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di Silvia Fissi ed Elena Gor

2.5. Osservazioni conclusive

Questo capitolo si proponeva un duplice obiettivo: il primo legato all’ana- lisi della regolamentazione prevista dal legislatore nazionale per la costruzione del GAP e dell’area di consolidamento e il secondo riconducibile all’esame delle modalità con le quali i preparer dei bilanci consolidati per gli esercizi 2013 e 2014 hanno applicato la disciplina in materia.

In primo luogo, l’analisi condotta ha permesso di rilevare come la proposta del legislatore nazionale contenuta nel principio contabile applicato n. 4/4 in tema di definizione del GAP e del perimetro di consolidamento offra una so- luzione che si presenta come una sorta di “compromesso” rispetto a quanto proposto dai principi contabili internazionali e statunitensi. Da una parte, in- fatti, si rileva il ruolo predominante ricoperto dal principio del controllo deri- vante dagli IPSAS e, dall’altro, si consente l’inserimento di realtà per le quali non sussiste un rapporto di partecipazione, facendo proprio il principio po- tere/beneficio dei GASB. Vi sono infine le cause di esclusione dal GAP e dal perimetro di consolidamento che rappresentano una vera e propria novità ri- spetto a quanto previsto a livello internazionale.

In secondo luogo, sono state esaminate le scelte compiute dai comuni spe- rimentatori della riforma contabile nella predisposizione dell’area di consoli- damento dei bilanci consolidati relativi agli esercizi 2013 e 2014. I preparer sono stati assolutamente in linea con quanto indicato dalla normativa sul tema, tuttavia, soprattutto grazie al confronto tra i consolidati dei 12 comuni che li hanno redatti per entrambi gli anni considerati, non si rileva un ragionamento – nel documento e soprattutto nelle delibere consiliari di approvazione e in quelle di Giunta per l’approvazione degli elenchi relativi al GAP e all’area di consolidamento – in termini di governance o di accountability. Queste ultime rappresentano infatti due delle tre funzioni che sono attribuite al consolidato dallo stesso principio contabile applicato. Tuttavia, come è stato rilevato nel capitolo precedente, durante questa fase le preoccupazioni di natura tecnica sembrano prevalere sulle finalità strategiche sottese a un utilizzo del consoli- dato come supporto decisionale.

Il contributo soffre naturalmente di alcuni limiti che, contemporaneamente, rappresentano possibili sviluppi futuri della ricerca.

Le modalità con le quali i redattori del bilancio consolidato applicano la normativa sono state esaminate solo con riferimento ai comuni sperimentatori, mentre è probabile che con il passare del tempo i dubbi applicativi si riducano e la reale utilità del documento rispetto alla governance del gruppo incrementi. Dunque, l’analisi dovrebbe essere ripetuta, in primis, con riferimento al

periodo post-sperimentazione di questi stessi enti e poi allargata anche agli altri comuni non sperimentatori oggi obbligati alla redazione del documento.

Altro aspetto che potrebbe essere ulteriormente approfondito allargando la platea degli enti esaminati è da correlarsi alla presenza o meno di una struttura logica di governance nella definizione dell’area di consolidamento. In altri ter- mini, sarebbe interessante esaminare, eventualmente attraverso lo strumento della content analisys, se le motivazioni di inserimento nel medio/lungo pe- riodo siano sempre le stesse e se, ad esempio, il mantenimento della partecipa- zione in alcune realtà sia legato a veri e propri progetti di governance. In altre parole, l’ente locale potrebbe voler incrementare il “presidio” su alcuni am- biti/settori funzionali aumentando la quota di partecipazione posseduta oppure attraverso un potenziamento del rapporto di controllo. Inoltre, appare anche interessante verificare se le cause che hanno portato all’esclusione di alcune entità dall’area di consolidamento siano in un futuro rimosse o, comunque, se il comune proprietario si sia adoperato per rimuoverle come, ad esempio, nel caso di esclusione per mancanza di informazioni.

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