• Non ci sono risultati.

Capitolo 3: Interni trecenteschi: testimonianze sulla vita veneziana 57

3.5 Oggetti legati al lavoro, alla cultura, allo svago 96

Tra gli aspetti più interessanti da analizzare nello studio della Cultura Materiale vi è tutto ciò che si presenta connesso alla sfera della società, della vita dei veneziani al di fuori delle normali necessità di vita.

Ruolo fondamentale in quest’ottica acquisiscono tutti gli oggetti legati al lavoro, alla cultura e al tempo libero.

Complice anche il tipo di fonte utilizzato, e la selezione quindi di uno strato sociale abbastanza elevato, non possiamo aspettarci da questi documenti numerosi oggetti legati al lavoro, tuttavia la presenza di alcuni beni ci riporta ad una dimensione lavorativa presente nelle abitazioni, anche se non sempre legata al proprietario di casa.

Certamente numerosi sono, tra questi, i casi in cui i testatori si dedicavano alla mercatura ad alto livello, non si trattava quindi di semplici commercianti al dettaglio, ma di grandi imprenditori che talvolta appoggiavano imprese commerciali per via marittima. Questa attività non doveva dunque essere intesa come professione principale, ma in molti casi semplicemente come il frutto di investimenti da parte di ricchi veneziani dedicati piuttosto alla vita politica.

Gli indizi di tale attività, molto più numerosi nei testamenti e nei documenti inseriti nel fascicolo della commissaria dai Procuratori di San Marco, sembrano sfuggire negli inventari, anche se possiamo in alcuni casi ritrovarne alcune tracce, declinate in diverso modo.

La presenza di “carte di colleganza” è purtroppo rara, e soloError! Bookmark not

defined. nel caso di Marco Polo torna a confermarci, se ce ne fosse bisogno, la sua

attività251.

Altro elemento che può darci delle indicazioni in merito, nel caso in cui si tratti realmente di un mercante attivo negli scambi, è la presenza di carte nautiche e altro materiale utile alla navigazione, appartenente sia alla strumentazione sia all’equipaggiamento.

                                                                                                                         

 

Le “carte da navegar” sono presenti soloError! Bookmark not defined. in un inventario, quello di Sara Badoer, che probabilmente conservava quelle del marito Francesco a lei premorto252.

Certamente per mare andarono, tra gli altri, Marco De Inzegneri, che nel suo inventario risulta avere un “letexelo pitolo virgado da galia”253, Pietro Soranzo cui appartenevano un “capuço de mesclo da galie” e una “entema virgada vuoda da letexelo da galia de tella Ia”254, e Alvise Bembo, che possedeva una “çestella da galia cum arma de cha Bembo”, un “capuço mescho da galia infodrado cum pignolado”, oltre ad uno più semplice non descritto nei materiali, ma solo nella sua funzione, e infine un “letesselle da galia”255.

Più difficile comprendere quali fossero i beni commerciati: non sempre in tali fonti sono inserite le merci invendute, che potevano non essere conservate in casa, tanto più nel caso si trattasse solamente di un “mercante-imprenditore”.

Particolarmente interessante è in questo caso l’inventario di Marco Bragadin, genero di Marco Polo, che certamente seguiva alcuni legami commerciali con Candia, sua terra natia. L’inventario, già molto corposo, contiene ben 10 pagine in cui sono descritte soloError! Bookmark not defined. merci256, valutate in iperperi, moneta all’epoca in uso a Candia, e comprendenti in gran parte stoffe, spezie e altri generi alimentari ricercati e di facile trasporto, come l’uva passa.

Doveva essere un mercante anche Nicolò Bocasio, che redasse di sua mano l’inventario dei beni a lui appartenuti, allegandolo al testamento “siando soura viaço per andar a Duraço”, per essere tutelato quindi dai rischi che tale spostamento comportava257. La presenza inoltre di grandi quantità di un certo bene all’interno delle abitazioni può essere giustificata soloError! Bookmark not defined. con effettivi interessi commerciali in quel campo, come nel caso di Marco De Inzegneri, che conserva nella sua volta, già spazio indicativo dell’uso commerciale, ben nove bariliError! Bookmark

not defined. per l’olio di linoError! Bookmark not defined., dei quali erano riempiti

solamente uno per intero e uno per metà. Tale quantità, in collegamento ai due stai di

                                                                                                                         

252 V. appendice, Sara Badoer. 253 V. appendice, Marco De Inzegneri. 254 V. appendice, Pietro Soranzo.   255 V. appendice, Alvise Bembo.

256 Ho preferito non inserire per esteso nell’appendice il lungo elenco delle merci, che avrebbe appesantito la lettura

del documento allontanandosi dal focus in esame, pur essendo consapevole dell’interesse che avrebbero per la comprensione degli scambi commerciali. Si veda: ASVe, Procuratori di San Marco, Misti, Commissarie, b. 152.

 

semi di lino presenti nella sua abitazione, ci fa ipotizzare con discreta sicurezza che si occupasse della coltivazione del lino proprio ai fini della produzione e della vendita dell’olio258.

A confermare tali evidenze, il gran numero di carte di conti e di contratti navali presenti nella busta della sua commissaria, dove è conservata anche una quietanza per l’acquisto di una macina, ancora una volta utilizzata verosimilmente per produrre l’olio di linoError! Bookmark not defined..

In mancanza quindi di chiari riferimenti alle professioni, sono gli oggetti, ancora una volta, a parlarci e a darci indizi importanti per conoscere i loro proprietari.

Testimonianza importante è dunque la presenza di quantità di beni lontane da quelle che dovevano essere necessarie per l’uso privato.

Se non riusciamo dagli oggetti a ricavare molte informazioni riguardanti la professione dei testatori, abbiamo però notizie riguardanti coloro che dovevano lavorare all’interno della domus.

Ancora l’inventario dei beni di Marco De Inzegneri, uno dei più completi nella stesura, ci riporta una serie di oggetti riguardanti il lavoro nei campi. L’abitazione di Marco doveva quindi comprendere, oltre alla stalla, di cui abbiamo l’elenco degli animali, degli appezzamenti terrieri e proprio per lavorare in queste proprietà il personale aveva a disposizione:

Prima vange V

Item sexole VI da erba

Item cortelaçi III piçoli cum manegi de legno Item sexole VI da erba da man

Item cortele I° da cercler Item falçe II.259

La presenza quindi di 5 vanghe, 12 strumenti per la mietitura, di cui 6 da mano, 3 coltelli e 2 falci ci riporta ancora alla coltivazione del linoError! Bookmark not

defined..

                                                                                                                         

258 V. appendice, Marco De Inzegneri.   259 V. appendice, Marco De Inzegneri.

 

Gli spazi di laboratorio di cui gli artigiani usufruivano per il loro lavoro, non erano nel Trecento nettamente separate dall’abitazione, come si può notare dall’inventario di Pietro di Bernadigio, probabilmente un orefice, nel quale emergono molti strumenti di lavoro, crogiuoli, piccole sbarrette d’argento e le pietre da tochar oro, necessarie per la valutazione dei metalli.

Per le necessità domestiche più semplici compaiono negli inventari martelletti, tenaglie e seghetti:

Item martelleto I Item per I de tenaye Item çestello I

Item martello I de fero260

Particolare è anche la presenza di selle, briglie e freni per i cavalli, normalmente utilizzati a Venezia in quell’epoca, e di altri oggetti legati al trasporto, come il felze, spesso ricordato specialmente in cuoio e la gondola, nominata soloError! Bookmark

not defined. nell’inventario di Bertuccio Da Pesaro. Nell’inventario di Francesco

Dandolo si trovano anche quatuor sclabine magne pro plato et barchis 261, coperteError! Bookmark not defined. da usare per ripararsi dal freddo nelle barche. Oltre al mondo del lavoro, è possibile ricavare dalla documentazione in esame alcune informazioni anche sulla cultura del tempo.

Molto interessante è il tentativo di ricostruire le raccolte di libriError! Bookmark not

defined. di questi personaggi. Se mancano generalmente gli strumenti scrittori, di cui

troviamo testimonianza soloError! Bookmark not defined. nell’inventario di Alvise Bembo in cui sono elencati un penarol da pene da scriver e un per de tolelle da scriver, sono presenti in molti inventari i libri. Proprio Alvise Bembo possiede quattro libri di carattere vario, scripti de soa man.

Più numerosi sono certamente i libriError! Bookmark not defined. religiosi, il Vangelo e le Epistole prima di tutto, anche in volgare, la Bibbia, i breviariError!

                                                                                                                         

260 V. appendice, Donato Contarini. 261 V. appendice, Francesco Dandolo.

 

Bookmark not defined., e gli officeti della Madonna, che ci forniscono informazioni

sui testi che certamente contribuivano al tempo, con la loro diffusione, alla formazione della devozione Cristiana nel basso Medioevo262.

Sono presenti inoltre libriError! Bookmark not defined. di medicina, quaderniError!

Bookmark not defined., libri in provenzale e libri in francese, di cui però ignoriamo il

titolo, e libri tipicamente medievali come Flor de vertù o Sidrach, trattati moralizzati a carattere universale.

Solamente il doge Lorenzo Celsi possedeva una copia della Divina Commedia di Dante, in cui erano presenti tutte le tre parti dell’opera.

Ancora più straordinario è rilevare l’interesse che queste persone dimostrano per i testi classici latini di retorica, di grammatica, ma anche per le Tragedie di Seneca, per Valerio Massimo, Cicerone, Sallustio, Virgilio e Catone.

Impareggiabili sono sotto questo punto di vista gli inventari del doge Francesco Dandolo, di Nicolò da Carrara e di Rafaino de Caresini sia per il numero degli esemplari che per la tipologia. Dandolo, visto il suo ruolo, possiede infatti anche testi sulla storia di Venezia e sugli eventi religiosi che la riguardano, ma anche testi giuridici come il Digesto e un quaternus statuti navium.

Stupisce invece il fatto di trovare un buon numero di libriError! Bookmark not

defined. di una certa importanza nell’inventario di Pietro di Bernadigio, che dimostra,

nonostante la sua professione di orefice, il buon livello culturale raggiunto; qui troviamo le Epistole e il Vangelo, ma anche il libroError! Bookmark not defined. di Nicodemo, un testo di Catone e i detti dei filosofi.

Ogni abitazione tra quelle analizzate dedica uno spazio più o meno ampio alla devozione personale.

Generalmente nelle camere da letto troviamo il cosiddetto armarol da santi, o un armarol in muro, forse una nicchia, dedicati entrambi alla preghiera e contenenti sempre un’immagine sacra.

Molte sono le anconeError! Bookmark not defined., anche in forma di polittico a tre o quattro scomparti, come nell’inventario di Cristina Pontremolo, in cui si parla di una

                                                                                                                         

262 F

 

anchona magna a sanctis in tribus clapis e in quello di Donato Contarini dove ci sono tre anchone da sancti in 4 clapi.

Il soggetto principale di queste immagini è la Vergine, e soloError! Bookmark not

defined. in un caso troviamo affiancati a questa i santi Dimitri e Nicolò. Più raro

sembra essere il patrono San Marco del quale è presente nell’inventario di Rafaino de Caresini una preziosa anconaError! Bookmark not defined. che sarà venduta al primicerio di San Marco e una seconda, non sappiamo se in forma di immagine o di statuetta, nella casa di Marco de Inzegneri, cui verosimilmente era ancor più devoto, in quanto suo santo protettore.

Lo spazio dedicato all’anconaError! Bookmark not defined. possedeva generalmente dei caratteri di solennità, prevedendo l’uso dei ceri, di tappeti o di façoli davanti all’immagine, in altri casi si tratta invece di un veroError! Bookmark not defined. e proprio altare, sul quale si celebrava anche la messa, come riporta il testamento di Bertuccio Da Pesaro.

Item dimitto ecclesia Sancti Samuelis unum calicem et uno apparamentum sacerdotalem cum quo apparamento et calice celebrabatur missa ad altare quod est in domo mea.263

Nella campionatura è solamente questo il documento che ci fa pensare ad una cappella privata, ma anche altri inventari parlano di calici, patene, secchielli per l’acqua santa, o per l’acqua di rose posta davanti ad immagini della Vergine, paramenti da altare e paramenti da prevede, che quindi sembrano rientrare tra gli elementi qualificanti delle case di individui ricchi della Venezia del XIV secolo.

L’unico caso, infine, in cui si parla di un reliquiario è nell’inventario del doge Lorenzo Celsi, che nomina una coppa di cristallo con piede e coperchio d’argento, contenente un dito di San Cristoforo.

Altrettanto importanti dovevano essere per la vita sociale, anche se scarsamente rappresentati in questa campionatura, i giochi264 e gli strumenti musicali.

                                                                                                                         

263 V. appendice, Bertuccio Da Pesaro.

264 Il tempo libero, economia e società (Loisirs, Leisure, Tiempo Libre, Freizeit) secc. XIII-XVIII, atti della

ventiseiesima giornata di studi dell’Istituto Internazionale di Storia Economica F. Datini, a cura di S. Cavaciocchi, Prato 1995.

 

Paolo Barbo e Donato Contarini possiedono una scacchiera, ed ancora quest’ultimo nomina l’unica chitarra presente in questo gruppo di inventari.

Tra gli oggetti innovativi reperiti nella documentazione raccolta ricordiamo gli occhiali, citati nell’inventario di Andrea Bollani.