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E SPERIENZE EDITORIALI NELLA R EPUBBLICA L IGURE ED IN P IEMONTE

L’esperienza della Repubblica Ligure rappresenta forse un caso a sé stante. Genova fu, infatti, uno degli ultimi baluardi francesi a cedere all’offensiva austro-russa e venne occupata solo il 4 giugno 1800. La città, divenuta asilo di un esiguo gruppo di esuli e di patrioti italiani che scelsero di non attraversare le Alpi per trovare rifugio all’avanzata reazionaria, fu seconda solo a Milano per produzione giornalistica20. Il

fenomeno assume un significato particolare se si considera che non vi

17R. DEFELICE, «Istruzione pubblica» e rivoluzione nel movimento repub-

blicano italiano del 1796-1799, in «Rivista storica italiana», LXXIX, 1967, IV, pp.

1144-1163.

18C. CAPRA, Il giornalismo nell’età rivoluzionaria e napoleonica, cit., pp.

432-433.

19Ibidem, p. 435.

20Sul giornalismo della Repubblica Ligure cfr. L. Morabito, Il giornalismo

giacobino genovese (1797-1799), Torino, 1973; L. Balestreri, Breviario della sto- ria del giornalismo genovese, Savona, 1970; B. Montale, Il giornalismo genovese dalle riforme all’Unità, in AA.VV., Saggi di storia del giornalismo in Memoria di Leonida Balestreri, Genova, 1982; pp. 87-98; P. Nurra, Genova nel Risorgimento,

era una tradizione locale nel campo giornalistico tanto che, nei vent’anni che precedettero la nascita della Repubblica, era comparsa un’unica gazzetta. Le ragioni socio-politiche del nuovo fermento vanno ricercate, tra l’altro, nella volontà dello schieramento moderato, rap- presentato dalla ricca borghesia finanziaria e mercantile e dalla nobiltà minore, di sostituirsi alla vecchia oligarchia e di proporsi come nuova classe dirigente. In tale contesto si colloca il tentativo di riforma eccle- siastica patrocinato da Eustachio Degola, prodotto del giansenismo ita- liano, che auspicava un distacco della Chiesa ligure da Roma ed una sua riorganizzazione sul modello francese, intrecciando così il dibat- tito sulla libertà di stampa con quello sulla libertà di culto. Gli ambienti moderati genovesi ebbero come portavoce proprio gli Annali politico-

ecclesiastici, foglio giansenista che esordì il 17 giugno 1797. Un gruppo

più progressista, che seguiva con interesse il pensiero democratico e che raccoglieva adesioni soprattutto tra gli intellettuali ed i professio- nisti, si radunò invece attorno alla Gazzetta nazionale genovese, forse il più diffuso tra i periodici del Triennio, nato contemporaneamente agli

Annali e redatto da Cottardo Solari, Giuseppe Crocco e dall’abate Anto-

nio Pagano. In particolare il primo, la vera anima politica della Gaz-

zetta, era espressione degli ambienti dell’alta borghesia. Dalle pagine

del giornale traspare, a fianco ad un’attenzione per la miseria delle masse e ai moniti perché si adottasse una linea politica in difesa dei più indigenti, la necessità di gestire i rapporti tra il ceto dominante e quelli subalterni, in un’ottica di stampo paternalista ed assistenziali- sta. Atteggiamento questo che, ben presto, si sarebbe tradotto nell’ab- bandono, da parte della Gazzetta, dei propositi più riformisti e in un ripiegamento su posizioni più moderate. Tale carattere, per certi versi ambiguo, consentì alla Gazzetta, unica testata insieme al Monitore

Ligure, di proseguire le pubblicazioni anche dopo la fine della Repub-

blica Ligure. Intorno a questi due periodici ruotarono altri fogli, alcuni veri e propri fiancheggiatori della Gazzetta nazionale come Il

Giornale degli amici del Popolo, pubblicato il 21 giugno 1797 con il

finanziari (1797-1799), Torino, 1975. Tra i molteplici studi specifici cfr. V. Vitale, Un giornale della Repubblica Ligure: «Il Redattore italiano» e le sue vicende, in

«Atti della società ligure di Storia patria», vol. XLI, 1933, pp. 42-45; L. Bale- streri, Anticipazioni unitarie nel giornale genovese «Il Censore italiano», estr. da Atti e memorie del Museo del Risorgimento di Mantova, a. IV, 1965; R. Bou- dard, Gazzette patrie e straniere a Genova nel periodo repubblicano, in «Rivi- sta italiana di studi napoleonici», IX, giugno 1970, pp. 124-135.

sostegno dell’ambasciata francese, e Il Flagello della impostura e

della maldicenza, un giornale satirico pubblicato tra maggio e agosto

del 1798 e ritirato dalle autorità. Più vicino alle argomentazioni gian- seniste sostenute dagli Annali fu un foglio satirico del 1798, i Pette-

golezzi. Tra i tanti giornali di matrice democratica vale la pena di

menzionare Il Censore italiano (11 novembre 1797-ottobre 1799) e Il

Redattore (26 gennaio 1799-25 marzo 1800)21. Quest’ultimo, forse

quello di maggior successo tra i giornali democratici genovesi, potè conoscere ed analizzare l’esperienza del Triennio nella sua interezza e registrare per questo la delusione dei patrioti e la loro disillusione per il fallimento dell’ideale unitario e per la mancata acquisizione da parte delle masse popolari di una matura coscienza repubblicana.

Decisamente più modesta, e non solo perché circoscritta a poco più di cinque mesi, è l’esperienza della stampa periodica piemontese nel periodo compreso tra la partenza di Carlo Emanuele IV e l’occupa- zione austro-russa (9 dicembre 1798- 26 maggio 1799)22. Certamente

dovette pesare la decisione da parte della Francia di annettersi la regione. Il Piemonte non fu, infatti, elevato a repubblica, ma ebbe in un primo momento, il 12 dicembre 1798, un Governo provvisorio di quindici membri di orientamento moderato ai quali ne sarebbero stati aggiunti successivamente altri dieci su posizioni decisamente più demo- cratiche, tra i quali Carlo Botta. Il Direttorio, interessato ad evitare l’u- nione del Piemonte con le repubbliche Ligure o Cisalpina, benché uffi- cialmente offrisse ai piemontesi la scelta tra l’annessione alla Francia e la Repubblica separata, preparava il terreno per l’annessione. La manovra che avrebbe dovuto portare ad inglobare il Piemonte nel ter- ritorio francese ebbe successo nel febbraio 1799, nonostante l’ostilità dei patrioti e di una società segreta, la «Società dei raggi», interessata, invece, alla nascita di una Repubblica. Il 2 aprile 1799 il Piemonte venne diviso in quattro dipartimenti e, poco dopo, gli venne assegnata

21Cfr. V. VITALE, Un giornale della Repubblica Ligure: «Il Redattore ita-

liano» e le sue vicende, in «Atti della società ligure di Storia patria», vol. XLI,

1933, pp. 42-45; C. Capra, Il giornalismo nell’età rivoluzionaria e napoleonica, cit., pp. 468-472.

22Sulla stampa piemontese dal 1798 in poi cfr. E. Covane, Il primo gior-

nalismo piemontese, Torino, 1938; M. Marinane, I giornali piemontesi dell’e- poca della Rivoluzione di Francia e dell’età napoleonica, in «Giornalismo»,

un’Amministrazione generale costituita da quattro membri, in rappre- sentanza dei quattro dipartimenti; rimase, pertanto, privo di una costi- tuzione, al contrario delle repubbliche Cisalpina, Ligure e Romana.

Una testimonianza del controllo indiretto che le autorità francesi esercitavano sul Governo provvisorio è individuabile in due provvedi- menti volti a ridurre la libertà di stampa e a vigilare sulla circolazione di ogni genere di scritti. La prima misura cautelativa, del 28 dicembre 1798, interessava l’ex Stamperia Reale di Torino che, assumendo il nome di Stamperia Nazionale, riceveva anche l’esclusiva della pubbli- cazione di leggi e decreti23. Il 12 febbraio 1799 lo stesso governo prov-

visorio, «invitato dalle Autorità Francesi», in quattro sintetici articoli poneva un freno all’attività di tipografi e stampatori allo scopo di argi- nare in maniera significativa eventuali abusi della libertà di stampa24.

In controtendenza con le altre interpretazioni sulla mediocrità di quella pubblicistica, lo storico Luciano Guerci ha ritenuto che essa sia stata determinata soltanto dall’essersi completamente adattata ad un cliché corrente. Egli, prendendo spunto dagli studi di Giorgio Vaccarino sul giacobinismo piemontese, reputa il pur effimero periodo repubblicano non privo di spunti di significativo interesse25.

Le sue argomentazioni a sostegno di questa valutazione prendono le mosse non solo dal dibattito politico, che vide il governo provvi- sorio, favorevole all’annessione alla Francia, scontrarsi con le ten- denze indipendentiste dei patrioti, ma anche da una presunta viva- cità editoriale che avrebbe portato da tre a dieci i giornali pubbli- cati o, quantomeno annunciati, a Torino26. I tre periodici, dei quali

23Raccolta di leggi, decreti, proclami, manifesti, ecc. pubblicati dalle auto-

rità costituite, Vol. I, Torino, p. 76.

24Ibidem, p. 248.

25G. VACCARINO, I giacobini piemontesi (1794-1814), Roma, 1989, 2 voll.;

Id., Le componenti sociali e politiche del triennio giacobino in Piemonte (1796-

1799), in Il modello politico giacobino, cit., pp. 81-99.

26L. GUERCI, I giornali repubblicani nel Piemonte dell’anno VII, in «Rivista

storica italiana», CII, 1990, pp. 375-421; Lo studioso esclude dal computo L’Osser-

vatore piemontese, un foglio comparso nel gennaio del 1798 e i cui ultimi due

numeri (11 e 12) rientrano nel periodo repubblicano. L’osservatore, di orienta- mento conservatore, fu costretto ad adattarsi alle nuove circostanze modificando le sue posizioni, non prima però di essersi tenacemente impegnato in difesa del- l’Ancien Régime; cfr. L. Guerci, Due giornali torinesi alla fine dell’«Ancien Régime», in Dal Piemonte all’Italia. Studi in onore di Narciso Nada nel suo settantesimo

secondo Capra si può parlare in maniera pertinente al tema, sono La

Gazzetta Piemontese, dal 1797 continuazione della Gazzetta di Torino

la quale, precedentemente asservita all’ancien régime, poté conti- nuare le pubblicazioni aderendo formalmente agli ideali repubbli- cani, Il repubblicano Piemontese (dicembre 1798-maggio 1799) ed il

Journal de la Réunion, di cui sono noti solo tre numeri pubblicati tra

il 20 ed il 27 febbraio 179927; ad essi Guerci, tuttavia, aggiunge La

vera repubblicana, unico tra i giornali apparsi nel Triennio dedicato

alla pubblica istruzione delle donne28, Il Diario Politico, La verità ven-

dicata, la Raccolta di opuscoli di cristiana filosofia e di ecclesiastica giurisdizione, foglio che fa emergere la problematicità del rapporto

tra giansenismo e governo repubblicano. Alcuni fogli, solo annunciati ma mai pubblicati, furono il Giornale fisico-matematico, Il redattore

subalpino29, il Monitore scientifi-politico torinese30. Si ha pure notizia

di almeno altri due titoli, La frusta letteraria ed il Corriere lettera-

rio, annunciati dal libraio torinese Michel Angelo Morano sul finire

del 1798 come «interessantissimi giornali di pubblica istruzione», ma sui quali non si hanno ulteriori informazioni31.

Sembra infine opportuno un cenno sulla discussione sorta attorno ad un altro presunto giornale, La Decade politica, citato nei verbali delle sedute del Governo provvisorio. Di esso, che non è da confondere con l’omonimo realmente pubblicato a Torino nella pri- mavera del 1801, esiste un riferimento nel verbale del 3 ventoso

27C. CAPRA, Il giornalismo nell’età rivoluzionaria e napoleonica, cit., p. 473. 28E. STRUMIA, Un giornale per le donne nel Piemonte del 1799: «La vera

repubblicana», in «Studi storici», XXX, 1989, pp. 17-46.

29Il Programma del Redattore subalpino, ad opera di Evasio Leone e M.

Basilio, venne annunciato in uno dei verbali del Governo provvisorio. Non essendo stato ritrovato alcun numero sembra di poter concordare con Giovanni Sforza che definisce il Redattore un giornale «nato morto»; cfr. Verbali, vol. II, p. 108; G. Sforza, L’indennità ai giacobini piemontesi perseguitati e danneg-

giati (1800-1802), in Biblioteca di storia italiana recente (1800-1850), vol. II,

Torino, 1909, pp. 371-373.

30Anche del Monitore venne pubblicato solo il Programma datato 15 germi-

nale anno VII (4 aprile 1799). Questo giornale uscì più tardi, nella seconda metà del 1800, e di esso sono conservati solo i primi due numeri datati 30 termidoro anno VIII (18 agosto 1800) e 10 vendemmiao anno IX (2 ottobre 1800) oltre all’Asso-

ciazione al giornale; cfr. Biblioteca Reale di Torino, Miscellanea, 88 (15).

31Michel Angelo Morano libraio in Torino all’Europa, s.d., in Biblioteca

anno VII (21 febbraio 1799) in cui si chiede, e si ottiene, l’invio «alle amministrazioni dipartimentali del giornale intitolato la Decade Poli- tica»32; ma negli archivi non vi è alcuna traccia. Pare condivisibile la

conclusione proposta da Guerci, secondo il quale non è esistito in quel periodo un giornale recante quel titolo e pertanto i verbali si riferirebbero, probabilmente con un’abbreviazione, ad un famoso foglio francese, La Décade philosophique, littéraire et politique33,

come si legge nel verbale di una seduta successiva, quella del 31 marzo 1799 in cui si parla di «Decade filosofica», stavolta con chiaro riferimento alla testata francese. Le sbrigative annotazioni sui verbali avrebbero dunque alterato il titolo originale facendo ipotizzare l’e- sistenza di un altro foglio. Il quadro sulla situazione editoriale durante il periodo repubblicano in Piemonte, per quanto non vivace come quello degli ambienti milanesi, genovesi o romani, sembra avvalorare la tesi sostenuta da Guerci.

Passando ora dall’ambito quantitativo a quello qualitativo sem- bra opportuno un cenno sull’esperienza di una delle testate indicate, quella del Diario Torinese, l’unica ad essere pubblicata quotidiana- mente. La scelta di fornire una breve analisi sulle vicende riguar- danti quest’esperienza giornalistica discende dal fatto che in essa si possono cogliere i caratteri forse più significativi sull’elevato grado di asservimento al potere della stampa torinese di quei mesi.

Il giornale ebbe ben tre serie, corrispondenti agli altrettanti stra- volgimenti politici di cui Torino fu oggetto tra il maggio 1799 e l’ot- tobre del 180034. Della prima, che si colloca tra il 12 ed il 25 maggio

32I verbali delle sedute del Governo provvisorio sono conservati in AST,

Carte epoca francese, serie II, m.1. Di essi esiste una trascrizione realizzata da

R. Brilli, L’esperienza politica piemontese dell’anno VII attraverso i verbali delle

sedute del Governo provvisorio, tesi di laurea, a.a. 1994-95, Torino.

33J. KITCHIN, Un journal «philosophique»: la Décade (1794-1807), Paris,

1965; Y. Bénot, Il gruppo della «Décade philosphique»: un tentativo di resi-

stenza intellettuale (1799-1803) in Napoleone e gli intellettuali. Dotti e «hom- mes de lettres» nell’Europa Napoleonica, a cura di D. Gallingani, Milano, 1996,

pp. 83-114.

34L. GUERCI, Maggio 1799: il «Diario torinese» e la fine del periodo repub-

blicano in Piemonte in Dal mondo antico all'età contemporanea. Studi in onore di Manlio Brigaglia offerti dal Dipartimento di storia dell'Università di Sas- sari, Roma, 2001, pp. 485-511.

1799 e della quale non si conosce la composizione della redazione, esistono quattordici numeri di otto pagine pubblicati quotidiana- mente. Esso si presentava come raccolta di documenti ufficiali, pro- ponendosi di non intervenire nel dibattito politico e di pubblicare esclusivamente le notizie fornite dalle autorità civili e militari. In realtà i documenti ufficiali che vi compaiono non erano soltanto quelli emanati dalle autorità repubblicane, ma comprendevano anche proclami degli austro-russi e delle autorità della coalizione antifrancese. Un notevole spazio veniva dedicato, con l’evidente intenzione di screditarlo, a Branda Lucioni, un ex ufficiale dell’eser- cito austriaco che si era messo a capo di una formazione paramili- tare antifrancese ed antirepubblicana, denominata «Massa cri- stiana», che praticava la guerra per bande a supporto delle truppe regolari austro-russe. Appaiono interessanti, sulla base dello studio di Guerci, anche le scelte lessicali del Diario sui concetti di «rivolta» e di «insurrezione». Durante il Triennio il termine «insorgenza», con il significato di «rivolta», si riferisce prevalentemente a sommosse di carattere contadino contro il nuovo regime repubblicano. All’e- spressione «insorgenti», usata di frequente, vengono associati voca- boli dalla connotazione intenzionalmente negativa quali «briganti», «assassini», «rubelli», «scellerati»35.

Con l’ingresso a Torino degli austro-russi, comandati dal feld- maresciallo Suvorov, si inaugurò anche la nuova serie del Diario

torinese che uscì per tutto il periodo dell’occupazione dal 30 mag-

gio 1799 al 16 giugno 1800, sempre quotidianamente, fregiato dello stemma sabaudo e contrassegnato col n. 136. Il nuovo governo prov-

visorio costituito da personalità fedeli a casa Savoia e che Suvorov aveva affidato al Thaon di Revel, oltre ad interpretare il Diario come un valido strumento di propaganda, non trascurò di impri- mere un altro giro di vite alla lieve libertà di cui godeva la stampa, richiamando in vigore le antiche Costituzioni e ponendo il veto assoluto su scritti che giudicassero l’operato del governo o ritenuti pericolosi nei confronti della religione.

35Queste alcune delle espressioni presenti sul giornale: «un’orda assai

numerosi di briganti» (cfr. Diario Torinese, n. 1, 12 maggio 1799); «le orde degli insorgenti» (ivi); «un’orda di alcuni paesani armati» (Ibidem, n. 2, 13 maggio 1799); «squadre di assassini antirepubblicani» (Ibidem, n. 5, 16 maggio 1799); «armata de’ rubelli» (Ibidem, n. 8, 19 maggio 1799).

Si ribadiva, così l’opportunità di una censura preventiva e di un rigido controllo alle frontiere di libri e periodici provenienti dal- l’estero37. Il 6 luglio 1799 lo stesso governo provvisorio avrebbe

modificato anche i privilegi di cui godeva la Stamperia Nazionale, proibendo tassativamente oltre all’ingresso ed alla riproduzione di opere provenienti dall’estero, anche la ristampa di opere già edite dalla Stamperia stessa, imponendo così, di fatto, una sorta di stasi alla produzione letteraria38.

Dopo la battaglia di Marengo del 14 giugno del 1800, che capo- volse ancora una volta le sorti della guerra e con il ritorno dei fran- cesi a Torino, il giornale iniziò un’ulteriore serie, la terza (20 giu- gno-30 ottobre), mutando parzialmente l’intestazione in Annali del

Piemonte libero o Diario torinese, ma stabilendo nel primo numero

un ideale collegamento con il Diario delle origini39.

Il riferimento finale ai «buoni costumi», alla «virtù» ed alla «religione», riporta alla mente le caratteristiche di una stampa asservita al dispotismo, controllata e anzi manipolata per plasmare l’opinione pubblica, ed offre la rappresentazione di un giornalismo profondamente trasformato rispetto a quello traboccante di aspet- tative che aveva iniziato a circolare nella penisola tra il 1796 ed il 1797. Tuttavia, diversamente da altre parti d’Italia, solo dopo Marengo il giornalismo piemontese riuscì a vivere una stagione più vivace e dinamica.

37Decreto del 17 giugno 1799; cfr. Raccolta di leggi, decreti, proclami,

manifesti, ecc. pubblicati dalle autorità costituite, Vol. II, Torino, Stamperia

Davico e Picco, 1800, pp. 73-74. Il provvedimento, che per la brevità della fase reazionaria non ebbe tuttavia una significativa incidenza sull’attività delle tipo- grafie, prescriveva la proibizione di introdurre opere dall’estero esclusivamente a fini commerciali, consentendo in maniera abbastanza paradossale, l’intro- duzione di testi di vario genere per utilizzo privato.

38Raccolta di leggi, decreti, proclami, manifesti, ecc. pubblicati dalle auto-

rità costituite, Vol. II, Torino, Stamperia Davico e Picco, 1800, p. 126.

39«Questo Diario, già intrapreso nella più violenta anarchia, per esortare

alla tranquillità, non sarà più il deposito, com’era di ingiurie, calunnie e men- zogne; ma sarà come nella sua origine primitiva, una storia veridica degli avve- nimenti politici e militari condita di massime atte a disseminare ed a promuo- vere i buoni costumi, la virtù, la religione»; cfr. Annali del Piemonte libero o

3. ASSESTAMENTO ISTITUZIONALE, ESPERIENZE GIACOBINE E PRIMI TENTATIVI