Consumo energetico del Giappone,
1.6 Opinione pubblica
Il Giappone, a differenza dei maggiori altri Paesi che utilizzano l’energia nucleare, come la Germania, la Francia e gli Stati Uniti, ha spesso mostrato una “cultura politica passiva”, intendendo con questa espressione uno scenario in cui la popolazione si è in molti casi trattenuta dall’esternare espressamente le proprie opinioni o dal commentare le decisioni politiche prese dal governo. Più semplicemente, i giapponesi hanno lasciato che il governo prendesse le decisioni nella convinzione che fossero nel loro migliore interesse. Se questo può essere interpretato come un segno di una certa fiducia dimostrata dal popolo verso i propri rappresentanti, in seguito al disastro di Fukushima ed alla sua successiva gestione da parte del governo tale fiducia è stata decisamente erosa. Sarebbe riduttivo affermare che la crisi nucleare in Giappone sia stata da sola in grado di generare la paura nei confronti della tecnologia nucleare tra le persone e quindi la loro opposizione ad essa. Infatti, il timore, molto probabilmente, è stato guidato maggiormente dal perseguimento di una politica volta a promuovere tale tipo di energia in un Paese soggetto a frequenti terremoti di forte intensità e dall’inadeguatezza delle misure di sicurezza e dei sistemi di gestione che supervisionano l’industria nucleare.
Anche se esistono delle leggi come la “Legge speciale per la preparazione all’emergenza per il disastro nucleare”66 e la “Legge base per contromisura dei disastri”67, gli attivisti anti-nucleari considerano la normativa in materia incompleta ed inadeguata. Ad esempio, il leader di Green Action68, Aileen Mioko Smith, sostiene che “In questo paese attivo dal punto di vista sismico, il governo rifiuta di disegnare dei piani di emergenza per eventuali incidenti nucleari causati dai terremoti. Non esiste un piano di emergenza per proteggere la popolazione quando sussistono sia un terremoto che un incidente nucleare”69.
(segue nota) diventano decisivi l’impegno, la partecipazione e il progresso di ogni stato partecipante, tra cui il Giappone, perché paesi come Cina e India mantengano gli obiettivi sottoscritti.
United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC) Newsroom: http://newsroom.unfccc.int/%20http://cancun.unfccc.int/, 1-12-14.
66
“Genshiryoku saigai taisaku tokubetsu sochi hō”, Legge N. 156, del Dicembre 1999. Testo completo: http://law.e-gov.go.jp/htmldata/H11/H11HO156.html,1-12-14. http://www.nsr.go.jp/archive/nsc/NSCenglish/documents/laws/8.pdf
67
“Saigai taisaku kihon hō”, Legge N. 223, 15 Novembre 1961. Testo completo: http://law.e- gov.go.jp/htmldata/S36/S36HO223.html, 1-12-14.http://www.adrc.asia/documents/law/DisasterCountermeasuresBasicAct.pdf
68
Green Action è un’organizzazione di cittadini giapponesi che operano per mettere fine all’energia nucleare in Giappone. Sito web: http://www.greenaction-japan.org/modules/entop2/, 1-12-14.
69
Eric Johnston, “Basic nuclear policy questioned”, Japan Times, 13 marzo 2011, http://www.japantimes.co.jp/news/2011/03/13/national/basic-nuclear-policy-questioned/#.VHykstKG-So, 1- 12-14.
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Questa opinione è segno di una carenza del governo, il quale è sottoposto a diverse critiche per le sue strette relazioni con le potenti aziende che gestiscono il settore.
Dopo l'incidente nucleare di Fukushima, il governo ha fallito nel riacquisire la fiducia della popolazione, che avrebbe potuto guadagnare in parte sostituendo la NISA con un supervisione più indipendente ed efficiente, come richiesto da molti, incluso il Partito Democratico70.
La sfiducia del popolo giapponese nel governo è stata alimentata anche a causa dell’incapacità dello stesso di fornire informazioni valide ed esaustive sull'accaduto. Stando ad un report del Japan
Times71, la mancanza di informazioni tempestive diventò una fonte di ansia e confusione per le
persone che vivevano nella prefettura di Fukushima, con azioni lente e non imminenti per chiarire i rischi per la salute o fornire delle tempistiche entro cui le famiglie sarebbero potute tornare a casa dopo l'evacuazione. Per evitare questa situazione, il governo avrebbe dovuto aggiornare regolarmente le notizie riguardo ai livelli di radiazioni nel mare: un editoriale pubblicato nello stesso giornale il 26 aprile 2011 affermava quanto segue:
“Gli evacuati sono furiosi. Il primo ministro Naoto Kan e gli altri dirigenti del governo stanno pagando il prezzo per il loro fallimento nel rilasciare puntualmente informazioni rilevanti e spiegare esaustivamente le ragioni dell'evacuazione”72.
Alla luce delle passate trasgressioni, queste azioni hanno ulteriormente esasperato il sospetto nella popolazione, sollevando una rabbia generale e portando ad un rafforzamento del fronte anti- nucleare. Questa forte opposizione ha dato poi adito alle numerose proteste verificatesi in tutto il Paese a cui hanno partecipato attivamente diversi segmenti di popolazione. Oltre alle manifestazioni, molti avvocati hanno sollevato istanze per cause collettive cercando di prevenire il riavvio dei reattori nucleari nel Paese, e molti azionisti delle varie compagnie elettriche hanno avanzato proteste nei confronti delle stesse per la percepita riluttanza a terminare il supporto nei confronti dell’energia nucleare.
Un recente sondaggio condotto dall’Asahi Shinbun indica che il 59% del pubblico giapponese si oppone al riavvio della capacità nucleare, e solo il 28% supporta il ripristino delle centrali 73.
70
Nagata Kazuaki, “Time to give nuke watchdog teeth”, Japan Times, 21 giugno 2011, http://www.japantimes.co.jp/news/2011/06/21/reference/time-to-give-nuke-watchdog-teeth/#.VHyvuNKG-So, 1-12-14.
71
“Angry public demands for info”, Japan Times, 17 marzo 2011, http://www.japantimes.co.jp/news/2011/03/17/national/angry-public-demands-more-info/#.VHywftKG-So, 1- 12-14.
72
Editorial, “Disclosing radiation data”, Japan Times, 26 aprile 2011, http://www.japantimes.co.jp/opinion/2011/04/26/editorials/disclosing-radiation-data/#.VHyxSdKG-So,1-12-14.
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I sondaggi non solo confermano che l’opposizione al nucleare continua a resistere, ma evidenzia anche una forte sensibilità al rischio. Secondo i risultati, solo il 12% del pubblico giapponese non ha nessuna o solo una minima preoccupazione riguardo ad eventuali altri incidenti nucleari in altri stabilimenti oltre a Fukushima. Al contrario, il 19% crede che sia un problema ed il 76% lo considera un problema molto grave74.
In tutta la nazione, ci sono 135 comunità locali comprese in un’area distante solo 30km da un reattore, e 21 prefetture che ospitano uno o più di essi. Il servizio di informazione Kyōdō Tsushin ha intervistato, nel febbraio 2014, questi governi locali e ha rilevato che solo 13 erano disposti ad accettare la ripresa delle operazioni dei reattori senza condizioni. Altri 24 approverebbero con qualche condizione. Dei rimanenti, 32 hanno dichiarato la loro opposizione, 66 che non sapevano decidere e 21 hanno preferito astenersi75.