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ONG e associazioni Parte generale

Nel documento Asilo Politico in Israele (pagine 84-86)

CAPITOLO III: Organizzazioni e movimenti per la tutela dei diritti di rifugiati e richiedenti asilo

3.2 ONG e associazioni

3.2.1 ONG e associazioni Parte generale

Nell'esaminare l'insieme di ONG e associazioni attive in Israele in materia di asilo politico, avremo modo di capire come il più delle volte il loro sia stato e continui ad essere un approccio meno diplomatico rispetto a quello mantenuto dall'UNHCR.

Come sottolinea Karin Fatimath Afeef8, tali organizzazioni sono sempre state inequivocabilmente a

favore dei richiedenti asilo e si può dire che negli anni abbiano cercato di coprire quegli spazi lasciati scoperti dal governo israeliano nel fornire servizi alla popolazione di rifugiati e richiedenti asilo.

A livello generale, hanno giocato in passato, e continuano oggi a giocare, un ruolo fondamentale in molteplici ambiti: da azioni di lobbing e presentazione di petizioni per i diritti dei richiedenti asilo, alle sfide lanciate contro le politiche governative, al tentativo di portare la questione dei rifugiati all'ordine del giorno nell'agenda politica. Sono infatti moltissimi i casi di petizioni presentate da parte di diverse organizzazioni. Basti pensare che nel 2008 il Dipartimento per i Lavoratori Stranieri, Rifugiati, Richiedenti Asilo e Apolidi, insieme alla ONG Physicians for Human Rights, ha presentato in totale ben undici petizioni alla Corte Suprema, alcune delle quali sono state accolte e hanno portato a risultati positivi9.

Oltre all'azione politica esercitata dalle ONG, un altro compito fondamentale che svolgono è quello di fornire servizi alla comunità in continua crescita di richiedenti asilo nel Paese, in nome di quella percezione di “cittadinanza universale” - per usare le parole di Yonathan Paz10 - , dove tutti

devono avere diritti, senza distinzioni in base alla nazionalità, che le organizzazioni della società civile difendono. Fra tali servizi, essenziali sono quelli in ambito sanitario: dal momento che il governo non garantisce servizi sanitari gratuiti, né per i lavoratori immigrati né per i richiedenti 8 Afeef, K. F., 2009, cit. nota 2

9 Per portare un esempio concreto, nel 2006 la Hotline for Refugees and Migrants e il Refugee Rights Programme

dell'Università di Tel Aviv hanno sottoscritto una petizione all'Alta Corte di Giustizia, contro l'utilizzo della Prevention of

Iinfiltration Law del 1954. L'azione è andata a buon fine, poiché la Corte ha dato loro ragione, costringendo il governo

ad intraprendere un ricorso giurisdizionale verso tutti i richiedenti asilo allora detenuti; in un secondo momento, inoltre, ha raccomandato il rilascio di centinaia di richiedenti asilo sudanesi imprigionati (Afeef, K. F., 2009, cit. nota 2, p. 18-19)

10 Paz, Y., Ordered Disorder: African Asylum Seekers in Israel and discursive challenges to an emerging refugee regime,

New issues in Refugee Research, Research Paper n. 205, Ginevra: UNHCR, 2011 http://www.unhcr.org/4d7a26ba9.html (accesso 13/02/2014), p. 12

asilo, alcune organizzazioni si sono prese carico di compensare tale mancanza, offrendo in modo volontario supporto medico a chi ne ha bisogno; nello specifico, esiste un'associazione su tutte che si occupa di questo, la Physicians for Human Rights - Israel, di cui parlerò in maniera più approfondita nelle pagine seguenti11. Altre organizzazioni, invece, forniscono abiti, o ancora

garantiscono ai bambini e ai ragazzi dai cinque ai sedici anni il diritto di accedere a un'educazione gratuita, opportunità molto difficile da trovare al di fuori della città di Tel Aviv; altre ancora sono specializzate nell'assistenza legale12, supportando per esempio i richiedenti asilo nella

presentazione della propria domanda di protezione; in modo particolare, vengono aiutati in questo coloro che si trovano in detenzione e che il più delle volte non dispongono di istruzioni semplici e comprensibili riguardanti la procedura da seguire per presentare domanda di asilo13. Altro

contributo importante offerto da alcune ONG consiste nella ricerca di case: associazioni quali l'African Refugee Development Centre, la Israeli Aid Organization for Refugees and Asylum Seekers e la Hotline for Migrant Workers, per esempio, sono state capaci di trovare alloggi temporanei in città, così come abitazioni in zone rurali, da mettere a disposizione di rifugiati e richiedenti asilo14.

Un ulteriore merito da attribuire alle numerose associazioni che operano in Israele consiste nell'essere riuscite ad attirare l'attenzione dei media, così come quella del pubblico, sulla questione altrimenti marginale dell'asilo. È il caso di un'iniziativa intrapresa dal Committee for the

Advancement of Refugees from Darfur (CARD), che nel 2007 ha organizzato una visita allo Yad

vaShem15 di un gruppo di richiedenti asilo sudanesi; in tale circostanza, i media hanno sottolineato

il parallelo fra l'esperienza di genocidio vissuta dai due popoli, quello ebraico e quello sudanese, sensibilizzando così in maniera significativa gran parte della cittadinanza israeliana16. Mi occuperò

più avanti dell'effetto che ha avuto sull'opinione pubblica israeliana il riferimento alla Shoah in relazione ai rifugiati di origine africana; in questa sede, mi limiterò invece a riportare l'opinione di due studiosi. Il primo è Haim Yacobi, secondo il quale l'introduzione da parte delle ONG della 11 Afeef, K. F., 2009, cit. nota 2

12 IRIN, Israel: Refugees, asylum-seekers and protection – analysis, 02/07/2009 (2009/a),

http://www.irinnews.org/report/85099/israel-refugees-asylum-seekers-and-protection-analysis (accesso 07/05/2014)

13 HRW, 2013/a, cit. nota 4 14 Afeef, K. F., 2009, cit. nota 2

15 Situato a Gerusalemme, lo Yad vaShem è il più importante museo al mondo dedicato alla memoria delle vittime

dell'Olocausto ebraico avvenuto nel corso della Seconda Guerra Mondiale

“retorica dell'olocausto” nel dibattito sull'asilo ha rappresentato un punto di svolta nelle politiche israeliane in materia17. Il secondo, Yonathan Paz, spiega invece nel suo Research Paper come la

possibilità di fare perno sulla questione del genocidio sia stata uno strumento fondamentale in determinate iniziative, come ad esempio la raccolta di fondi, poiché toccando questo tasto si è rivelato decisamente più facile sensibilizzare l'opinione pubblica e mobilitare i cittadini israeliani18.

Elemento estremamente importante, se considerato alla luce del fatto che l'azione volontaria del pubblico ha supportato molteplici volte in maniera significativa le ONG.

Per quanto appaia evidente l'apporto fondamentale dato da ONG e associazioni in tutti gli ambiti appena descritti, la Afeef puntualizza, a ragione, come purtroppo un sistema così organizzato dia per così dire il permesso alle autorità israeliane di evadere dalle proprie responsabilità nei confronti della popolazione di richiedenti asilo; con il passare del tempo, continua la studiosa, governo e Comuni sono diventati sempre più dipendenti da queste organizzazioni locali per quanto riguarda la gestione pratica della questione dell'asilo, portando ad un senso generale di apatia e inazione governativa19.

Nonostante il grande attivismo associativo, tuttavia, alcune persone che lavorano nel campo dell'assistenza a rifugiati e richiedenti asilo hanno confessato come, con il sopraggiungere di molti nuovi arrivi, sia piano piano iniziato a scemare l'entusiasmo iniziale dimostrato da molti20.

Nel documento Asilo Politico in Israele (pagine 84-86)