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Osservazioni conclusive: limiti e van- van-taggi dell’analisi

La programmazione delle attività territoriali: un’analisi comparata

6. Osservazioni conclusive: limiti e van- van-taggi dell’analisi

In un contesto di razionalità limitata, ana-lizzare processi di programmazione implica

«tentare di agire sul futuro» e selezionare ed utilizzare le informazioni disponibili oggi per compiere scelte che avranno una consapevo-le ripercussione su uno scenario prospettico, coerentemente ipotizzabile, data l’esperien-za attuale 12.

Il distretto socio-sanitario, per un principio di sussidiarietà e decentramento, è diretta-mente coinvolto nella defi nizione dei proces-si di programmazione dei propri servizi. La loro corretta espressione incide direttamente sulla domanda di salute della popolazione di riferimento e sulla capacità di programma-zione strategica di altri soggetti sopra-ordi-nati (di livello aziendale o regionale), non-ché sulla concreta espressione della logica di governance.

L’obiettivo di defi nizione di un’ipotesi di contenuti per un modello di PAT, ha rispo-sto sia al bisogno del distretto di strutturare il proprio principale documento di program-Tabella 5

Determinazione del gap fra domanda e offer ta, colmabile con soluzioni buy

mazione, sia all’esigenza della Regione di defi nire lo stato dell’arte dei PAT esistenti.

Possiamo ricondurre lo sviluppo del-l’obiettivo dell’analisi a due fasi ben distinte:

la costruzione di un sistema di valutazione dei PAT esistenti e la costruzione vera e pro-pria del modello di PAT.

Seppure l’analisi svolta presenti alcuni li-miti riconducibili

a) al fatto di fondarsi sulla rappresenta-zione documentale e non reale del processo di programmazione e del contesto di riferi-mento,

b) alla forte disomogeneità, formale e con-tenutistica, dei PAT e, di conseguenza alla necessità di categorizzare i dati per macro-aree e categorie di contenuto, prima di eser-citare su di essi una valutazione, secondo un opportuno sistema di codifi ca,

sono numerosi i benefi ci che derivano dallo studio.

In relazione alla costruzione del sistema di valutazione dei PAT esistenti, si possono annoverare tra i vantaggi:

– la trasparenza, chiarezza e condivisibi-lità del processo di benchmarking e dei suoi risultati;

– la possibilità di ripetere lo stesso pro-cesso anche su altre tipologie di documenti di programmazione, una volta esplicitate le categorie di contenuto, i parametri di valuta-zione ed il peso da attribuire loro;

– il coinvolgimento di un ampio gruppo di professionalità, operanti in strutture diverse, quindi la possibilità di benefi ciare di un am-pio spettro di punti di vista sui PAT e la loro valutazione.

In relazione alla defi nizione del modello di PAT, i vantaggi possono essere ricondotti:

– al miglioramento dell’operatività del di-stretto socio-sanitario, nell’inquadrare i dati della propria programmazione;

– all’ampia e diretta applicabilità del mo-dello in svariati contesti: il fatto che non fornisca prescrizioni ma strumenti di appro-fondimento e di indagine, per la fi ssazione di obiettivi, lo rende di estrema duttilità.

La risposta tracciata con il modello può rappresentare il punto di partenza per un’ef-fi cace programmazione, che soddisun’ef-fi le esi-genze di comunicazione interna ed esterna.

Nel caso di studio, i risultati ottenuti han-no consentito alla Regione di predisporre le linee-guida di compilazione dei PAT per l’anno 2005.

Note

1. L’espressione «governance» identifi ca la capacità di creare consenso e condivisione sulla soluzione di un problema, mobilitando più soggetti interessati e rinunciando alla «best solution» individuata dall’uni-ca razionalità tecnico-economidall’uni-ca, come presupposto da una logica di «government». Per approfondimen-ti, si vedano Borgonovi (2004), pp. 37-41; Anselmi (1995).

2. Si confrontino OECD, Directorate for Employment, Labour and Social Affairs (2002); Vagnoni (2005):

pp. 36-41.

3. Buchanan (1999). Nel ciclo di programmazione e controllo il PAT si colloca come strumento di fi ssa-zione di obiettivi di tipo operativo e a breve termine, questi sono strettamente correlati sia alla programma-zione strategica a lungo termine dei Piani sociali di zona (per gli interventi di integrazione socio-sanita-ria), sia alla valutazione dei risultati assistenziali che viene effettuata, in Emilia-Romagna, tramite il Bilan-cio di missione aziendale (art. 6, L. reg. 29/2004). Sul concetto di programmazione strategica ed operativa e sulle loro interrelazioni, si veda Bergamin Barbato (1991).

4. In particolare Bailey (1995); Bierstedt (1957) e Lund-berg (1939), mentre Gouldner (1962) valorizza l’uso di metodi qualitativi piuttosto che quantitativi, fatta salva l’esplicitazione dei valori utilizzati nella ricer-ca.

5. Per la defi nizione e l’applicazione del benchmarking si vedano, in particolare, Barretta, Vagnoni (2005);

Camp (1995); Foglietta (2005).

6. Il gruppo di progetto è costituito da Fosco Fogliet-ta, Direttore generale dell’Azienda Usl di Ferrara, Clara Curcetti, Dirigente del Servizio assistenza di-strettuale pianifi cazione e sviluppo dei Servizi sani-tari Regione Emilia-Romagna, Maria Pia Lazzarato, Direttore generale dell’Azienda Usl di Parma, Maria Chiara Tassinari, Direttore del Distretto Centro-Nord Azienda Usl di Ferrara, Stefano Carlini, Responsabi-le dell’Unità operativa Programmazione e controllo di gestione Azienda Usl di Ferrara e da Laura Maran, Dottoranda in Economia Aziendale e degli Interme-diari Finanziari, Dipartimento di Economia istituzio-ni e territorio, Uistituzio-niversità di Ferrara.

7. La metodologia di content analysis descritta e svi-luppata trova le sue basi teoriche in Bailey (1995);

McNeil (1999); Humphrey, Lee (2004).

8. C.E. Bogan, M.J. English (1994), Benchmarking for Best Practices: Winning Through Innovative Adapta-tion, McGraw Hill, New York, riportano la seguente defi nizione di benchmark: «A standard of excellence or achievement against which other similar things

must be measured or judged», dunque, «lo standard rispetto al quale misurare o giudicare».

9. Il limite minimo del benchmark è «0» per mappatura del territorio ed attività attuale, salvo che per la «Pro-grammazione», dove è «20», perché un PAT, per quanto incompleto, deve citare almeno alcuni obietti-vi, altrimenti non esisterebbe.

10. Il numero di istogrammi in fi gura 4 è inferiore al cam-pione analizzato di 30 PAT, in quanto si è scelto di visualizzare un solo punteggio sia per i PAT azienda-li (un unico documento contenente i dati di tutti i di-stretti) sia per i PAT distrettuali che, rispetto all’Ausl di riferimento, sono identici per forma e per tipologia

di contenuti. Nel caso dell’Ausl G, mancando il PAT, la valutazione è stata formulata sulla base degli altri documenti «non PAT» inviati.

11. Si confrontino Lega (2000); Ippolito, Tremante, Vig-giani (2003): p. 116. Gli Autori considerano quali variabili di interesse il «valore medio dei pesi relativi Drg» e i «Ricavi su (costi diretti + costi intermedi)», con tutti i limiti del caso.

12. Si confrontino Simon (1961), in merito alle decisio-ni in contesti di razionalità limitata e Miolo Vitali (1993), in merito ai cicli di programmazione e con-trollo e alle loro interrelazioni nei processi di scelta all’interno delle aziende.

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NOVITÀ

BIBLIOGRAFICHE

Stefano Baraldi