Capitolo V. Le condizioni di lavoro: tra dinamismo e ripetitività
4. Gli orari di lavoro: l’influenza di diversi fattori intervenienti
Durante la stagione i lavoratori intervistati7 operano soltanto nei giorni in cui il parco è aperto agli ospiti: la stagione 2018 prevede 184 giornate lavorative da marzo a novembre e per coloro ai qua-li verrà prolungato il contratto anche per il mese di dicembre e inizio gennaio, 24 giorni aggiuntivi. Poi dal 7 gennaio fino a metà marzo del 2019 non sono previste giornate lavorative perché il parco è chiuso al pubblico.
I giorni di lavoro variano a seconda dei periodi infatti nei mesi di marzo, aprile e maggio è aperto soltanto alcuni giorni mentre da inizio giugno al dieci settembre il parco è sempre aperto, dopodi-ché le aperture al pubblico inizieranno a ridursi nei soli weekend per poi aumentare in prossimità di alcune feste come Halloween, il Natale e il capodanno.
Quando il parco è sempre aperto agli operatori e ai character ven-gono fissati due giorni di riposo consecutivi e questo risulta esse-re un vantaggio per i lavoratori:
“La cosa bella è che abbiamo due giorni attaccati e quindi ti facili-tano, così almeno se devi andare da qualche parte puoi farlo, ma anche se stai a casa è bello staccare due giorni completamente per riprenderti e per ricaricarti [cod. 12 uomo]”.
Questi due giorni di pausa, come dichiarato dagli intervistati, vengono loro comunicati all’inizio della stagione quando gli viene consegnato un foglio contenente tutto il prospetto degli orari, anche se è molto probabile che quei turni vengano poi modificati durante il corso della stagione per conciliare gli impegni di tutti.
In realtà i giorni di riposo definitivi vengono stabiliti e
7 Ad eccezione della responsabile e del vice-responsabile del settore.
ti ai lavoratori un mese o quaranta giorni prima, facendo in modo comunque che ognuno riesca ad organizzarsi in base ai propri impegni:
“Riusciamo a organizzarci bene perché gli orari ci vengono comu-nicati con largo anticipo [cod. 11, donna]”.
Questi giorni di riposo possono poi variare qualora qualcuno si ammalasse o avesse particolari impegni, in quanto viene chiesto ai lavoratori di sostituire i colleghi:
“I giorni di riposo ci vengono dati quaranta giorni prima, così uno riesce a organizzarsi, ma poi se c’è qualcuno di malato, o se c’è bi-sogno io ci sono perché ci mancherebbe quando c’è da lavorare c’è da lavorare e quindi è capitato anche di fare solo un giorno di ripo-so [cod. 06, uomo]”.
La maggior parte degli intervistati ha comunque affermato di es-sere disponibile a sostituire dei colleghi in modo da guadagnare di più:
“è meglio alla fine perché faccio più ore [ride] [cod. 09, donna]”.
ma anche perché abitando quasi tutti vicini al parco (tant’è che spesso raggiungono il posto di lavoro in bici o a piedi) riescono a recarsi al luogo di lavoro in breve tempo dopo la chiamata.
Tendenzialmente gli intervistati hanno comunque dichiarato di riuscire a organizzare i propri impegni extra-lavorativi in quanto gli orari vengono comunicati con un largo anticipo e sono gene-ralmente rispettati.
Questa organizzazione permette al gruppetto di studenti-lavoratori di comunicare anticipatamente alla responsabile le date
in cui si dovranno assentare per gli esami, riuscendo in questo modo a conciliare la carriera universitaria e il lavoro.
Questa solida pianificazione è una peculiarità di questo settore del parco che al suo interno risulta ben strutturato e organizzato, poiché da quanto è emerso dalle interviste, in altri settori (ad esempio nella ristorazione) i turni sono organizzati anche setti-manalmente per questioni legate all’imprevedibilità e alla variabi-lità dei picchi di lavoro.
A seconda dell’organizzazione delle giornate gli intervistati lavo-rano per circa sette, otto o nove ore al massimo e al fine di non superare il tetto massimo di ore consentite, durante i sabati del periodo estivo (giorni blu notte) sono invece previsti due turni di lavoro su una stessa postazione.
Figura 4.1. Calendario Greenpark 2018
Fonte: Scansione del calendario dal GreenManuale 2018
L’orario di lavoro può inoltre essere modificato il giorno stesso in base al numero di ospiti presenti nel parco e alle condizioni atmosferiche. Nei giorni in cui nel parco ci sono molti ospiti (più di novemila circa) ai lavoratori, come previsto dal contratto, tra le 12.00 e le 12.30 gli viene comunicato che l’orario di lavoro verrà prolungato di un’ora o un’ora e mezza. Invece, in caso di pioggia e bassa affluenza viene chiesto ai lavoratori di concludere il pro-prio turno prima dell’orario prefissato. Dalle interviste non è emerso quanto queste variazioni orarie comportino delle diffe-renze in termini di salario percepito mensilmente. Non è chiaro se le ore aggiuntive vengono pagate con maggiorazione da straordinario e se la chiusura anticipata determini un mancato pagamento delle ore stabile.
La giornata lavorativa anche nei giorni ordinari generalmente termina qualche minuto dopo l’ora prestabilita perché come rac-contato da questa intervistata si fa fare il giro in giostra a tutti co-loro che sono in coda:
“Allora solitamente io come orario adesso ho dalle 9.30 alle 18.00 però dipende dall’afflusso di gente, nel senso se abbiamo ancora tante persone in coda ancora alle sei, quando chiudiamo la coda noi abbiamo la possibilità di chiudere alle sei e mezza o magari alle sei e venti e così terminiamo le persone rimaste dentro la linea di coda, facciamo una chiusura morbida insomma [cod. 17, donna]”.
Durante la giornata lavorativa sono previste due pause: una pausa pranzo e una pausa pomeridiana. La pausa pranzo dura mezz’ora e non ha un orario fisso ma può avvenire nel lasso di tempo che va dalle 11.30 alle 14.30, a seconda di un sistema di turnazione prestabilito dall’operatore jolly che arriva alla giostra per sostitui-re i lavoratori. Nelle giostsostitui-re in cui c’è più di un operatosostitui-re sono gli operatori ad accordarsi tra di loro e decidere chi sarà il primo ad
andare in pausa. La maggior parte degli intervistati trascorre la propria pausa pranzo nella terrazza privata al primo piano dell’edificio del Caffè Minitalia o nella saletta Riva dei pirati, sce-gliendo tra le due quella più vicina alla propria postazione di la-voro. Entrambe le sale sono spazi dedicati soltanto allo staff e non accessibili al pubblico. Gli intervistati poi a volte acquistano e consumano il loro pranzo in uno dei punti ristoro o dei chio-schi presenti nel parco nei quali hanno la priorità sulla coda.
In molti hanno sollevato il problema della breve durata della pau-sa pranzo, poiché quel tempo, in alcuni giorni, non è nemmeno sufficiente per recarsi nel luogo in cui mangiare, consumare il proprio pranzo e andare ai servizi:
“Mezz’ora è davvero poca, tra l’altro, anche perché da dove sono ad andare al primo punto dove possiamo mangiare passano anche solo tre minuti, però tre minuti ad andare e tre minuti a tornare so-no già ventiquattro minuti, bagso-no soso-no venti e uso-no che deve man-giare tanto venti minuti sono proprio pochi, si ingozza. Dovrebbe essere un momento di serenità e invece per me non lo è, almeno per me che mangio tanto e quindi non ho tempo di fare niente, an-zi a volte non riesco nemmeno a finire il pranzo [cod. 19, uomo]”.
“Trenta minuti che proprio ti volano, a volte ti devi proprio ingoz-zare [cod. 12, uomo]”.
“Diciamo che la mezz’ora è abbastanza nei giorni in cui magari piove o comunque c’è poca gente e invece non basta nelle giornate in cui… nei sabati o nelle domeniche in cui c’è tanta gente o in tut-to il periodo estivo non basta perché comunque calcola: 5 minuti di tragitto per andare nel posto in cui mangi che sia in terrazza o in casetta e tornare indietro, in più ti devi fare la coda con gli ospiti per andare in bagno e quello è un po’ un disagio dove perdiamo abbastanza tempo perché poi noi operatori non chiediamo di pas-sare davanti [cod. 17, donna]”.
A questo si aggiunge spesso la paura di arrivare in ritardo e far ri-tardare tutti i turni anche ai jolly e per evitare questo rischio in molti si avviano alla loro postazione anche prima del previsto, sottraendo altro tempo alla pausa:
“Io ho la fobia di arrivare in ritardo e quindi gli ultimi cinque minu-ti li passo un po’ in ansia e velocemente perché ho paura di arrivare in ritardo [cod. 08, donna]”.
Sarebbe opportuno allungare la pausa pranzo anche solo di cin-que o dieci minuti poiché, nonostante i costi aggiuntivi che l’azienda dovrebbe sostenere, da questo piccolo prolungamento della pausa ne trarrebbero beneficio i lavoratori stessi, ma anche il parco in generale poiché le prestazioni dei lavoratori sarebbero sicuramente migliori e superiori, essendosi sufficientemente ripo-sati e avendo mangiato in totale tranquillità. Basterebbe davvero un prolungamento di pochi minuti poiché, come dichiarato da questa intervistata, forse un’ora di pausa pranzo sarebbe eccessi-va:
“Ovvio andrebbe bene anche un’ora però forse meglio trentacin-que/quaranta minuti perché dopo ti rilassi troppo e ti abbiocchi un po’, giusto il tempo per fare un attimo le cose con più calma [Greenpark, 5 maggio 2018]”.
È prevista poi una pausa pomeridiana della durata di dieci minuti nelle giornate ordinarie di lavoro e di quindici minuti nei giorni in cui l’orario di lavoro viene prolungato di un’ora o un’ora e mez-za. In questa pausa solitamente i lavoratori si recano ai servizi, si siedono e alcuni si concedono anche un piccolo snack.
Oltre a queste due pause, gli intervistati hanno dichiarato che qualora avessero bisogno di una ulteriore pausa per andare ai
servizi o per altri motivi gli viene concessa e vengono sostituiti momentaneamente.
Come risulta evidente dalla struttura degli orari di lavoro appena delineata gli intervistati sono sempre occupati nei fine settimana e durante le festività e come ha dichiarato questa intervistata:
“Ho dovuto un po’ cambiare la visione dell’estate e dei fine setti-mana [cod. 21, donna]”
Dunque, i lavoratori hanno dovuto riorganizzare le loro vacanze, le loro uscite con gli amici e la famiglia, cercando di far coincide-re la vita lavorativa con gli impegni extra-lavorativi.
Gli intervistati che precedentemente non hanno avuto alcuna esperienza lavorativa o nessuna esperienza in un settore che li occupava anche nei giorni festivi e nei weekend hanno dichiarato di essersi sentiti un po’ spaesati inizialmente e di essersi dovuti abituare ad organizzare i propri impegni e la propria vita sociale in altro modo. Soprattutto i più giovani hanno sottolineato come, avendo questi orari di lavoro, non possano godersi le vacanze al mare d’estate o tornare a casa tardi nei fine settimana, ma hanno poi aggiunto che dopo anni di esperienza al parco hanno impara-to ad apprezzare questi orari:
“Per mia esperienza personale magari il primo anno era un po’
strano tutte le domeniche svegliarmi la mattina e andare a lavorare perché comunque dicevo: “Sono a casa tutti…”, ormai che sono al terzo diciamo che è una cosa rodata, so che è così e non mi pesa per nulla, anzi è una cosa che a me piace molto anche perché così magari frequento i centri commerciali, frequento le cose nei giorni feriali e nei giorni feriali sono vuoti, cosa che a me piace tantissimo [ride], ed è una cosa che non avevo mai valutato ai tempi… [cod.
18, donna]”.
In particolare tutti hanno fatto notare che avendo i giorni di ri-poso fissi durante la settimana possono comunque svolgere tutte le regolari commissioni poiché gli uffici pubblici sono aperti e possono in questo modo organizzare i propri impegni anche a lungo termine.
Certo è che, come emerso dai racconti di alcuni intervistati, risul-ta difficile continuare a svolgere attività sportive o incontrare o fare vacanze con gli amici o i parenti che svolgono un lavoro con i canonici orari, dal lunedì al venerdì (o al massimo fino al sabato mattina) tipici delle imprese fordiste, con le ferie durante i perio-di estivi:
“Mentre gli altri sono al mare tu pensi “Cavolo sarebbe bello anda-re al maanda-re”, e il problema è che noi possiamo andaanda-re solo quando il parco è chiuso e però se non è con qualcuno del Greenpark tu non trovi qualcuno con cui andare perché nessun altro ha le ferie quindi solitamente non si va [cod. 10, donna]”.
“Quando finisco se riesco mi unisco a loro però se sono stanca alla sera non esco, cioè ovvio. Poi certo quando ci sono le feste grosse ovvio loro si divertono e io un po’ meno perché arrivo sempre do-po…No però tutto sommato chi mi gira intorno sa i miei orari e ci si adegua. [cod. 02, donna]”.