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Capitolo 2: Le fonti: scelta, problematiche e trattamento 28

2.2 I Procuratori di San Marco 36

Seconda carica dello Stato dopo il Doge, il titolo di Procuratore di San Marco è uno dei più antichi della storia di Venezia. In genere provenienti da famiglie patrizie distinte per meriti militari o per l’impegno in altri incarichi dello Stato, i Procuratori avevano nomina a vita ed erano insigniti della dignità di “messere”.

Anche se il primo Procuratore di cui si ha notizia certa risale al 1152, la nascita di tale magistratura è fatta risalire al IX secolo, quando il doge avrebbe delegato per la prima voltaError! Bookmark not defined. a questa figura la responsabilità della costruzione, decorazione e amministrazione finanziaria della cappella ducale di San Marco93.

Nella prima metà del XIII secolo questo pubblico ufficio cominciò però ad occuparsi anche di altre questioni diventando un importante ente finanziario per la città, con un conseguente incremento del potere, che costrinse il Maggior Consiglio ad impegnarsi nella sua regolamentazione94.

All’inizio del XIV secolo fu decisa la suddivisione amministrativa in tre procuratie destinata a durare fino alla caduta della Repubblica. Tale suddivisione venne stabilita affinché i Procuratori potessero occuparsi di diversi incarichi: non soloError!

Bookmark not defined. la soprintendenza su San Marco, ma anche la tutela dei pupilli

e di coloro che non erano in grado di intendere e volere e specialmente l’amministrazione di proprietà mobili o immobili di cui erano stati resi responsabili, le cosiddette commissarie.

I Procuratori non vennero più quindi nominati, ma eletti, e il loro numero cominciò ad aumentare inserendo anche nell’ufficio due notai che aiutassero i Procuratori nelle esecuzioni testamentarie.

Le tre suddivisioni così istituzionalizzate comprendevano i Procuratori di San Marco de Supra, che si occupavano unicamente dell’amministrazione della Basilica, quelli de citra canale, che attendevano alle tutele e all’esecuzione dei testamenti dei sestieri di

                                                                                                                         

93 R. MUELLER,The Procuratori di San Marco and the Venetian credit market, Baltimore 1969, p. 4. 94 Ibidem.

San Marco, Castello e Cannaregio, e quelli de ultra canale, che si occupavano invece dei sestieri di Dorsoduro, San Polo e Santa Croce95.

La popolazione non era affatto suddivisa in modo equo tra i due gruppi di sestieri, tre quarti delle esecuzioni testamentarie riguardavano infatti individui provenienti dall’area de citra, tanto da indurre il Maggior Consiglio a creare una deroga alla suddivisione topografica degli incarichi permettendo ai Procuratori de ultra di intervenire sui lasciti precedenti il 1319 riguardanti il sestiere di Cannaregio.

La soluzione all’ormai cronica fatica derivante dall’occuparsi di tutte le funzioni non era quella, adottata fino a quel momento, di aumentare il numero dei Procuratori, ma la formazione di un gruppo di persone con a capo i Procuratori. All’inizio e almeno fino a tutto il XIV secolo infatti quello di Procuratore di San Marco non era semplicemente un titolo onorifico, ma gli eletti erano davvero coinvolti nelle attività dell’ufficio e sottoposti quindi ad un carico di lavoro crescente. La creazione di questa équipe fu quindi il primo passo verso lo svuotamento di significato della carica stessa, che divenne nel tempo quasi unicamente un titolo onorifico.

1. Ufficio dei Procuratori di San Marco, pagina miniata del Catasto di San Matteo di Murano, fine XIV secolo (Seminario Patriarcale).

I funzionari erano coordinati da un gastaldo, al massimo due per ogni suddivisione, scelto tra i popolani96, che si occupava materialmente del recupero dei beni, dei rapporti finanziari e delle vendite all’asta di beni che il testatore aveva destinato all’alienazione. Vi erano inoltre per ogni procuratia un advocatus, generalmente un patrizio, i due notai e un camerarius: si era generato quindi un gruppo di lavoro che resterà quasi immutato per tutta la storia della Serenissima. Molto esplicativa a tal proposito è una miniatura presente nel catasto di San Matteo di Murano, che riproduce l’interno di una stanza della Procuratia, fermando il momento in cui avviene una transazione di denaro tra

                                                                                                                         

95 Per maggiori informazioni sui Procuratori di San Marco, si veda: A. D

A MOSTO, L’Archivio di Stato di Venezia.

Indice generale, storico, descrittivo ed analitico, Roma 1937, pp. 25-27.

l’ufficio del Procuratore, vestitoError! Bookmark not defined. di rosso, e un converso di tale monastero, vestito di bianco97.

Per lo svolgimento della sua attività l’ufficio dei Procuratori conservava separatamente la documentazione relativa ad ogni lascito, compilando un quaderno di amministrazione, il quaderno della commissaria, in cui figurava prima di tutto una copia del testamento del defunto, il cosiddetto exemplum testamenti, e tutti i movimenti di denaro in entrata o in uscita, quindi le spese o i recuperi di beni legati a quel lascito98. I Procuratori erano nominati nel testamento come fidecommissari, ma ciò non implicava sempre l’assenza di altri fiduciari. Spesso affiancati da queste autorità pubbliche, erano presenti, a garanzia della corretta esecuzione, i figli del testatore, anche illegittimi, la moglie o parenti di vario grado, ma anche amici del defunto.

L’affidamento ai Procuratori non era legato ad un decesso senza disposizione testamentaria, quanto piuttosto ad un lascito inordinato99 o alla morte degli altri esecutori designati o alla presenza di un lascito perpetuo, che quindi prevedeva la necessità di essere seguito da un ufficio e non da una persona fisica100.

Si richiedevano ai Procuratori in genere due tipi di investimenti: il primo di durata limitata, che riguardava la gestione dei beni fino al compimento della maggiore età da parte degli eredi maschi, o al matrimonio delle eredi femmine; il secondo tipo era invece perpetuo in favore di enti come ospedali o scuole con intentoError! Bookmark

not defined. caritatevole.

Prima di tutto andava pagata la decima al vescovo di Castello, un tributo che i veneziani pagavano soloError! Bookmark not defined. una voltaError! Bookmark not

defined., proprio al momento della morte. Generalmente vi erano poi lasciti alla chiesa

del confin dove il testatore abitava, o di quello in cui era nato, lasciti per il clero della chiesa stessa, e per i poveri della contrada.

A seconda poi della devozione personale del defunto, questa parte del testamento poteva essere ampliata con lasciti pro anima a beneficio di specifiche chiese, monasteri, ospedali, congregazioni, di carcerati o per altre opere pieError! Bookmark not

defined..

                                                                                                                         

97 R. M

UELLER,The Procurators of San Marco in the Thirteenth and Fourteenth centuries: a study of the office as a financial and trust institution, in «Studi Veneziani», 1971, vol. VIII, Tav. I-II.

98 R. M

UELLER,The Procurators of San Marco...cit., pp. 117-118.

99 R. MUELLER,The Procuratori di San Marco...cit., pp. 45-46.

Vediamo per esempio il caso di Alvise Bembo, che nel 1395 nel suo testamento inserisce molte disposizioni pro anima che i Procuratori sono tenuti a rispettare:

In prima lasso mie fedel chommissari li signor Percholatori den su San Marco liqual soura Dio e soura l’anema soa debia far e despensar e prestamente como dire desoto.

In prima lasso al convento de San Zanepolo ducati quindexe d’oro; item lasso al convento di frari menori de Venexia ducati quindexe d’oro;

item lasso al convento de Sancto Stefano ducati quindexe d’oro; item lasso al convento de Senta Maria de Carmeni ducati quindexe d’oro;

item lasso al convento de Senta Maria di Servi de Venexia ducati diexe d’oro;

item lasso al convento di frari de San Francesco dela Vigna de Venexia ducati diexe d’oro;

item lasso al convento di frari Heremita de Muran ducati diexe d’oro; item lasso al convento di frari Heremita de la Zudecha ducati diexe d’oro.

Che tuti questi conventi e frari sia tegnudi de dir messe pro anema mia.

[…]

Item voio chel sia dado pro l’amor de Dio ducati cento e cinquanta d’oro liqual posso aver avudo pro mal vadagnado e pro mal aquistado pro molti muodi liqual li mie chommissari debia despensar in puoveri e puovere necessitori como parera plu zusta helemuoxena a li mie commessary101.

I Procuratori erano poi tenuti a rispettare anche le indicazioni che il testatore dava per la sua sepoltura, spesso comprendenti numerose offerte per i sacerdoti e le chiese in cui sarebbero state dette le messe in suo suffragio, a volte con indicazione dettagliata dei Santi che in queste celebrazioni andavano invocati.

                                                                                                                         

101 ASVe, Procuratori di San Marco, Misti, Commissarie, b. 168, Alvise Bembo. Exemplum testamenti all’interno del

[...] Item voio che in lo dito ordene dodexe dì continui sia celebrado çaschun dì una mesa conventual siando aparado çago da Vagnelo e da Pistola la prima mesa de messer San Piero, la segonda de messer San Çane apostolo e Evangelista, la terça de messer San Jacomo Maçor, la quarta de messer San Mafio, la quinta de messer San Andrea, la sexta de messer San Tomado, la septima de messer San Bartholomio, la octava de messer San Simon apostolo, la nona de messer San Tadio, la decima de messer San Felipo, la undecima de messer San Jacomo, la duodecima de messer San Mathia apostoli gloriosi de messer Jesu Cristo e in çaschuna de queste mese sia dada orationem de madona Sancta Maria mare de Dio e pro pecatori e per li morti.[...]

Item voio chei sia celebrado nuove dì continui çaschun dì una mesa conventual deli agnoli a l’onor deli nuove ordeni deli agnoli [...]. E tute sia celebrade per li frar menori in Vinexia102.

Nel momento in cui diventavano commissari testamentari del defunto, erano i funzionari dell’ufficio dei Procuratori a redigere l’inventario dei beni mobili presenti nelle abitazioni che, in quasi tutti i casi, secondo le volontà del defunto, dovevano essere venduti per ricavare denaro liquido da destinare, secondo le intenzioni del testatore, come chiaramente indicato, per esempio, nel testamento redatto in volgare da Donato Contarini (1366) in cui dispone:

Inprima laso che tuti mie leti, coltre, linçuoli, mantili, tovaie, chortine, felçi, çaloni, drapi de doso, argenti, perle, banchi, scrigni, chasele, libri e ogna altra mobilia chie e al presente, cogna altra mobilia chio avese e che a mi aspetase in ogno luogo che le fosse trovade, sia vendude tutte queste cosse e fato dener dese, li qual deneri sia despensadi in questo muodo infrascripto [...]103

                                                                                                                         

102 ASVe, Procuratori di San Marco, Misti, Commissarie, b. 118, Donato Contarini, quaderno della commissaria I,

exemplum testamenti. Ho deciso consapevolmente di dilungarmi con questa parziale citazione, per permettere al lettore di apprezzare la capacità informativa del documento, che in questo caso ci fornisce non soloError!

Bookmark not defined. elementi per lo studio della devozione religiosa a Venezia, ma anche notizie sulla cultura

dell’individuo.

Raramente infatti troviamo la donazione di oggetti, a meno che non fossero di particolare rilievo; i lasciti sono sempre di denaro, da qui la necessità di recuperarlo attraverso le vendite ad incanto e l’importanza per i Procuratori di tenere nei registri di amministrazione anche gli inventari di tutte le proprietà.

Lo studio di tali inventari ha reso possibile anche la comprensione delle modalità di svolgimento di queste aste.

Dopo l’istituzione della commissaria, i funzionari procedevano alla compilazione dell’inventario di beni mobili destinati alla vendita, seguita e controllata dal gastaldo, il quale per tutta la durata della commissaria avrebbe provveduto ad informare i Procuratori delle nuove entrate date dalla vendita di altri oggetti.

Tali vendite erano registrate nel quaderno della commissaria insieme alle spese sostenute per l’asta che consistevano nel pagamento di un certo numero di facchini, addetti al trasporto dei beni.

Troviamo, per esempio, nell’inventario di Nicolò Miani del 1399:

Spese per una plata che duse le chose in plaça G VI Item bastaxi che le charga in plata e deschargale in plaça de Sen Marcho G VII et dimidio104

Tutti i beni mobili inventariati erano quindi trasportati dalla casa del defunto a piazza San Marco105, dove avveniva l’asta e dove tutto il materiale invenduto veniva immagazzinato.

Item per portar in la volta in plaça quele che resta a vender

G IIII et dimidio

Item pro durle fora de la volta pro vender in plaça                                                                                                                          

104 ASVe, Procuratori di San Marco, Misti, Commissarie, b. 83, Nicolò Miani.

105 Secondo quanto rilevato da Mueller tali aste avvenivano a Rialto. Non è certo sufficiente questo documento da me

riportato per avere la certezza sulla effettiva presenza di queste aste in uno o nell’altro luogo, entrambi centrali nella vita veneziana. Mi limito quindi a segnalare la presenza di due diverse informazioni. Cfr. R. MUELLER, in The Procuratori di San Marco...cit., p. 59. L’estrema naturalezza con cui è inserita piazza San Marco nell’inventario mi fa in ogni caso propendere per questa soluzione, pensando a Rialto piuttosto come centro delle trattative finanziarie dei Procuratori. Certamente però questa magistratura doveva possedere anche un magazzino a Rialto, come vediamo per esempio nell’inventario di Tommaso Zane, che parla della vendita da parte di Odorico Bono, gastaldo dei Procuratori di due banchi che erano nella volta di Rialto (v. appendice).

G III106

Tutto ciò che non era stato venduto andava quindi ricoverato in questa “voltaError!

Bookmark not defined.” fino alla successiva asta. Sembra verosimile pensare che

questo spazio si trovasse all’interno delle Procuratie, probabilmente proprio nelle vicinanze degli uffici dei Procuratori107.

In un soloError! Bookmark not defined. caso108 tra quelli in esame abbiamo l’attestazione di una seconda vendita generale, dalla quale si evince che i beni di diversi testatori fossero stati riuniti in un unico luogo. L’asta si svolge comunque lasciando traccia di tutte le appartenenze e tutti i ricavi, poi meticolosamente registrati nei diversi quaderniError! Bookmark not defined. delle commissarie:

[…] Die 16 luio 1368 Ser Donado Contarini

Item mantelo I doplo de 2 mescli da homo a Nicoleto Bon strazarol senza planete grandi intaiade dargento in dorade

s 10 d g oro Ser Donado Corner

Item scrigno I de noxe inferado a ser […]

s 6 d 2 g oro Ser Donado Contarini

Item socha Ia mescla cum pieza virde a Barnaba da Florenza

s 4 d g oro Ser N. Memo

Item 2 tole grande da mangiar a Antonio Bon castaldo

s 2 d g oro Ser Donado Corner

Item 2 mantili in I piedano a Flordalin per soldos 12 el brazo fo braza 13 […]

                                                                                                                         

106 ASVe, Procuratori di San Marco, Misti, Commissarie, b. 83, Nicolò Miani. 107 Si veda a tal proposito M.A

GAZZI,Platea Sancti Marci. I luoghi marciani dall’XI al XIII secolo e la formazione

della piazza, Venezia 1991, pp. 140-141.  

Spese per le coxe che fo trate fuora in lo presente die per venditi che fo de la commissaria ser Donado Corner, ser Donado Contarini, ser Nicolo Memo, ser Thomado Dente

s 14 d 4109

Come vediamo, già da questo breve estratto si nota la sovrapposizione di quattro commissarie, gestite dal gastaldo Odorico Bono110 e proprio questo alternarsi di diversi testatori ci dà quasi un’istantanea dello scenario che dovevano trovarsi davanti durante queste vendite all’incanto. Sembra infatti che i redattori dell’inventario avessero davanti i beni invenduti appartenenti a diverse commissarie e procedessero via via o secondo l’ordine di vendita, o secondo la collocazione momentanea del bene, alla registrazione provvisoria su cartaError! Bookmark not defined.. Si potrebbe anche pensare che le aste venissero bandite solamente in alcune occasioni, o in ogni caso al raggiungimento di un certo numero di beni.

La mancanza di notizie in merito fa però pensare non vigesse una stretta regolamentazione, e che semplicemente i redattori si trovassero a gestire la vendita del materiale invenduto.

La molteplicità degli incarichi avuti dai Procuratori e la presenza di questa importante dignità lungo tutta la durata della storia di Venezia, ci consente di avere un fondo archivistico notevole e ricco di informazioni per la ricerca su epoche ed argomenti diversi.

                                                                                                                         

109 ASVe, Procuratori di San Marco, Misti, Commissarie, b. 73, Pietro Soranzo. 110 Cfr. Appendice documentaria, Pietro Soranzo.