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I FONDI INTERPROFESSIONALI: FUNZIONAMENTO E STRATEGIE DI AZIONE

3.2. Organi e strutture

La struttura organizzativa dei Fondi Interprofessionali, nei diversi livelli di composizione, è paritetica tra le associazioni di rappresentanza dei datori di lavoro e delle organizzazioni sindacali. Sulla base dell'analisi effettuata, i Fondi Interprofesionali, ad oggi autorizzati, presentano per lo più i medesimi organi, pur

65

Per una disamina più completa si veda SQEGLIA M., I Fondi Paritetici Interprofessionali nazionali per la formazione continua: natura, funzioni e scenari evolutivi, in Bollettino ADAPT, 7 dicembre 2011.

66

Ibidem.

67

Per la stesura del paragrafo, l'analisi è stata condotta prendendo a riferimento i Fondi autorizzati secondo quanto contenuto nel XVI Rapporto sulla Formazione Continua. Annualità 2014-2015, pubblicato a dicembre 2015.

potendo contenere delle variazioni a seconda delle esigenze e delle peculiarità degli stessi. Tali sono: l'Assemblea dei Soci (ad eccezione di Fondirigenti68), il Consiglio di Amministrazione, il Presidente e il Vicepresidente, il Collegio dei Revisori dei Conti o Collegio dei Sindaci.

L'Assemblea dei Soci, che riunisce tutti i rappresentanti delle organizzazioni costituenti il Fondo ed ha in capo il potere decisionale, detiene i compiti di nominare il Consiglio di Amministrazione (CdA), approvare i bilanci e stabilire le linee strategiche delle attività, mentre solo in alcuni Fondi, anche di nominare il Presidente, Vicepresidente e Collegio dei Revisori. Ciascun Fondo prevede un numero paritetico di membri all'interno dell'Assemblea dei Soci, sebbene si possa riscontrare una scarsa omogeneità tra questi rispetto al numero dei componenti dell'organo. Le Parti datoriali e sindacali presenti nell'Assemblea dei Soci hanno una composizione strettamente legata al numero di associazioni di rappresentanza, che costituiscono ciascun Fondo. Tuttavia, essa si differenzia tra i vari Fondi per numero e proporzioni tra le sigle componenti le due parti: se spesso è possibile riscontrare una situazione in cui all'unicità della parte datoriale si contrappone una parte sindacale frammentata, in altri casi, invece, anche la parte datoriale si trova costituita da più organizzazioni, ciascuna con un peso differente in seno all'Assemblea.

Il Consiglio di Amministrazione (anch'esso paritetico) rappresenta l'organo esecutivo dei Fondi, composto da membri il cui numero, oltre a variare da Fondo a Fondo, viene stabilito dall'Assemblea dei Soci. Il CdA ha il compito di decidere i requisiti per la presentazione e l'ammissibilità dei progetti di formazione, approvarne i finanziamenti, nominare, nell'eventualità, i Gruppi Tecnici di Valutazione dei progetti, definire le modalità di funzionamento delle Articolazioni territoriali o regionali, ove previste, vigilare sul funzionamento delle attività dell'organismo. Il Presidente e il Vice Presidente ne fanno parte di diritto.

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Fondirigenti, ossia il Fondo per la formazione continua dei dirigenti delle aziende produttrici di beni e servizi, non presenta l'Assemblea dei Soci, ma il Comitato Promotore, il quale, come dichiarato nello Statuto, svolge le seguenti funzioni: definire le linee strategiche delle attività annuali; vigilare sulla base delle relazioni periodiche predisposte dal CdA in merito al loro andamento disponendo eventuali integrazioni ed aggiornamenti; approvare le modifiche da apportare allo Statuto proposte dal CdA; stabilire la misura dell'eventuale compenso dei membri del CdA, nonché la misura del compenso dei Sindaci.

Il Collegio dei Revisori dei Conti o Collegio dei Sindaci, l'unico a non essere paritetico, è l'organo che si occupa di sorvegliare l'operato del Fondo e i movimenti finanziari.

É composto da tre membri, uno di parte datoriale, uno di parte sindacale ed uno in rappresentanza del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali con funzione di Presidente.

Le cariche di Presidente e Vice Presidente sono solitamente nominate dall'Assemblea, mentre in alcuni Fondi dal Consiglio di Amministrazione; entrambe incarnano i rappresentanti legali del Fondo e vengono rispettivamente designate dalle organizzazioni imprenditoriali e da quelle dei lavoratori.

Infine, in ogni Fondo è presente un Direttore, nominato dal Consiglio di Amministrazione su proposta del Presidente, che ne rappresenta la responsabilità operativa.

Per quanto riguarda, invece, le principali differenze nel modello di organizzazione interna, esse attengono alla presenza o meno di organi che alcuni Fondi hanno scelto di istituire (sempre seguendo il principio di pariteticità), ossia i Comitati di Comparto (ad esempio in Fonservizi), di Indirizzo (come in Formazienda e For.Agri) o di settore (in Fondolavoro), con il compito di elaborare: progetti e proposte in linea con le attività del Fondo e delineate nello Statuto; indirizzi strategici e programmazioni annuali di attività; iniziative e progetti ritenuti funzionali al raggiungimento degli obiettivi dello Statuto; valutazione tecnica dei piani formativi.

Inoltre, un aspetto di assoluta rilevanza, e che attiene sempre alla loro struttura organizzativa, è la possibilità per i Fondi di dotarsi di articolazioni territoriali o regionali, dando attuazione a quanto previsto dal primo comma dell'articolo 118 della legge costitutiva del 2000. Scegliendo il decentramento territoriale, essi realizzano un'infrastruttura particolarmente strategica, in quanto le articolazioni stabiliscono una relazione costante con il territorio di riferimento con lo scopo di avvicinarsi maggiormente alle imprese ed ai lavoratori, offrendo servizi di orientamento, informazione e consulenza nel campo della formazione continua. Poiché più vicine ai fabbisogni professionali e formativi dei settori, dei territori e/o delle Regioni, le articolazioni si occupano soprattutto di promuovere le adesioni al Fondo, pubblicizzare

le attività formative, valutare i progetti di formazione e mantenere un assiduo rapporto con il Fondo nazionale. Tuttavia, da recenti ricerche69, è emerso che le funzioni svolte dalle articolazioni territoriali riguardano per lo più il vaglio dei progetti che dovrebbero essere finanziati; a dar prova di ciò si pone, tra gli altri, il regolamento di Fondimpresa, il quale esplicita che

“le Articolazioni Territoriali assicurano con adeguata capacità tecnica e sulla base dei criteri definiti dal Consiglio di Amministrazione di Fondimpresa: a) la promozione dei piani formativi; b) la verifica dei requisiti di conformità dei piani formativi; c) il monitoraggio di attività formative attraverso la raccolta di informazioni, su base informatica e in raccordo con il Fondimpresa”70.

Un'ulteriore funzione attribuita alle articolazioni riguarda, poi, il raccordo sui temi della formazione professionale con le pubbliche amministrazioni così che le attività dei Fondi risultino allineate con la programmazione regionale in materia di formazione, evitando, di conseguenza, una ripetizione di interventi che sarebbero deleteri in termini di risorse.

Prendendo sempre a riferimento quanto risulta dagli Statuti, ed in particolare dai Regolamenti, vediamo che per il decentramento territoriale i Fondi si avvalgono di Enti bilaterali. Un chiaro esempio è, come in precedenza, rappresentato da Fondimpresa, il quale, costituito da ventuno articolazioni territoriali, si dota “per lo svolgimento a livello territoriale delle attività degli Organismi Bilaterali regionali già costituiti (…) o in alternativa di Organismi paritetici appositamente costituiti a livello regionale”71. Nel momento in cui il Consiglio di Amministrazione approva tali organismi, perché coerenti con gli scopi e il funzionamento di Fondimpresa, essi assumono immediatamente la veste di articolazioni territoriali.

All'interno del regolamento del Fondo Fon.Coop, anch'esso articolato territorialmente, si prevede, altresì, che il Fondo possa contare sugli Enti Bilaterali Regionali per le attività di propria competenza e sull'Ente Bilaterale Nazionale Coop

69

ADAPT (a cura di), Progetto. “Il futuro dei Fondi Interprofessionali per la formazione continua”, 2013, p. 41.

70

Articolo 4, comma 2 del Regolamento di Fondimpresa.

71

Form per i progetti di rilievo nazionale, così come accade per il Fondo Formazione PMI, dotato sempre di articolazioni regionali.

Inoltre, l'analisi effettuata mostra che due tra i Fondi, che hanno optato per il decentramento, presentano un ulteriore organo paritetico intitolato, in un caso, Gruppo tecnico di assistenza e valutazione (Fon.Coop) e, nell'altro, Gruppo tecnico di valutazione (Fondo Artigianato Formazione), che, nonostante la differente denominazione, è composto da esperti di formazione continua scelti dalle Parti sociali con la funzione di valutare, secondo i parametri stabiliti dal Fondo, i progetti di formazione che le imprese redigono.

Al di là delle caratteristiche strutturali, ad oggi, i Fondi che hanno deciso di articolarsi regionalmente o territorialmente sono sei (Fon. Coop, Fondimpresa, Fondo Artigianato Formazione, Fondo Dirigenti PMI, Fondo Fomazione PMI e FonArCom) rispetto alla totalità dei Fondi Interprofessionali (attualmente) pari a diciannove e solamente due (Fondimpresa e Fondo Artigianato Formazione) riescono con le proprie articolazioni a coprire tutto il territorio nazionale.

La motivazione principale, per cui un numero così ridotto di Fondi ha optato per una simile opportunità, può essere rintracciata nel fatto che i Fondi di più piccole dimensioni presentano strutture organizzative inadeguate alla creazione di servizi di prossimità; problema questo che si lega ad un'altra criticità, spesso sottolineata dagli esperti, ossia il pluralismo caratterizzante il sistema dei Fondi Interprofessionali che rende, peraltro, difficile, il coordinamento e la cooperazione tra di essi.

Ciononostante l'attivazione di strutture territoriali, come testimoniato dalle esperienze positive dei Fondi che hanno adottato questa modalità organizzativa, sembra cruciale per diverse ragioni. Infatti, esse sono in grado di: favorire la vicinanza dei Fondi al contesto territoriale in cui imprese e lavoratori sono inseriti, dando l'opportunità di cogliere i rispettivi fabbisogni; stabilire, altresì, una relazione virtuosa con le istituzioni regionali, come dichiarato, ad esempio, dal regolamento di Fondimpresa al punto in cui si afferma che attraverso il decentramento territoriale si curano “i rapporti di collaborazione e coordinamento con le amministrazioni pubbliche, anche al fine di mantenere il raccordo tra la programmazione regionale in materia di

formazione”72; promuovere e sostenere le attività svolte dai Fondi, magari in quelle aree ancora poco presidiate.

3.3. Modalità di funzionamento73

Ad assumere una centralità rilevante nella formazione finanziata dai Fondi Interprofessionali è senza dubbio il Piano formativo, il quale rappresenta lo strumento per eccellenza, attraverso cui è possibile ricevere e richiedere ad un Fondo Interprofessionale un finanziamento per sostenere, in parte o per intero, i costi dell'intervento formativo. Per comprenderne la valenza sia teorica sia operativa, occorre sottolineare anzitutto il fatto che la sua figura fosse già stata tratteggiata in fonti di primaria importanza nella storia della formazione continua in Italia.

Il primo documento a farne menzione è l'Accordo per il lavoro del 1996, in cui, al fine di creare “nuove opportunità di aggiornamento, anche finalizzato alla riconversione produttiva”, si sottolinea la possibilità che queste siano realizzate “attraverso la predisposizione di piani annuali sia a livello di impresa che di territorio, contrattati con le parti sociali”. Tale auspicio viene immediatamente accolto dalla Circolare

ministeriale sulla gestione delle risorse finanziarie della legge n. 236/1993, dove veniva

regolamentata l'attuazione degli interventi per i lavoratori attraverso piani aziendali o territoriali. Successivamente con la legge n. 196/1997 il piano formativo viene ulteriormente normato nel momento in cui si comprende che gli interventi per la formazione dei lavoratori si esplicano “nell'ambito di piani formativi aziendali o territoriali” concertati tra le parti sociali. Tuttavia, a fornire la prima definizione è la Circolare ministeriale n. 65 del 1999, per cui “per piano formativo si intende un programma organico di azioni formative concordato tra le parti sociali e rispondente ad esigenze aziendali, settoriali o territoriali”, che trova il suo carattere peculiare nella designazione congiunta di interventi atti a soddisfare i bisogni dei diversi attori del sistema.

72

Articolo 4, comma 2 del Regolamento di Fondimpresa.

73

Le informazioni riportate in questo paragrafo sono state attinte dalle pagine web di ciascun Fondo preso in esame, verificate al 12 maggio 2017.

Infine, giungendo alla normativa di nostro interesse e dopo aver sottolineato come il piano formativo non sia stato un elemento di novità introdotto dalla legge n. 388/2000, vediamo che i Fondi Interprofessionali finanziano quattro tipologie di piani, ossia aziendali, territoriali, settoriali ed individuali.

Il piano aziendale si configura come un programma articolato in azioni formative di interesse per ogni singola azienda. Il piano settoriale è rivolto a tutte le aziende di uno specifico settore in un ambito settoriale individuato. Il piano territoriale viene dedicato alla totalità delle aziende che si trovano in un territorio definito (distrettuale o di filiera). Il piano individuale, invece, è predisposto per soddisfare i bisogni formativi di un singolo lavoratore, che possono ad esempio essere ricondotti ad una necessità di adeguamento, riqualificazione e riconversione delle competenze professionali. Questo vengono introdotto dall'articolo 48 della Legge finanziaria del 2003, il quale, oltre alla nuova tipologia, amplia il finanziamento alle attività propedeutiche e direttamente connesse alla realizzazione degli obiettivi del piano formativo74.

Sempre l'articolo 48 introduce un'importate novità rappresentata dal legame che viene sancito tra piano formativo e progetto. Infatti, mentre in precedenza quest'ultimo costituiva la prassi da seguire nella progettazione della formazione, con l'articolo sopra citato, esso si configura come uno degli elementi del piano formativo a cui possono riferirsi sia altri progetti formativi sia eventuali iniziative propedeutiche. Il progetto formativo è, allora, “lo strumento che fornisce i dettagli delle attività: le metodologie, i costi, i tempi, i contenuti e gli strumenti di verifica delle formazione”75. L'enfasi posta

sul piano formativo deriva dalla volontà di attribuire alla formazione continua un nuovo significato che la configuri come “un piano organico di più ampio respiro” e non più “come un progetto di formazione ordinaria appiattita sulle urgenze immediate”76.

Oltre alle tipologie descritte, alcuni Fondi all'interno della programmazione annuale possono decidere di offrire alle imprese aderenti altri tipi di piani, un esempio viene

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Per attività propedeutiche si intendono in senso lato l'analisi dei fabbisogni formativi, il bilancio di competenze, il miglioramento e l'aggiornamento delle competenze degli operatori del sistema, la sperimentazione di modelli condivisi di formazione continua.

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CORTELLAZZI S. (a cura di), La formazione continua. Cultura norme organizzazione, Franco Angeli, Milano, 2007, p. 149.

76

MAZZOLI G., Pro Fondi. Guida ai fondi paritetici interprofessionali per la formazione continua, Franco Angeli, Milano, 2006, p. 45.

fornito da Fondirigenti che propone, tra quelli aziendali, anche Piani aziendali di

Gruppo, per i dirigenti di un'azienda capogruppo e delle sue consociate e controllate, e Piani Aziendali 24, i quali sono lo strumento web che facilita l'accesso alle risorse da

parte delle aziende di minori dimensioni e che vengono approvati entro 24 ore dalla richiesta senza la necessità di inviare alcuna documentazione cartacea fino al momento della rendicontazione, consentendo così di rispondere immediatamente al bisogno di formazione dell'azienda e del dirigente77.

Per ciò che riguarda i meccanismi di finanziamento, ogni fondo utilizza modalità proprie per gestire i contributi che riceve dall'INPS attraverso le aziende sulla base di indirizzi concordati in sedi di confronto bilaterale. Esistono per lo più due prassi attraverso cui tali istituiti redistribuiscono le risorse tra le imprese aderenti: l'assegnazione diretta di finanziamenti alle imprese aderenti sulla base dell'effettivo versamento dei contributi e la distribuzione delle risorse mediante avvisi pubblici volti ad indirizzarle verso obiettivi specifici.

La modalità dell'avviso, o bando, pubblico, è la più praticata per finanziare la formazione continua e si configura come un invito a presentare piani formativi concordati tra le Parti sociali, che può essere aperto a tutti su ogni tematica o mirato su una specifica tematica formativa o su una particolare categoria di destinatari. Gli avvisi vengono emanati periodicamente dai Fondi secondo tempistiche che dipendono dai fabbisogni delle aziende associate. Coloro che possono partecipare agli avvisi si differenziano in soggetti proponenti, ossia le Parti sociali costituenti il Fondo e/o le imprese che beneficiano degli interventi formativi e che incaricano un terzo soggetto per la realizzazione delle attività, e soggetti attuatori, ossia i titolari del finanziamento e coloro che gestiscono l'intervento. Tuttavia, non tutti i Fondi distinguono nettamente le due figure. Inoltre, le attività di formazione continua possono essere realizzate da soggetti ed istituzioni diversi. Infatti, le imprese e le organizzazioni pubbliche e private hanno la possibilità di elaborare una programmazione di attività formative per i propri dipendenti, ma anche altri soggetti possono organizzare la formazione, come ad esempio gli enti bilaterali o altri enti legati alle parti sociali, gli organismi istituzionali

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Le informazioni qui riportate sono contenute nella pagina web di Fondimpresa, ossia www.fondimpresa.it.

(università, centri per l'impiego, istituti scolastici) o ancora enti di formazione e gli organismi di formazione accreditati e non78.

Il secondo canale di finanziamento adottato dai Fondi Interprofessionali è il Conto

formazione o Conto aziendale, ossia una quota dei contributi versati dalla singola

impresa presso il Fondo a cui ha aderito che viene accantonata per l'impresa stessa. Essa rappresenta una sorta di tesoretto che, utilizzato nei limiti temporali stabiliti dal Fondo, dà la possibilità all'impresa di non attendere che il Fondo renda disponibili le risorse per finanziare uno o più piani formativi, come accade per gli avvisi. I Fondi danno indicazioni sul loro utilizzo o attraverso il proprio regolamento o predisponendo delle Linee Guida ad hoc. Esso si configura come un canale di finanziamento particolarmente flessibile e rapido, in quanto le imprese possono richiedere un finanziamento secondo modi e tempi propri a seconda delle esigenze formative. Il conto formazione non è soggetto alla normativa sugli Aiuti di Stato, di conseguenza oltre a non necessitare di alcun cofinanziamento da parte dell'impresa (fatte salve specifiche indicazioni del Fondo) le risorse non influiscono sul de minimis, data la natura privata del conto formazione, che viene infatti finanziato dall'impresa stessa79.

Varie sono le caratteristiche dei conti formazione sia per tipologia sia per percentuale di risorse a cui le imprese possono accedere direttamente attraverso il conto sia per durata annuale del tesoretto. Per ciò che attiene al primo ordine, molti Fondi hanno attivato un conto formazione che consente l'aggregazione delle imprese. Si tratta di un unico progetto su temi di interesse comune alle imprese che vi aderiscono, proposto da un soggetto aggregante, per lo più una delle imprese aderenti, o da un organismo di formazione o anche da un'associazione di categoria80. L'aspetto positivo del conto formazione aggregato è quello di poter beneficiare delle risorse versate da tutte le imprese che vi partecipano e quindi di poter realizzare interventi di formazione per i propri dipendenti pur avendo effettuato versamenti minimi. Sono in particolare le piccole imprese a trarre maggiore vantaggio attraverso tale strumento, le quali

78

ADAPT (a cura di), Progetto. “Il futuro dei fondi interprofessionali per la formazione continua”, p. 54.

79

COLOMBO L. (a cura di), Finanziare la formazione continua: fondi interprofessionali, dispositivi nazionali e programmi europei: quali sono e come usarli in modo efficace, in funzione degli obiettivi aziendali, Franco Angeli, Milano, 2011, p. 90.

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difficilmente riescono a raggiungere con il proprio conto aziendale, un livello di risorse con cui finanziare interventi di formazione continua. Tra i Fondi che hanno predisposto un simile canale di finanziamento troviamo, ad esempio, FonArCom, che ha attivato sia un Conto Formazione Aggregato sia di Rete, così come Formazienda con il proprio Conto Formazione di Rete81.

Strumento di finanziamento è anche il voucher individuale, il quale si dimostra efficace soprattutto nel caso di una formazione specifica e mirata su figure chiave od uniche all'interno dell'azienda. Nato all'interno dei Fondi Interprofessionali dedicati alla formazione dei dirigenti, come Fondir, può essere espletato o attraverso la formazione a catalogo, per cui si intende che l'azienda sceglie un corso pubblico da far partecipare al proprio dipendente, o tramite la formazione individuale (interna oppure esterna) ossia un normale piano formativo però per un solo dipendente.