ed il Monte 2. L’occasione con-creta e l’opportunità dello studio erano state suggerite dalla circostanza che, per alcuni conti, il registro indica la qualifica professionale dei soggetti che compiono operazioni di pegno.
Al primo interrogativo, consistente nell’accertare se i rapporti tra il Monte e tali categorie produttive presentino caratteristiche differenti, rispetto a quelli instaurati con gli altri clienti, l’esame dei dati propone una risposta negativa. Per più di un terzo degli artigiani il ricorso al credito su pegno si è rivelato occasionale e isolato nel corso dell’anno; per i due terzi residui esi-ste una ripetitività delle operazioni (da otto volte a due o tre) con frequenze variabili: per alcuni tra quindici e trenta giorni; per altri l’intervallo intercor-rente tra le varie operazioni è anche di due o tre mesi. Le somme ottenute in cambio degli oggetti impegnati sono di norma di poche lire di Savona: il 61% dei pegni è sotto le cinque lire; l’80% sotto le dieci; solo per l’8%
l’ammontare riscosso (da 26 a 50 lire) può portare ad ipotizzare il soddisfa-cimento di necessità collegate alla gestione degli affari e non solo al sosten-tamento: tali e più rilevanti somme non sono però ottenute attraverso il pe-gno di oggetti di alto valore unitario, ma risultano piuttosto dalla faticosa raccolta di piccole cose preziose, anche otto o nove, sottratte con molta probabilità a patrimoni familiari non certo cospicui. La necessità occasionale di instaurare un rapporto con il Monte di Pietà si rileva anche dalla discon-tinuità della durata dei pegni: il 42% degli oggetti è impegnato da uno a sei mesi, con una marcata concentrazione, all’interno del periodo, intorno agli intervalli più lunghi (da tre a sei mesi). Il limite minimo è di due-tre giorni, mentre, all’opposto, si constata una misura di dodici-quattordici mesi, per non parlare degli oggetti che, non disimpegnati, finiscono all’asta. Egual-mente significativa è la tipologia degli oggetti impegnati: il 52% ha riferi-mento a piccoli gioielli d’oro e d’argento, per lo più catenine, croci ed anelli;
il 26% a capi di abbigliamento usati ed alla biancheria, che rappresenta forse il limite estremo della ristrettezza e della necessità di procurarsi del con-tante; il 14% riguarda tessuti non confezionati, in pezza o scampolo.
In calce all’analisi dei dati riferiti agli artigiani mi è parso di poter trarre almeno due conclusioni, relativa la prima alla tipologia sociale considerata e la seconda al Monte nel suo complesso.
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2 MASSA 1985.
NUOVE RICERCHE SUL MONTE DI PIETÀ DI SAVONA
Quanto agli artigiani, da un lato emerge, come si è detto, un rapporto con l’Ente non certo finalizzato al finanziamento del processo produttivo;
dall’altro, l’operato del Monte nei loro confronti si qualifica come sovven-zione ed occasionale assistenza a soggetti che, se per particolari circostanze, personali o congiunturali, possono considerarsi poveri, non rientrano nelle categorie popolari più indigenti.
La sostanziale esclusività del rapporto assistenziale rispetto a quello creditizio rimanda inoltre alle esperienze di altri modelli di Monti di Pietà e ad alcune interpretazioni storiografiche: l’esempio savonese mi è parso uni-voco in tal senso e questa tesi è confortata da nuove e più complete indagi-ni, alcune ancora in corso all’interno dell’istituto di Storia economica della Facoltà di Economia e Commercio di Genova, di cui è possibile anticipare i primi risultati.
Credo anche che, da un punto di vista metodologico, il tipo di ricerca attuato possa essere una traccia per studi futuri che vogliano essere esaustivi sull’attività di queste istituzioni. Utilizzando la memoria di un elaboratore elettronico appositamente programmato, sono stati schedati tutti i dati emersi dalla contabilità dell’Ente nel suo primo anno di attività e si è quindi proceduto alle possibili elaborazioni.
Le operazioni di pegno compiute sono risultate 4310, per complessivi 6143 oggetti. I 1650 clienti (di cui 1375 uomini e 275 donne), rappresentano quasi il 7 % della popolazione del distretto per il quale è previsto il credito: se si prendono però in considerazione i dati calcolati da Varaldo, relativi ad un periodo di poco posteriore, sulla consistenza dei fuochi savonesi 3 (composti di 4,5 persone cadauno), il complesso degli abitanti interessati al credito del-l’Ente ammonta a 7425 individui. Il 30%, cioè quasi un terzo della popolazione della città e del ristretto contado, è assistita, quindi, dal Monte di Pietà in un momento che gli storici ritengono, a ragione, di floridità economica generale.
I dati complessivi sulla frequenza dell’accesso all’istituto accentuano la tendenza, emersa già per gli artigiani, di compiere una sola operazione in un anno (il 52,61%), mentre, complessivamente, l’80% dei clienti ne esegue da una a tre.
Rari i casi opposti, tra i quali la punta massima è raggiunta da una per-sona che, nello stesso lasso di tempo, è titolare di ben 46 operazioni.
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3 VARALDO 1975, pp. 24-27 e 53-55.
Anche la tipologia degli oggetti impegnati è la stessa rilevata per gli ar-tigiani: l’unico scarto consistente si coglie nella maggiore quantità di capi di abbigliamento usati e di biancheria (il 40% contro il 26), a riprova che gli artigiani non sono mediamente i clienti più poveri che si rivolgono al Monte.
Un altro interessante dato complessivo mostra che il 91% degli ogget-ti, alla chiusura dei conogget-ti, risulta riscattata, a conferma di necessità contin-genti a cui si è riusciti a far fronte (tale percentuale sale addirittura al 98%
per gli artigiani).
Anche i tempi di giacenza dei pegni sono, nell’analisi generale, in linea con quanto rilevato per gli artigiani: il 50% degli oggetti viene riscattato in un periodo da uno a sei mesi.
Infine gli importi, con il 61% dei pegni che fruttano meno di cinque lire e l’85% entro le 10 lire. La presenza di un 12% al di sotto di una lira in-dica poi livelli estremi di indigenza, anche se è tutto il complesso dei dati del registro che accentua le caratteristiche di ente assistenziale e non creditizio.
Come si può arguire dalle anticipazioni che, al momento, è stato possi-bile fornire, emergono dalla contabilità esaminata alcuni elementi di rifles-sione più generale utili all’inquadramento dell’Istituto nel panorama dei Monti di Pietà contemporanei. È stato sostenuto che è sterile chiedersi se i Monti debbano qualificarsi istituzioni bancarie o piuttosto opere di benefi-cenza, in quanto essi sono stati inseparabilmente ed organicamente entrambe le cose. Qualora si acceda a tale prospettiva, è certo accettabile il paradosso del Cardinal De Luca che, nel Seicento, affermava che il Monte di Pietà di Roma non serviva né il popolo minuto (che non aveva cose preziose da im-pegnare), né il ceto attivo dei mercanti e degli imprenditori, allontanato dalla lentezza della burocrazia e dalla paura di dannosa pubblicità 4.
L’esperienza dell’Istituto savonese di pegno, indagata analiticamente, seppure per un periodo limitato, è però nel senso di smentire sia l’indirizzo storiografico citato, sia la testimonianza del De Luca.
Quanto a quest’ultima ed ai soggetti che al Monte si rivolgono, appare incontestabile l’interesse di ampi strati sociali, inseriti a vari livelli nella vita produttiva, per l’attività di un Ente che può sovvenirli in momenti, anche ri-petuti, di difficoltà economica: non è il popolo minuto nullatenente, ricordato da De Luca, ma un consistente numero di persone fornite di modesti
acces-———————
4 PRODI 1982.
NUOVE RICERCHE SUL MONTE DI PIETÀ DI SAVONA
sori domestici e di entrate limitate ma ricorrenti, che consentono il ricorso al pegno, con la speranza, per molti, del disimpegno più o meno vicino.
Non è un caso che il successo dell’istituto sia stato immediato: di fronte alla previsione statutaria di una apertura al pubblico di 170 giorni all’anno, il Monte risulta funzionante, nel 1480, per ben 253 giornate.
Per venire infine alla storiografia citata ed ai compiti dell’Ente, dal contesto dei dati esaminati la funzione assistenziale è l’unica che risulta svolta: non appare infatti che il Monte esegua operazioni di credito o di rac-colta di depositi, al punto da assumere, come altrove, anche compiti bancari.
Non è possibile, in realtà, giudicare, allo stato dell’attuale storiografia, se il caso savonese sia peculiare o si inquadri in un sistema di Istituti sostan-zialmente solo assistenziali. Era questo certo l’intento perseguito dai fran-cescani e da Sisto IV ed il collegamento diviene, quindi, quasi necessitato.
La precocità della nascita del Monte di Pietà di Savona rispetto a quasi tutte le consimili Istituzioni dell’Italia settentrionale è da riportare alla sollecitudine del Pontefice e dell’Ordine: non è quindi improbabile che tale ortodossia di origine, sotto lo scudo del Papa e del diritto canonico, abbia reagito sulla qualità assistenziale del Monte.
Dal quadro sopra delineato mi pare che emerga, in conclusione, un proble-ma complesso e sfaccettato, che coinvolge gli indirizzi della politica pontifi-cia e la presenza degli Ordini religiosi in campo assistenziale, le loro con-crete esplicazioni in ambito locale, per finire alle interpretazioni storiografi-che da approfondire: in tale contesto l’esame analitico e critico degli ele-menti contabili e quantitativi, se generalizzato, come è stato fatto per l’esperienza savonese, potrebbe apportare, io credo, contributi forse fon-damentali.