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Opportunità e criticità per l’orto-frutticoltura valdostana

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Fruttiferi Sup tot (ha) 438 450 700 439 448 441 426 414 419 416 411

2.3 Opportunità e criticità per l’orto-frutticoltura valdostana

Dalle informazioni reperite attraverso le interviste agli operatori emer- gono luci e ombre a caratterizzare il comparto frutticolo, ma anche la colti- vazione della patata e degli altri ortaggi. Il melo, diffuso in gran parte della regione, fornisce produzioni di buona qualità e apprezzate dal mercato pur in presenza di rese contenute. La Renetta, in particolare, risulta di più difficile coltivazione rispetto alla Golden e, sovente, i meleti sono danneggiati dalla fauna selvatica (cervi, caprioli, ghiandaie) da cui i frutticoltori sono impossi- bilitati a difendersi.

Il clima asciutto che caratterizza la regione alpina pare invece favorire la coltivazione del melo, consentendo di ridurre al minimo il numero degli interventi fitosanitari; in particolare, la cooperativa Cofruits di Saint-Pierre, alla quale sono associati molti frutticoltori valdostani (cfr. capitolo 2.1), propone una lotta a calen- dario specifica, da attuarsi utilizzando i fitofarmaci meno tossici ed escludendo quelli per i quali si è verificato in campo che non sono adatti per la Valle d’Aosta, sulla base delle informazioni fornite dal Servizio Fitosanitario dell’Assessorato all’Agricoltura della RAVA.

In ogni caso, la cooperativa attua specifici controlli per garantire la qualità delle produzioni commercializzate; prima della raccolta essa impone ai soci un autocontrollo, cioè una verifica che i trattamenti effettuati (prodotti somministrati) corrispondano effettivamente a quelli dichiarati. Successivamente la cooperativa stessa predispone dei controlli a campione avvalendosi di un organismo extra- regionale competente12 e di un laboratorio di analisi di Torino (in anni recenti, non

sono stati trovati residui nel 99,9% dei casi).

L’assistenza tecnica specialistica in frutticoltura (difesa fitosanitaria, scel- ta varietale, ecc.) è fornita dalla Direzione Agricoltura della RAVA e dall’Institut Agricole Régional di Aosta. I frutticoltori ritengono indispensabile potersi avvalere anche di consulenti privati, ma viste le ridotte dimensioni aziendali, chiedono che il costo sia sostenuto, almeno in parte, dal pubblico e propongono che la consulenza specialistica – a cura di tecnici di provenienza anche extra-regionale – possa esse- re fornita in forma collettiva13.

Le più forti criticità emerse dalle interviste hanno a che vedere con le diffi- coltà incontrate nella commercializzazione dell’ortofrutta e con l’eccessivo carico burocratico a cui le aziende sono sottoposte. Si lamenta, innanzitutto, la (insufficien- te) capacità di valorizzare le produzioni ortofrutticole attraverso la vendita diretta in azienda, sui mercati al consumo locali ovvero alla ristorazione collettiva (scuole).

A questo proposito si ritiene che la vendita diretta - e, più in generale, l’ac- corciamento della filiera – così come la trasformazione aziendale dei prodotti sia senz’altro auspicabile, ma occorre tener conto del fatto che non sempre i produt- tori sono nelle condizioni di adempiere correttamente agli obblighi imposti dalla normativa vigente in tema di preparazione ed etichettatura, di igiene pubblica, ecc. e rischiano, dunque, di incorrere in sanzioni. In particolare, gli intervistati sotto- lineano che le norme sanitarie da osservarsi al fine di trasformare i prodotti in azienda, pur essendo molto stringenti, spesso non sono chiare e, a seconda del funzionario incaricato della verifica/ispezione, l’interpretazione è differente.

Sia per i singoli imprenditori, sia per la cooperativa il trasporto e la conse- gna presso il luogo di vendita (dettagliante, scuola, ecc.) di piccoli quantitativi di prodotto risulta antieconomico; si evidenzia, dunque, l’opportunità di allestire, con

12 Si tratta di CReSO S.C. a r.l. Consorzio di ricerca, sperimentazione e divulgazione per l’ortofrutticol- tura avente sede in Piemonte.

13 Una richiesta specifica in tal senso riguarda la possibilità che l’accesso alla misura di consulenza aziendale (Misura 114 del PSR 2007-2013) possa essere in futuro estesa alle cooperative. Si ritiene possa essere, infatti, di grande utilità per i frutticoltori soci della Cofruits che fosse la cooperativa a farsi carico di assumere (attingendo al contributo pubblico) i consulenti in grado di fornire l’assistenza tecnica specialistica (agronomica, fitoiatrica, ecc.).

il sostegno pubblico, in Valle uno o due magazzini presso i quali i produttori possa- no far confluire le proprie produzioni, stoccandole in attesa della vendita.

L’esigenza di ridurre il carico burocratico che grava sulle aziende agricole è molto sentita e, ovviamente, non riguarda soltanto il settore frutticolo per il quale, nel già citato studio condotto da Lale Murix (2013) in collaborazione con l’Institut Agricole Régional di Aosta è stato stimato un costo burocratico annualmente pari a circa 1.600 euro. Da parte degli intervistati si lamenta, inoltre, la difficoltà in- contrata nel compilare la modulistica predisposta dall’Amministrazione pubblica per accedere ai contributi e i tempi sovente incerti entro i quali i contributi sono effettivamente erogati alle aziende.

Un aspetto del comparto orto-frutticolo valdostano da valutare assai positi- vamente consiste nella disponibilità manifestata nel recente passato dagli agricol- tori a diversificare la scelta cultivarietale e a introdurre in Valle d’Aosta coltivazioni nuove, ovvero di recuperare specie e varietà un tempo diffuse e poi abbandonate.

Una spinta in questo senso è venuta dalla cooperativa Cofruits di Saint-Pier- re che, da tempo, promuove la coltivazione della patata (cfr. capitolo 2.1) e, pure, di alcuni cereali (grano, avena) che entrano in rotazione triennale con la patata (in effetti, con il grano si incontrano problemi per il fatto che in regione non sono presenti molini).

Oltre alle svariate produzioni orticole, esitate sui locali mercati al consumo oppure commercializzate attraverso la cooperativa, assume rilievo anche la colti- vazione dei piccoli frutti (lamponi, fragole, ribes, mirtilli, more) stimata in circa 9 ettari di superficie, ripartiti in 72 aziende di varia grandezza (22 in Bassa Valle, 37 nella Media Valle e 13 in Alta Valle) con una produzione media di 1-2 kg per metro quadrato (Adamo et al. 2011). Per i piccoli frutti, tuttavia, pare sussistere qualche problema di assorbimento delle produzioni, in quanto non si riesce a vendere tutto il prodotto fresco. Sarebbe necessario che la Cofruits acquistasse un abbattitore per surgelare (in tempi brevissimi) il prodotto e poi venderlo come tale a pasticce- rie, gelaterie, ecc., ma si tratta di un investimento eccessivamente oneroso, non giustificato dalle quantità attualmente raccolte e commercializzate.

Infine, una certa diffusione in Valle d’Aosta hanno anche diverse specie offi- cinali (genepì, salvia, lavanda, rosmarino, ecc.) la cui produzione è regolamentata dalla Legge regionale n. 2/2011 “Disciplina delle attività di coltivazione, raccolta, prima trasformazione, trasformazione e commercializzazione delle piante offici- nali”; si stima la presenza di una cinquantina di piccoli produttori che coltivano circa 15 ettari a erbe officinali destinate principalmente alle filiere agroalimentari, liquoristiche e del benessere della persona (Lini, 2011).

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apitolo

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