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Pubblicare senza il consenso dell’autore: Flamsteed

Nel 1835 l’astronomo Francis Baily pubblicò l’autobiografia e una selezione di lettere e documenti del primo astronomo reale inglese e cioè di John Flamsteed39. L’opera suscitò sconcerto poiché dai docu-

36 Lettera del 4 Agosto 1597 di Galileo a Giovanni Keplero, in Opere di Galileo Gali-

lei, cit., vol. 20, 67-68: «in Copernici sententiam multis abhinc annis venerim».

37 Come Galileo scrisse al Doge di Venezia il 24 Agosto 1609, in Opere di Galileo Ga-

lilei, cit., vol. 10, 250-251.

38 Sulle capacità manuali e artistiche di Galileo, cfr. Horst Bredekamp, Galilei der Kün-

stler. Der Mond. Die Sonne. Die Hand, Berlin: Akademie Verlag 2007.

39 Francis Baily, An Account of the Rev.dJohn Flamsteed, the First Astronomer-Royal;

Compiled from his own Manuscripts, and other Authentic Documents, never before Pu- blished, London, Printed by Order of the Lords Commissioners of the Admiralty, 1835.

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menti pubblicati emergeva che un aspro conflitto aveva opposto Flam- steed a Newton e che la personalità di quest’ultimo era ben diversa da quella divinizzata dagli scritti apologetici precedenti. Da allora, i bio- grafi più avvertiti di Newton non hanno potuto passare sotto silenzio una vicenda che si protrasse dal 1704 al 1716 e che documenti ulteriori hanno consentito di approfondire in numerosi dettagli e di cui qui non posso che fornire una sintesi estrema40. Preliminarmente, tuttavia, vi

sono due questioni che vanno ricordate. La prima riguarda Isaac Newton e uno dei suoi pochi amici, l’astronomo e geofisico Edmond Halley. Entrambi si fecero inviare nel corso dei loro studi numerosi dati astronomici da Flamsteed che era stato nominato astronomo reale con sede a Greenwich nel 1675. La seconda concerne la promulgazione, il 5 aprile 1710 durante il regno (1702-1714) della regina Anna, dello Statu-

te of Anne, cioè della «prima legge che riconosce all’autore di un’opera

letteraria i diritti sul frutto della propria fatica creativa»41.

Il 12 aprile 1704, pochi mesi dopo la sua elezione a presidente della Royal Society il 30 novembre 1703, Isaac Newton si recò a Gre- enwich per informarsi dello stato in cui si trovava la raccolta delle os- servazioni astronomiche che Flamsteed aveva regolarmente preso da quasi trent’anni con lo scopo principale di redigere un catalogo esau- riente delle stelle fisse. Dopo che gli furono mostrate, Newton chiese di poterlo raccomandare al principe consorte della regina Anna, ovvero a Giorgio, principe di Danimarca, perché questi ne sostenesse la pubbli-

40 Oltre all’opera di B

AILY, An Account, cit., le principali fonti della controversia sono

pubblicate nell’edizione completa dei carteggi di Newton e di Flamsteed: I. NEWTON,

The Correspondence of Isaac Newton, Cambridge, 1960. J. FLAMSTEED, The Corre-

spondence of John Flamsteed, the First Astronomer Royal, Vol. 3, 1703-1719, a cura di

E.G. FORBES, e (per Maria Forbes) L. MURDIN, F. WILLMOTH, Bristol and Philadelphia,

1995-2002. Importanti ricostruzioni storiche della disputa sono state fornite da R.S. WESTFALL, Never at Rest: A Biography of Isaac Newton, Cambridge, 1980, ad

vocem; A. COOK, Edmond Halley: Charting the Heavens and the Seas, Oxford, 1998,

ad vocem; e da JOHNS, The Nature of the Book, cit., 543-621.

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cazione. Flamsteed ne fu contento, poiché quello era appunto lo scopo della sua vita: pubblicare i dati raccolti per un trentennio e fornire un nuovo e ampliato catalogo delle stelle fisse. L’interesse personale di Newton per quei dati era evidente dal momento che egli intendeva cura- re una seconda edizione dei suoi Philosophiae naturalis principia ma-

thematica, editi in prima edizione nel 1687, sperando di potere perfe-

zionare proprio sulla base dei dati raccolti da Flamsteed la sua teoria sui moti della luna. Durante il 1704 Flamsteed s’intrattenne con il principe Giorgio che pareva disponibile a patrocinare l’opera e fece pervenire alla Royal Society una stima del numero di pagine e carte che l’opera avrebbe richiesto. A questo punto Newton prese in mano la questione. Il principe Giorgio fu eletto membro della Royal Society e il suo segre- tario scrisse una lettera ai membri della società in cui si affermava che «the President was desired to take what Care in this Matter [la pubbli- cazione dell’opera di Flamsteed] he shall think Necessary Towards the most Speedy publication of so usefull a Work»42. Mentre Newton in-

tendeva concludere la questione velocemente, Flamsteed spiegava che, secondo i suoi criteri, il catalogo non poteva ancora dirsi concluso. Sebbene Flamsteed fosse un membro della Royal Society, Newton non lo incluse mai tra coloro che egli aveva delegato a discutere con il prin- cipe i dettagli relativi alla pubblicazione dell’opera. Anzi, in occasione del ritardo di pagamento della quota annuale d’associazione alla Royal

Society, Newton lo escluse dalla lista dei soci. Di fatto i rapporti tra i

due si fecero sempre più tesi. Nel 1705 i lavori andarono a rilento anche per le assenze di Newton da Londra. Quando Newton selezionò per la cura tipografica dell’opera Awnsham Churchill, Flamsteed non si trovò d’accordo con le scelte tipografiche di quest’ultimo, ma continuò a in- viare materiali per la tipografia e a correggere personalmente e pun- tualmente le bozze. L’apice dello scontro si raggiunse allorché Newton disse che non intendeva procedere nell’impresa fino a quando non a-

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vesse ricevuto copia completa del catalogo delle stelle fisse. Flamsteed si rifiutò di farla eseguire e consegnargliela. Nel 1708 il principe Gior- gio morì e con lui sembrò decadere anche il progetto. Infatti, nei due anni successivi non se ne parlò più.

Il 14 dicembre 1710 durante un incontro speciale del consiglio della Royal Society John Arbuthnot, medico personale della regina An- na e uno dei membri della Royal Society che aveva seguito le trattative per la pubblicazione dell’opera di Flamsteed, produsse un mandato del- la regina datato 12 dicembre con cui ella nominava il presidente della

Royal Society e altri membri designati dal consiglio della società «con-

stant visitors» dell’Osservatorio astronomico di Greenwich, ovvero, se- condo il significato ecclesiastico del termine, ispettori della regolarità delle attività svolte all’Osservatorio, che in tal modo veniva a cadere sotto il diretto controllo della Royal Society. Oltre a inviare annualmen- te alla Royal Society «a true and fair Copy of the Annual Observations» il mandato conferiva al Presidente della società il potere di «Order and Direct Our said Astronomer, and Keeper of Our said Royal Observatory to make such Astronomical Observations, as You in Your Judgments shall think proper»43.

Newton poteva ora esigere quello che voleva. Per riprendere la pubblicazione del catalogo si servì principalmente della diplomazia di Arbuthnot che, il 14 marzo 1711, informò Flamsteed che per ordine della regina la Historia coelestis doveva essere pubblicata il più presto possibile e gli chiedeva quindi di consegnargli «a perfect copy of your Catalogue»44. La minuta di una lettera scritta da Newton, probabilmente

il 24 marzo 1711, ma quasi certamente non inviata a Flamsteed, bene illustra con quale determinazione egli volesse piegare il suo avversario:

43 B

AILY, An Account, cit., 90-91; NEWTON, Newton’s Correspondence, cit., vol. V, 79-

80; FLAMSTEED, The Correspondence of John Flamsteed, cit., vol. III, 573. 44 B

AILY, An Account, cit., 280; NEWTON, Newton’s Correspondence, cit., vol. V, 99;

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165 «The observatory was founded to the intent that a complete catalogue of the fix stars should be composed by observations to be made at Greenwich and the duty of your place is to furnish the observations. […] You are therefore desired either to send the rest of your cataloge to Dr Arbothnot [sic] or at le-

ast to send him the observations […] any excuses or unneccessary delays it will be taken for an indirect refusal to comply wth her Majts order. Your

speedy and direct answer and compliance is expected »45.

Fu di nuovo Arbuthnot a incontrare il 29 marzo Flamsteed presso Garraway’s Coffeehouse per concordare le procedure da seguire. Dell’incontro abbiamo un dettagliato resoconto dello stesso Flamsteed che si disse desideroso di procedere nell’impresa «provided that I might have just honorable and equitable and Civil usage»46. Ma non fu così.

Newton aveva dato il compito a Edmond Halley, dietro lauto compen- so, di fungere da editore dei test forniti da Flamsteed. Le modifiche e la riorganizzazione dei materiali furono tali da inorridire Flamsteed. Hal- ley aveva anche alterato i nomi tolemaici delle stelle fisse rendendo im- possibile un paragone con tutti i cataloghi precedenti delle stelle fisse. Il 18/19 aprile 1711 Flamsteed scrise ad Arbuthnot una lunga e desolata lettera in cui diceva tra l’altro:

«I have now spent 35 years in composeing and Work of my Catalogue which may in time be published […] I have endured long and painfull di- stempers by my night watches and Day Labours, I have spent a large sum of money above my appointment, out of my own Estate to compleate my Cata- logue and finish my Astronomical works under my hands: do not tease me with banter by telling me that these alterations are made to please me when you are sensible nothing can be more displeasing nor injurious, then to be told so.

Make my case your own […] would you like to have your Labours surrepti- tiously forced out of your hands, conveyd into the hands of your de[c]lared

45 N

EWTON, Newton’s Correspondence, cit., vol. V, 102. 46 B

AILY, An Account, cit., 226-227; FLAMSTEED, The Correspondence of John Flam-

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profligate Enemys [Newton e Halley], printed without your consent, and spoyled as mine are in the impression? would you suffer your Enemyes to make themselves Judges, of what they really understand not? would you not withdraw your Copy out of their hands, trust no more in theirs and Publish your own Works rather at your own expence, then see them spoyled and your self Laught at for suffering it. […] I shall print it alone, at my own Charge, on better paper and with fairer types, then those your present printer uses; for I cannot bear to see my own Labours thus spoyled; to the dishonour of the Nation Queen and People»47.

Di nuovo, il 24 aprile, Flamsteed pregava Arbuthnot di consen- tirgli di stampare il catalogo a proprie spese, poiché non poteva accetta- re che le sue «long and chargable labours to be altered by one [Halley] that had no share in the pains or expence»48. Ma non vi fu nulla da fare.

Newton, in qualità di Visitor of the Observatory, richiese a Flamsteed di presentarsi a Crane Court, cioè nella sede della Royal Society. Il 26 ot- tobre 1711 avvenne l’incontro e Newton, che era in compagnia di Hans Sloane e Richard Mead, ma non di Arbuthnot che si era dimostrato troppo accondiscendente, chiese a Flamsteed se gli strumenti del- l’Osservatorio fossero in ordine. Al che Flamsteed rispose che lo erano, ma anche che tutti gli strumenti d’osservazione erano sua proprietà pri- vata, compreso il grande quadrante murale costruito a sue spese, e per- tanto non sogetti all’autorità del Visitor. Poi si lamentò che il suo cata- logo fosse edito da Halley e che egli si sentiva privato dei frutti del suo lavoro. Newton perse le staffe e incominciò a insultarlo e Flamsteed – che sicuramente sapeva come farlo infuriare – gli consigliò di governa- re le sue passioni. Allora Newton – riferì Flamsteed in una lettera all’amico Abraham Sharp – «told me how much I had received from the Government in 36 years I had served. I asked what he had done for

47 B

AILY, An Account, cit., 283-284; FLAMSTEED, The Correspondence of John Flam-

steed, cit., vol. III, 594-597.

48 F

LAMSTEED, The Correspondence of John Flamsteed, cit., vol. III, 599. Il corsivo è

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the £ 500 per annum that he had received ever since he settled in Lon- don. This made him calmer»49.

Nel 1712 apparve un grande in-folio intitolato Historia coele-

stis libri duo50. L’opera era funzionale alle ricerche di Newton e Halley,

ma non corrispondeva assolutamente alle aspettative di Flamsteed. Non vi erano nemmeno contenuti i prolegomena in cui Flamsteed illustrava il suo metodo di osservazione per chiarire il maggior grado di precisio- ne che egli aveva raggiunto nelle sue misurazioni. Al loro posto vi era una prefazione di Halley in parte denigratoria nei confronti di Flamste- ed. L’anno successivo Newton pubblicò una seconda edizione dei Phi-

losophiae naturalis principia mathematica in cui, rispetto alla prima

edizione, gli riuscì di cancellare le citazioni alle osservazioni inviategli da Flamsteed in ben quindici luoghi51. Ma la storia non finisce qui, poi-

ché Flamsteed era determinato a pubblicare la sua opera così come egli l’aveva progettata.

Il primo agosto 1714 morì la regina Anna, e lo stesso giorno Giorgio di Hanover salì al trono d’Inghilterra, mentre il governo Tory cadde e i Whigs tornarono al potere. Nel 1715 morì anche Charles Mon- tague, conte di Halifax, il principale protettore di Newton e amante di sua nipote, Catherine Barton, cui lasciò una generosa eredità. Con la morte della regina Anna anche il suo mandato del 12 dicembre 1710 non aveva più alcuna autorità e Flamsteed smise di inviare alla Royal

Society i suoi rapporti annuali nonostante le richieste di Halley52. Inol-

tre, Flamsteed aveva degli amici nel nuovo governo e, il 30 novembre

49 B

AILY, An Account, cit., 294. 50 Il titolo di quest’opera rara è: J. F

LAMSTEED, Historia coelestis libri duo. Quorum

prior exhibet Catalagorum stellarum fixam Britannicum novum et completissimum una cum earundum planetarum omnium observationibus sextantem, micrometro etc. habitis Posterior transitus per planum arcus meridionalis et distantius eorum a vertice com- pleatiter observante Johanne Flamstedis A.R. in Observatorio Regio Grenovicensi con- tinua serie ab anno 1676 ad annum 1705 completum, Londra, MDCCXII.

51 W

ESTFALL, Never at Rest, cit., 693. 52 B

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1715, il lord chamberlain, il duca di Bolton, firmò un mandato con cui si ordinava a Newton di consegnare a Flamsteed le rimanenti 300 copie della Historia coelestis. Finalmente il 28 marzo 1716 Flamsteed ottenne le copie, tolse da esse il catalogo delle stelle fisse e le 120 pagine che contenevano gli estratti dalle sue osservazioni e “made a Sacrifice of

them to Heavenly Truth”, cioè le bruciò53. Tutto il passo dell’autobio-

grafia di Flamsteed merita qui di essere citato per esteso:

«I brought them down down to Greenwich [le 300 copie della Historia coe-

lestis]: and, finding both Halley’s corrupted edition of my catalogue, and

abridgment of my observations, no less spoiled by him, I separated them from my observations; and, some few days after, I made a Sacrifice of them

to heavenly Truth: as I should do of all the rest of my editor’s pains of the

like nature, if the Author of Truth should hereafter put them into my power; that none of them but what he has given away and sent into foreign coun- tries [le copie stampate erano circa 400] may remain to show the ingratitude of two of my countrymen, who had been obliged by me more on particular occasions, than any other mathematical acquaintance; and who had used me worse than ever the noble Tycho was used in Denmark»54.

Tutta la vicenda rivela la personalità autocratica di Newton, ma soprattutto mostra come dopo il 1710, e nonostante lo Statute of Anne, si potesse pubblicare l’opera di un autore senza il suo consenso. Per concludere ricorderò solamente che Flamsteed realizzò il progetto che si era proposto. Infatti, all’epoca della sua morte, il 31 dicembre 1719, egli aveva strutturato l’opera in modo tale da consentire ai suoi allievi di pubblicarla nei tre volumi desiderati con un volume ulteriore conte- nente l’atlante celeste e lasciando tutto il denaro necessario per pagare le spese tipografiche, che comunque furono coperte anche grazia a una sottoscrizione. Essa apparve nel 1725 con il titolo Historia coelestis

Britannica e fu seguita, nel 1729, dalle 25 tavole che formavano l’Atlas

53 B

AILY, An Account, cit., 101. 54 B

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coelestis. Il catalogo delle stelle fise era il più ampio dei suoi giorni

portando il numero di stelle note da poco più di 1000 a oltre 3000. Inol- tre, l’accuratezza delle sue misurazioni era assicurata dall’uso che egli fece del telescopio dell’orologio a pendolo e del micrometro, cioè della più recente tecnologia allora disponibile. Il suo catalogo costituisce an- cora oggi un riferimento significativo per gli astronomi a noi contempo- ranei55.

55 Cfr., ad esempio, M. W

AGMAN, Lost Stars. Lost, Missing, and Troublesome Stars

from the Catalogues of Johannes Bayer, Nicholas-Louis de Lacaille, John Flamsteed, and Sundry Others, Blacksburg, Va., 2003.

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David Lametti*