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Nuove tecnologie ed evoluzione dei linguaggi musicali

un laboratorio musicale per le scuole italiane

5.6 Nuove tecnologie ed evoluzione dei linguaggi musicali

Da sempre

- 74 i fondamentali approcci alla musica sono stati due:

un primo di tradizione colta, con una propria scrittura, che -

poteva essere tramandato attraverso l’uso di simboli astratti e definiti (la scrittura appunto);

un secondo di tradizione popolare che utilizzava l’oralità e il -

racconto come sistemi di mantenimento della memoria e di trasmissione di regole e significati musicali.

Il primo approccio, se ha determinato lo sviluppo della comples-sità del linguaggio musicale, è stato condizionato da una forte rigidità (data dall’uso della simbologia scritta) e si è spesso op-posto alla elasticità ed originalità del pensiero creativo.

Il secondo approccio è stato a volte disarticolato e impreciso a causa della trasmissione orale, soggetta all’attraversamento di culture diverse con lingue e codici comportamentali mai uguali, intrisa, però, di continue novità e evoluzioni sorprendenti.

Questi due mondi spesso lontani, apparentemente senza possi-bilità di comunicare, poiché basati su schemi comportamentali che presuppongono metodologie differenti, sono stati messi in contatto dagli strumenti musicali, in ultima analisi, dunque, dalla tecnologia. Fino a che la tecnologia è rimasta limitata al campo dello strumento musicale (evoluzione dal clavicembalo al pianoforte, dalle trombe naturali a quelle a pistoni, dal liu-to alla chitarra e così via) i rivolgimenti di carattere estetico

di progettare strumenti polivalenti, il mondo musicale è stato immediatamente sottoposto ad un costante e radicale cambia-mento.

Le prime novità le troviamo alla fine del XIX secolo quando con l’invenzione del grammofono sono cambiati i luoghi di produzio-ne e fruizioproduzio-ne degli eventi musicali: per la prima volta l’ascolto della musica è stato dissociato dalla necessaria presenza di un musicista con il suo strumento. Sono stati, così, concepiti gli ambienti sonori virtuali: qualsiasi stanza si è trasformata in una sala da concerto dove poter ascoltare a proprio piacimento qualsiasi tipo di musica o evento sonoro.

Se all’inizio la bassa qualità dei mezzi tecnici, rendeva ancora alta e significativa la differenza tra ascoltare una registrazione ed una esecuzione musicale dal vivo con il passare degli anni i progressi tecnologici hanno fatto raggiungere livelli qualitativi molto alti, sia per la produzione che per la riproduzione, tanto da poter, oggi, equiparare l’ascolto della musica registrata alla qualità espressa in un concerto.

L’invenzione poi del registratore magnetico ha consentito alla musica non scritta di essere sia riascoltata che rielaborata, an-che a distanza di tempo e luogo, come da sempre è stato per la musica colta grazie all’ausilio della scrittura.

La tecnologia ha, quindi, iniziato ad offrire la possibilità di ope-rare musicalmente anche a coloro che non hanno mai fatto par-te della capar-tegoria dei musicisti tradizionalmenpar-te inpar-tesi.

Così non solamente pianisti, chitarristi e strumentisti in genere sono stati in grado di proporre un ascolto musicale, ma anche i selezionatori di dischi (i padri dei d.j. attuali), i montatori au-dio e i programmatori raau-diofonici hanno potuto offrire emozioni musicali talvolta originali, scegliendo combinazioni e misture di musiche tali da creare nuove forme musicali.

Grammofono, registratore, audio cassette, compact disc fino ai

più avanzati sistemi di riproduzione multicanale hanno, nel corso di poco più di un secolo, obbligato il mondo musicale ad un continuo assestamento sia creativo che produttivo.

Ma ora c’è qualcosa di più: con l’avvento dell’informatica, regi-na di tutte le tecnologie, nel mondo della musica ha iniziato a scatenarsi un vero e proprio terremoto. Prima a livello profes-sionale poi nel mercato consumer, si sono affermate modalità operative fino a prima impensabili. Se per i professionisti si è trattato di modalità tecniche, operative, certamente innovative ma legate pur sempre ad un lavoro ben preciso, nel vastissimo mercato “consumer” ciò ha spalancato una porta di carattere creativo con conseguenze, all’inizio, difficilmente ipotizzabili.

In poco più di 30 anni, e cioè dall’inizio degli anni 70, quando è stato messo a punto il primo sintetizzatore ibrido analogico/

digitale e, poi, con l’affermazione di tecnologie sempre più avan-zate e al tempo stesso sempre più vicine alle possibilità del va-sto pubblico dei giovani, è stato possibile dare a tutte le persone la possibilità di autoprodurre musica.

Il fenomeno dell’autoproduzione musicale è equiparabile alla diffusione della chitarra tra i giovani degli anni ’70. Tuttavia se negli anni passati la chitarra serviva soprattutto a suonare i brani musicali più in voga, l’utilizzo odierno dei computer con i relativi software musicali consente un uso assai più creativo che la semplice riproposizione del brano originale.

A differenza del semplice suonare la produzione copre tutti gli aspetti dell’esperienza musicale: dallo stimolo creativo alla re-alizzazione tecnica, dalle necessità organizzative per

imposta-alla nascita della propria musica può dare maggiore forza alle idee.

Oltre alle tradizionali tecniche di utilizzo del suono (sintesi, re-gistrazione ecc…) si può, attraverso l’uso delle tecnologie, sele-zionare parti, anche molto piccole, di brani famosi (sample), rei-terarne l’uso (loop), modificarne altezza e velocità, equalizzarne il suono. Destrutturare le canzoni e ricomporle secondo criteri apparentemente illogici crea un enorme problema dal punto di vista del diritto d’autore, ma offre la possibilità di esplora-re nuovi comportamenti musicali e, soprattutto, apesplora-re lo spazio a nuovi soggetti provenienti da altri mondi ma interessati ad utilizzare il linguaggio musicale come mezzo di espressione e pensiero.75

Lo scompiglio creato è forte e la tentazione, da parte dei musi-cisti tradizionalmente coinvolti nel lavoro creativo, di negare la validità musicale di tale procedimento è altrettanto pressan-te anche se assolutamenpressan-te negativa, antistorica e, oltretutto, vana.

Per i musicisti del passato, inoltre, l’evoluzione tecnica era sem-pre legata al singolo strumento; dal clavicembalo al fortepiano sino al pianoforte, la tecnica esecutiva dello strumento aveva una propria continuità, così per gli strumenti a fiato e per gli archi. Nel caso delle applicazioni tecnologiche attuali ci trovia-mo di fronte a nuovi strumenti musicali che operano senza ne-cessariamente riprodurre modelli di tecnica esecutiva già noti;

cioè anche un soggetto completamente sprovvisto di tecnica pianistica – ad esempio – è, oggi, in grado di montare, trasfor-mare e costruire un nuovo brano musicale fatto di note com-plesse, di “memorie” di altre musiche e di suoni appartenenti al mondo quotidiano; anzi, sono proprio i “non musicisti” a trovare

75 A tutto ciò va aggiunta la possibilità di utilizzare software di composizione automatica; ved.

paragrafi successivi.

nell’autoproduzione la loro completa realizzazione.

Non solo il fatto musicale in sé sta cambiando, ma anche l’am-biente circostante, i metodi di diffusione della musica, il modo di stampare i supporti (Cd, DVD, partiture e spartiti), e perfino il gusto e i tempi dell’ascolto si sono modificati o si stanno mo-dificando radicalmente.

Con il computer, il nuovo “studio virtuale” (in riferimento ai precedenti studi di registrazione) il suono è modificabile in ogni suo aspetto, ma ciò non è un gesto di alterazione ma di genera-zione:

un violinista o un chitarrista accorda (modifica, program-ma) il suo strumento prima di un’esecuzione ma si attiene a parametri molto precisi legati al suo strumento e/o alla musica da interpretare e non entra nella modellizzazione fisica dello strumento o del suono che esso produrrà. Nel nostro caso possiamo addirittura creare intonazioni del tutto nuove, scale basate su nostre percezioni dei suoni, creare, di fatto, ogni volta un nuovo universo sonoro.76

Non più, quindi, musica colta e musica popolare, generi e stili, dischi e spartiti ma “una” musica e uno strumento: il computer, lui da solo come orchestra intera in grado di produrre file digita-li che possono essere scambiati, trasmessi, manipolati infinite volte per creare musica nuova.

Proprio in virtù di queste trasformazioni inesorabili e per nul-la lente sarà assolutamente necessario riconsiderare una nuo-va metodologia di approccio al fenomeno musicale nei diversi aspetti in cui adesso si presenta.

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