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P EDOLOGIA

Nel documento Studio geologico del territorio comunale (pagine 16-28)

Generalità

Con il termine suolo s’intende lo strato superficiale di terreno naturale o modificato dall’uomo, contenente sostanza organica; esso è suddivisibile in orizzonti in base alle principali caratteristiche morfologiche quali il colore, la tessitura, la struttura, la porosità e la consistenza.

I fattori che influenzano la genesi di un suolo sono essenzialmente cinque: la natura del substrato o materiale parentale, la morfologia, il tempo, il clima e gli organismi vegetali ed animali.

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12 Cartografia dei suoli

L’analisi dei suoli presenti sul territorio comunale è stata effettuata considerando gli studi condotti dall’ERSAL (Ente Regionale di Sviluppo Agricolo della Lombardia) nell’ambito del progetto “Carta Pedologica”.

In particolare è stata consultata la carta “I Suoli della Pianura e Collina Varesina” che rappresenta le principali tipologie pedologiche riconosciute nell’ambito dei diversi paesaggi e relativi substrati litologici.

Le varie tipologie di suolo riconosciute presuppongono molteplici informazioni quali la capacità d’uso del suolo, la capacità protettiva dei suoli nei confronti delle acque profonde, l’attitudine del suolo allo spandimento agronomico dei liquami zootecnici e dei fanghi di depurazione urbana. Il modello interpretativo messo a punto dall’ERSAL prevede tre classi di capacità protettiva (elevata, moderata e bassa), quattro classi di attitudine sia allo spandimento dei liquami sia allo spandimento dei fanghi urbani (adatti, moderatamente adatti, poco adatti e non adatti). La classificazione relativa alla capacità d’uso dei suoli risulta più complessa e prevede 8 classi con limitazioni d’uso crescente. Le prime quattro classi sono compatibili con l’uso sia agricolo che forestale e geotecnico; le classi dalla quinta alla settima escludono l’uso agricolo intensivo, mentre nelle aree appartenenti all’ottava classe non è possibile alcuna forma di utilizzazione produttiva.

Unità Cartografiche

Le unità Cartografiche estratte dalla “Carta Pedologica” ERSAL presenti nel territorio comunale di Azzate sono rappresentate nella Carta Pedologica (Tav. n. 1) e di seguito descritte. Bisogna inoltre ricordare che i dati rappresentati nella cartografia prodotta sono stati estrapolati da una carta in scala 1:50.000 e quindi i limiti tra le diverse unità sono da considerarsi con le dovute precauzioni.

Unità Cartografica 6

Caratterizza i versanti con pendenze da elevate a estremamente elevate (Unità di paesaggio PB1). I suoli sono moderatamente profondi, limitati da substrato roccioso marnoso, con scheletro frequente, tessitura moderatamente fine, reazione acida, saturazione bassa, non calcarei in superficie, moderatamente calcarei negli orizzonti profondi e con drenaggio buono. Per quanto riguarda l’uso del suolo sono sconsigliate attività agricole per le pendenze accentuate che espongono i suoli al rischio di erosione idrica (Classe IV). La capacità protettiva è elevata mentre il suolo non è adatto allo spandimento dei liquami e dei fanghi di depurazione urbana.

L’unità è presente principalmente lungo il corso della Roggia Valciasca.

Unità Cartografica 21

I suoli sono moderatamente profondi, limitati da substrato pietroso e ciottoloso, con scheletro di dimensioni estremamente variabili, da comune a frequente negli orizzonti superficiali, abbondante negli orizzonti profondi. La tessitura è moderatamente grossolana, la reazione acida e la saturazione molto bassa e il drenaggio è moderatamente rapido. I carbonati sono assenti lungo tutto il profilo.

L’uso del suolo prevalente è il bosco ceduo con limitazioni legate al rischio di erosione (Classe IV). La capacità protettiva è bassa mentre il suolo non è adatto allo spandimento dei liquami e dei fanghi di depurazione urbana.

Si tratta di suoli caratteristici dei cordoni morenici, generalmente a morfologia netta, con pendenze da basse a molto elevate, costituiti da depositi grossolani poco classati immersi in matrice fine sabbiosa (Unità di paesaggio MR1).

L’unità è presente principalmente nei pressi del dosso di San Quirico.

Unità Cartografica 27

Questa unità è caratteristica delle superfici di raccordo tra i rilievi morenici e le piane fluvioglaciali o fluviolacustri, generalmente con

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14 pendenze basse o moderate, prevalentemente costituite da depositi colluviali di piede versante e/o da materiali che sono caratterizzati dagli ambienti deposizionali con cui fanno da transizione (Unità di Paesaggio MR2).

I suoli sono moderatamente profondi, limitati dal substrato sabbioso, da subacidi a neutri, con scheletro assente o scarso e con drenaggio mediocre. La tessitura è franca. Con la profondità compaiono le screziature gley indici di condizioni di idromorfia temporanea legata alla fluttuazione della falda. L’uso del suolo è in prevalenza a prato con limitazioni dovuta all’elevata pietrosità (Classe IV). La capacità protettiva è moderata mentre i suoli sono poco adatti allo spandimento dei liquami e dei fanghi di depurazione urbana.

L’unità è presente principalmente nella parte centrale del comune di Azzate, a sud della S.P. 36.

Unità Cartografica 29

I Suoli sono molto profondi, con scheletro comune negli orizzonti superficiali, frequente in quelli profondi. La tessitura è grossolana, la reazione acida, la saturazione molto bassa e il drenaggio è generalmente buono. Il substrato è costituito da depositi morenici e fluvioglaciali non calcarei generalmente a matrice sabbiosa. L’uso del suolo presenta limitazioni dovute allasaturazione in basi e alla bassa ritenzione idrica (Classe III). La capacità protettiva è bassa. Il suolo è moderatamente adatto allo spandimento dei liquami e poco adatto allo spandimento dei fanghi di depurazione urbana.

Dal punto di vista paesaggistico questa unità interessa piane e valli a morfologia subpianeggiante o lievemente ondulata, in cui prevalgono depositi fluvioglaciali generalmente ben classati, grossolani e permeabili, correlabili ai depositi dell’ “alta pianura ghiaiosa” (Unità di paesaggio MR4).

L’unità è presente in piccoli settori nell’area meridionale del comune.

Unità Cartografica 30

I suoli sono moderatamente profondi, limitati da substrato ciottoloso o ghiaioso, con scheletro da comune a frequente negli orizzonti superficiali, abbondante negli orizzonti profondi, reazione acida, saturazione molto bassa, non calcarei e a drenaggio moderatamente rapido. La tessitura varia da media a moderatamente grossolana. L’uso del suolo presenta limitazioni dovute all’erosione e alla saturazione in basi (Classe III). La capacità protettiva è bassa mentre il suolo è moderatamente adatto allo spandimento dei liquami e poco adatto allo spandimento dei fanghi di depurazione urbana. L’unità è presente principalmente nell’area meridionale del comune.

Unità Cartografica 38

I Suoli sono sottili e caratterizzati dalla presenza di livelli di torba, alternati a livelli sabbiosi e limosi di spessore variabile e reazione da subacida a acida, saturazione molto bassa, non calcarei e a drenaggio impedito. Il deflusso idrico difficoltoso comporta la presenza di una falda permanente entro 100 cm. L’uso del suolo è in prevalenza il pascolo con limitazioni dovute al drenaggio (Classe V). La capacità protettiva è bassa mentre il suolo non è adatto allo spandimento dei liquami e dei fanghi di depurazione urbana.

Questa unità caratterizza aree con falda subaffiorante, in corrispondenza di conche lacustri, parzialmente o completamente prosciugate e prive di drenaggio esterno naturale, sia in prossimità di corsi d’acqua (Unità di paesaggio MR6).

L’unità è presente in un piccolo lembo a ridosso del Lago di Varese.

Unità Cartografica 40

Anche questa unità è caratteristica di aree umide (Unità di paesaggio MR6). I suoli, limitati nella profondità utilizzabile per le radici da un substrato idromorfo poco permeabile, al di sopra del quale in genere è presente la falda, sono a tessitura da moderatamente grossolana a grossolana negli orizzonti superficiali e moderatamente fine negli

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16 orizzonti profondi; sono privi di scheletro, da neutri a subalcalini, con saturazione da media ad alta, non calcarei e presentano un drenaggio lento. La falda oscilla in genere entro i primi 100 cm. La superficie è coperta da vegetazione forestale igrofila alternata a prati. L’uso del suolo presenta limitazioni legate al drenaggio (Classe III). La capacità protettiva è bassa mentre il suolo non è adatto allo spandimento dei liquami e dei fanghi di depurazione urbana.

L’unità si estende a nord della S.P. 36 senza però arrivare alla sponda del Lago.

Unità Cartografica 43

I suoli hanno profondità moderata per la presenza della falda, con scheletro da assente a comune negli orizzonti superficiali, da frequente ad abbondante negli orizzonti profondi, tessitura media, reazione neutra, saturazione media, non calcarei, drenaggio lento o localmente mediocre. L’uso del suolo è il prato alternato a boschi di latifoglie mesofile e igrofile. Le limitazioni dell’uso sono dovute al drenaggio. La capacità protettiva è bassa mentre il suolo non è adatto allo spandimento dei liquami e dei fanghi di depurazione urbana.

Questi suoli sono caratteristici di Solchi vallivi che generalmente incidono le piane fluvioglaciali interne, rappresentativi del reticolo idrografico non più attivo, sovradimensionati rispetto ai corsi d’acqua presenti, che comunque svolgono la semplice funzione di colatori.

Includono le scarpate dovute al modellamento fluvioglaciale (Unità di paesaggio MR8).

L’unità è presente nel settore centro-occidentale del territorio comunale comprendente tra l’altro buona parte dell’alveo della Roggia Vecchia e della Roggia della Fornace.

6 ELEMENTI GEOMORFOLOGICI

La carta della dinamica geomorfologica (Tav. n. 2) individua e descrive le forme attive e non attive dovute al modellamento del territorio da parte degli agenti geologici, idrogeologici, climatici ed antropici, nonché gli elementi esistenti relativi all’idrologia superficiale del territorio comunale.

I molteplici elementi riprodotti in carta sono stati quindi analizzati e, per una migliore comprensione delle forme di dissesto e/o pericolosità, quelli potenzialmente a rischio sono stati riportati nella carta di sintesi (cfr. Tav. n. 8).

I dati fanno riferimento essenzialmente alle verifiche effettuate in sito nonché alle indicazioni relative agli studi storici e territoriali esistenti.

L’aspetto attuale del paesaggio è il risultato della sovrapposizione di processi in atto, costituenti le forme attive, che possono conoscere temporanei stati di quiescenza o di definitiva stabilizzazione e di forme relitte, ereditate da precedenti cicli di modellamento. In tutta l’area la morfologia attuale è il risultato dell'impronta glaciale spesso modificata e accidentata dai processi di evoluzione innescatesi dopo l’ultimo evento glaciale, nonché dall’intervento antropico.

L’assetto geomorfologico è condizionato da una serie di processi, i principali dei quali sono riferibili a:

• Forme e processi legati all’azione delle acque superficiali;

• Forme e processi legati all’azione gravitativa;

• Forme e processi poligenici;

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18 Forme e processi legati all’azione delle acque superficiali

O

Orrllii ddi i tteerrrarazzzzoo

Rappresentano delle nette variazioni di pendenza della topografia.

In questo contesto la loro genesi è da attribuire principalmente all’erosione fluviale. Tali forme si ritrovano distribuite su tutto il territorio comunale lungo i principali corsi d’acqua: in particolare i terrazzi lungo la Roggia Valciasca e la Roggia Vecchia delimitano scarpate con dislivello fino a 20 m; nel caso dei corsi d’acqua minori si evidenziano scarpate di altezza inferiore, compresa tra 2 e 5 m.

E

Erorossiioonni i ddi i ssppoonndda a

Tali forme sono localizzate lungo i principali corsi d’acqua, sia in corrispondenza di tratti d’alveo ad andamento meandriforme/curvilineo sia in tratti rettilinei. In particolare questi processi interessano la parte esterna del meandro dove l’azione erosiva dell’acqua è maggiore. Alla base della parete erosionale si ritrova l’accumulo del materiale franato ed in parte asportato dal corso d’acqua.

AAccccuumumulili inin alalvveeoo

Si tratta sia di depositi ciottoloso ghiaiosi sia di depositi sabbiosi che si depositano nei tratti di corso d’acqua caratterizzati da minore energia, soprattutto in corrispondenza della parte interna dei meandri. In funzione delle variazioni di pendenza dell’asta e della sua forza di trasporto si osservano accumuli più o meno grossolani. Si devono sottolineare due aspetti particolari: la forte tendenza al sovralluvionamento nei tratti terminali a valle della S.P. n. 36; alcuni accumuli, soprattutto quelli in corrispondenza delle confluenze di rami minori in quelli principali, possono essere dovuti a fenomeni di trasporto solido in massa.

AArereee ddi i eessoonnddaazizioonnee

Sono state distinte aree interessate da esondazione lacuale e torrentizia.

Nel primo caso è stata delimitata l’area potenzialmente raggiungibile dall’innalzamento delle acque del Lago di Varese fino alla quota di m 240 s.l.m., considerata la massima quota di esondazione in base alle misurazioni del livello del lago effettuate dal Consorzio del Fiume Bardello (valore di 239,9 m s.l.m.

all’idrometro di Gavirate raggiunto il 2 dicembre 2002) oltre che sulla base di osservazioni legate alla morfologia del terreno e alla presenza di elementi indicatori.

Nel secondo caso si tratta di aree lungo i torrenti che in base alle caratteristiche morfologiche delle sponde possono potenzialmente essere soggetti a fenomeni di esondazione. Le principali caratteristiche osservate in corrispondenza di questi settori sono l’esigua altezza delle sponde, insufficiente al contenimento delle acque, la presenza di ostruzioni (accumuli detritici, resti vegetali, opere di attraversamento, etc.) che diminuiscono la sezione di deflusso, e l’andamento dell’alveo (curve e meandri).

Sono stati pertanto messi in evidenza i due settori che in base alle loro caratteristiche morfologiche possono essere interessati da episodi di esondazione: si tratta dei tratti terminali della Roggia Vecchia e della Roggia Valciasca.

In alcuni punti è stata evidenziata la direzione di rotta delle acque.

AArereee iinntteerreessssaattee ddaa ddininaammicicaa fflluuvviiaalele

Le aree adiacenti ai corsi d’acqua, in occasione di eventi meteorici particolarmente intensi, possono essere interessate da fenomeni quali dissesti morfologici dovuti all’azione dei torrenti ed esondazioni fluviali, analoghe a quelle descritte nella precedente classe, ma limitate ad una decina di metri dall’asta fluviale.

Queste aree, poste lungo i corsi d’acqua che presentano delle problematiche dal punto di vista della dinamica fluviale, sono di

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20 norma di bassa pericolosità; localmente possono generare situazioni di pericolosità maggiore lungo i torrenti più importanti (T. Roggia Vecchia e T. Valciasca), a causa di elevate portate e pendenze del versante.

Sono state pertanto riconosciute due classi di dinamica fluviale, distinte in funzione dell’intensità dei fenomeni: ad intensità elevata o molto elevata (T. Valciasca e porzione di monte della Roggia Vecchia) e ad intensità media o bassa (tratto terminale della Roggia Vecchia, Roggia della Cascina Monteruzzo e per i torrenti minori).

TTrarattttoo ddi i aallvveeo o aabbbbananddononaattoo

Lungo il corso della Roggia Vecchia sono stati identificati due “paleo-alvei”, rappresentati da tratti depressi nei quali anticamente scorreva il torrente. L’alveo abbandonato situato presso Cascina Galgino costituisce un meandro tagliato.

A

Arereee aa rrisistatagngno o dd’’aacqcquuaa

Sono state riconosciute alcune aree caratterizzate da modesta capacità drenante in corrispondenza di terreni a granulometria fine limoso-argillosa e morfologicamente depresse rispetto alle aree circostanti. Queste sono localizzate principalmente nel settore settentrionale del territorio comunale, a valle della S.P.36 ed in altre aree localizzate in corrispondenza di bassi morfologici dove si raccolgono le acque di dilavamento superficiale che scorrono lungo le pendici dei rilievi collinari oppure dove si realizzano frequenti fenomeni di esondazione/spagliamento a causa dell’assenza di arginature (Fosso di via Maccana e Fosso di via Mascagni), oppure in aree dove si verifica emergenza di acque sotterranee (versante a N di Cascina Molinello, sorgenti Fosso di via XXV Aprile e Fontana di Vegonno, area a S della frazione di Vegonno, via Maccana, Cascina Favorita e Cascina Traverso).

CoConnooidide e ddi i ddeieieezzioionnee

Sono state riconosciute lungo la Roggia Valciasca, a monte della S.P.

36, le tracce di un’antica conoide e probabilmente anche i resti di un deposito di colata detritica, localizzato prevalentemente sulla sponda destra (Comune di Buguggiate). Si tratta di un’area a forma di ventaglio, caratterizzata da pendenza debole ma maggiore di quella dei terreni circostanti, che costituisce una rottura dell’andamento delle curve di livello (andamento convesso).

Forme e processi legati all’azione gravitativa FrFrananee

Sono stati riconosciuti numerosi fenomeni franosi distinti in funzione del loro stato di attività:

o attivi, quando mostrano segni recenti di movimento: nicchia e accumulo “fresco”, superfici interessate da fenomeni di ruscellamento concentrato e diffuso, etc.

o quiescenti, quando non si osservano indizi di movimento recente: nicchia e accumulo presentano un certo grado di crescita della vegetazione, accumulo più o meno completamente asportato dall’erosione fluviale, etc.

I fenomeni franosi sono ubicati esclusivamente lungo le scarpate di erosione fluviale della Roggia Valciasca, della Roggia Vecchia e dei suoi affluenti ed interessano i depositi limoso argillosi e in alcuni casi i soprastanti depositi sabbioso ghiaiosi di origine morenica.

Le tipologie di frana osservate sono essenzialmente due: lo scivolamento rotazionale e la colata.

RuRuscsceellllaammeenntoto ddififffuussoo ee ccoonncceennttrraattoo

Dato il basso coefficiente di permeabilità delle coltri colluviali superficiali si possono osservare fenomeni di ruscellamento delle acque meteoriche, in particolare lungo i versanti dei corsi d’acqua principali, ma anche lungo i pendii del centro abitato e delle pendici

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22 del dosso di S. Quirico. Questo fenomeno si manifesta con piccoli solchi, con evidenze di flusso, e con ampie superfici di terreno denudate.

Quando, in funzione dell’andamento della superficie topografica, le acque di ruscellamento convergono in solchi più o meno grandi l’attività erosiva si concentra lungo questi canali. Si osservano diverse vallecole di questo tipo nelle zone boschive presso i corsi d’acqua principali.

Forme e processi poligenici

OrOrlloo ddi i ssccaarrppatataa // rroottttuurere ddi i ppenenddeennzza a

Rappresentano, anche in questo caso, delle variazioni di pendenza della topografia distinguendosi però dagli orli di terrazzo sia per la genesi complessa (antropica e/o glaciale), sia per la minore estensione sul territorio. All’interno del territorio comunale in studio delimitano il versante prospiciente al lago di Varese.

6.1.1 Elementi idrologici ed idrografici

CoCorsrsii dd’’acacqquuaa

Nella cartografia prodotta sono stati evidenziati i principali corsi d’acqua che interessano il territorio comunale, distinguendo in modo dettagliato i tratti a cielo aperto e quelli tombinati.

7 ELEMENTI IDROGEOLOGICI

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