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Osservazioni conclusive

Nel documento RicercAzione - Volume 3 Numero 1 (pagine 150-153)

Arianna Bazzanella

6. Osservazioni conclusive

L’articolo ha presentato alcune conferme circa la composizione del corpo docente trentino e le dinamiche di formazione che lo riguardano.

Così, come emerso in altre sedi, si sono evi-Tabella 6

Partecipazione ad attività di aggiornamento professionale: % di studenti del terzo anno di scuola secondaria di primo grado i cui insegnanti hanno partecipato ad attività di

formazione in servizio sulle tematiche indicate

No

Matematica

argomenti di matematica 28 72

didattica della matematica 46 54

curricolo di matematica 41 59

integrazione dell’informatica nella matematica 50 50

Miglioramento del pensiero critico degli alunni o della capacità di risolvere problemi 14 86

Valutazione in matematica 15 85

Scienze

argomenti di scienze 55 45

didattica delle scienze 42 58

curricolo di scienze 29 71

integrazione dell’informatica nelle scienze 36 64

Miglioramento del pensiero critico degli alunni o abilità nel fare indagini scientifiche 11 89

Valutazione in scienze 9 91

60 50 40 30 20 10

0 nessuna attività

frequen-tata

2 4

1 3 oltre 4

attività frequen-tate Matematica scienze

23 25 28

20 20 13 14

9 10 6

10 22

Fig. 6 Percentuali di docenti di scuola secondaria di primo grado e numero di attività di aggiornamento esperite negli ultimi due anni scolastici di riferimento nel 2008 (N = 100).

denziati in particolare la forte femminilizza-zione e il processo di invecchiamento del corpo docente, una tradizione di studio della scienza che appare debole (per quanto non assente né scarsa), un investimento nell’aggiornamento di-sciplinare poco diffuso.

D’altro canto nel corso dell’esposizione si è cercato di sottolineare alcune criticità che, co-erenti con altre analisi più puntuali e specifiche sul corpo docente, risultano di interesse gene-rale. Si riprendono qui brevemente:

– innanzitutto, disaminando i percorsi di for-mazione iniziale dei docenti intervistati è emerso (al di là dei lasciti di una normativa che ha modificato solo di recente i criteri di accesso all’insegnamento) che il sistema di reclutamento si rivela inefficiente nel mo-mento in cui arruola personale con livelli di formazione molto alti ma scarsamente ap-plicabili nell’ambito della docenza a fronte, poi, di fabbisogni formativi specifici che non sempre vengono soddisfatti. Un’inefficienza che è doppia: per il sistema che si ritrova con personale overqualified di cui non sempre può «sfruttare» le competenze; per i singoli che si ritrovano ad aver investito inutilmente in dispositivi formativi anche lunghi e impe-gnativi e che comunque hanno lasciato loro delle lacune da colmare;

– un altro elemento emerso analizzando l’età del corpo docente è il suo graduale e pro-gressivo invecchiamento, che porta come conseguenza inevitabile un allontanamento generazionale tra docenti e discenti. Ciò è particolarmente rilevante poiché ci troviamo in un contesto di relazioni (intergenerazionali in generale e tra famiglie e scuola in partico-lare) di scarso accreditamento dei ruoli adulti istituzionali presso i giovani e gli studenti.

Si sta infatti sempre più palesando il venire meno del patto educativo tra adulti significa-tivi. Scardinato il piano condiviso di regole e ruoli, in seguito alle trasformazioni socio-culturali avvenute negli ultimi decenni, e assodata una delegittimazione costante delle istituzioni in generale e della scuola in parti-colare, la compattezza del mondo adulto si è dissolta a favore del potere di affermazione

sempre più marcato dei ragazzi-studenti. Il dialogo adulti versus adolescenti si trasforma così (non sempre ma spesso) in un contrasto tra genitore/figlio versus docente/scuola. Una rivisitazione di ruoli e di attese reciproche che va a minare i presupposti del processo di istruzione e formazione e che è ulteriormente acutizzato dall’invecchiamento della classe insegnante che non sempre riesce a tenersi

«al passo con tempi» e sfruttare le nuove tendenze per finalità didattiche. Si pensi, in primo luogo, alla diffusione e all’uso delle nuove tecnologie per fini ludici e privati, cui fa da contraltare uno scarso (ancorché non assente) impiego per fini didattici;

– la scarsa preparazione disciplinare percepi-ta in ambito scientifico dai docenti di scuola primaria sembra aprire alla necessità di tro-vare e organizzare nuovi spazi e dispositivi di insegnamento e avvicinamento alle scienze.

Questo nel tentativo di creare, fin nei pri-missimi anni di formazione, un contesto di disponibilità verso conoscenze e competenze di non immediata assimilazione e al contem-po determinanti per il futuro professionale delle nuove generazioni e per lo sviluppo del sistema economico-sociale di un paese.

Come evidenziato non si tratta di potenziare le competenze dei docenti (chiamati a gestire cattedre non esclusive in ambito disciplinare) ma di rivedere alcuni meccanismi di organiz-zazione didattica, soprattutto alla luce di una riforma nazionale che prevede il reintegro del maestro unico.

Un aspetto cui si è dedicato poco spazio in questa sede è il rapporto tra caratteristiche dei docenti e livelli di apprendimento dei relativi studenti. Le basi numeriche non consentivano analisi approfondite statisticamente solide, ma da una prima esplorazione si sono tratte alcune riflessioni che suggeriscono nuove ipotesi di ricerca da sottoporre a ulteriori verifiche. Le presentiamo in sintesi a conclusione del contri-buto come rilancio di possibili nuovi percorsi di ricerca.

Per quanto riguarda la scuola primaria, sem-brerebbe esserci una correlazione positiva tra li-velli di apprendimento degli studenti e

frequen-za di team working da parte degli insegnanti.

Seppur questa relazione sia plausibile, va rico-nosciuta l’elevata probabilità che sia spuria e che tale contesto sia l’esito dell’influenza di altre variabili antecedenti: è possibile, cioè, che il clima collaborativo sia a sua volta effetto di una maggiore organizzazione o di un più diffuso senso di appartenenza all’istituzione scolastica da parte dei docenti o, ancora, di una maggiore coerenza didattica tra colleghi, a riprova che le connessioni qui individuate necessitano di ulteriori verifiche e approfondimenti.

Passando a considerare la scuola secondaria di primo grado, sembra essere invece presente una relazione tra genere del docente e livelli di apprendimento: in particolare, gli studenti che hanno una insegnante ottengono risultati mediamente più elevati in entrambe le aree di-sciplinari. Anche qui si palesa la necessità di andare a indagare ulteriormente questa relazio-ne per capire cosa sottenda: tale esito potrebbe collegarsi a una socializzazione di genere che associa maggiore autorità alla donna, oppure è possibile che le donne siano più esigenti verso i loro studenti, o, infine, che esistano modalità diversificate di fare lezione tra professori e pro-fessoresse. Oppure, ancora, è possibile che ciò si connetta a livelli diversi di motivazione alla professione tra uomini e donne.

Evidentemente tali interrogativi vanno oltre le informazioni disponibili in TIMSS 2007 e non si pongono solo per la matematica e le scienze qui indagate: sarebbe utile verificare gli andamenti di queste relazioni anche in altre discipline. Certo è che il dato incalza interes-santi quesiti, vista anche la maggior presenza di donne a scuola, nell’insegnamento in generale e nelle discipline scientifiche in particolare.

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tra l’indagine tiMss e la ProVa

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