di Giovanna Farina
Il settore dell’edilizia scolastica in Italia è tra i più discussi nel pano‐ rama dell’architettura contemporanea.
Le più recenti indicazioni e nuove linee guida, attraverso le quali sono espressi gli orientamenti della formazione culturale dei giovani e degli adulti, sollecitano interventi di recupero e riqualificazione del patrimonio edilizio scolastico esistente e al tempo stesso nuova costru‐ zione di scuole con il coinvolgimento nelle attività di diversi soggetti tra cui il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (MIT), il Ministero dell’Istruzione (MIUR), le Regioni, gli Enti locali. In ambito proget‐ tuale alla scuola viene chiesto di essere attiva, funzionale, organizzata, impostata su criteri edilizi e tecnologie avanzate, come pure sull’ef‐ ficienza e il risparmio energetico, sulle fonti energetiche rinnovabili, sulla sicurezza e non di meno su criteri progettuali che riflettono i dati normativi delle superfici minime di tutti gli ambienti normali e speciali. Secondo le ultime disposizioni normative l’edilizia scolastica deve garantire le più recenti concezioni della didattica ed essere garantita da controlli continui e da elevate condizioni “prestazionali”.
Un ruolo centrale nella direzione di una visione sostenibile di scuola aperta, in cui didattica e progettualità devono avvenire ovun‐ que, gioca l’idea di spazi comuni e ambienti collaborativi inclusi gli ambienti per l’apprendimento. Coloro che sono coinvolti nella rea‐ lizzazione o nella ristrutturazione degli edifici scolastici si trovano davanti ad un compito davvero imponente dovendo contemporanea‐ mente porre attenzione ad una serie di esigenze sul piano qualitativo e su quello quantitativo sia dal punto di vista architettonico, impian‐ tistico, tecnologico, dell’efficienza energetica e della sicurezza strut‐ turale e antisismica, sia rispetto alla sostenibilità e alla funzionalità degli spazi di apprendimento e di partecipazione delle comunità sco‐ lastiche. Tra l’altro devono affrontare una serie di problematiche che riflettono gli aspetti economici, educativi e di gradimento dell’opera che vanno a compiere oltre quelli dell’innovazione tecnologica, sia materiale (materiali, prodotti, soluzioni tecniche, energia) che imma‐ teriale (processi costruttivi, comfort ambientale, qualità del costruito).
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Così come devono saper collegare gli aspetti tecnici e tecnologici da un lato alla funzionalità degli spazi interni e alle attività orientate alla formazione e all’apprendimento, dall’altro all’architettura delle aule, degli ambienti comuni, degli spazi laboratoriali individuali e informali e dello spazio esterno. Sembra evidente che l’impegno progettuale va oltre il carattere altamente rappresentativo che in termini architettonici contrassegnava l’edificio scolastico tradizionale e che oggi è superato da un’idea nuova di costruzione dove le esperienze vanno estese all’in‐ tera comunità scolastica in uno scambio dialettico interattivo e conti‐ nuo. Per questi motivi le esigenze pedagogiche e sociali devono trovare corrispondenza a livello edilizio sul piano distributivo come su quello strutturale, della sostenibilità ambientale, sociale ed economica nella prospettiva del miglioramento continuo1 secondo l’attuale direzione
che punta al monitoraggio e alla valutazione delle prestazioni e delle loro caratteristiche tecniche e funzionali.
Questo cambiamento, traducibile in una serie di norme in grado di garantire una concezione moderna della scuola, non trova ancora pieno riscontro nella pratica didattica vuoi per l’inadeguatezza degli spazi interni ai corrispondenti standard vuoi per la mancanza di strumenti e ambienti di apprendimento ad essa correlati, sebbene l’attenzione nor‐ mativa sotto il profilo progettuale abbia “riempito” e inonda le nostre città di motivazioni teoriche sulle quali ci si interroga principalmente per fornire alla pratica edilizia sicurezza e funzionalità.
Quello dell’edilizia scolastica si sa è un patrimonio ampio, diffuso e in gran parte antico. In Italia oltre il 60% degli edifici è stato costruito prima del 1976 e necessita ancora di interventi di manutenzione e di adeguamento strutturale e antisismico. In ritardo, rispetto al fabbiso‐ gno stimato, è la messa in sicurezza degli edifici situati nelle zone a rischio sismico, considerando le risorse finanziarie regionali e/o nazio‐ nali o comunitarie già rese disponibili negli anni ai comuni. Ne con‐ segue la necessità di un radicale ripensamento delle strutture edilizie adibite ad attività formative.
Per comprendere i nuovi orientamenti è utile a questo punto deline‐ are seppure brevemente alcuni aspetti dell’itinerario legislativo delle varie leggi e degli interventi che hanno e stanno cambiando il mondo della scuola.
La storia dell’edilizia scolastica moderna inizia praticamente con un concorso bandito nel 1949 dal Ministero della Pubblica Istruzione che
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invitava a non tenere conto dei regolamenti sino ad allora vigenti e ad adottare al posto della tipologia corrente “scuola – caserma” lo schema della unità funzionale con ambienti destinati alla vita collettiva e aperti alla comunità. L’idea della scuola comunitaria fu tuttavia una delle idee meno attuate e la proposta fu presa con una certa sufficienza.
La prima esperienza di controscuola fu quella della scuola di Bar‐ biana iniziata nel 1954 da Don Milani e diffusa nel 1967 attraverso il noto libro collettivo Lettere a una professoressa che ha portato alle manifestazioni studentesche del ’69. Una scuola poverissima, orga‐ nizzata in Canonica, con un solo libro di testo: i ragazzi, a turno, leg‐ gevano la lezione e don Lorenzo spiegava. Era una scuola diversa da tutte le altre: diversa negli orari, diversa nei contenuti, diversa nei metodi di insegnamento.
Dal 1954 con le ricerche pubblicate sui Quaderni del Centro Studi e Documentazione2, istituito presso il Ministero della Pubblica Istru‐
zione, che costituirono per anni il manuale di progettazione per la scuola materna ed elementare fino a 24 aule e l’approvazione nel 1956 delle norme tecniche emanate dalla legge finanziaria 645/1954, ci fu un notevole impulso alla costruzione organica delle scuole suddivise in unità funzionali corrispondenti ciascuna ad una attività diversa: aule, sala, palestra, refettorio, servizi igienici, alloggio insegnante, cucina, sala medica. Gli anni dal 1960 in poi videro un notevole interesse pub‐ blico intorno alla questione scuola e all’applicazione, con la Legge n. 412 del 19753 e il successivo D. M. 18 dicembre 19754, degli standard
che fatto prevalere su tutto il territorio nazionale gli schemi funzionali corrispondenti ad una attività diversa, e per la secondaria di primo e secondo grado l’introduzione degli spazi relativi all’insegnamento specializzato scientifico, tecnico ed artistico: aule, laboratori e officine, auditorium e palestra, refettorio, uffici, attività speciali.
Gli attuali riferimenti per la progettazione di scuole, in linea con l’innovazione introdotta con la diffusione delle tecnologie dell’infor‐ mazione e della comunicazione, trovano applicazione con Le nuove linee guida5 del 2013 che indirizzano le architetture interne a una con‐
cezione dello spazio sensoriale, funzionale e fisico ai sistemi di inse‐ gnamento e apprendimento di ogni grado del tutto nuovi. Come è stato in precedenza esposto, in questi anni l’interesse è per la progettazione di spazi dedicati alla cultura, alla documentazione e alla ricerca; ossia di spazi che pongono al centro il benessere, la socialità, la collabora‐
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zione per lo sviluppo delle competenze sia tecniche che sensoriali. La nuova scuola, chiamata la Buona Scuola, vuole dallo spazio architet‐ tonico fruibilità e permeabilità degli ambienti per permettere agli stu‐ denti di sviluppare le competenze per la vita.
L’azione culturale della Buona Scuola introdotta nel 2015 è un’i‐ dea rinnovata di scuola. Questo orientamento conduce il discorso su due strade: quella dell’applicazione degli indici minimi e massimi di funzionalità urbanistica, edilizia e didattica e quella dell’adegua‐ mento alla programmazione strutturale degli interventi alle norme di agibilità, sicurezza ed igiene che hanno delineato l’indirizzo pro‐ gettuale e costruttivo degli edifici scolastici italiani dagli anni 90 ad oggi, prima con la legge 11 gennaio 1996, n. 236, poi anche con quelle
regionali del 20097.
Dagli ultimi dati forniti dall’Anagrafe dell’edilizia scolastica nazio‐ nale emerge che complessivamente il patrimonio edilizio (40.151), di cui circa la metà costruito prima del 1971, anno di entrata in vigore della legge 5 novembre 1971, n.1086 che ha reso obbligatorio il certi‐ ficato di collaudo statico, risulta di bassa qualità, con carenze signi‐ ficative di vario tipo: dalla messa in sicurezza antisismica, ben pochi risultano gli edifici su cui sono stati effettuati interventi di miglio‐ ramento (12%) e adeguamento sismico (7%), all’acquisizione del cer‐ tificato di idoneità statica (53,2%), di agibilità/abitabilità (53,8%) e di prevenzione incendi (59,5%).
In questo quadro di dati, amplia la conoscenza del panorama nor‐ mativo l’emanazione di provvedimenti che danno al progettista la pos‐ sibilità di scegliere, a parità di sicurezza, tra la nuova normativa pre‐ stazionale e la vecchia prescrittiva la soluzione più conveniente anche dal punto di vista economico. Il vantaggio consiste nella possibilità di optare per una strategia di prevenzione e protezione “su misura”. Tale scelta è di evidente importanza non solo perché viene data priorità agli interventi di opere che concorrono alla sicurezza personale in caso di pericoli interni ed esterni a volte prevedibili, a volte no, dovuti a ter‐ remoti e a fattori esogeni o a comportamenti dell’uomo, ma anche per poter affermare che grazie alla migliorata progettazione o riprogetta‐ zione degli spazi dell’edilizia scolastica gli studenti, apprendendo in ambienti idonei, sicuri, accoglienti e rispondenti alle più attuali esi‐ genze della didattica, godono di una maggiore preparazione e quindi di migliori prospettive di occupazione. Inoltre la programmazione
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degli interventi di riqualificazione e di messa in sicurezza, così come la costruzione delle nuove scuole, deve necessariamente coinvolgere tutti quelli che vivono quotidianamente la scuola ed essere pienamente rispondente alle esigenze di una scuola che cambia rapidamente. Una scuola, pertanto moderna ed efficiente, sostenibile ed ecoefficiente, che produce energia da fonti rinnovabili, in cui l’innovazione si fa non solo attraverso la didattica e che si inserisce nel territorio rispettandone le caratteristiche e valorizzandole. Impianti fotovoltaici, impianti solari termici, impianti di minicogenerazione sono solo alcuni esempi dell’o‐ biettivo efficientamento energetico.
Nuovi stimoli auspicabili per una evoluzione culturale architet‐ tonica formale/formativa in questa direzione, impegno in cui l’otte‐ nimento dei risultati si raggiunge se “La missione fondamentale dell’I-
struzione è di aiutare ogni individuo a sviluppare tutto il suo potenziale e a diventare un essere umano completo e non uno strumento per l’economia;…”8,
se l’esecuzione degli interventi programmati per l’edilizia scolastica va nella direzione di una scuola dove l’attrattività e la vivibilità degli ambienti formativi sono il frutto dei risultati delle principali norme di riferimento.
Bibliografia
1 Norma UNI EN 15643‐5:2017:“Sostenibilità delle costruzioni – Valutazione della sostenibilità degli edifici – Parte 5: Quadro di riferimento sui prin- cipi specifici e requisiti per gli edifici civili”.
2 Il Centro Studi, dal 2012 Istituto Nazionale di Documentazione per
l’Innovazione e la Ricerca Educativa (INDIRE) insieme all’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo di Istruzione e Formazione (INVALSI) e al Corpo Ispettivo del MIUR è parte del Sistema Nazionale di Valutazione in materia di istruzione e formazione.
3 Legge 5 agosto 1975 n. 412 “Norme sull’edilizia scolastica e piano finanzia- rio d’intervento”.
4 D.M. 18 dicembre 1975 “Norme tecniche aggiornate relative all’edilizia sco- lastica, ivi compresi gli indici di funzionalità didattica, edilizia ed urbani- stica, da osservarsi nella esecuzione di opere di edilizia scolastica”. 5 Decreto Interministeriale 11 aprile 2013 “Norme tecniche-quadro, con-
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tenenti gli indici minimi e massimi di funzionalità urbanistica, edilizia, anche con riferimento alle tecnologie in materia di efficienza e rispar- mio energetico e produzione da fonti energetiche rinnovabili, e didattica indispensabili a garantire indirizzi progettuali di riferimento adeguati e omogenei sul territorio nazionale”.
6 Legge 11 gennaio 1996 n.23 “Norme per l’edilizia scolastica”.
7 Legge regionale 11 dicembre 2009, n. 47 “Piani di edilizia scolastica” . 8 Dal Libro Bianco “Teaching and Learning: towards the learning
society” di Edit Cresson e Padraig Flyn.