È una fase, questa, in cui subentra una nuova, aspecifica censura insita nella mentalità, ancora prima che nelle istituzioni, che trova una spiegazione anche nel drammatico e tempestoso svolgersi degli eventi. La vicenda che riguardò Matteo Luigi Simon per quanto non diretta- mente relativa all’attività censoria, è significativa per dimostrare quanto fosse pesante, pericolosa e temuta l’impostazione restauratrice già ope- rante nel Regnum. Per essere più compiutamente analizzata, la sua figura richiede un pur breve inquadramento nel contesto familiare129.
Non solo lui, ma tutta la sua famiglia si rese protagonista e partecipe degli avvenimenti culturali e politici dell’ultimo decennio del Settecento. Originari della Liguria, i quattro fratelli Simon, Domenico (1758), Mat- teo Luigi (1761), Gian Francesco (1762) e Giovanni Battista (1764) ebbero la possibilità di studiare e di conseguire la laurea, Domenico e Giovanni Battista in Giurisprudenza, Gian Francesco in Teologia, Mat- teo Luigi in entrambe. La propensione per gli studi giuridici e letterari spiega il successo che, in breve, i Simon riuscirono a conseguire nella vita pubblica (Domenico e Matteo Luigi) e nelle gerarchie ecclesiastiche (Gian Francesco e Giovanni Battista). Già nella tesi di laurea130Matteo
Luigi aveva affrontato la tematica delle leggi criminali, settore che venne poi ripreso da Faustino Cesare Baylle e codificato da Domenico Fois, per essere poi utilizzato da Carlo Felice per le Leggi civili e cri-
minali del Regno di Sardegna131. Nonostante l’ampiezza dei suoi
studi politico-giuridici, pochi sono quelli dati alle stampe in quel pe-
E crederei anche saggia cautela il profittare della partenza da codesto porto di persona sicura e d’ogni eccezione maggiore che debba recarsi direttamente in Torino per farmele pervenire, ben inteso che il di lui imbarco segua sopra bastimento di persona sicura»; cfr. AST, Sardegna, Atti in partenza dalla capi-
tale, Particolari, Corrispondenza segreta, Serie Z.
129Un quadro biografico della famiglia Simon e desumibile, per lo più, da
alcune memorie e dall’epistolario, tuttora inediti.
130Una discussione sulle dissertazioni De origine immunitatis Ecclesia-
rum dissertatio historico-critica e De quaestionibus aut tormentis dissertatio.
131Cfr. F. C. BAYLLE, Compilazione delle leggi municipali del Regno di Sar-
degna spettanti al criminale, in BUC, Ms. Baylle, S.P. 6.3.4; D. Fois, Dei delitti delle pene e della processura criminale del cavaliere D. Domenico Fois giure- consulto sardo, 3 voll., Genova, 1816; Id., La giurisprudenza civile, 6 voll.,
Cagliari, [s.d.]; I. Birocchi, Dottrine e diritto penale in Sardegna nel primo Otto-
riodo, e la maggior parte è stata pubblicata solo nel Novecento. Ciò induce a pensare che tali studi non siano mai stati presentati all’au- torità censoria per ottenere l’autorizzazione alla pubblicazione. Gli opuscoli di Simon, Crisi politica della Sardegna132 e Omaggio alla
verità, ossia Memorie storico critiche delle diverse vicende sofferte dalla illustre famiglia ligure dei Simon133, firmati il primo con lo
pseudonimo di Astemio Lugtimnio ed il secondo con quello Ismene Auribaldo e che all’epoca dovevano essere noti, non compaiono tut- tavia nei dizionari biografici di Tola e di Martini, mentre Manno e Siotto Pintor attribuiscono a Simon solo il primo. Lo stesso Matteo Luigi, opportunamente, non ne riconosce la paternità neppure in alcune lettere confidenziali al fratello Gian Francesco, temendo che la corrispondenza venisse ispezionata dall’ufficio postale. Timori, quelli da lui espressi, non infondati. Egli ebbe modo, durante il suo soggiorno a Genova, di manifestare apertamente il risentimento per la condizione di sorvegliato speciale che gli era stata riservata con il filtraggio e la manomissione delle sue lettere ai familiari. Prudenza analoga esprime nell’invitare l’altro fratello Domenico a celare, all’i- nizio degli anni Novanta, la simpatia per la rivoluzione francese e per le riforme di ispirazione democratica134. Benché egli stesso, in
qualche modo, condividesse il “Democratismo” del fratello Dome- nico, posizione alla quale era fortemente contrario Gian Francesco, critico verso gli eccessi rivoluzionari, era comunque consapevole che
132ASGA, n. provv. 150/A. Si tratta di un manoscritto composto di 31 fogli
(62 facciate) in formato cm. 19x25. Il contenuto riporta gli avvenimenti isolani compresi tra il 30 dicembre 1792 ed il 18 gennaio 1793. L’opera è oggi ripub- blicata in R. Catardi, Matteo Luigi Simon e la Crisi politica dell’isola di Sarde-
gna (1793-96), Alghero, 1964. Il Simon avrebbe utilizzato lo pseudonimo Aste-
mio Lugtimnio anche per un «Diario Storico» rimasto manoscritto.
133Nella Crisi politica Simon fa riferimento ad un’altra sua opera Sto-
ria delle sarde rivoluzioni, opportunamente attribuita ad un «virtuoso filo-
patro», che sarebbe stata stampata nel 1800 proprio con il titolo di Omaggio
alla verità.
134«[Consiglio] di prender negli affari di Francia la stessa parte che pren-
dono i più od almeno a non propalare i vostri sentimenti. Pensateci, e se volete sostenervi e non rovinare con voi tutta la famiglia e farci piangere tutti siate moderato nelle opinioni […]. Mi son troppo conturbato e costernato nel sentire d’alcuno che disse essergli stato scritto questo vostro Democratismo»; cfr. V. Porceddu, Matteo Luigi Simon. Profilo Biografico, in M. L. Simon, La Sardegna
la società isolana, fortemente influenzata dalla Chiesa, soggetta al sistema feudale e ossequiente verso il paternalismo monarchico, fosse del tutto impreparata a recepire tutto ciò.
Il vasto sapere e la voglia di conoscenza, di fronte allo stato di notevole arretratezza culturale nel quale versava la Sardegna alla fine del Settecento, aveva indotto i fratelli Simon a costituire, tra il 1790 ed il 1815 una vasta biblioteca composta da circa 4.000 opere. Questo corpus librario, certamente straordinario per quell’epoca e ancor di più se rapportato a quelle condizioni culturali, fu opera principalmente dell’abate Gian Francesco, fratello minore di Matteo Luigi, disposto, come si evince dall’epistolario, a sostenere gravi sacrifici per accrescere il patrimonio intellettuale135.
Alcuni storiografi annoverano i Simon tra coloro che vengono identificati come «patrioti». Tale definizione, assegnata ai soste- nitori dei principi autonomistici negli anni della «Sarda Rivolu- zione» è stata oggetto di studio e confronto, in tempi recenti, da parte di alcuni studiosi i quali, ampliando l’ambito della ricerca e cercando di individuare una categoria in grado di delinearne un profilo generale, valido dunque non solo per la realtà isolana, sono giunti ad attribuire al termine «patriota» una duplice valenza: positiva laddove essa riguardi i sostenitori di forme di autonomia «nazionalitaria» di piccole etnie come la Savoia, la Corsica e, appunto, la Sardegna; negativa e di stampo conservatore dove si manifestava sotto forma di consenso e sostegno ad un governo centrale di ancien régime, quale fu quello sabaudo136. Alla luce di
questa specificazione la figura di Matteo Luigi troverebbe la sua collocazione nella prima delle due categorie, pur sempre entro un dichiarato lealismo dinastico.
135Così Matteo Luigi scriveva al fratello nel 1790: «No tenemos para pan
y compramos ravaniscos…, siamo estremamente miserabili. Signora madre senz’abiti. Io indebitato, voi forse lo sarete; Domenico senza calzoni, eppure dopo una copiosa libreria si ha il fanatismo di accumularne altri»; cui segue la risposta di Gian Francesco: «Avete ragione in tutto ciò che mi dite sugli acqui- sti fatti di libri. Ma che volete: ogni uomo ha la sua piccola follia, io ho que- sta…; credete a me che li ho acquistati sacrificandomi or d’un pranzo or di un rinfresco or di una cioccolata»; cfr. V. Porceddu, Matteo Luigi Simon, cit., p. XXVII.
136C. SOLE, Presentazione critica, in M. L. Simon, La Sardegna antica e
Egli fu autore di molteplici studi dei quali, come detto, solo una parte ha avuto fino ad oggi fruibilità, a causa dell’oblio che lo colpì per troppo tempo. Si tratta, oltre agli opuscoli citati in precedenza, di alcune dissertazioni giovanili di contenuto giuridico137, di un Diario
relativo al tentativo di invasione francese del 1793138, di un Quadro
storico dei principali avvenimenti isolani tra il 1793 ed il 1799139, della
Sardegna antica e Moderna e di una Mémoire pour Napoléon140
redatto in funzione dell’eventualità di un intervento in Sardegna. Que- sto rappresenta solo un elenco parziale della sua produzione, in gran parte posseduta dall’Archivio Guillot di Alghero, lo studio e l’analisi della quale, dopo l’impegno profuso, specie in anni abbastanza recenti, da molteplici studiosi, sembra aver subito una battuta d’arresto, suben- trata dopo la morte del Dott. Matteo Guillot, erede dell’Archivio.
Gli storiografi del XIX secolo, in primo luogo Giuseppe Manno, Pietro Martini, Pasquale Tola, Giovanni Siotto Pintor, nel tracciare un suo ritratto lo presentano, seppur in maniera non del tutto chiara, come un uomo dalla vasta erudizione, che attraverso l’attività pub- blica aveva avuto modo di manifestare, durante gli anni rivoluzio- nari, quello che, pressoché unanimemente, viene definito un fervido «patriottismo» a sostegno dell’autonomismo sardo. Questi, in maniera estremamente sintetica, i tratti che accomunano i profili del politico algherese offertici dai quattro autori. Ben diversa, e cer- tamente ancora in gran parte da indagare, doveva essere, invece, la considerazione di cui il Simon godeva nell’opinione personale degli storici citati, come si può desumere più da memorie personali e car- teggi, che da opere storiografiche. Nonostante i tratti apparente-
137Cfr. M. A. SIMONIUS, De quaestionibus aut tormentis dissertatio pubblice
abita in Regia Calaritana Accademia anno 1784, s.l.; Tractatus juris civilis ad partes V, VI, VII Pandectarum et de feudis, 4 voll. In BUC, mss. 13-16.
138M.L. SIMON, Il bombardamento di Cagliari, a cura di A. Flore e con sag-
gio bibliografico di G. Perantoni Satta, Fossataro, Cagliari, 1964; l’intestazione originale del manoscritto è Giornale storico di Cagliari concernente le cose
occorse in detta città specialmente al tempo della Guerra dei Francesi contro la suddetta isola, mentre il titolo Il bombardamento di Cagliari gli è stato attribuito
dal curatore del volume.
139Quadro storico delle vicende politiche del Regno di Sardegna dal 1793
e al 1799.
140M. L. SIMON, Mémoire pour Napoléon con altri documenti inediti o rari,
mente positivi registrati dalla storiografia dell’Ottocento, il nome dello studioso algherese rimase per tutto il secolo XIX sostanzial- mente nell’ombra, noto solo ai più eruditi, i quali si guardarono bene dall’analizzarne in maniera dettagliata la complessa personalità e dal rivalutarne le opere, molte delle quali realizzate nel periodo del- l’esilio. Certo, come avvenne per Angioy, al Simon toccò di dover pagare, nel giudizio degli storici del tempo, il fallimento dei moti autonomistici e della successiva sollevazione antifeudale. Se non si può parlare di censura in senso tecnico, certamente egli dovette scontare con l’oblio e con una sorta di ostracismo culturale le responsabilità che il governo di Torino gli aveva attribuito in merito agli avvenimenti del triennio. In breve tempo egli dovette prendere atto dell’allontanamento forzato dalla vita pubblica, suo e degli altri membri della famiglia, seguito al mutamento del clima politico ed alla reazione che proveniva dal Capo di Sopra, benché le argomen- tazioni a sostegno del provvedimento si fondassero su prove labili ed inconsistenti e nonostante lo stesso Vicerè avesse dichiarato che le accuse sulla famiglia Simon non andavano al di là di «semplici sospetti». La sentenza che ne seguì, emessa dalla Giunta di Torino, che dichiarava illegittima, per tutti i membri della famiglia, la rimo- zione dagli incarichi pubblici, non valse tuttavia a consentire il rein- tegro nei posti. Il venir meno della fiducia nel ceto dirigente ed il clima antigiacobino diffusosi nell’isola all’indomani della fuga di Angioy e degli altri esuli, travolsero anche Matteo Luigi e i suoi fami- liari; è una vicenda che richiederebbe una più approfondita valuta- zione delle responsabilità del Vicerè, il quale non solo non diede dovuto risalto alla sentenza della Giunta, contribuendo così a man- tenere il velo di sospetto che aveva avvolto la famiglia algherese, ma si sottrasse perfino all’obbligo di reintegrare il padre ed i quattro fratelli nei rispettivi incarichi per diversi mesi.
Proprio la diffidenza derivante dall’atteggiamento del Vicerè, coniugata con la scarsità di mezzi a disposizione, contribuì a dare una ridotta diffusione alle sue opere, ed egli preferì ricorrere, come detto, all’uso di psedudonimi. Esse, per il contenuto politico che pre- sentano, furono per la maggior parte pubblicate all’estero e, mal- grado la non facile divulgazione, dovettero raggiungere una qual- che notorietà tra i contemporanei. In modo particolare la Crisi poli-
tica dell’Isola di Sardegna, benché non sia stata trovata traccia di
alcun provvedimento che ne proibisse la circolazione, dovette circo- lare con estrema cautela se non in forme di vera e propria clande-
stinità141. L’ostracismo che le autorità, tacitamente, facevano rica-
dere sulle opere e sulla figura di Simon e di tutta la famiglia, trova riscontro, come detto, nell’assenza di alcuni dei suoi opuscoli nei dizionari biografici del Tola e del Martini. Egli negò sempre la pater- nità di alcuni suoi scritti perché conosceva i rischi, per sé e per i suoi, derivanti dalla circolazione di opere, a stampa o manoscritte, che fornivano contenuti discordanti dalla versione “ufficiale” degli avvenimenti del triennio rivoluzionario e degli anni successivi. Ciò è confermato dalla lettura dell’epistolario familiare, analizzato in anni recenti da Virgilio Porceddu, ed in particolare dalla corrispon- denza con Gian Francesco nel gennaio 1801142. Le Memorie della
famiglia Simon furono pubblicate contestualmente alla Crisi poli-
tica, come si evince dalla corrispondenza del formato e dei carat-
teri di stampa. In questo contesto diventa comprensibile il tentativo dello stesso Gian Francesco di attribuire la Crisi politica ad Angioy, in quel tempo a Parigi e dunque non perseguibile. Su uno degli esem- plari conservati nella biblioteca privata della famiglia Simon al sot- totitolo dell’opera, accuratamente cancellato, Gian Francesco sosti- tuì la nota manoscritta «è creduta Au.re Angioi». Una precauzione questa con la quale egli si proponeva di depistare una potenziale indagine sul reale autore dell’opuscolo, specie nell’eventualità, rite-
141C. MANUNTABRUNO, Una regina e il confessore. Lettere inedite di Maria
Clotilde di Francia Regina di Sardegna all’ex gesuita G. B. Senes (1899-1802),
Firenze 1935, p. 356; l’autore indica Michele Umana come uno di coloro che, grazie alla parentela con il Console francese, riuscì clandestinamente ad entrare in possesso dell’opuscolo del Simon, ed a farlo circolare tra gli ambienti pro- gressisti isolani.
142«Le memorie su di noi sono terminate e complete e si fingono scritte da
un nome arcade e dedicate a noi; esse non credereste come sono riuscite bene, le avrei fatte stampare se fossi stato in altro luogo e non conosciuto; per carità, nulla diciate ad alcuno…»; due mesi dopo, il 14 marzo, informava il fratello della pubblicazione delle Memorie: «Ho veduto un libro di 168 pagine e più stampato in Cosmopoli nel 1800 […] che pare scritto da alcuno di noi tanto è circostanziato e tanti sono gli elogi che si fanno. Domenico nol sa. Avvi tutto quanto potea bramarsi stampato con nitidezza, ma siccome alcun vivente è troppo mal servito, ho pensato far stampare una lettera a nome nostro che vi piacerà e che nessun vidde e che nel più alto silenzio voi terrete mentre è con- solatoria per tutti, anche per gli ivi diffamati»; cfr. Lettere di Matteo Luigi a Gian Francesco Simon datate Genova 26-29 gennaio 1801 e 14 marzo 1801; cfr. ASGA, fasc. n. 650. Lettere di Matteo Luigi Simon.