• Non ci sono risultati.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI: EVANGELIDIS 1952A, p. 311 s., nr. 3 e fig. 6. DIMENSIONI

Alt. max. cons.: cm 20 Largh. max. cons.: cm 23 Spess. max. cons.: cm 10

STATO DI CONSERVAZIONE: spezzato inferiormente e da ambo i lati. Del

gocciolatoio si conserva la parte sup. della criniera, con due onde di ciuffi ai lati e i due riccioli divergenti in posizione centrale; lungo il margine sx. si osservano altre quattro ciocche, leggermente distanziate l’una dall’altra e separate dai ciuffi alla sommità della fronte da uno spazio vuoto profondamente incavato. L’intera regione frontale della protome, a partire dall’attaccatura della criniera, risulta assente. Il piano sup. della sima, liscio e conservato per la sua intera prof. (cm 15), forma un angolo ottuso con il lato posteriore (lungh. max. cons. cm 10.3). Lungo il bordo inf. dell’elemento si riconosce la metà sup. del canale circolare del gocciolatoio.

R01.L14 (inv. 109γ)

38

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI: l’elemento è inedito123.

DIMENSIONI

Alt. max. cons.: cm 25 Largh. max. cons.: cm 28

Spess. max. cons.: cm 13.4 (spess. medio cm 8.4)

STATO DI CONSERVAZIONE: irregolarmente spezzato su tutti i lati. Alla parte sx.

della gola aderisce il quarto inf. dx. della criniera del leone, spartito in tre ciuffi regolari di tre ciocche ciascuno; il muso, di cui rimane l’attaccatura, è totalmente perduto. Il piano sup. della sima, liscio, si conserva per una prof. max. di cm 12.3, risultando spezzato nella parte frontale dove manca la fascia di coronamento alla quale si applicava la sommità della criniera. Il lato posteriore, la cui superficie si presenta maggiormente deteriorata, forma un angolo di 130° con il piano sup., estendendosi obliquamente per poco meno di cm 20. Al di sotto della parte convessa della gola si conserva l’attacco del listello di base.

R01.L11-L14. DESCRIZIONE

I frammenti L11-L14 sono ascrivibili a un’unica sima in calcare appartenente ai lati lunghi di un edificio che, per dimensioni e impegno, non può che essere identificato con il tempio. La sima, come si ricava dal confronto fra tutti i frammenti, era profilata a gola dritta e presentava un’accentuata curvatura superiore124. Le modanature di coronamento e di base erano costituite rispettivamente da una fascia di cm 7.5-7.8 di altezza125, alla cui fronte aderiva il vertice della criniera dei gocciolatoi a protome leonina, e da un listello piatto rientrato rispetto alla gola126. La superficie è liscia, priva di decorazione a rilievo127.

I frammenti L12-L13 consentono di ricostruire l’aspetto della parte superiore dei gocciolatoi. La resa della criniera è piuttosto schematica, con ciuffi a virgola uguali e regolari, divisi al centro da una scriminatura e disposti paratatticamente ai lati della fronte, a formare due onde di quattro ciocche ciascuna. Lo spazio centrale creato dalla spartizione della criniera al di sopra della fronte è occupato da due riccioli divergenti di aspetto marcatamente antinaturalistico, che a differenza delle altre ciocche, lisce e modellate singolarmente, sono percorsi da una solcatura centrale che ne asseconda il

123

Benché nel registro Aʹ del Museo, sotto le voci relative alla provenienza e all’anno di rinvenimento, si faccia riferimento agli scavi di Evangelidis del 1952, nella notizia di scavo edita (EVANGELIDIS 1952A, p. 311 s.) sono menzionati due soli frr. di gocciolatoi: l’inv. 109β (L13), chiaramente riconoscibile in quanto riprodotto in fig. 6, e un fr. definito “analogo” che si può identificare con l’inv. 109α (L12). Il riconoscimento di un terzo elemento nei magazzini del Museo, come si legge in una nota a matita apposta sul registro all’inv. 109γ, è avvenuto in data 05/07/2012.

124 La gola dritta (cyma recta), come già aveva notato S

HOE 1936, pp. 90-96, a partire dal III sec. a.C. si impone dovunque come profilo pressoché esclusivo delle sime, indipendentemente dall’ordine dell’edificio: BILLOT 1997, pp. 236 s., 239. L’elemento di Rodotopi è inquadrabile nel “Type C” della classificazione della Shoe, caratterizzato da una forte sporgenza dell’intero profilo. Esso, malgrado la trasversalità cronologica e geografica dei tipi A, B e C, rappresenta la soluzione più frequente, e in età imperiale quasi esclusiva: BILLOT 1997, pp. 237, 239 s.

125

Le misure sono quelle rilevabili, rispettivamente, sui frr. L13 e L12.

126 La modanatura si conserva integralmente nel fr. L11, mentre nell’esemplare L14 ne rimane soltanto l’attacco.

127

La Grecia continentale, a eccezione della Macedonia, «ne cultive pas la tradition des anthémions en relief si nombreux et variés» nelle Cicladi, nelle isole dell’Egeo settentrionale e in Asia Minore: BILLOT

1997, p. 240. La generale assenza, sulle sime lapidee, di tracce di decorazione dipinta, naturalmente, non esclude che alcune di esse fossero decorate «à l’encaustique, ou qu’elles aient été stuquées puis peintes» (ibid.).

39

tracciato: sorgendo verticalmente da eminenze frontali separate da una profonda inflessione, i due ciuffi si avvolgono in direzioni opposte e disegnano volute simmetriche128, le quali dopo un’unica circonvoluzione si chiudono a occhiello.

L’esemplare L14 attesta che l’andamento ordinato e ripetitivo delle ciocche, che si osserva ai lati della fronte nei frammenti L12-L13, si propagava a tutto il perimetro e alla base della protome, formando una corona separata dal muso per mezzo di un’incisione continua. Nella porzione di criniera superstite si osserva una successione di tre ciuffi consistenti ciascuno di tre ciocche, lunghe, lisce, distinte da incisioni lineari e dall’uniforme curvatura a falce. La ciocca inferiore di ognuno dei tre ciuffi, piegandosi verso il basso, tocca con l’estremità la curva superiore della ciocca sottostante, disegnando un vuoto a forma di mezzaluna che ripetendosi a distanze regolari scandisce la successione dei ciuffi129.

L’unico tratto riconoscibile della fisionomia della protome, perduta in tutti gli esemplari, è la profonda solcatura a V al centro della fronte, che prolungando la linea di separazione tra i due riccioli la divideva in due parti la cui accentuata convessità risulta intuibile dal profilo della linea di frattura.

Il trattamento della criniera a ciuffi paralleli e ordinati, raggruppati in modo da apparire mossi, rientra in una tendenza alla schematizzazione che per tutta l’età ellenistica, sviluppando spunti precedenti, si oppone alle correnti naturalistiche miranti a una resa più disinvolta e aderente al reale130. Il confronto più stringente con gli esemplari di Rodotopi, non soltanto per la resa della criniera, spartita ai lati del capo con ciuffi divergenti nello spazio centrale, ma anche per la stereometria della fronte, larga e con pronunciate eminenze separate da un’inflessione verticale, è fornito da un gocciolatoio in pietra tenera da Taranto, databile al III sec. a.C.131 Se il modellato delle ciocche e il loro divergere al di sopra della fronte consentono di ascrivere a pieno titolo le protomi epirote alla corrente antinaturalistica diffusa tra alto e medio ellenismo132, tuttavia, i riccioli sorgenti dal vuoto così determinato rappresentano un inserto singolarmente disarmonico – per disegno e orientamento – rispetto all’ordinata successione di ciuffi a virgola delle due onde laterali. Ciocche chioccioliformi divergenti al centro della fronte, simili ad antenne a elica o piccole corna ritorte, caratterizzano le erme di Sileni barbati (più raramente di Satiri imberbi) e le protomi di Pan e Giove Ammone nella plastica lapidea della prima età imperiale133, costituendo

128

Il diam. di questi riccioli è di cm 4 nell’esemplare L12, cm 3.1-3.2 in L13. 129

Un analogo trattamento della criniera, con ciuffi separati a forma di falce, si osserva nelle teste dei gocciolatoi dall’agorà di Solunto (II sec. a.C.), dove la perdita di organicità e la tendenza alla schematizzazione raggiungono esiti estremi: SYDOW 1984, pp. 270, 355, con fig. 28 e tav. 86, 3; PENSABENE 1999, p. 20.

130 P

ENSABENE 1999, p. 19 s. richiama, per l’ambiente magnogreco e siceliota, un gruppo di protomi del III sec. a.C. che si rifà alle tendenze antinaturalistiche radicate in Occidente fin dall’epoca arcaica. Cfr. PENSABENE 1990, p. 296. Un trattamento simile della criniera si riscontra, in particolare, in alcune protomi dai monumenti funerari di Taranto (KLUMBACH 1937, tav. 36, nrr. 320-326), dal Grande Altare di Siracusa (SYDOW 1984, pp. 274, 348, con tav. 87, 2) e in uno dei due esemplari dal tempio ellenistico sul colle di S. Leucio a Canosa (PENSABENE 1990, pp. 293, 313, cat. nr. 87, tav. CXXVIII, 3).

131 K

LUMBACH 1937, tav. 36, nr. 326. 132

Anche in protomi di II sec. a.C. come quelle dei portici dell’Asklepieion di Messene (BILLOT 1997, p. 280, con bibliografia) «les mèches latérales opposent leurs directions, créant un vide» già osservabile negli esemplari della Stoà Sud di Corinto (WILLEMSEN 1959, tav. 52; ROEBUCK 1994, tav. 17a): BILLOT

1997, p. 252. 133

V. CARRELLA ET AL.2008, p. 233 s., cat. E 49 (inv. 124048: testa di Satiro), p. 235, cat. E 51 (inv. 6486: erma di Sileno), E 52 (inv. 126252: trapezoforo a testa di Sileno), p. 254 s., cat. E 82 (inv. 6610: maschera di Pan). Tutti questi esemplari si datano in epoca flavia, per quanto i prototipi vadano individuati nell’ambiente pergameno di età ellenistica (CARRELLA ET AL.2008, p. 234). Per una rassegna delle copie afferenti a questo «small group of very similar herm busts depicting satyrs and other

40

una sorta di “prolessi” delle corna vere e proprie. Comune a tutti gli esempi noti è l’analogo trattamento a chiocciola delle ciocche della capigliatura e dei ciuffi della barba, nella cui massa i riccioli in posizione centrale – pur conservando la propria individualità – si inseriscono in modo organico. Il loro innesto in una criniera a ciocche ordinate di tradizione ellenistica, oltre a non trovare paralleli nell’ambito delle protomi leonine134, dà vita a un pastiche di gusto eclettico che anche in virtù dei confronti sopra richiamati si può proporre di ascrivere alla prima età imperiale (fase augustea o giulio- claudia)135.

Dionysiac attendants»: PADGETT 2001, pp. 109 e 111, note 4-5. Nell’iconografia di Giove Ammone, la coppia di riccioli divergenti al centro della fronte figura soprattutto su mascheroni e imagines clipeatae (Museo Nazionale di Napoli, inv. 109288: LECLANT,CLERC 1981, p. 672, nr. 35; tempio di Giove e Augusto a Tarragona: ibid., p. 673, nr. 39; foro di Augusta Emerita: ibid., p. 673, nr. 40; BARRERA 2000, cat. nrr. 232, 239-243, 245, con tavv. 85, 90-93, 95) e cippi funerari (Rijksmuseum di Leiden, da Roma: LECLANT, CLERC 1981, p. 674, nr. 57) della prima età imperiale, ma anche sul contemporaneo

instrumentum domesticum (lucerna di produzione italica rinvenuta a Treviri: LECLANT,CLERC 1981, p. 676, nr. 78 v). La condivisione del medesimo attributo da parte di Giove Ammone e di varie figure del corteggio dionisiaco non è forse estranea all’associazione, maturata in ambiente alessandrino, di Zeus

Ammon e Dioniso (LECLANT,CLERC 1981, p. 686 s.). Al di fuori delle iconografie di queste divinità, ciocche divergenti al centro della fronte (per quanto maggiormente distanziate e non completamente chiuse) caratterizzano una testa di giovane interpretato come personificazione del fiume Baphyras nel Museo di Dion (inv. 1053: II sec. d.C.).

134

Solo vagamente paragonabile per l’effetto antinaturalistico – non per l’isolamento dei riccioli frontali, che qui appaiono replicati nelle file retrostanti, né per la perfetta chiusura delle spirali, sostituite da onde vaporose ripiegate su loro stesse – è la criniera del leone funerario del monumento “K1” di Messene (tardo III sec. a.C.): THEMELIS 2004, p. 109 e fig. 109. Una singolare contaminazione tra l’iconografia di Giove Ammone richiamata supra e teste di leone si può osservare sulle pteryges di una statua imperiale loricata al Museo del Louvre (inv. MA 1067), dove maschere del dio dotate di piccole corna ai lati della fronte si alternano a protomi leonine dalla cui criniera, in alcuni casi, sorgono due lunghe antenne con terminazioni a voluta: LECLANT,CLERC 1981, p. 677, nr. 85 c.

135 Ciocche a virgola raggruppate in ciuffetti ordinati abbastanza simili a quelle dei gocciolatoi di Rodotopi – a eccezione della parte sommitale, scandita da una scriminatura meno ampia e priva dei due riccioli centrali – caratterizzano una protome in marmo proveniente dai dintorni di Veliani (municipalità di Chrysavgì) in Tesprozia: registro A′ del Museo Archeologico di Ioannina, inv. 404, con generica datazione all’età romana. Il pezzo, a mia conoscenza inedito, può essere verosimilmente inquadrato nella prima età imperiale, per la resa della criniera e la stereometria del muso che richiamano molto da vicino i gocciolatoi augustei del tempio di Apollo in Circo a Roma: WILLEMSEN 1959, p. 84, con tav. 93. La circolazione di modelli urbani in ambiente epirota, se confermata, deporrebbe a favore di una datazione non troppo lontana degli stessi gocciolatoi di Rodotopi, la cui contaminazione eclettica di elementi di derivazione ellenistica e di spunti originali mutuati dalla plastica risulta del resto compatibile con la varietà stilistica rilevabile nelle protomi augustee delle province orientali: BILLOT 1997, p. 252, nota 98 e p. 254 (con bibliografia).

41

R01.L15