6. E oggi il diritto?
6.4. Nuove sfide, nuovi assetti
Intanto altre sfide si fanno avanti. Fosse solo la questione di Al Bano e Jackson. Il mondo d’oggi, digitale, spazza via originale e copia, tutto propone a riutilizzo orizzontale. La proprietà intellettuale, la stessa industria culturale sono in crisi. Nuovi mezzi vanno adottati per con- trollare i processi di composizione creativa, tentando di dotarli di un ordine, per quanto possibile.
Il diritto deve oggi rivelare un suo tratto innovativo. Giocare ai processi, come quelli sopra rendicontati rapidamente, è un gioco quasi di retroguardia. Bisogna che tutti si capisca dove stiamo andando. L’industria facendo i suoi passi, gli autori raccogliendo le sfide delle nuove tecnologie. La politica e la produzione normativa ispirando il senso di una gestione nuova della complessità, che abbisogna di regole capaci di dialogare con il nuovo mondo. Ciascuno per la sua strada, chissà che per vie insondabili non si crei quell’assetto che consenta una svolta, la svolta necessaria, perché nasca un’idea più allargata, anche se non smarrita, di autore, un’idea più ampia, anche se non dispersa, di opera, un’idea nuova di economia, scambio sociale e diritto.
IL PLAGIO FRA AUTORE E PUBBLICO
Denis Isaia
SOMMARIO: 1. I «Pirati» – 2. La proprietà intellettuale tra concezione «indivi-
dualistica» e concezione «collettivistica» – 3. Dalla committenza al collezioni- smo: la nascita dell’artista – 4. L’esclusione del pubblico e l’umanità del pla- gio.
1. I «Pirati»
«The single, most interesting tendency in cinema today – and the only one that holds a future – is piracy: the digital reproduction of the entire history of cinema»1. Il 20 luglio del 2008 Jan Gerber e Seba-
stian Lütgert presentano a Bolzano «The Pirate as Archivist – Tools and Materials»2. Il workshop sostiene l’inconsistenza del copyright nell’era
digitale e aggiorna la narrativa sull’autorialità condivisa, aperta dalla ricerca strutturalista3. Questa in breve, la tesi: l’unione di reti informati-
1 J. G
ERBER,S. LÜTGERT, The Pirate as Archivist - Tools and Materials, in AA.VV. (a
cura di), Manifesta 7, Index, Milano, 2008, 111.
2 The Pirate as Archivist – Tools and Materials, workshop a cura di Jan Gerber e Seba-
stian Lütgert, Bolzano 20 e 21 luglio 2008, nell’ambito di Tabula Rasa, a cura di Denis Isaia in conversazione con Raqs Media Collective per The Rest of Now, a cura di Raqs Media Collective per Manifesta 7, Biennale europea di arte contemporanea, mostra a cura di Adam Budak, Anselm Franke e Hila Peleg, Raqs Media Collective, Trentino- Alto Adige, 19 luglio-2 novembre 2008.
3 In particolare si vedano i lavori di R. B
ARTHES, La mor de l’autor (1968), in Le bruis-
sement de la langue, Seuil, 1984; M. FOUCAULT, Que est-ce que un auteur? (1969), in
Dits et écrits, Paris, 1994, e U. ECO, Opera aperta, Milano, 1962. Barthes, Foucault ed
Eco fra gli altri, seppur con differenti approcci, hanno contribuito a spostare l’attenzio- ne dall’autore al sistema di circolazione, lettura e fruizione dell’opera. Non sono man-
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che per lo scambio dei dati e la digitalizzazione degli stessi ha forte- mente ridotto i limiti fisici4, e reso sempre più difficile recuperare le ra-
dici dell’atto creativo e controllare la distribuzione dei prodotti dell’in- telletto. Per Gerbert, Lütgert e una lunga schiera di intellettuali della pirateria5, l’unione di un’inventio che è sempre più difficile ricostruire
dal prodotto finale e dunque da attribuire e i molti buchi che la rete in- formatica globale apre nelle maglie di chi deve sorvegliare, in un futuro non molto lontano, farà «naturalmente» vacillare l’autore.
I Pirati sono una delle frange estreme di quella che possiamo definire la «filosofia della libera circolazione»6. Tale pensiero radicato
in una tradizione di rivendicazioni di accesso e di circolazione delle in- formazioni e della cultura che è parte sostanziale dell’età moderna e della cultura laica, ha trovato nella rivoluzione del digitale una rinnova- ta vitalità e – seppur con diversi gradi d’integrazione con il sistema so- cioeconomico attuale – ridiscute oggi alcuni modelli di produzione, di- stribuzione e consumo tradizionali. Prendiamo il caso ancora fuori fuo- co dell’economia del web: sulla scorta di quanto già sperimentato dalla televisione, il web ci offre gratuitamente una quantità pressoché infinita di dati e servizi. Ma la cosa a mio avviso più rilevante è che a oggi le
cate derive o interpretazioni alla lettera: Luther Blisset o Wu Ming sono due fra le sigle e i gruppi nati per organizzare la narrativa collettiva. Queste entità hanno la stessa for- ma dell’autore, ma non un corpo. Se passiamo a un livello psicanalitico – non estraneo alla questione dell’autore – è possibile individuare sotto la maschera della negazione un narcisismo che trova compimento nel non mostrarsi. Una forma di banditismo autoriale che, a me pare, segnala la pregnanza del tema pur non rappresentandone l’orizzonte d’indagine.
4 Il testo di riferimento sulle potenzialità della digitalizzazione e le influenze sulle for-
me di distribuzione dei beni e di genesi di alcuni processi culturali è il noto saggio di C. ANDERSON, La coda lunga, Torino, 2006.
5 Sulla pirateria e il movimento no-copyright un’ottima raccolta di testi e tutte le infor-
mazioni si trovano su <www.nocopyright.net>.
6 Per «Pirati» intendo il movimento intellettuale e politico per l’abolizione del
copyright, nato in Svezia attorno al sito per la distribuzione di file torrent <www.the piratebay.org> e oggi diffuso in tutto il mondo occidentale.
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aziende che più hanno successo nell’economia della rete informatica, sono quelle che hanno almeno in parte sposato la «filosofia della libera circolazione» e che sono più generose di altre con l’utente. Google ne è l’emblema. Secondo le regole tradizionali dell’economia la quantità e la qualità del servizio offerto all’utente è sproporzionata rispetto alle po- che e marginali righe di pubblicità che l’utente paga a ricompensa. Una politica a prima vista suicida dati i costi dello spazio fisico (hardware, software, manutenzione, sviluppo).
L’argomento meriterebbe un approfondimento estraneo al tema di quest’articolo, va però segnalato con dovuta approssimazione, come il gigante del web rappresenti l’avanguardia di una struttura economica basata sull’organizzazione, sulla circolazione e sull’abbondanza piutto- sto che sul controllo di una scarsità. La questione è interessante perché, seppur il concetto di possesso di qualcosa sia ancora al centro, i termini sono completamente invertiti: dal possesso di una merce si passa al possesso di un pubblico. Le evoluzioni di queste tendenze sono ancora da esplorare, però è possibile prevedere delle tensioni fra spinte endo- gene al web e resilienze di poteri organizzati sui paradigmi classici del- lo scambio economico.
2. La proprietà intellettuale tra concezione «individualistica» e conce-