La privatizzazione e le Piccole Medie Imprese
5.7. Suddivisione delle imprese in Egitto per settori
Tra i punti di forza della struttura delle PMI e MIF in Egitto, sicuramente troviamo la capacità delle imprese di insediarsi nel tessuto sociale del Paese. Nel settore privato, infatti, ad eccezione del settore agricolo, circa tre occupati su quattro appartengono a una di queste imprese. Sempre secondo le stime raccolte dalla Banca Mondiale, i dati sono in continuo incremento16.
Tra i problemi che hanno ostacolato, invece, la crescita delle imprese è stata evidenziata sicuramente una bassa qualità delle materie prime reperite e
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Gallina A., cit.
16 Banca Mondiale, Arab Republic of Egypt: Economic Policies for Private Sector development, Vol. 1 & 2, in “Depra Project, Financial Reform for Small Business Development”, in Egypt USAID/Egypt, 1995, p. 2.
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quindi dei prodotti poi messi sul mercato. Un altro grosso problema è quello dei fondi che sono stati messi a disposizione delle PMI: a fronte del numero elevato di imprese di piccole dimensioni, infatti, solo il 5-6% dei crediti dovuti alle imprese finisce nelle mani delle PMI, in quanto il settore è considerato ad alto rischio dalle banche, oltre al fatto che il costo di gestione è troppo alto rispetto al tipo di prestito. L’accesso alle normali banche è reso particolarmente difficile dal livello di garanzie richiesto17. Constatato il rapporto con le banche, sono diventate imprescindibili le fonti di credito informale, proveniente spesso da amici e partenti e basato esclusivamente sulla relazione fiduciaria. Oltre al credito informale grosso successo ebbe il Programma per lo Sviluppo delle Imprese, a partire dal Fondo per lo Sviluppo costituito nel 1991 con l’unico obiettivo di ridurre la disoccupazione attraverso l’appoggio alla piccola impresa. Sin dai primi anni dalla sua nascita, il Fondo ha elargito prestiti a tassi agevolati a migliaia di imprenditori.
5.3.5. Tunisia
In Tunisia, come per gli altri paesi del Nord Africa, la maggioranza delle attività produttive è concentrata nelle zone litoranee del Paese. Alla fine degli anni Novanta le PMI erano posizionate principalmente nella periferia di Tunisi (più del 30%) e di Sfax (circa il 13,5%). È consuetudine in Tunisia inserire nella categoria delle PMI tutte quelle aziende che impiegano tra i 20 e i 50 addetti. Queste contribuiscono al 20% del PIL nazionale e il 38% se consideriamo il commercio. Inoltre, circa il 19% dell’occupazione totale deriva dalle attività delle PMI.
Gran parte delle piccole imprese e delle imprese a conduzione familiare è specializzata nei settori dei servizi, dell’edilizia, agroalimentare, di produzione di attrezzature e macchinari leggeri per l’agricoltura e
17 Spesso la somma richiesta come garanzia oscillava tra il 110% e il 200% della somma domandata. Inoltre, anche in caso di possesso di tali cifre, era comunque comlicato dimostrare alle banche l’effettiva proprietà del denaro. CNEL, VI Rapporto sul Mediterraneo, cit., pp. 144-147.
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l’industria. Poco più della metà degli imprenditori hanno svolto un percorso di formazione empirico e non hanno svolto alcun percorso di studio sulla gestione e amministrazione di un’impresa. Nonostante ciò è crescente il numero di persone dotate di titolo di studio e in cerca di lavoro che stanno optando per la costruzione di una propria impresa, beneficiando dei sussidi statali.
Tutte le PIM e le MIF hanno affrontato nel corso degli ultimi anni problemi derivanti dalla liberalizzazione dei mercati, trovandosi di fronte una concorrenza spietata senza alcun tipo di protezione. Anche in questo caso, grazie al mercato ridotto e pressoché locale delle imprese, unitamente all’elevata flessibilità e capacità di adattarsi delle strutture stesse, una grossa percentuale delle imprese tunisine è riuscita a sopravvivere agli shock esterni. Inoltre in questo Paese esiste un sistema di infrastrutture decisamente più sviluppato e una politica di assistenza più attenta verso le piccole industrie, che hanno consentito loro di mantenere viva l’attività: in alcuni casi, come nel settore tessile, è stato possibile allargare gli orizzonti e aumentare la produttività attraverso la sub-fornitura di imprese più grandi. Altri ostacoli allo sviluppo delle PMI rimangono la mancanza di liquidità, di domanda e la difficoltà nel reperire le materie prime. Questi fattori non consentono a buona parte delle strutture di poter ampliare i propri confini, mantenendoli fermi al mercato locale senza la possibilità di poter vendere i propri beni e servizi al di fuori del territorio cittadino o addirittura nazionale.
Il Governo tunisino è però molto attento sull’aspetto delle PMI e MIF, conscio dell’importanza che le strutture rivestono per l’economia del paese. Per questo è prioritario nel programma di innovazione strutturale la formazione professionale e il sostegno alle imprese, con una serie di incentivi effettuati per permettere agli addetti delle imprese di partecipare a
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suddetti corsi di formazione professionale e ricevere sussidi18, grazie anche all’importante collaborazione e sostegno da parte di enti nazionali e non solo19.
Nel piano di
aggiustamento strutturale adottato dalla Tunisia alla fine degli anni Ottanta, particolare attenzione era stata posta anche sulla privatizzazione delle imprese statali e sull’abolizione degli ostacoli al funzionamento dei meccanismi della concorrenza.
La prima fase di vendite a privati ha riguardato principalmente piccole compagnie nei settori del turismo e trasporti e, dal 1987 al 1994, sono state effettuate transizioni per un totale di circa 134 milioni di dollari. Il processo ha poi subito un’accelerata dopo il 1995, che ha portato in dieci anni alla vendita parziale o totale di quote aziendali, con proventi per il Paese che
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Il Centro Nazionale per la Formazione Continua e la Promozione Professionale (CNFCPPP) è la principale organizzazione che si occupa di formazione professionale. Dispone di cinque istituti di formazione nelle principali città del paese dove i lavoratori possono seguire dei corsi serali e ottenere dei diplomi in varie aree di specializzazione. Il centro si occupa anche della cooperazione internazionale in quest’area. Una delle principali organizzazioni di sostegno al settore artigianato e MIF/PMI è l’Organizzazione Nazionale dell’Artigianato (ONA), che fornisce anche la certificazione del prodotto per classi di qualità. Il sostegno agli artigiani viene anche erogato sotto forma di crediti per l’acquisto delle attrezzature e di corsi di formazione. Un’altra istituzione di sostegno alle MIF/PMI che merita di essere
menzionata è la Banca Tunisina di Solidarietà (BTS). La banca è stata fondata nel 1987 e dal 1988 ha iniziato ad erogare prestiti. Alla fine degli anni Novanta ha ricevuto 70.000 richieste di cui 30.000 sono state approvate, mentre le altre sono state respinte per mancanza di credibilità circa le possibilità di portare a termine il progetto. La Banca finanzia solo progetti “nuovi”. CNEL, VI Rapporto sul Mediterraneo, cit., pp. 106-110.
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Il sostegno ricevuto dalle organizzazioni internazionali per la creazione di nuove imprese e per la formazione professionale proviene da quattro fonti principali: l’Unione Europea, la Banca Mondiale, il Fondo Arabo per lo Sviluppo Sociale ed Economico (AFESD) e il governo del Belgio. Per l’anno 2000 la spesa totale per questi programmi è stata circa 25.711 TND, di cui il 31% proviene dall’AFESD, il 10% dalla Banca Mondiale, il 10% dall’Unione Europea ed il 3% dal Belgio. Il numero totale di beneficiari raggiunti da questi programmi è di oltre 20000. Ibid., p. 107.