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Capitolo 3: Interni trecenteschi: testimonianze sulla vita veneziana 57

3.1 Struttura e funzioni delle abitazioni 57

La politica urbana veneziana nel XIV secolo può essere compresa soloError!

Bookmark not defined. attraverso lo studio della storia della città.

È chiaro infatti come i cambiamenti demografici e la potenza che Venezia raggiunse in questo momento della sua storia abbiano permesso un particolare sviluppo alla città. Un ruolo certamente non secondario ebbe il cambiamento dell’aristocrazia che, spinta dalla volontà di affermarsi, fece crescere il numero dei palazzi di rappresentanza, tanto da lasciarne ancora oggi numerosissimi esempi.

Il XIV secolo dal punto di vista urbanistico si divide nettamente in due periodi con tendenze contrapposte: i primi 40 anni, sono in continuità con l'espansione massiccia del secolo precedente, mentre la seconda metà del 1300 appare caratterizzata da un rilassamento del ritmo costruttivo, dovuto anche all’incidenza dell’epidemia di peste verificatasi in quegli anni.

Per le nuove edificazioni Venezia dovette strappare il terreno alle paludi che ancora erano presenti attraverso numerosi processi di bonifica avviati già alla fine del XIII secolo, momento di massima crescita per la Serenissima.

Anche se per un periodo limitato, tali processi furono tenuti sotto controllo dall'autorità pubblica138, proprio per il mantenimento della regolarità dello sviluppo costruttivo, che avrebbe facilitato e moltiplicato la circolazione terrestre, senza andare a discapito della tradizionale viabilità d'acqua.

Il tessuto abitativo veneziano si avviava quindi a completare il suo processo di compattazione: fino al Trecento le domus magnae potevano fruire di ampi spazi d’intorno, dedicati a stalle, orti, latrine, piscine etc., mentre proprio in questo momento si inaugura una linea fabbricativa unitaria.

                                                                                                                         

138E.C

ROUZET-PAVAN, Sviluppo e articolazione della città, in Storia di Venezia. La formazione dello stato patrizio, a cura di Arnaldi G., Cracco G., Tenenti A., vol. III, Roma 1997, pp. 731-740 e 773-774.

Cominciò in questo modo a cambiare radicalmente anche l’immagine del Canal Grande, principale arteria viaria della città, e luogo per eccellenza delle abitazioni nobiliari. Si andava creando l’immagine del Canale come noi oggi lo conosciamo, con una sequenza continua di palazzi affacciati sull’acqua, a differenza di quanto accadeva nelle epoche precedenti quando era prevista un’ampia curia de ante, com’è ben visibile, per esempio, nel disegno di Ca’ Barozzi a San Moisè nella pianta di Jacopo De Barbari dell’anno 1500, epoca in cui stava ancora avanzando questo processo che si protrarrà quindi tra XV e XVII secolo139.

L’infittirsi della fabbricazione ha luogo fin dalla fine del Duecento, ed è da attribuirsi anche alle continue suddivisioni dei ceppi familiari, che non sempre accettavano di stabilirsi in nuovi palazzi, in altre zone della città.

Il raddoppiamento del piano nobile fu la soluzione che si fece strada per venire incontro alle nuove esigenze degli abitanti e divenne decisiva per l’evoluzione della casa padronale stessa.

Questo processo è riscontrabile già nella prima metà del Trecento proprio grazie alle spinte della crescita economica, sociale e demografica della città durante il secolo XIII e nei primi decenni del XIV.

Comincia per Venezia lo sviluppo in altezza, che non solo fornì spazi di vita più adeguati ad un numero sempre crescente di abitanti, ma mutò radicalmente nell’arco di un secolo la dimensione del costruito.

La configurazione urbanistica tipica dell’età romanica, comprendente caseError!

Bookmark not defined. grandi, quasi sempre ad un soloError! Bookmark not defined. solaio, modeste case d’affitto, abitazioni ancora lignee e numerosi lotti di

terreno non fabbricati, mutò nella nuova dimensione “metropolitana” ad alta densità, nella quale cominciavano ad innalzarsi edifici a 3-4 piani.

Grande sviluppo ebbe la domus de segentibus140, genere abitativo nato nel XIII secolo, tralasciando qualche spontaneo episodio precedente: un'edilizia d'affitto come indicato dal nome, modesta, ma con caratteri determinati e di sicura rendita come investimento finanziario. In questo secolo si sviluppò quindi una tipologia di casa d'affitto completamente progettata, unità abitative appositamente create in modo seriale, spesso

                                                                                                                         

139 W. D

ORIGO, Venezia Romanica, Verona 2003, p. 300.

140 W. D

ORIGO, Exigentes, sigentes, sezentes, sergentes: le caseError! Bookmark not defined. d'affitto a Venezia nel Medioevo, in «Venezia Arti», 10, 1996, pp. 25-26.

posizionate nella corte, altre volte più indipendenti, ma aventi comunque o una riva in comune con la casa padronale o un accesso controllato141.

Proprio queste tipologie di domus de segentes contribuirono a formare i particolari e, sotto certi aspetti labirintici, aggregati urbani di una città unica come Venezia, segnata fin dalla sua nascita dalla necessità di tener conto della presenza di rii e di un terreno non sempre adeguato alla costruzione.

Nel XIV secolo le formeError! Bookmark not defined. dei fondi e dell'edilizia assunsero forme molto varie proprio a causa dell'intensivo sfruttamento del suolo che raggiunse in questo periodo gli ultimi frammenti di terra vacua142.

Nonostante i tentativi di regolamentare l'accrescimento edilizio, l'urbanistica veneziana presenta un accentuato empirismo e la totale assenza di un modello ideale, caratteristiche queste che fanno percepire la città come tipicamente medievale143. È sempre in questo momento che prende piede l’edificio più tipico dell’architettura veneziana: il palazzo gotico.

L'elemento maggiormente studiato di questi palazzi è senza dubbio la struttura delle facciate, che pur ripetendo schemi stabiliti, propone una straordinaria varietà di soluzioni decorative.

La nuova dimensione verticale prevalente della città gotica implicò dei cambiamenti nella configurazione della facciata144 che porteranno un'evoluzione tipologica in grado di influenzare anche l’edilizia media.

Questi cambiamenti non erano semplicemente dettati dal mutato gusto estetico, ma da necessità strutturali che erano sopraggiunte proprio dalla necessità di sopraelevare i palazzi preesistenti.

La precedente loggia che occupava tutto il piano nobile, venne circoscritta in quest'epoca in una polifora delimitata all’interno del vano del portego145; analogamente al pian terreno il portico prospiciente la riva venne sostituito con un semplice portale d'acqua146.

                                                                                                                         

141 Per l’analisi accurata dei diversi tipi di domus de segentibus rimando nuovamente a W. D

ORIGO, Exigentes, sigentes, sezentes, sergentes: le caseError! Bookmark not defined. d'affitto...cit., pp. 28-32.

142 W. D

ORIGO, Le espressioni d'arte: gli edifici, in Storia di Venezia dalle origini alla caduta della Serenissima, vol. II, «L’età del Comune», Roma 1995, p. 830.

143 P

EROCCO, SALVADORI, Civiltà di Venezia, Venezia 1973, vol. I, p. 293.

144 W. D

ORIGO, Venezia Romanica...cit., p. 590.

145 W. D

ORIGO, Venezia Romanica...cit., p. 312.

146 Sulle porte d’acqua si veda il catalogo di G. R

Le composizioni formali tipiche di altre epoche furono spesso alterate da queste nuove tipologie edilizie, lasciando evidenti tracce della sovrapposizione di stili diversi.

Numerosi sono anche gli edifici gotici rimanipolati nel corso dello stesso Trecento o nel secolo successivo, nei quali viene a mancare la proporzione specialmente rispetto alla parte bassa dell’edificio, forse un tempo meno sacrificata di oggi, visto l’innalzamento attuale del livello marino.

Concludendo l’esame generale delle facciate dei palazzi di età gotica, non si possono dimenticare alcuni elementi ricorrenti in quest’epoca.

La linea di gronda vede affermarsi lentamente l’uso di lastre in pietra, sostenute da mensole, anch’esse in pietra, la cui forma ricorda le teste sagomate delle travi lignee della precedente tipologia di grondaia a travature in legno fortemente aggettanti, in qualche raro edificio ancora visibile147. Il tipico cornicione di gronda gotico, di cui sono presenti numerosissimi esempi, presenta una semplice decorazione a rombi concatenati realizzata con blocchi di pietra d'Istria.

Decadde nel Trecento l’uso consueto nel secolo precedente, di rivestire la facciata dei palazzi maggiori con lastre di marmo, le pareti furono quindi protette da strati di intonaco colorato, come possiamo vedere, per esempio, dai teleri di Carpaccio e Mansueti che ci danno una ricostruzione, per quanto spesso fantasiosa, dell’edilizia Veneziana che si poteva osservare a fine Quattrocento, in gran parte di epoca gotica. Negli stessi teleri possiamo notare lo sviluppo in altezza delle canne fumarie, terminanti a cono o a campana rovesciata; questo innalzamento era dovuto principalmente a motivi di sicurezza: si voleva infatti scongiurare il rischio della fuoriuscita di faville dal camino che sarebbe stata estremamente pericolosa visto il numero ancora elevato di strutture in legno.

Con l'affermarsi definitivo dello stile gotico e il suo arricchimento nel secolo successivo, molti elementi vennero aggiunti alla facciata, come l’incorniciatura complessiva del palazzo con conci in pietra d’Istria, spesso conformati a tortiglione. Anche dal punto di vista dei materiali vediamo importanti cambiamenti nel Trecento, i laterizi acquisirono un formato più grande e il materiale lapideo utilizzato per colonne, capitelli, ecc. divenne quasi esclusivamente la pietra d’Istria148.

                                                                                                                         

147 M. S

CHULLER, Le facciate dei palazzi medioevali di Venezia. Ricerche su singoli esempi architettonici, in

L’architettura gotica veneziana, atti del convegno 1996, a cura di W. Wolters-F. Valcanover, Venezia 2000, p. 289.

148 M. S

Il ripensamento delle facciate in epoca gotica rispondeva ad una cultura che riconosceva il crescente valore economico degli spazi interni, fino a farne prevalere il pregio d’uso rispetto all’immagine e al prestigio che la loggia della domus precedente aveva assicurato ai proprietari.

Un’indagine svolta unicamente considerando la facciata diventa quindi necessariamente parziale e in qualche caso addirittura fuorviante, non sempre la struttura esterna della fronte corrisponde alla suddivisione interna degli ambienti, e lo studio con conseguente datazione di un edificio non può prescindere da questa.

Il modello icnografico dell’edificio si compone di un rettangolo sviluppato in senso longitudinale, suddiviso in tre “navi”, delle quali la centrale risulta essere leggermente più ampia.

I lati minori saranno rivolti uno verso il canale, la ripa, con il fondamentale accesso d’acqua, che in genere prevede un porticato colonnato, l’altro verso l’interno della corte, o verso una calle comune, quindi con l’accesso di terra.

Si crea così un salone passante, generalmente perpendicolare alla fronte, talmente caratteristico da essere chiamato in qualche caso “sala veneta149”, che prende il nome di anditus al piano terra, e di portego al primo piano, dove nella maggior parte dei casi troviamo la tipica finestratura a polifora. Su questo asse centrale si affacciano poi gli ambienti laterali, con varie funzioni, denominati hospicia o camere, in genere 3 o 4 per lato.

In realtà, al di là dei modelli costruttivi, gli esemplari che realmente rispettano questa simmetria, sono in numero limitato.

Si riscontrano infatti diverse tipologie di interni, specialmente per quanto riguarda il primo piano degli edifici, destinato all’abitazione vera e propria, a differenza del piano terra, in cui si concentravano principalmente i locali di servizio e di deposito.

Uno degli schemi più frequenti è quello a T, dove il portego prende il posto anche dei due ambienti laterali che si svilupperebbero sul fronte. In qualche caso invece il portego può occupare solo lo spazio di una delle camere laterali, presentando quindi uno schema a Γ.

                                                                                                                         

149 P. M

Le aree in cui si dilata il salone passante vengono chiamate crozolae, e in alcuni casi lasciano lo spazio per lo svilupparsi dello schema a T, pur riducendo le dimensioni degli hospicia laterali150.

Può presentarsi anche lo schema a “doppio T”, ossia una pianta in cui l’allargamento del portico verso la fronte è replicato verso la curia de retro.

La corte, pur ridotta, resta uno degli elementi centrali del sistema abitativo, ricco di funzioni, tanto da diventare per gli studiosi un elemento decisivo per l’indagine della struttura del lotto abitativo151. La forma tipica del lotto trecentesco prevedeva l’unione tra spazi aperti e volume effettivamente edificato in una struttura ad L, in questo modo si permetteva infatti la creazione di aree uniformi che consentivano un’organizzazione edilizia secondo direzioni ortogonali152.

Nel periodo successivo sarà invece molto usato lo schema a C, in cui la corte viene ancora più legata all’edificio costruito, essendo inglobata sui tre lati, garantendo a più ambienti una fonte di luce.

Come abbiamo visto, la struttura della domus magna consisteva non solo nel palazzo in senso stretto, ma comprendeva una serie di pertinenze, di locali di servizio o destinati alla servitù e più tardi ad affittuari.

La corte racchiudeva in se numerose funzioni: prima di tutto quella di raccolta delle acque piovane attraverso il pozzo; in genere di forma quadrangolare, era il luogo in cui si sviluppava la scala di accesso al primo piano ed accoglieva anche ambienti di servizio come la cucina e la dispensa.

Questa area non edificata era però in stretta comunicazione con la sala passante del piano terreno, ossia l’anditus del pedeplanum che presto perderà l’iniziale funzione di deposito di merci rimanendo solamente un elegante corridoio che unisce la ripa all’ingresso di terra153; questo cambiamento è da porre in relazione anche alla trasformazione del ruolo del mercante, che non avrà più la necessità di stoccare le merci nella sua abitazione prima di venderle, ma si limiterà a gestire finanziariamente i traffici mercantili.

                                                                                                                         

150 W. D

ORIGO,Venezia Romanica...cit., p. 311.

151 Paolo Maretto in particolare studia lo sviluppo dei lotti abitativi nei secoli basandosi sulla diversa posizione della

corte rispetto all’edificio vero e proprio. P. MARETTO,L’edilizia gotica veneziana, Venezia 1978, p. 40 e segg.

152 P. M

ARETTO,L’edilizia gotica veneziana...cit., p. 41.

153 W. D

ORIGO, Caratteri tipologici, distributivi e strutturali delle Domus Magnae veneziane prima dell’età gotica, in L’architettura gotica veneziana…cit., p. 22.

Saranno quindi i locali laterali all’anditus ad accogliere nei secoli successivi tutte le funzioni precedentemente attribuite alla corte, ormai, se presente, adibita a spazio per le domus de segentibus154 o a giardino155. Al piano terra trovano posto tutti gli ambienti che prima facevano parte delle pertinenze del palazzo, come la cavana, ossia uno spazio coperto che permette il galleggiamento dell’imbarcazione, spesso con una penetrazione acquea nel palazzo; le volte, dal nome della tipologia di copertura, destinate al deposito o alla vendita di merci; la canipa, una cantina o dispensa.

Alle abitazioni di servitù o affittuari erano anche dedicati degli spazi ricavati appositamente sfruttando l’eccezionale altezza, ormai non più necessaria, dell’area a pedeplanum. Negli ambienti laterali al salone passante si crearono infatti dei solai, più bassi rispetto alla principalis trabatura, tali da accogliere un nuovo piano, ribassato, un mezado.

Nelle domus trovavano spazio anche altri ambienti, come l’altana, una costruzione lignea simile ad un ballatoio in genere posta sopra al tetto del palazzo e la latrina, nel Trecento generalmente sistemata in una camera al primo piano o secondo l’uso precedente allo sbocco di una calle su un rivo, con l’utilizzo, se necessario di condotti sotterranei. Non mancavano inoltre aree dedicate all’orto, al granaio e alla stalla.

Fondamentali per la verifica di tali dati sono i rari inventari topografici. Abbiamo già visto come gli inventari possano presentare due strutture: una con il solo elenco dei beni, l’altra che segue invece il percorso dei locali delle abitazioni.

Proprio questo secondo tipo è una fonte importantissima per comprendere appieno la distribuzione e la funzione delle stanze di una casa nel XIV secolo a Venezia, poichè ci fornisce non solo la loro denominazione, ma, descrivendo tutti i mobili e gli oggetti contenuti, ci mostra anche gli usi degli ambienti stessi.

Rarissime indicazioni in merito sono inserite anche nei testamenti, se vi sono lasciti particolari, e negli inventari non topografici, che incidentalmente segnalano la posizione di un oggetto o specificano la presenza di stanze peculiari come la cucina o la camera da letto, non seguendo però l’intero percorso nel palazzo.

Numerosi sarebbero gli esempi di questo tipo, come il testamento di Paolo Barbo nel quale si parla di bancho davanti fuogo cum la mia arma, che ci fornisce quindi una

                                                                                                                         

154 W. D

ORIGO,Venezia romanica...cit., pp. 302-303.

155 W. D

informazione abbastanza completa: in quella stanza era presente un camino, e, davanti ad esso era posizionato un banco decorato con lo stemma della famiglia Barbo.

Vi sono poi inventari al limite tra la struttura topografica e quella ad elenco, come il caso di Donato Contarini in cui sono segnalate le stanze principali, ossia la cucina e il portego che assume in questo caso una chiara funzione di rappresentanza, vista la presenza di scudi e vessilli con lo stemma di famiglia, di una tavola per mangiare e di un grande cassone con i libri.

Suggestivo è quindi, nei limiti della documentazione, il tentativo di ripercorrere gli esempi più significativi156 proprio per percepire il grado informativo che si può raggiungere.

Il più antico caso di inventario topografico rinvenuto in questo studio è quello del 22 ottobre 1344, che documenta in modo dettagliato l’abitazione di Nicolò Da Carrara, appartenente alla grande famiglia padovana157.

Fuoriuscito per motivi politici dalla città, visse la seconda parte della sua vita tra Chioggia e Venezia, dove aveva una casa nel confin di Santa Lucia, zona periferica della città di allora, tanto da essere il quartiere con la valutazione più bassa nell’estimo del 1367.

ASVe, Procuratori di San Marco Misti, Commissarie, b.68, Nicolò Da Carrara.

L’abitazione doveva però essere molto grande, visto il numero dei vani elencati. La prima stanza descritta è una camera da letto, ma stranamente non quella di Nicolò. Viene dato maggior risalto a ciò che è conservato all’interno dei cofani presenti nella stanza, tre più uno ferrato.

Questi contengono tessili per l’arredo, lenzuola, tovaglie, ma anche vesti, maniche, bandiere, cucchiai e coltelli.

                                                                                                                         

156 Per la completa lettura degli altri esempi si veda in appendice: Paolo Pasqualigo, Pietro Soranzo e parzialmente

Franceschino Giuda e Pietro Salamon.

I cofani non sono descritti, l’unico su cui abbiamo notizie più precise è quello ferrato, che viene definito peloso, probabilmente quindi era rivestito internamente di pelliccia o di tessuto simile al velluto perchè non si rovinassero gli oggetti tessili conservati.

Si tratta di una camera con tre letti completi, cui se ne somma uno detto letarin. Tra gli abiti sono presenti anche camicie da garçona, che ci fanno ipotizzare che fosse proprio questa ragazzina a dormire nel piccolo letto.

Per quanto riguarda il mobilio della stanza è nominato anche un banco, che conteneva tovaglie e fazzoletti ed un armarol con un’ancona.

La camera da letto di Nicolò è caratterizzata dalla presenza di cofaniError! Bookmark

not defined. di varie dimensioni. In una arçella si trovano infatti delle candeleError! Bookmark not defined. di cera e tutti i suoi libriError! Bookmark not defined.,

religiosi, classici, ma anche testi in provenzale non meglio specificati.

I letti nella cameraError! Bookmark not defined. sono tre, con il loro corredo abbastanza semplice, se non fosse per la presenza di una coperta di pelliccia. Completano l’arredo tre cuscini da seder che prendono il posto delle sedie.

La successiva stanza analizzata si trova al primo piano, e sembra essere una ulteriore cameraError! Bookmark not defined. da letto, adatta però anche ad altre funzioni. Oltre a coperteError! Bookmark not defined., vesti e stoffe trovano posto nei cofaniError! Bookmark not defined. due baciliError! Bookmark not defined., pladene, cucchiai, e altre stoviglie, una scatolaError! Bookmark not defined. con il filoError! Bookmark not defined. e alcuni bosoli probabilmente contenenti profumi o medicamenti, soloError! Bookmark not defined. per uno di questi è infatti specificato trattarsi di un bosolo de plumbo da musclo.

I mobili presenti in questa cameraError! Bookmark not defined. erano due letti, un cuscino per sedersi, due cofaniError! Bookmark not defined. e due banchiError!

Bookmark not defined., in uno dei quali erano conservati una spadaError! Bookmark not defined., un coltello, degli spuntoniError! Bookmark not defined. e numerosi

cuscini. Vi si trovavano inoltre quattro tappeti ed un secchio.

Vicina a questa cameraError! Bookmark not defined. doveva esserci un’altra stanza, di dimensioni ridotte, il cui fulcro era probabilmente un armarol con un’ancona. Nonostante la presenza di un tappeto e tre cuscini per sedersi che sembra sottolineare

l’abitudine di raccogliersi in questo spazio, non doveva essere destinato soloError!