Analisi critica della strategia di fundraising dell’IICNY
3.4 Osservazioni conclusive: (fund) raising the IICNY
Volendo trarre delle conclusioni da quanto esposto fin qui, la scelta di indirizzare l’attività di fundraising verso il mondo imprenditoriale italiano sembrerebbe oggi la più percorribile perché, se l’IICNY si propone di promuovere la cultura italiana a livello di Sistema Paese, non dovrebbe essere difficile per le aziende nostrane trovare affinità di valori, contenuti e interessi nelle sue iniziative. D’altra parte si è detto come l’approccio al mondo imprenditoriale da parte dell’Istituto sia perfettibile sia dal punto di vista comunicativo sia da quello progettuale: è importante che l’incontro avvenga dopo un’adeguata analisi, definizione degli obiettivi, scelta dei mezzi e del personale e che, nel proporsi come partner o sponsee, l’Istituto faccia trasparire di conoscere i bisogni degli eventuali sponsor e di sapere come soddisfarli. Dopo l’incontro, poi, è fondamentale che abbia luogo un’interazione densa e qualificata tra l’Istituto e le aziende interessate per creare insieme un progetto o integrare le loro esigenze in un’iniziativa già
definita. Una volta definiti i termini del progetto è indispensabile che l’Istituto dimostri capacità manageriale nella gestione di ogni fase e dettaglio, dalla realizzazione dell’evento alla sua comunicazione, alla valutazione dei risultati e alla loro comunicazione all’interno e all’esterno e, ovviamente, allo sponsor stesso.
Una imprenditorialità più dinamica e attenta ai fenomeni culturali, ma anche una cultura dalle connotazioni più imprenditoriali: è questo l’imperativo di oggi. Il dialogo sempre più serrato e bidirezionale tra impresa e cultura deve apportare al nostro mondo culturale una iniezione di capacità gestionale e di pragmatismo che consenta di utilizzare meglio le limitate risorse a nostra disposizione al fine di conservare e continuare a far vivere un patrimonio culturale immenso ed eterogeneo come il nostro129.
Anche da questo punto di vista una partnership o un accordo di sponsorizzazione con un’impresa risulta vantaggioso per un’organizzazione culturale: esso costituisce un’opportunità di crescita per quest’ultima che può e deve attingere dalla realtà imprenditoriale capacità gestionali, metodi e tecniche di comunicazione e valutazione.
Regioni ed Enti Locali, invece, sono già collaboratori fondamentali per l’Istituto e con essi le possibilità di collaborazione sono varie e molteplici. Si potrebbe, per esempio, lavorare a un progetto o una rassegna che coinvolga più Regioni contemporaneamente, affiancando alla promozione più strettamente culturale anche aspetti legati all’offerta turistica, gastronomica, artigianale e industriale.
Per quanto riguarda i fondi di istituzioni, enti e privati americani, il gala che si terrà a dicembre e il contestuale lancio della Fondazione a favore dell’IICNY potrebbero segnare una svolta cruciale. La strategia di fundraising pianificata dal direttore -‐mostra, fondazione e gala-‐ regalerà all’Istituto una grande visibilità, portando all’attenzione di tutti il carattere sociale della sua attività e la necessità di garantire una finestra istituzionale sulla cultura
129 Dalla Prefazione di U. Vattani in Cultura e competitività. Per un nuovo agire imprenditoriale, a cura dell’Osservatorio Impresa e Cultura, Rubbettino Editore, Soveria
italiana a New York e in tutta l’area di competenza. Proponendo l’IICNY come oggetto sociale del gala, il direttore lancia una sfida al mondo del mecenatismo americano, che in genere si manifesta solo per cause dal carattere sociale molto forte, tra cui il finanziamento ad uno stato estero, per sua natura, non rientra.
Tutte le fasi di tale strategia sono state progettate implicando il minor rischio possibile da parte dell’Istituto. Sia la mostra che il gala, infatti, si autofinanzieranno quasi totalmente attraverso alcune sponsorship già concordate e la vendita dei tavoli.
Se l’obiettivo di costituire un board per La Fondazione verrà raggiunto, l’IICNY potrà contare su una fonte di finanziamento più stabile e consistente. Tuttavia, eventuali conflitti di interessi o la fine del mandato dell’attuale direttore potrebbero insidiare, in futuro, il funzionamento di uno strumento di questo genere, soprattutto se appena nato. Perciò, anche se il gala raggiungerà risultati consistenti, è importante per l’IICNY portare avanti un fundraising parallelo su altri fronti, più quotidiani, che implichino uno sforzo economico e organizzativo più diluito, ma costante.
Oltre a non poter trascurare la collaborazione con enti privati e pubblici italiani in virtù della volontà di promuovere il Sistema Paese in tutte le sue componenti, l’Istituto non può prescindere dal contatto con la comunità di riferimento che deve essere presa in considerazione anche nella strategia di fundraising. Interamente da esplorare è, infatti, la strada delle donazioni individuali e delle membership: le prime sembrano essersi arrestate a pochi casi isolati, mentre le seconde hanno subito una fortissima riduzione da due anni ad oggi. Con i suoi membri l’Istituto deve riuscire a instaurare un rapporto esclusivo che è stato evidentemente trascurato nel tempo, perché essi costituiscono una risorsa importante: in primo luogo le ragioni che li spingono a dare il proprio contributo all’Istituto sono probabilmente più radicate e meno influenzabili dal contesto di quelle di un qualunque sponsor aziendale, in secondo luogo essi costituiscono lo specchio dell’impatto che le attività dell’IICNY hanno sulla comunità e, infine, non va dimenticato che un member coinvolto e soddisfatto può, in un futuro,
decidere di diventare donatore o fungere da ponte per partnership e contributi più consistenti.
“La decisione di intraprendere la strada della raccolta fondi implica la disponibilità -‐non sempre ovvia-‐ delle organizzazioni culturali ad affrontare profondi cambiamenti a livello di riorganizzazione interna, di strategie di comunicazione e di coinvolgimento del pubblico” 130 . In questo le organizzazioni culturali italiane, pubbliche e private, hanno maturato un certo ritardo rispetto alle loro equivalenti anglosassoni. Esse tendono ad avere “una visione puramente strumentale del fundraising per la cultura, spesso degradato, nella percezione corrente, a poco più che una questua”, ovvero una richiesta di risorse estemporanea e non adeguatamente pianificata, che non prevede una sufficiente responsabilizzazione del beneficiario nei confronti degli obiettivi e della sensibilità del soggetto donatore131.
Il fundraising deve essere interpretato, invece, come una “funzione strategica dell’organizzazione nella costruzione di politiche di coinvolgimento dei privati”132 e attuato con efficienza, credibilità e trasparenza. Una buona strategia di fundraising è un investimento per l’organizzazione e, come tale, necessita di tempo, risorse umane e finanziarie, capacità di analisi, pianificazione e comunicazione. Il fundraising, quindi, non deve essere improvvisato, ma strategico: un processo che vede un massimo impegno, in termini di tempo, nella fase iniziale di analisi e pianificazione e in quella finale di fidelizzazione dei donatori/sponsors, valutazione e comunicazione dei risultati, mentre la fase centrale di implementazione ed esecuzione degli strumenti scelti dovrebbe assorbire un tempo minimo nell’arco dell’intero processo. Il grafico “a caramella” in Fig. 32 vuole evidenziare proprio la totale differenza di approccio al lavoro tra un fundraiser improvvisato e uno preparato: quest’ultimo dedica maggiormente la risorsa “tempo” alle fasi
130 Martinoni M., Sacco P.L., Il fundraising per la cultura, ovvero l’arte di coinvolgere: nuove sfide e prospettive di sviluppo per le organizzazioni culturali, pubblicato su
www.fundraisingschool.it, p. 7.
131 Ivi, p. 2.
“prima” e “dopo”, mentre il fundraiser improvvisato tende a concentrarla nella fase “durante”, assumendo così un comportamento opposto.
Fig. 32 Il lavoro del fundraiser [Fonte: Melandri V., Masacci A., Op. cit., Il Sole 24 Ore, Milano
2004, p. 38, rielaborazione personale].
L’approccio strategico al fundraising permette a chi se ne incarica e, in generale, all’organizzazione di sviluppare capacità di analisi del contesto e degli stakeholders, di tessere relazioni e di formulare progetti più appetibili, ma anche e soprattutto di svolgere un’auto-‐analisi, di mettere a fuoco la propria identità e la propria mission, di condividerle all’interno e di riuscire a trasmetterle attraverso il documento di buona causa che si presenta a possibili partner, sponsor, donatori. Inoltre permette di controllare l’andamento del fundraising durante l’implementazione, di cambiare la strategia in corso qualora fosse necessario, di ottimizzare e indirizzare le risorse che vi si stanno dedicando. Infine, l’approccio strategico consente di monitorare i risultati parziali e quello totale, valutare le risorse e gli strumenti utilizzati, comunicare l’esito all’interno e all’esterno dell’organizzazione con la massima trasparenza. Oltre a tutto questo, un fundraising strategico è un investimento nel lungo periodo, perché apre la
strada verso nuove occasioni di networking e partnership, accresce le possibilità di accesso ai media, procura all’organizzazione maggiore credibilità sia nella cerchia dei potenziali sponsor/donatori che tra il pubblico di riferimento.
Ecco perché è importante che l’IICNY si avvicini al fundraising con un approccio strategico che, se perseguito con costanza e dedizione, è l’unico che può garantirgli sostenibilità nel lungo periodo. In definitiva, la necessità di fare fundraising costituisce per l’ente un’opportunità di crescita, di miglioramento del proprio funzionamento, di aumento delle proprie performance, di rilancio (raise) sul tavolo da gioco.
CAPITOLO 4
Sviluppo di un fundraising strategico per l’IICNY
In questo capitolo ci si propone di fornire alcuni strumenti metodologici di cui l’IICNY possa avvalersi per avvicinarsi al fundraising con un approccio strategico. Valerio Melandri, uno dei maggiori esperti italiani in questo campo, definisce il fundraising “una disciplina professionale, che richiede una logica progressione”133. Tale progressione viene da molti autori sintetizzata nel cosiddetto “ciclo del fundraising”, uno strumento che, se propriamente utilizzato, “può aiutare a individuare i passi corretti e la progressione adeguata delle attività, affinché non si dimentichino elementi importanti”134. Si cercherà qui di applicare tale ciclo alla realtà dell’Istituto, fermo restando che si tratta di un modello astratto e funzionale, pensato per essere di supporto alla formulazione di una strategia, non come “rimedio universale” alle difficoltà di un’organizzazione135.
Il ciclo è uno strumento utile soprattutto alle organizzazioni, come l’IICNY, che si sono avvicinate al fundraising da poco tempo. Sembra un buon punto di partenza per elaborare una metodologia che può essere arricchita, in seguito, solo dall’esperienza. Sempre secondo Melandri, oggi più che mai per attirare l’attenzione dei pubblici e gli interessi dei finanziatori è indispensabile formulare “strategie coraggiose e innovative”136, ma il ciclo costituisce un valido “racconto visivo” di ciò che un fundraiser professionista mette in pratica in una strategia di fundraising.
Molti autori hanno ideato cicli di fundraising più o meno articolati137, in cui, comunque, ricorrono gli stessi fattori fondamentali. Si è scelto qui di
133 Melandri V., Masacci A., Op. cit., Il Sole 24 Ore, Milano 2004, p. 47. 134 Ibidem.
135 Ibidem. 136 Ivi, p. 48.
137 Rosso H., Tempel E.R., Melandri V., Il libro del fund raising: etica, strategie e strumenti della raccolta fondi, Etas, Milano 2004.