“Ambienti di apprendimento fluidi e spazi di connessione concepiti
per favorire lo sviluppo della socialità” sono stati il concept dal quale ha
preso avvio la progettazione, che ha ravvisato la necessità di rinnovare gli ambienti esistenti per consentire lo sviluppo di una nuova didattica. La connessione stretta che intercorre tra la configurazione degli spazi archi‐ tettonici e la vivibilità degli stessi è, infatti, molto spesso trascurata quando si tratta di scuole. Strutture ormai superate sia nell’impianto planimetrico che nella disposizione degli ambienti funzionali, si adeguano con difficoltà all’evoluzione della didattica innovativa e soprattutto non rispondono alle attuali esigenze degli studenti della contemporaneità. I concetti di fluidità, nomadismo, ubiquità che permeano la società globale, richiedono dinami‐ smo fisico oltre che mentale e continua capacità di adattamento per tutti i protagonisti del mondo scolastico e di ogni aspetto dell’esistenza, diver‐ samente e ben superiore rispetto alle modificazioni alle quali hanno assi‐ stito le generazioni del passato. Un approccio didattico, in linea con queste necessità e che si sviluppi senza rigide barriere tra i saperi disciplinari, non può quindi che superare i recinti e gli steccati di aule, microcosmi
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architettonici che cristallizzano ogni tentativo di interconnessione tra gli studenti e l’ambiente che li circonda. Partendo da questi presupposti, l’idea progettuale ha restituito all’ambiente scolastico la sua vocazione di comunità, intesa come luogo di scambio di pensiero e di sapere e di incontro di identità diverse che confrontandosi portano all’ar‐ ricchimento l’una dell’altra. Si è immaginato una scuola nella quale gli studenti possano avere degli spazi in cui riunirsi, altri in cui ricercare o speri‐ mentare, altri ancora in cui rilassarsi e meditare. E affinché le idee non restassero tali, si è ridi‐ segnata l’architettura esistente ridando linfa vitale all’ampio vuoto centrale della rampa che caratterizza l’invaso dell’interno architetto‐ nico dell’istituto. Un vuoto, innovativo per l’e‐ poca di costruzione, pensato per dare respiro e luce agli spazi, oltre che per connettere tra
loro i diversi livelli superando le barriere fisiche e visive che una
Fig. 5 ‐ Ipotesi di progetto per galleria lungo la rampa
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Capitolo 6
scalinata avrebbe interposto tra un piano e l’altro.
Fig. 6 ‐ Ipotesi di progetto per area emiciclo ed ex‐ casa custode
Un elemento pregnante, ridotto tuttavia negli anni al semplice ruolo di connessione verticale, ma che nell’idea di progettazione riacquista il suo significato architettonico più profondo, quello di
promenade lungo la quale possa snodarsi il racconto del fare operoso
che caratterizza la vita di una scuola. La lunga rampa, arredata con elementi aerei e pannelli decorativi modulari, diventa una galleria interattiva dove possano diventare visibili le attività degli allievi, con istallazioni variabili in base alla progettualità promossa dall’i‐ stituto. Ma ciò che la rampa porta verso l’alto e condivide con l’in‐ tera comunità scolastica, nasce nel luogo dell’incontro che ha sede al piano seminterrato. Lo spazio dell’emiciclo, sottoposto rispetto al piano di ingresso dell’edificio e sul quale affaccia la rampa, è stato ripensato come una grande agorà nella quale i saperi si intrecciano tra loro in una spirale che li connette per farli poi fluire leggeri verso l’alto. Intorno all’agorà si snodano i luoghi della produzione mate‐ riale ed intellettuale, definiti come officine didattiche, dove l’idea può prendere vita e concretizzarsi attraverso la sperimentazione e il fare. Tali spazi concepiti per favorire l’apprendimento attraverso l’esperienza diretta, sono separati da setti mobili che consentono un’articolazione flessibile degli ambienti stessi. Sono aree funzio‐ nalmente caratterizzate, ma estremamente versatili, esse infatti in base alle esigenze didattiche cambiano la loro conformazione spaziale definendo setting sempre nuovi adatti ad ospitare una o più classi dedite ad un’unica attività o operanti parallelamente su attività differenti. Affacciano sull’emiciclo l’officina del pensiero (area lettura e biblioteca), l’officina del fare (atelier creativo e digi‐ tale), l’officina della creatività (laboratorio artistico) e l’officina
delle scienze (laboratorio scientifico) connesse in senso orizzon‐
tale con lo spazio cooperativo (laboratorio polifunzionale) e l’of-
ficina informatica ospitate negli ambienti dell’ex‐casa del custode
rifunzionalizzata per ospitare nuovi spazi didattici. In tale ottica le connessioni orizzontali tra il corpo di fabbrica principale e i nuovi spazi didattici assumono una fondamentale funzione di area filtro, destinata proprio a quei momenti di pausa e decompressione di cui la giornata dello studente dovrebbe essere arricchita. Lo spazio di
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connessione, oggi destinato a garage, diventa una vera e propria
corte coperta, attrezzata con arredi ecocompatibili, provenienti
dal recupero di materiali poveri e decorata con murales realizzati dagli studenti stessi. Si configura così una corte chiusa intesa come il luogo in cui gli allievi possano trovare lo spazio per esprimersi e confrontarsi liberamente.
Dalla corte si ha accesso diretto agli ambienti dell’ex casa del custode rifunzionalizzati come officina informatica e spazio poli‐ funzionale, ipotizzati anche aperti al territorio, rispondendo a un’e‐ sigenza di luoghi d’incontro, confronto e di cultura, con l’intento di organizzare corsi di informatica e di grafica non solo per gli alunni della scuola, ma anche per gli altri bambini e gli adulti del quartiere. L’ex casa del custode, in parte circondata dal giardino, si configura come uno spazio ad elevata flessibilità di utilizzo, con un setting variabile ottenuto mediante isole di lavoro e postazioni riconfigurabili dinamicamente in base alle esigenze didattiche del momento e la suddivisione in gruppi di lavoro. Sono previsti due display interattivi, con adeguato supporto mobile, dal quale non solo l’insegnante, ma anche gli studenti potranno presentare alla classe il lavoro svolto.
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Fig. 8 ‐ Ipotesi di rifunzionalizzazione ex‐casa custode
Conclusioni
Il complesso lavoro di rivisitazione degli spazi architettonici, paral‐ lelo alla riorganizzazione degli ambienti di apprendimento e all’o‐ rario dei docenti e delle classi, improntato ad una maggiore flessibi‐ lità e condivisione, ha permesso di rispondere alla necessità di una scuola meno trasmissiva dove si diviene progressivamente sempre più competenti attraverso il fare concreto ed il costante confronto con i compagni e gli insegnanti.