Dalla Politica Europea di Vicinato all’Unione per il Mediterraneo
3.1. Gli obiettivi della Politica Europea di Vicinato verso i paesi dell’area MENA
Il 1 maggio 2004 si è concluso il più considerevole allargamento della storia dell’UE, che ha portato all’ingresso di dieci nuovi paesi membri1. In seguito a
questo importante allargamento l’Unione ha deciso di porsi come obiettivo la creazione di un’area di pace, stabilità e prosperità nel proprio territorio, a sud e a est dei propri confini. Questo è lo scopo della Politica europea di vicinato, come risulta da due Comunicazioni della Commissione Europea del marzo
1 I nuovi paesi membri sono: Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Slovenia, Slovacchia e Ungheria.
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20032 e del maggio 2004. Secondo la prima lo scopo di tale politica era la «creazione di una zona di prosperità e di buon vicinato – un cerchio di amici – con i quali l’Unione europea godesse d rapporti stretti, pacifici e di cooperazione». Tra i paesi interessati da tale politica figurano anche i seguenti della sponda Sud del Mediterraneo: Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Libia, Marocco, Autorità palestinese, Siria e Tunisia. Nonostante essi condividano con l’UE solamente un confine “marittimo” sono stati giustamente considerati di primaria importanza, sebbene al contempo non abbiano diritto di far parte dell’UE3.
Successivamente all’approvazione della Politica di Vicinato il Cagre del 13 ottobre 2003 diede mandato alla Commissione e, nelle materie di sua competenza, all’Alto Rappresentante per la PESC, di formulare proposte per la definizione di una serie di Piani d’Azione (PdA) con ciascun paese scelto. I Piani d’Azione sono accordi politici che vengono discussi dall’UE e dalle controparti, con il presupposto che ognuno si prenda le proprie responsabilità, senza alcuna imposizione da parte dell’UE stessa4. Sulla base dello Strategy
Paper del 12 maggio 20045, la Commissione ha presentato il 9 dicembre 2004
le proposte per i Piani d’Azione con i seguenti paesi vicini: Autorità palestinese, Giordania, Israele, Marocco, Moldavia, Ucraina e Tunisia6. Tutti i paesi hanno accolto con interesse l’iniziativa europea, benché ci siano stati in
2 Communication from the Commission to the Council and the European Parliament, Wider Europe – Neighbourhood: a new framework for Relations with Eastern and Southern Neighbours, COM (2003) 104 final, Brussel, 11 March 2003. http://europa.eu.int/comm/world/enp/pdf/com03_104_en.pdf. 3 A tal proposito, nel 1987 la Commissione europea ha respinto la richiesta del Marocco di diventare membro dell’allora Comunità Europea, basandosi sul fatto che non si trattasse propriamente di un paese europeo, la quale risulta condizione espressamente prevista dall’art. 49 del Trattato sull’Unione Europea. M. Comelli, Le sfide della Politica europea di vicinato, in R. Alcaro e M. Comelli, “La Politica europea di vicinato”, IAI Quaderni, Istituto Affari Internazionali, Marzo 2005, p. 10.
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Essi comprendono questioni relative a tutti e tre i pilastri dell’Unione: dialogo politico e riforme; riforme economico-sociali e sviluppo; commercio, mercato e riforme della regulation (con l’obiettivo nel lungo periodo di introdurre nel mercato interno i paesi vicini); giustizia e affari interni; network (energia, trasporti, società dell’informazione); ambiente e contatti tra persone (compresi i settori della scienza, tecnologia, cultura e istruzione). Ibid, p. 11.
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Comunicazione della Commissione, European Neighbourhood Policy – strategy paper, COM (2004) 373, 12 maggio 2004. http://europa.eu. Int/world/enp/pdf/strategy/Strategy_Paer_EN.pdf.
6 Tali proposte sono state poi approvate dal Cagre del 13-14 dicembre 2004. Comunicazione della Commissione al Consiglio, On the Commission proposal for Action Plans under the European Neighbourhood Policy, COM (2004) 795, 9 dicembre 2004.
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alcuni casi dei rallentamenti in sede di negoziato7. Il requisito utile per la definizione di un PdA era l’esistenza di un Accordo di Partenariato e Cooperazione nel caso dei paesi dell’est e, nel caso dei paesi mediterranei, di un Accordo euro-mediterraneo di Associazione.
Il PdA si poneva come principale obiettivo, sotto il profilo prettamente economico, di raggiungere la parziale partecipazione dei paesi vicini al mercato interno. Perché ciò potesse essere possibile i paesi avrebbero dovuto essere in grado di adattare la propria legislazione economica, aprendo le proprie economie e riducendo le barriere commerciali al fine di partecipare ad alcune aree del mercato unico. Le modalità con cui i paesi vicini sarebbero entrati a far parte del suddetto mercato non erano state definite con chiarezza, ma la possibilità di godere della libertà di circolazione delle persone e di ottenere un regime di esenzione dai visti, almeno per determinate categorie di cittadini, risultava un grosso passo in avanti per il loro sviluppo. Oltretutto tale assetto mediterraneo avrebbe potuto garantire, secondo le stime della Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite, un notevole incremento di investimenti stranieri esteri. I Paesi vicini avrebbero beneficiato anche dell’aumento del reddito dei nuovi membri UE, grazie a vantaggi comparati maggiormente vantaggiosi8.
La Commissione Europea, al fine di gestire adeguatamente i numerosi obiettivi prefissati, propose la creazione di un nuovo strumento finanziario: lo
7 La Giordania ha accolto favorevolmente la PEV , con i negoziati che si erano già conclusi prima dell’estate 2004, avendo sempre dimostrato un’elevata capacità nel gestire e assorbire le risorse messe a disposizione dall’UE. Il Marocco ha incontrato qualche rallentamento dei negoziati su alcuni punti riguardanti i legami con l’Organizzazione mondiale del commercio e alla forma di dialogo politico con l’UE. Con l’Anp è stato raggiunto presto un accordo, anche se vista la situazione politica del territorio i punti trattati nel PdA non sono stati molto articolati. Israele ha manifestato molto interesse, avendo grandi aspettative sulle opportunità di lavoro con l’UE. Ciò nonostante i negoziati hanno ricevuto una battuta d’arresto su tre questioni su cui il governo israeliano si è dimostrato poco propenso a trattare: la non proliferazione delle armi di massa, la lotta al terrorismo e il processo di pace. I negoziati sono perdurati sino all’adozione del PdA da parte del Consiglio di Associazione UE- Israele il 13 dicembre 2004. Con la Tunisia sono sorti diversi problemi nella rubrica dedicata ai diritti umani, portando a rallentamenti sulla conclusione dei negoziati. R. Alcaro, La politica di vicinato dell’Unione Europea, in R. Alcaro e M. Comelli, cit., pp. 45 e ss.
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United Nation Economic Commission for Europe, Commettee for trade, industry and enterprise development, Seventh session (13 e 16 maggio 2003), “Trade, Businnes and Investment in a wider Europe”, workshop del 7 aprile 2003, Nota del Segretario, 1 maggio 2003 (punti 40, 41 e 42) disponibile sul sito www.unece.org/trade/tips/docs/ctied7/none_03_03.pdf. E. Lannon, P. Van Elsuwege,
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Strumento europeo di vicinato e partenariato. Esso sarebbe diventato effettivo sostituendo a pieno titolo tutti gli strumenti finanziari preesistenti, come Meda e Tacis9, nel contesto dei PdA tra l’UE e i paesi vicini, tra cui i PPM della sponda Sud del Mediterraneo10. Volendo contribuire alla progressiva partecipazione di questi paesi all’interno del mercato unico europeo, lo Strumento europeo avrebbe finanziato “programmi congiunti” che uniscono regioni di paesi membri e paesi vicini che condividono un’area comune. La programmazione, effettuata su base pluriennale, avrebbe dovuto avere un approccio di partenariato e co-finanziamento. Il programma verrà trattato in maniera più approfondita nei prossimi paragrafi.