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Studio geologico del territorio comunale

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R E G I O N E L O M B A R D I A

Provincia di Varese

COMUNE DI AZZATE

Studio geologico del territorio comunale

(L.R. n.12/2005 – D.G.R. 22 Dicembre 2005 n. 8/1566 e D.G.R. 28 Maggio 2008 n. 8/7374)

Marzo 2010

RELAZIONE GEOLOGICA

Studio Associato di geologia applicata

Dott. Geol Roberto Granata - Dott. Geol. Paolo Granata Via Santa Croce n° 7 - 21100 Varese

T el. 0332/242283 Fax 0332/241231 e-mail: info@studiocongeo.it

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INDICE

1 PREMESSA ... 1

2 LINEAMENTI GENERALI ... 3

2.1 PROGRAMMA E METODOLOGIA DI LAVORO... 4

3 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO... 5

4 INQUADRAMENTO GEOLOGICO GENERALE ... 6

5 ELEMENTI LITOLOGICI ... 8

5.1 PEDOLOGIA... 11

6 ELEMENTI GEOMORFOLOGICI... 17

6.1.1 Elementi idrologici ed idrografici ...22

7 ELEMENTI IDROGEOLOGICI ... 23

7.1 APPROVVIGIONAMENTO IDRICO... 23

7.2 STRUTTURA IDROGEOLOGICA... 25

7.3 VULNERABILITÀ INTRINSECA DELLACQUIFERO SUPERFICIALE... 27

7.3.1 Generalità ...27

7.3.2 Metodo SINTACS...28

7.3.3 Risultati ottenuti ...30

7.4 BILANCIO IDROLOGICO... 36

7.5 ANALISI DEL FABBISOGNO IDRICO... 38

8 ELEMENTI DI PRIMA CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA... 43

8.1 UNITÀ GEOLOGICO-TECNICHE... 44

9 PERICOLOSITÀ DA FRANA... 47

9.1 SCIVOLAMENTI... 48

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9.2 SCIVOLAMENTI SUPERFICIALI... 50

9.3 CONOIDE DEL T.TE VALCIASCA... 52

9.3.1 Analisi storica ...52

9.3.2 Analisi morfometrica...53

9.3.3 Analisi geologica e geomorfologica del bacino...54

9.3.4 Studio idraulico...55

9.3.5 Pericolosità della conoide ...56

10 RISCHIO SISMICO ... 58

10.1NORMATIVA... 60

10.2ANALISI DELLA SISMICITÀ DEL TERRITORIO... 61

10.3CARTA DELLA PERICOLOSITÀ SISMICA LOCALE (PSL)... 63

11 VINCOLI ... 68

11.1VINCOLI DERIVANTI DALLA PIANIFICAZIONE DI BACINO AI SENSI DELLA L. 183/89 68 11.2VINCOLI DI POLIZIA IDRAULICA... 74

11.3AREE DI SALVAGUARDIA DELLE CAPTAZIONI AD USO IDROPOTABILE... 79

12 SINTESI ... 82

12.1AMBITI DI PERICOLOSITÀ E VULNERABILITÀ RINVENUTI SUL TERRITORIO85 12.2DESCRIZIONE DEGLI ELEMENTI DI SINTESI... 87

13 FATTIBILITA’ GEOLOGICA... 93

13.1FATTIBILITÀ SENZA PARTICOLARI LIMITAZIONI (CLASSE 1) ... 94

13.2FATTIBILITÀ CON MODESTE LIMITAZIONI (CLASSE 2)... 94

13.3FATTIBILITÀ CON CONSISTENTI LIMITAZIONI (CLASSE 3) ... 96

13.4FATTIBILITÀ CON GRAVI LIMITAZIONI (CLASSE 4) ... 102

BIBLIOGRAFIA ... 106

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Appendici:

1: Schede per il censimento delle frane.

2: Scheda conoidi.

3: Stratigrafia pozzo Vegonno.

Tavole:

1: Carta litologica con elementi pedologici, scala 1:5.000 2: Carta della dinamica geomorfologica, scala 1:2.000 3: Carta idrogeologica, scala 1:5.000

4: Carta di prima caratterizzazione geotecnica, scala 1:5.000 5: Carta della pericolosità da frana, scala 1:5.000

6: Carta della pericolosità sismica locale, scala 1:5.000 7: Carta dei vincoli, scala 1:5.000

8: Carta dei dissesti con legenda uniformata PAI, scala 1:5.000 9: Carta di sintesi, scala 1:2.000

10: Carta di fattibilità geologica, scala 1:2.000/1:10.000

11: Carta di fattibilità geologica con elementi di pericolosità sismica locale, scala 1:5.000

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1 PREMESSA

L’Amministrazione Comunale di Azzate (VA) ha affidato allo Studio CONGEO di Varese, l’incarico di redigere lo studio geologico dell’intero territorio comunale, al fine di definire una fattibilità geologica per le azioni di piano ai sensi della L.R. 11 Marzo 2005 N° 12 “Legge per il governo del territorio” e secondo i criteri indicati nelle direttive attuative: D.G.R. 22 Dicembre 2005 n. 8/1566 e D.G.R. 28 Maggio 2008 n. 8/7374 “Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio, in attuazione dell’art. 57 della L.R. 11 Marzo 2005 N. 12”.

Lo studio, di cui la presente relazione espone i risultati, si è posto l’obiettivo di approfondire il livello di conoscenza dei fattori geologici che caratterizzano il Comune di Azzate, con particolare riguardo all’

armonizzazione con le previsioni del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Varese (PTCP) e alle prescrizioni normative dettate dai criteri per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio (D.G.R. 22 Dicembre 2005 n. 8/1566 modificata dalla D.G.R. 28 Maggio 2008 n. 8/7374). Con queste finalità sono stati quindi approfonditi e/o integrati rispetto agli studi precedenti i seguenti punti:

- caratteri idrogeologici, come richiesto nelle Norme di Attuazione del PTCP (art. 93 – 97), finalizzati ad un uso consapevole della risorsa idrica; è stato effettuato un bilancio idrologico del territorio comunale ed una valutazione dei rapporti consumi / riserva idrica.

- pericolosità da frana, come richiesto nelle Norme di Attuazione del PTCP (art. 80 – 85) per le aree a pericolosità alta, media e bassa individuate nella cartografia del piano provinciale (documento RIS3).

- pericolosità sismica locale, come previsto dalla D.G.R. 28 Maggio 2008 n. 8/7374 (Allegato 5).

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2 - vincoli di carattere geologico, come previsto dalla D.G.R. 22 Dicembre 2005 n. 8/1566 e dalla D.G.R. 28 Maggio 2008 n.

8/7374.

Le diversità nell’attribuzione della classe di fattibilità rispetto allo studio precedente (marzo 1998) rispecchiano i risultati di nuovi rilievi in sito e nuove analisi di dettaglio, l’utilizzo di una base cartografica più dettagliata (scala 1:2.000) e le indicazioni fornite dai nuovi criteri attuativi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica.

La presente relazione raccoglie le osservazioni formulate dalla Regione Lombardia (Prot. Z1.2009.18054 del 16/09/2009) e dalla Provincia di Varese (Delibera Giunta Provinciale n. 520 del 01/12/2009).

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2 LINEAMENTI GENERALI

Pur con tutti i limiti legati all’oggetto della verifica, la componente geologica rappresenta un fattore importante nelle scelte e nei criteri di redazione dei Piani Regolatori Generali e delle relative varianti.

La geologia è infatti in grado di fornire al processo progettuale legato alla pianificazione del territorio un contributo fondamentale. L’analisi, ancor meglio se in abbinamento ad altre discipline del contesto territoriale in cui si definiscono le previsioni urbanistiche, può essere un contributo significativo per un’equilibrata gestione delle risorse e dei processi naturali ed ambientali del territorio.

Al fine di ridurre o limitare eccessive modifiche agli equilibri ambientali, innescate dai processi di trasformazione dell'uso del suolo, è importante eseguire un’analisi del territorio da pianificare estendendo detta verifica, quando necessario, anche agli ambiti limitrofi a quello in esame.

I risultati dello studio sono raccolti nella presente relazione ed in una serie di elaborati cartografici, allegati alla stessa, che si compongono delle seguenti carte tematiche:

Tav. n. 1: Carta litologica con elementi pedologici, scala 1:5.000

Tav. n. 2: Carta della dinamica geomorfologica, scala 1:2.000

Tav. n. 3: Carta idrogeologica, scala 1:5.000

Tav. n. 4: Carta di prima caratterizzazione geotecnica, scala 1:5.000

Tav. n. 5: Carta della pericolosità da frana, scala 1:5.000

Tav. n. 6: Carta della pericolosità sismica locale, scala 1:5.000

Tav. n. 7: Carta dei vincoli, scala 1:5.000

Tav. n. 8: Carta dei dissesti con legenda uniformata PAI, scala 1:5.000

Tav. n. 9: Carta di sintesi, scala 1:2.000

Tav. n. 10: Carta di fattibilità geologica, scala 1:2.000/1:10.000

Tav. n. 11: Carta di fattibilità geologica con elementi di pericolosità sismica locale, scala 1:5.000

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4 La cartografia che ha costituito la base topografica impiegata nel corso degli studi e nella redazione delle carte tematiche, è rappresentata da:

 Carta Tecnica Regionale alla scala 1:10.000: sezioni A4c5, A4d5, A5c1 e A5d1;

 Rilievo aerofogrammetrico alla scala 1:2.000 del Comune di Azzate.

2.1 P

ROGRAMMA E METODOLOGIA DI LAVORO

Per la verifica territoriale si è fatto riferimento allo standard di lavoro individuato nella vigente normativa regionale.

Si è provveduto pertanto ad una prima fase di raccolta dati presso enti pubblici e privati, di carattere generale (geologici, ambientali, idrologici, storici ecc.), che ha permesso di redigere le cartografie tematiche di base del territorio in oggetto.

Con l'aiuto delle tavole derivate e con l'ausilio di indagini puntuali, utilizzando le basi topografiche esistenti, è stata definita come elaborato finale la "Carta di fattibilità geologica", che sintetizza, con una valutazione incrociata degli elementi raccolti, la situazione del territorio suddividendo lo stesso in classi di fattibilità geologica, cioè in aree a differente grado d’utilizzo del territorio.

La classificazione fornisce, oltre alla possibile destinazione d'uso, le cautele da adottare per gli interventi, gli studi ed eventuali altre indagini puntuali da effettuare.

Lo studio presenta valutazioni di carattere generale, pertanto la presente relazione e gli allegati cartografici non possono ritenersi esaustivi di problematiche geologico-tecniche specifiche.

Certamente tale documento non può e non deve sostituire la normativa vigente (es. D.M. 14/01/08, Testo Unico delle Costruzioni) ma rappresenta il punto di partenza per scelte territoriali ed urbanistiche.

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3 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO

Il Comune di Azzate è situato ai piedi delle Prealpi Varesine, a ridosso del Lago di Varese: a nord confina con il Comune di Varese, a est con il Comune di Buguggiate, a ovest con i comuni di Galliate Lombardo e di Daverio, a sud con i comuni di Brunello, Crosio della Valle e Sumirago.

Il territorio si sviluppa su una superficie di poco inferiore ai 5 kmq ed è caratterizzato da una morfologia pianeggiante nel settore settentrionale e a ridosso del lago, interrotta da brusche variazioni di pendenza verso il centro abitato , al Castello ed in corrispondenza dei rilievi meridionali.

Le quote altimetriche variano dai 238 m s.l.m. della sponda del Lago di Varese ai 413 m s.l.m. del dosso di S. Quirico, con un gradiente medio del 7% c.ca.

L’idrografia è caratterizzata dalla presenza di due corsi d’acqua principali, la “Roggia Vecchia”, che costituisce il confine occidentale con il Comune di Galliate e la “Roggia Valciasca” che delimitano, il confine comunale orientale con Buguggiate. Altri corsi d’acqua minori sono impostati, in prevalenza, perpendicolarmente alle aste dei torrenti principali.

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4 INQUADRAMENTO GEOLOGICO GENERALE

Il Comune di Azzate è inserito nel territorio di pertinenza delle Prealpi Lombarde Occidentali, contraddistinto dalla presenza di depositi glaciali e fluvio-glaciali quaternari impostati su un substrato lapideo appartenente alla Formazione della Gonfolite.

Il basamento delle Prealpi Lombarde Occidentali è a sua volta costituito da rocce metamorfiche di età ercinica ricoperte da una serie di corpi rocciosi che rappresentano un lasso di tempo che va dal Paleozoico al Cenozoico. Tale successione è caratterizzata alla base da rocce vulcaniche del Permiano, nella porzione centrale da dolomie e calcari triassici – giurassici e in parte cretacei cui fanno seguito marne, arenarie e conglomerati che occupano parte del Cretaceo e del Cenozoico.

Il settore centrale delle Prealpi Lombarde Occidentali, dove ricade il comune, risulta interessato quasi esclusivamente dalla successione Cenozoica: questa è individuabile in affioramenti limitati e ubicati in corrispondenza di profonde incisioni vallive o di rilievi morfologici, evidenti all’interno di un paesaggio collinare modellato dall’azione glaciale, di cui ne costituisce l’ossatura.

La successione Cenozoica è di chiara origine marina e la Formazione della Gonfolite, costituita da arenarie e conglomerati e affiorante nell’area in studio, ne rappresenta la porzione intermedia di età oligo- miocenica.

La parte superiore della successione cenozoica non affiora nell’area di studio ed è costituita da lembi argilloso-sabbiosi di età pliocenica.

Tutta la serie Cenozoica è stata successivamente coinvolta nelle fasi deformative neoalpine; una chiara testimonianza di questo evento è costituita dalle inclinazioni degli strati della Gonfolite.

Le rocce detritiche cenozoiche sono costituite da clasti derivati dall’erosione della catena alpina emersa: infatti, la Gonfolite è caratteristica per gli elementi granodioritici e dioritici di notevoli

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dimensioni (anche metrici), provenienti dal Plutone tardo-alpino della Val Masino – Val Bregaglia (“Ghiandone” – “Serizzo”).

Successivamente, a partire dal Pliocene, le glaciazioni quaternarie, con le loro azioni di erosione, trasporto e rideposizione, hanno modellato ulteriormente il territorio, dando origine alla morfologia attuale.

La storia geologica recente è rappresentata dalla sedimentazione nelle aree a bassa energia dei principali corsi d’acqua e da quella lacuale e palustre.

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5 ELEMENTI LITOLOGICI

I limiti tra le diverse unità litologiche risultano per la maggior parte di tipo interpretativo, a causa dell’estrema eterogeneità dei depositi quaternari e per la presenza di estese coperture eluvio-colluviali e aree urbanizzate.

Limitata è la presenza di affioramenti significativi, principalmente osservabili lungo i tagli stradali e le incisioni dei corsi d’acqua (Roggia Valciasca, Roggia Vecchia, Roggia Roncasnino, Roggia della Fornace).

In questo contesto pertanto si è adottato il metodo morfologico come criterio nella delimitazione delle diverse unità litologiche.

I limiti litologici sono pertanto da considerare come aree di transizione tra litotipi differenti.

Nell’ambito del territorio comunale si sono rilevate le seguenti unità (Tav. n. 1), denominate dalla più antica alla più recente:

Substrato lapideo di origine sedimentaria

- Arenarie e conglomerati (Formazione della Gonfolite) Depositi quaternari

- Limi e limi argillosi con ghiaia e ciottoli (depositi glacio–lacustri) - Sabbia e ghiaia con ciottoli e trovanti (depositi morenici)

- Sabbie limose e limi argillosi (depositi fluvio-lacustri)

- Sabbie medie e fini con ciottoli e massi (depositi fluvioglaciali) - Sabbie e ghiaie con ciottoli debolmente limosi (depositi fluvioglaciali e glacio-lacustri)

- Limi sabbioso argillosi con torba (depositi lacustri recenti)

A

ARRENENAARRIEIE EE CCONONGGLLOOMMEERRATATII ((FFORORMMAAZIZIOONNEE DDEELLLLAA GGONONFFOOLLIITTEE) )

Rappresentano il substrato lapideo di età Oligocene – Miocene sul quale si è deposta tutta la serie quaternaria. E’ stata osservata in affioramento lungo l’alveo del tratto iniziale della Roggia Valciasca

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(ramo occidentale e centrale), in via Piave ed in scavi di cantiere in Via Isonzo.

Si distinguono due litologie principali:

- Conglomerati ben cementati costituiti da ghiaia, ciottoli e massi anche di notevoli dimensioni (in media 10 – 15 cm), ben arrotondati e privi di alterazione; i clasti provengono dallo smantellamento di rocce ignee (granodiorite e diorite) e metamorfiche dell’entroterra alpino. Questo litotipo costituisce prevalentemente le parti più basse della successione osservabile.

- Arenarie micacee di colore grigio – verde in patina di alterazione, giallo rossiccio in frattura fresca. Il grado di cementazione è localmente debole.

In alcuni punti (soprattutto nel membro arenaceo) si può osservare una evidente stratificazione con immersione verso SE.

LLIIMMI I EE LLIIMMII AARRGGIILLLLOOSSI I CCOONN GGHHIAIAIIAA EE CCIIOOTTTTOOLLII

Sono depositi fini di origine glacio-lacustre costituiti da limi, limi sabbiosi e limi argillosi di media plasticità, caratterizzati da un tipico colore grigio chiaro. Sono presenti elementi di ghiaia e ciottoli subarrotondati. La natura di questi clasti è prevalentemente calcarea con subordinate selci, micascisti, gneiss e quarzo; i clasti carbonatici non sono alterati mentre quelli di micascisto sono talvolta arenitizzati.

Localmente sono presenti delle lenti sabbiose e ghiaiose (poco a S di Cascina Valciasca) di modesto spessore.

Questa unità è osservabile in affioramento lungo gli alvei dei corsi d’acqua principali (Roggia Valciasca, Roggia Vecchia, Roggia Roncasnino, Roggia della Fornace); in particolare, lungo la Roggia Valciasca e la Roggia Vecchia diversi fenomeni franosi ne mettono in luce uno spaccato ideale che evidenzia alcune caratteristiche sedimentologiche (organizzazione in banchi metrici con laminazione piano parallela) e lo spessore di circa 20 – 30 m. Questa unità è documentata anche in alcuni scavi tra le vie Roncasnino e Molinello.

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10 SSAABBBBIIAA EE GGHHIIAAIIAA CCOONN CCIIOOTTTTOOLLII EE TTRROOVVAANNTTII

Si tratta di depositi morenici individuati secondo criteri geomorfologici e tramite l’interpretazione delle foto aeree.

Si tratta di materiali eterogenei, sabbie, ghiaie e ciottoli in quantità variabile immersi in una matrice limosa di colore variabile dal marrone chiaro al marrone rossiccio. I ciottoli presenti, prevalentemente gneiss e micascisti, sono sub-angolari e caratterizzati da un certo grado di alterazione. Localmente sono presenti anche massi di notevole dimensione (fino ad oltre 2 m).

Questi materiali formano dei caratteristici cordoni; nel territorio di Azzare se ne riconoscono due allungati in senso SW-NE, quello più settentrionale esteso da Castello fino a via Cavour, il secondo più meridionale forma i rilievi al confine con Brunello (S. Quirico).

SSAABBBBIIEE LLIIMMOOSSEE EE LLIIMMII AARRGGILILLLOOSSII

Si tratta di depositi di colmamento della depressione topografica allungata in direzione est/ovest nella parte mediana del territorio comunale, avvenuti al termine della fase glaciale. Sono costituiti da limi argillosi e sabbie limose.

Non esistono evidenze dirette sul territorio; il limite geologico è stato pertanto tracciato su base geomorfologica e sulle conoscenze acquisite da precedenti studi.

SSAABBBBIIEE MMEDEDIEIE EE FFIINNI I CCONON CCIOIOTTTTOLOLII EE MMAASSSSII

Costituiscono il substrato sul quale si sviluppa la maggior parte del centro abitato; sono stati osservati in corrispondenza di alcune aree di scavo ed in pochi altri limitati affioramenti.

Si tratta di depositi fluvioglaciali costituiti in prevalenza da sabbie medie e sabbie fini micacee di colore beige con buon grado di uniformità e da rari ciottoli.

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SSAABBBBIIEE EE GGHHIIAAIIEE CCOONN CCIIOOTTTTOOLLII DDEBEBOOLLMMEENNTTEE LLIIMMOOSSEE

Questa unità è stata rilevata in limitati affioramenti nella zona di raccordo tra il versante collinare e la piana del Lago di Varese, lungo le incisioni della Roggia Vecchia e del Fosso di via Mascagni.

Sono state riconosciute sabbie con percentuale di limo in genere bassa e ghiaie da poco a mediamente selezionate, localmente con abbondanti ciottoli. Gli orizzonti sabbioso ghiaiosi sono talvolta gradati ed i ciottoli sono ben arrotondati e poligenici, con vulcaniti, gneiss e calcari omogeneamente distribuiti.

LLIIMMI I SSAABBBBIOIOSSOO AARRGGILILLLOOSSI I CCOONN TTORORBBAA

Si tratta di depositi fini contenenti talvolta abbondante materiale organico di origine lacustre; sono stati rinvenuti limitati affioramenti lungo le piccole incisioni formate dai fossi che attraversano la piana a N della S.P. 36. Questa unità occupa tutto il settore settentrionale del territorio comunale, dalle rive del lago fino alla S.P. 36; il limite superiore è stato interpretato in base a osservazioni morfologiche e con l’ausilio delle foto aeree.

5.1 P

EDOLOGIA

Generalità

Con il termine suolo s’intende lo strato superficiale di terreno naturale o modificato dall’uomo, contenente sostanza organica; esso è suddivisibile in orizzonti in base alle principali caratteristiche morfologiche quali il colore, la tessitura, la struttura, la porosità e la consistenza.

I fattori che influenzano la genesi di un suolo sono essenzialmente cinque: la natura del substrato o materiale parentale, la morfologia, il tempo, il clima e gli organismi vegetali ed animali.

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12 Cartografia dei suoli

L’analisi dei suoli presenti sul territorio comunale è stata effettuata considerando gli studi condotti dall’ERSAL (Ente Regionale di Sviluppo Agricolo della Lombardia) nell’ambito del progetto “Carta Pedologica”.

In particolare è stata consultata la carta “I Suoli della Pianura e Collina Varesina” che rappresenta le principali tipologie pedologiche riconosciute nell’ambito dei diversi paesaggi e relativi substrati litologici.

Le varie tipologie di suolo riconosciute presuppongono molteplici informazioni quali la capacità d’uso del suolo, la capacità protettiva dei suoli nei confronti delle acque profonde, l’attitudine del suolo allo spandimento agronomico dei liquami zootecnici e dei fanghi di depurazione urbana. Il modello interpretativo messo a punto dall’ERSAL prevede tre classi di capacità protettiva (elevata, moderata e bassa), quattro classi di attitudine sia allo spandimento dei liquami sia allo spandimento dei fanghi urbani (adatti, moderatamente adatti, poco adatti e non adatti). La classificazione relativa alla capacità d’uso dei suoli risulta più complessa e prevede 8 classi con limitazioni d’uso crescente. Le prime quattro classi sono compatibili con l’uso sia agricolo che forestale e geotecnico; le classi dalla quinta alla settima escludono l’uso agricolo intensivo, mentre nelle aree appartenenti all’ottava classe non è possibile alcuna forma di utilizzazione produttiva.

Unità Cartografiche

Le unità Cartografiche estratte dalla “Carta Pedologica” ERSAL presenti nel territorio comunale di Azzate sono rappresentate nella Carta Pedologica (Tav. n. 1) e di seguito descritte. Bisogna inoltre ricordare che i dati rappresentati nella cartografia prodotta sono stati estrapolati da una carta in scala 1:50.000 e quindi i limiti tra le diverse unità sono da considerarsi con le dovute precauzioni.

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Unità Cartografica 6

Caratterizza i versanti con pendenze da elevate a estremamente elevate (Unità di paesaggio PB1). I suoli sono moderatamente profondi, limitati da substrato roccioso marnoso, con scheletro frequente, tessitura moderatamente fine, reazione acida, saturazione bassa, non calcarei in superficie, moderatamente calcarei negli orizzonti profondi e con drenaggio buono. Per quanto riguarda l’uso del suolo sono sconsigliate attività agricole per le pendenze accentuate che espongono i suoli al rischio di erosione idrica (Classe IV). La capacità protettiva è elevata mentre il suolo non è adatto allo spandimento dei liquami e dei fanghi di depurazione urbana.

L’unità è presente principalmente lungo il corso della Roggia Valciasca.

Unità Cartografica 21

I suoli sono moderatamente profondi, limitati da substrato pietroso e ciottoloso, con scheletro di dimensioni estremamente variabili, da comune a frequente negli orizzonti superficiali, abbondante negli orizzonti profondi. La tessitura è moderatamente grossolana, la reazione acida e la saturazione molto bassa e il drenaggio è moderatamente rapido. I carbonati sono assenti lungo tutto il profilo.

L’uso del suolo prevalente è il bosco ceduo con limitazioni legate al rischio di erosione (Classe IV). La capacità protettiva è bassa mentre il suolo non è adatto allo spandimento dei liquami e dei fanghi di depurazione urbana.

Si tratta di suoli caratteristici dei cordoni morenici, generalmente a morfologia netta, con pendenze da basse a molto elevate, costituiti da depositi grossolani poco classati immersi in matrice fine sabbiosa (Unità di paesaggio MR1).

L’unità è presente principalmente nei pressi del dosso di San Quirico.

Unità Cartografica 27

Questa unità è caratteristica delle superfici di raccordo tra i rilievi morenici e le piane fluvioglaciali o fluviolacustri, generalmente con

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14 pendenze basse o moderate, prevalentemente costituite da depositi colluviali di piede versante e/o da materiali che sono caratterizzati dagli ambienti deposizionali con cui fanno da transizione (Unità di Paesaggio MR2).

I suoli sono moderatamente profondi, limitati dal substrato sabbioso, da subacidi a neutri, con scheletro assente o scarso e con drenaggio mediocre. La tessitura è franca. Con la profondità compaiono le screziature gley indici di condizioni di idromorfia temporanea legata alla fluttuazione della falda. L’uso del suolo è in prevalenza a prato con limitazioni dovuta all’elevata pietrosità (Classe IV). La capacità protettiva è moderata mentre i suoli sono poco adatti allo spandimento dei liquami e dei fanghi di depurazione urbana.

L’unità è presente principalmente nella parte centrale del comune di Azzate, a sud della S.P. 36.

Unità Cartografica 29

I Suoli sono molto profondi, con scheletro comune negli orizzonti superficiali, frequente in quelli profondi. La tessitura è grossolana, la reazione acida, la saturazione molto bassa e il drenaggio è generalmente buono. Il substrato è costituito da depositi morenici e fluvioglaciali non calcarei generalmente a matrice sabbiosa. L’uso del suolo presenta limitazioni dovute allasaturazione in basi e alla bassa ritenzione idrica (Classe III). La capacità protettiva è bassa. Il suolo è moderatamente adatto allo spandimento dei liquami e poco adatto allo spandimento dei fanghi di depurazione urbana.

Dal punto di vista paesaggistico questa unità interessa piane e valli a morfologia subpianeggiante o lievemente ondulata, in cui prevalgono depositi fluvioglaciali generalmente ben classati, grossolani e permeabili, correlabili ai depositi dell’ “alta pianura ghiaiosa” (Unità di paesaggio MR4).

L’unità è presente in piccoli settori nell’area meridionale del comune.

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Unità Cartografica 30

I suoli sono moderatamente profondi, limitati da substrato ciottoloso o ghiaioso, con scheletro da comune a frequente negli orizzonti superficiali, abbondante negli orizzonti profondi, reazione acida, saturazione molto bassa, non calcarei e a drenaggio moderatamente rapido. La tessitura varia da media a moderatamente grossolana. L’uso del suolo presenta limitazioni dovute all’erosione e alla saturazione in basi (Classe III). La capacità protettiva è bassa mentre il suolo è moderatamente adatto allo spandimento dei liquami e poco adatto allo spandimento dei fanghi di depurazione urbana. L’unità è presente principalmente nell’area meridionale del comune.

Unità Cartografica 38

I Suoli sono sottili e caratterizzati dalla presenza di livelli di torba, alternati a livelli sabbiosi e limosi di spessore variabile e reazione da subacida a acida, saturazione molto bassa, non calcarei e a drenaggio impedito. Il deflusso idrico difficoltoso comporta la presenza di una falda permanente entro 100 cm. L’uso del suolo è in prevalenza il pascolo con limitazioni dovute al drenaggio (Classe V). La capacità protettiva è bassa mentre il suolo non è adatto allo spandimento dei liquami e dei fanghi di depurazione urbana.

Questa unità caratterizza aree con falda subaffiorante, in corrispondenza di conche lacustri, parzialmente o completamente prosciugate e prive di drenaggio esterno naturale, sia in prossimità di corsi d’acqua (Unità di paesaggio MR6).

L’unità è presente in un piccolo lembo a ridosso del Lago di Varese.

Unità Cartografica 40

Anche questa unità è caratteristica di aree umide (Unità di paesaggio MR6). I suoli, limitati nella profondità utilizzabile per le radici da un substrato idromorfo poco permeabile, al di sopra del quale in genere è presente la falda, sono a tessitura da moderatamente grossolana a grossolana negli orizzonti superficiali e moderatamente fine negli

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16 orizzonti profondi; sono privi di scheletro, da neutri a subalcalini, con saturazione da media ad alta, non calcarei e presentano un drenaggio lento. La falda oscilla in genere entro i primi 100 cm. La superficie è coperta da vegetazione forestale igrofila alternata a prati. L’uso del suolo presenta limitazioni legate al drenaggio (Classe III). La capacità protettiva è bassa mentre il suolo non è adatto allo spandimento dei liquami e dei fanghi di depurazione urbana.

L’unità si estende a nord della S.P. 36 senza però arrivare alla sponda del Lago.

Unità Cartografica 43

I suoli hanno profondità moderata per la presenza della falda, con scheletro da assente a comune negli orizzonti superficiali, da frequente ad abbondante negli orizzonti profondi, tessitura media, reazione neutra, saturazione media, non calcarei, drenaggio lento o localmente mediocre. L’uso del suolo è il prato alternato a boschi di latifoglie mesofile e igrofile. Le limitazioni dell’uso sono dovute al drenaggio. La capacità protettiva è bassa mentre il suolo non è adatto allo spandimento dei liquami e dei fanghi di depurazione urbana.

Questi suoli sono caratteristici di Solchi vallivi che generalmente incidono le piane fluvioglaciali interne, rappresentativi del reticolo idrografico non più attivo, sovradimensionati rispetto ai corsi d’acqua presenti, che comunque svolgono la semplice funzione di colatori.

Includono le scarpate dovute al modellamento fluvioglaciale (Unità di paesaggio MR8).

L’unità è presente nel settore centro-occidentale del territorio comunale comprendente tra l’altro buona parte dell’alveo della Roggia Vecchia e della Roggia della Fornace.

(22)

6 ELEMENTI GEOMORFOLOGICI

La carta della dinamica geomorfologica (Tav. n. 2) individua e descrive le forme attive e non attive dovute al modellamento del territorio da parte degli agenti geologici, idrogeologici, climatici ed antropici, nonché gli elementi esistenti relativi all’idrologia superficiale del territorio comunale.

I molteplici elementi riprodotti in carta sono stati quindi analizzati e, per una migliore comprensione delle forme di dissesto e/o pericolosità, quelli potenzialmente a rischio sono stati riportati nella carta di sintesi (cfr. Tav. n. 8).

I dati fanno riferimento essenzialmente alle verifiche effettuate in sito nonché alle indicazioni relative agli studi storici e territoriali esistenti.

L’aspetto attuale del paesaggio è il risultato della sovrapposizione di processi in atto, costituenti le forme attive, che possono conoscere temporanei stati di quiescenza o di definitiva stabilizzazione e di forme relitte, ereditate da precedenti cicli di modellamento. In tutta l’area la morfologia attuale è il risultato dell'impronta glaciale spesso modificata e accidentata dai processi di evoluzione innescatesi dopo l’ultimo evento glaciale, nonché dall’intervento antropico.

L’assetto geomorfologico è condizionato da una serie di processi, i principali dei quali sono riferibili a:

• Forme e processi legati all’azione delle acque superficiali;

• Forme e processi legati all’azione gravitativa;

• Forme e processi poligenici;

(23)

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18 Forme e processi legati all’azione delle acque superficiali

O

Orrllii ddi i tteerrrarazzzzoo

Rappresentano delle nette variazioni di pendenza della topografia.

In questo contesto la loro genesi è da attribuire principalmente all’erosione fluviale. Tali forme si ritrovano distribuite su tutto il territorio comunale lungo i principali corsi d’acqua: in particolare i terrazzi lungo la Roggia Valciasca e la Roggia Vecchia delimitano scarpate con dislivello fino a 20 m; nel caso dei corsi d’acqua minori si evidenziano scarpate di altezza inferiore, compresa tra 2 e 5 m.

E

Erorossiioonni i ddi i ssppoonndda a

Tali forme sono localizzate lungo i principali corsi d’acqua, sia in corrispondenza di tratti d’alveo ad andamento meandriforme/curvilineo sia in tratti rettilinei. In particolare questi processi interessano la parte esterna del meandro dove l’azione erosiva dell’acqua è maggiore. Alla base della parete erosionale si ritrova l’accumulo del materiale franato ed in parte asportato dal corso d’acqua.

AAccccuumumulili inin alalvveeoo

Si tratta sia di depositi ciottoloso ghiaiosi sia di depositi sabbiosi che si depositano nei tratti di corso d’acqua caratterizzati da minore energia, soprattutto in corrispondenza della parte interna dei meandri. In funzione delle variazioni di pendenza dell’asta e della sua forza di trasporto si osservano accumuli più o meno grossolani. Si devono sottolineare due aspetti particolari: la forte tendenza al sovralluvionamento nei tratti terminali a valle della S.P. n. 36; alcuni accumuli, soprattutto quelli in corrispondenza delle confluenze di rami minori in quelli principali, possono essere dovuti a fenomeni di trasporto solido in massa.

(24)

AArereee ddi i eessoonnddaazizioonnee

Sono state distinte aree interessate da esondazione lacuale e torrentizia.

Nel primo caso è stata delimitata l’area potenzialmente raggiungibile dall’innalzamento delle acque del Lago di Varese fino alla quota di m 240 s.l.m., considerata la massima quota di esondazione in base alle misurazioni del livello del lago effettuate dal Consorzio del Fiume Bardello (valore di 239,9 m s.l.m.

all’idrometro di Gavirate raggiunto il 2 dicembre 2002) oltre che sulla base di osservazioni legate alla morfologia del terreno e alla presenza di elementi indicatori.

Nel secondo caso si tratta di aree lungo i torrenti che in base alle caratteristiche morfologiche delle sponde possono potenzialmente essere soggetti a fenomeni di esondazione. Le principali caratteristiche osservate in corrispondenza di questi settori sono l’esigua altezza delle sponde, insufficiente al contenimento delle acque, la presenza di ostruzioni (accumuli detritici, resti vegetali, opere di attraversamento, etc.) che diminuiscono la sezione di deflusso, e l’andamento dell’alveo (curve e meandri).

Sono stati pertanto messi in evidenza i due settori che in base alle loro caratteristiche morfologiche possono essere interessati da episodi di esondazione: si tratta dei tratti terminali della Roggia Vecchia e della Roggia Valciasca.

In alcuni punti è stata evidenziata la direzione di rotta delle acque.

AArereee iinntteerreessssaattee ddaa ddininaammicicaa fflluuvviiaalele

Le aree adiacenti ai corsi d’acqua, in occasione di eventi meteorici particolarmente intensi, possono essere interessate da fenomeni quali dissesti morfologici dovuti all’azione dei torrenti ed esondazioni fluviali, analoghe a quelle descritte nella precedente classe, ma limitate ad una decina di metri dall’asta fluviale.

Queste aree, poste lungo i corsi d’acqua che presentano delle problematiche dal punto di vista della dinamica fluviale, sono di

(25)

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20 norma di bassa pericolosità; localmente possono generare situazioni di pericolosità maggiore lungo i torrenti più importanti (T. Roggia Vecchia e T. Valciasca), a causa di elevate portate e pendenze del versante.

Sono state pertanto riconosciute due classi di dinamica fluviale, distinte in funzione dell’intensità dei fenomeni: ad intensità elevata o molto elevata (T. Valciasca e porzione di monte della Roggia Vecchia) e ad intensità media o bassa (tratto terminale della Roggia Vecchia, Roggia della Cascina Monteruzzo e per i torrenti minori).

TTrarattttoo ddi i aallvveeo o aabbbbananddononaattoo

Lungo il corso della Roggia Vecchia sono stati identificati due “paleo- alvei”, rappresentati da tratti depressi nei quali anticamente scorreva il torrente. L’alveo abbandonato situato presso Cascina Galgino costituisce un meandro tagliato.

A

Arereee aa rrisistatagngno o dd’’aacqcquuaa

Sono state riconosciute alcune aree caratterizzate da modesta capacità drenante in corrispondenza di terreni a granulometria fine limoso-argillosa e morfologicamente depresse rispetto alle aree circostanti. Queste sono localizzate principalmente nel settore settentrionale del territorio comunale, a valle della S.P.36 ed in altre aree localizzate in corrispondenza di bassi morfologici dove si raccolgono le acque di dilavamento superficiale che scorrono lungo le pendici dei rilievi collinari oppure dove si realizzano frequenti fenomeni di esondazione/spagliamento a causa dell’assenza di arginature (Fosso di via Maccana e Fosso di via Mascagni), oppure in aree dove si verifica emergenza di acque sotterranee (versante a N di Cascina Molinello, sorgenti Fosso di via XXV Aprile e Fontana di Vegonno, area a S della frazione di Vegonno, via Maccana, Cascina Favorita e Cascina Traverso).

(26)

CoConnooidide e ddi i ddeieieezzioionnee

Sono state riconosciute lungo la Roggia Valciasca, a monte della S.P.

36, le tracce di un’antica conoide e probabilmente anche i resti di un deposito di colata detritica, localizzato prevalentemente sulla sponda destra (Comune di Buguggiate). Si tratta di un’area a forma di ventaglio, caratterizzata da pendenza debole ma maggiore di quella dei terreni circostanti, che costituisce una rottura dell’andamento delle curve di livello (andamento convesso).

Forme e processi legati all’azione gravitativa FrFrananee

Sono stati riconosciuti numerosi fenomeni franosi distinti in funzione del loro stato di attività:

o attivi, quando mostrano segni recenti di movimento: nicchia e accumulo “fresco”, superfici interessate da fenomeni di ruscellamento concentrato e diffuso, etc.

o quiescenti, quando non si osservano indizi di movimento recente: nicchia e accumulo presentano un certo grado di crescita della vegetazione, accumulo più o meno completamente asportato dall’erosione fluviale, etc.

I fenomeni franosi sono ubicati esclusivamente lungo le scarpate di erosione fluviale della Roggia Valciasca, della Roggia Vecchia e dei suoi affluenti ed interessano i depositi limoso argillosi e in alcuni casi i soprastanti depositi sabbioso ghiaiosi di origine morenica.

Le tipologie di frana osservate sono essenzialmente due: lo scivolamento rotazionale e la colata.

RuRuscsceellllaammeenntoto ddififffuussoo ee ccoonncceennttrraattoo

Dato il basso coefficiente di permeabilità delle coltri colluviali superficiali si possono osservare fenomeni di ruscellamento delle acque meteoriche, in particolare lungo i versanti dei corsi d’acqua principali, ma anche lungo i pendii del centro abitato e delle pendici

(27)

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22 del dosso di S. Quirico. Questo fenomeno si manifesta con piccoli solchi, con evidenze di flusso, e con ampie superfici di terreno denudate.

Quando, in funzione dell’andamento della superficie topografica, le acque di ruscellamento convergono in solchi più o meno grandi l’attività erosiva si concentra lungo questi canali. Si osservano diverse vallecole di questo tipo nelle zone boschive presso i corsi d’acqua principali.

Forme e processi poligenici

OrOrlloo ddi i ssccaarrppatataa // rroottttuurere ddi i ppenenddeennzza a

Rappresentano, anche in questo caso, delle variazioni di pendenza della topografia distinguendosi però dagli orli di terrazzo sia per la genesi complessa (antropica e/o glaciale), sia per la minore estensione sul territorio. All’interno del territorio comunale in studio delimitano il versante prospiciente al lago di Varese.

6.1.1 Elementi idrologici ed idrografici

CoCorsrsii dd’’acacqquuaa

Nella cartografia prodotta sono stati evidenziati i principali corsi d’acqua che interessano il territorio comunale, distinguendo in modo dettagliato i tratti a cielo aperto e quelli tombinati.

(28)

7 ELEMENTI IDROGEOLOGICI

7.1 A

PPROVVIGIONAMENTO IDRICO

Il comune di Azzate sfrutta due pozzi per l’approvvigionamento idrico:

• pozzo Prell (ubicato nel Comune di Castronno);

• pozzo Montonate (ubicato nel Comune di Mornago).

Un terzo pozzo di proprietà denominato “Pozzo Serino”, ubicato nel Comune di Gazzada Schianno, viene attualmente utilizzato a fini industriali dalla ditta “Italtractor I.T.M. s.p.a.”.

Il pozzo indicato nella Tav. n. 3 come pozzo pubblico n. 1 (presso la località Vegonno) risulta attualmente inattivo.

Sono stati inoltre riportati nella cartografia allegata (Tav. n. 3) i pozzi privati, elencati in tabella n. 7.1, specificandone l’ubicazione, lo stato attuale e le eventuali note sulla tipologia del pozzo; non sono stati considerati i pozzi cementati e coperti da pavimentazioni o suoli.

Tali opere di captazione testimoniano la presenza di un corpo idrico superficiale, anche se discontinuo e scarsamente produttivo.

Nel territorio comunale sono presenti numerose sorgenti (Tab. n.7.2), in parte captate, posizionate generalmente al contatto di unità litologiche a differente grado di permeabilità.

A causa dell’elevato inquinamento registrato (batteriologico e chimico) tali acque non vengono utilizzate al fine dell’approvvigionamento idrico comunale, venendo talvolta impiegate per l’alimentazione di fontane (non potabili) e/o lavatoi.

(29)

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24

Codice Ubicazione Stato del

pozzo

Note

01 In prossimità della zona settentrionale della

Roggia Valciasca

Attivo Pozzo di raccolta e smistamento delle acque

di dilavamento superficiale 02 C.na Galgino Non attivo Pozzo in muratura 03 C.na la Favorita Attivo Raccolta delle acque

superficiali e derivazione per uso privato 04 Via Volta (di fianco a

Villa Cornelia)

Non attivo Pozzo in muratura

05 Via Fiume 10 Attivo -

06 Via Roma Non attivo Manufatto in pietra

07 Via Zocchi Attivo -

08 Via Foscolo Non attivo -

09 Località Erbamolle Non attivo -

10 Località Erbamolle Non attivo -

11 Località Erbamolle Attivo -

12 Località Erbamolle Non attivi Tre pozzetti allineati

13 Montallegro sud Non attivo -

14 Vegonno Non attivo -

15 Roggia Bonaga Non attivo Trivellazione abbandonata

Tab. n. 7.1 – Pozzi privati in Comune di Azzate.

(30)

Codice Denominazione Ubicazione Note 01 Pozzo Zampolli ad Est di Dobbiate,

lungo la S.P. n°17

laghetto alimentato da emergenze idriche 02 Fontanone lungo la S.P. n°17 quasi totalmente

esaurita 03 Fontana di Vegonno 200 m a Nord del

cimitero

attiva periodicamente

04 sconosciuta Nord-Est di Ronco non captata

05 S.Quirico Monteallegro-

confine con Brunello

periodiche emergenze d’acqua

06 Erbamolle Loc. Erbamolle perenne, di scarsa portata

07 Fontana della Valciasca

Nord-Ovest della ex-discarica

modesta portata che si riversa nella roggia

08 Fontana del

Cassinel

C.na Cassinello discreta portata- buone condizioni 09 Lavatoio Maccana incrocio di via

Maccana

modesta portata

10 La fontanella via Maccana scarsa portata 11 sconosciuta Sud-Est di C.na

Galgino

non captata - periodiche emergenze

12 sconosciuta la Favorita -

Tab. n. 7.2 – Sorgenti in Comune di Azzate.

7.2 S

TRUTTURA IDROGEOLOGICA

La carta idrogeologica della Provincia di Varese (Fig. n. 7.1) mostra in corrispondenza del Comune di Azzate la presenza di una zona di spartiacque tra distinti bacini acquiferi. Il primo presenta un asse di drenaggio verso SW ed è denominato “Bacino di Cimbro-Daverio”, il secondo con direzione di flusso verso S lungo la valle del T.te Arno e il terzo, che presenta direzione verso N – NW, è drenato dal Lago di Varese. Lo spartiacque è probabilmente delineato da una zona di alto del substrato lapideo gonfolitico, rappresentato topograficamente dai

(31)

Galliate Lombardo Cazzago Brabbia

Crosio della Valle

Mornago

Castronno

Sumirago

Varese

Lago di Varese

Azzate

Bodio Lomnago

Casale Litta

Affioramento di litotipi a bassa permeabilità

Aree prive di idrostrutture di interesse acquedottistico

Aree con presenza di acquiferi liberi e confinati di limitata estensione

Aree con presenza di acquiferi semiconfinati e confinati privi di acquifero libero

Aree con presenza di acquiferi multistrato

Linee isopiezometriche (giugno 2000)

Fig. n. 7.1 - Schema idrogeologico (modificato da Carta idrogeologica ATO, 2007)

(32)

rilievi di Gazzada, verso Est, del Roncaccio (Comune di Buguggiate), di San Quirico e Dobbiate (Comune di Daverio) verso Ovest.

La maggior parte del territorio comunale ricade nell’ambito del “bacino del Lago di Varese”, costituito da depositi appartenenti al complesso glaciale e al complesso sabbioso limoso; la tipologia dei materiali, caratterizzati da permeabilità medio bassa, la posizione prossima allo spartiacque idrogeologico e lo spessore più o meno ridotto fanno si che l’acquifero presenti una modesta produttività alimentata solamente dagli apporti legati all’infiltrazione meteorica (Fig. n. 7.2).

La porzione meridionale del territorio comunale (Loc. Vegonno) farebbe invece parte del “bacino di Cimbro-Daverio” che ne costituisce il primo settore di alimentazione. Anche in questo caso la tipologia dei materiali (complesso glaciale) e la posizione prossima allo spartiacque idrogeologico limitano i volumi di acqua potenzialmente captabili.

In entrambi i bacini l’acquifero è rappresentato dai depositi fluvioglaciali, costituiti da sabbie con ghiaia e ciottoli, ghiaie e sabbia, e glaciali, ghiaia, ciottoli e massi in matrice sabbioso limosa. La base dell’acquifero è probabilmente costituita da livelli argillosi più o meno spessi, che ricoprono il substrato lapideo gonfolitico.

Il PTCP della Provincia di Varese propone un’area di riserva in corrispondenza del settore meridionale del territorio comunale a protezione dell’area di alimentazione dell’acquifero della Valle del T.te Arno. In base alla struttura idrogeologica sopra descritta lo spartiacque tra il bacino del Lago di Varese, che interessa il Comune di Azzate e quello dell’Arno è situato in corrispondenza dei rilievi morenici, impostati sul substrato roccioso gonfolitico, di San Quirico (Azzate), Montalbo (Buguggiate, Brunello) e Gazzada. Non è stata quindi riportata sulla cartografia allegata l’area di riserva provinciale proposta in quanto si ritiene non interessare il territorio comunale in esame.

(33)
(34)

7.3 V

ULNERABILITÀ INTRINSECA DELL

ACQUIFERO SUPERFICIALE

7.3.1 Generalità

La vulnerabilità intrinseca o naturale degli acquiferi si definisce come la suscettibilità specifica dei sistemi acquiferi, nelle loro diverse parti componenti e nelle diverse situazioni geometriche ed idrodinamiche, ad ingerire e diffondere, anche mitigandone gli effetti, un inquinante fluido od idroveicolato tale da produrre impatto sulla qualità delle acque sotterrane, nello spazio e nel tempo (Civita, 1987).

Le carte di vulnerabilità degli acquiferi vengono compilate allo scopo di fornire una zonizzazione delle aree maggiormente esposte, passaggio che si inserisce in un più ampio discorso di programmazione e pianificazione dell’utilizzo delle risorse idriche.

La valutazione della vulnerabilità per le acque sotterranee (Cavallin et al., 1990) permette di stimare il “rischio” d’inquinamento in base alla seguente equazione:

Rischio = Pericolosità * Vulnerabilità * Valore

La pericolosità viene intesa come la probabilità che si verifichi un certo evento di contaminazione con un determinato tempo di ritorno.

La vulnerabilità, invece, esprime l’attitudine a sopportare l’evento mentre il valore si riferisce alla qualità del corpo idrico che subisce l’evento, in termini socio-economici.

In questo ambito, è stata valutata la vulnerabilità intrinseca degli acquiferi. Sono state prese in considerazione, infatti, le caratteristiche idrogeologiche, litostrutturali e idrodinamiche del sottosuolo assimilando il comportamento dell’inquinante a quello dell’acqua, senza considerare le caratteristiche chemiodinamiche delle sostanze. Questa approssimazione rappresenta, in generale, un fattore di sicurezza poiché si verifica frequentemente che le interazioni liquido-liquido o liquido-solido da parte dell’inquinante determinano un attenuazione del fronte di inquinamento.

(35)

Studio Associato CONGEO

28 La vulnerabilità specifica degli acquiferi, invece, viene calcolata anche in base alle caratteristiche chimiche dell’inquinante e alle interazioni tra esso e il sistema in cui si diffonde, attraverso l’uso di opportuni modelli di simulazione.

Le metodologie che possono essere utilizzate al fine di calcolare la vulnerabilità intrinseca degli acquiferi sono riconducibili sostanzialmente a tre diverse tipologie:

- metodi qualitativi

- metodi parametrici distinti in:

- sistemi a matrice;

- sistemi a punteggio semplice;

- sistemi a punteggio e pesi. A questa categoria appartengono, per empio, il sistema DRASTIC (Aller et al., 1985 e 1987) e il sistema SINTACS (Civita, 2005);

- sistemi di valutazione di impatto ambientale;

- metodi numerici.

7.3.2 Metodo SINTACS

Nel presente lavoro si è ritenuto opportuno procedere alla valutazione della vulnerabilità intrinseca dell’acquifero superficiale avvalendosi del metodo SINTACS (Civita, 2005), sia perché permette di valutare la vulnerabilità intrinseca degli acquiferi basandosi su tutti i principali parametri che la determinano, sia perché esclude un condizionamento soggettivistico mediante l’uso di punteggi e pesi.

Nasce dall’esigenza di adeguare il metodo Drastic (Aller et al., 1985 e 1987) alle realtà idrogeologiche riscontrabili sul territorio italiano e ai dati effettivamente ivi disponibili. L’evoluzione del metodo Sintacs è passata negli anni attraverso cinque release; nella presente analisi è stata adottata la release R5.

Il metodo considera sette parametri come imput per determinare la vulnerabilità dai quali deriva l’acronimo SINTACS:

(36)

• Soggiacenza, risulta essere un parametro molto importante poiché dal suo valore assoluto e dalle caratteristiche idrogeologiche dell’insaturo dipende il tempo di transito (TOT) di un qualsiasi inquinante idroportato e la durata delle azioni autodepurative dell’insaturo;

• Infiltrazione efficace, da cui dipende il trascinamento in profondità degli inquinanti e la loro diluizione, dapprima nell’insaturo e quindi nella zona di saturazione;

• Non-saturo (effetto di autodepurazione del), comprende la parte di sottosuolo tra la base del suolo e la zona satura dell’acquifero nella quale fattori fisici e chimici lavorano in sinergia favorendo i processi di attenuazione;

• Tipologia della copertura, costituisce la prima linea di difesa ove avvengono importanti processi fisici chimici e biologici che costituiscono il potenziale di attenuazione del suolo;

• Acquifero (caratteristiche idrogeologiche del), ove avvengono i processi di dispersione, diluizione, assorbimento e reattività chimica del mezzo al di sotto della superficie piezometrica;

• Conducibilità idraulica dell’acquifero, ossia la capacità di spostamento dell’acqua sotterranea nel mezzo saturo e dunque degli inquinanti idroportati o con le stesse caratteristiche di densità dell’acqua sotterranea;

• Superficie topografica (acclività della), da cui dipende la quantità di ruscellamento che si produce a parità di precipitazione e la velocità di spostamento dell’acqua, e quindi degli inquinanti, sulla superficie.

I singoli parametri alla base del metodo sono esaltati con l’utilizzo di varie stringhe (linee di pesi moltiplicatori) che permettono di modellare la metodologia sulla situazione effettiva identificata per ciascun elemento in cui è stato discretizzato il territorio (maglia).

L’indice di vulnerabilità intrinseca (I sintacs) viene quindi calcolato per ogni elemento della maglia:

(37)

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30 I sintacs = WS S+WI I+WN N+WT T+WA A+WC C+WS S

dove:

• W è il peso relativo della stringa prescelta;

• S, I, N, T, A, C, S sono il punteggio di ciascuno dei sette parametri considerati dal metodo.

7.3.3 Risultati ottenuti

La stima della vulnerabilità intrinseca dell’acquifero superficiale alla scala comunale è stata effettuata suddividendo il territorio in cinque aree omogenee, principalmente in base alle diverse caratteristiche del non-saturo, parametro che riveste il peso maggiore nel calcolo della vulnerabilità.

Di seguito vengono descritte le caratteristiche delle cinque aree omogenee prese in considerazione:

- Area 1 – si tratta del settore settentrionale, a Nord della S.P.

36, fino alla riva del Lago. E’ caratterizzata dalla presenza di limi sabbioso argillosi con torbe, con falda idrica subaffiorante e suoli scarsi o assenti in prossimità del lago e medio profondi più a monte (sono state distinte due sub-aree).

- Area 2 – comprende le aree caratterizzate dalla presenza di depositi a granulometria prevalentemente fine (limi e limi argillosi con ghiaia e ciottoli e sabbie limose), situate lungo gli alvei dei corsi d’acqua principali (Roggia Valciasca, Roggia Vecchia, Roggia Roncasnino, Roggia della Fornace), e in corrispondenza di una fascia allungata in senso est/ovest nella parte mediana del territorio; non si può parlare di presenza di una vera e propria falda ma si riscontrano venute d’acqua a profondità comprese tra 3 e 6 m da p.c.; i suoli sono moderatamente profondi a tessitura medio fine.

- Area 3 – è caratterizzata dalla presenza di depositi fluvioglaciali costituiti da sabbie e ghiaie con ciottoli debolmente limose e da sabbie medie e fini con ciottoli e massi; si trovano nel centro-settentrionale del territorio

(38)

comunale collocato a sud della S.P. 36 e a sud, in località Vegonno; la falda superficiale è supposta a profondità comprese tra 3 e 6 m da p.c.; i suoli sono moderatamente profondi a tessitura medio grossolana.

- Area 4 – settore costituito da depositi morenici (sabbia e ghiaia con ciottoli e trovanti in matrice limosa), presenti nel settore centro meridionale del territorio comunale; non è presente una vera e propria falda, ma si possono verificare venute idriche per profondità superiori a m 4 da p.c.; i suoli sono moderatamente profondi con tessitura medio fine.

- Area 5 - costituita da conglomerati ed arenarie (Formazione della Gonfolite) presenti dei dossi di S. Quirico, Castello e Vegonno e nell’incisione della Roggia Valciasca; non è presente una vera e propria falda, ma possono verificarsi venute idriche anche a bassa profondità in corrispondenza del contatto tra copertura e substrato lapideo; i suoli sono poco profondi a tessitura grossolana.

I valori attribuiti ai 7 parametri sono convertiti in punteggi attraverso alcuni abachi previsti dal metodo stesso, in seguito questi vengono moltiplicati per dei pesi scelti all’interno della stringa che meglio descrive la situazione idrogeologica. Per l’area a Nord della S.P. 36 è stata scelta la stringa di pesi per aree soggette a drenaggio (Tab. n.

7.3), adatta a zone soggette ad esondazione; per le restanti quattro aree è stata utilizzata la stringa per aree soggette ad impatto rilevante, adatta a zone con antropizzazione estesa e/o abbondanti colture.

(39)

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32 Parametro I. normale Impatto

rilevante Drenaggio Carsismo Fessurato

S 5 5 4 2 3

I 4 5 4 5 3

N 5 4 4 1 3

T 3 5 2 3 4

A 3 3 5 5 4

C 3 2 5 5 5

S 3 2 2 5 4

Tab. n. 7.3 – Stringa di pesi moltiplicatori previsti per Sintacs R5

Nelle tabelle seguenti sono rappresentati, per ciascuna delle cinque aree prese in esame, i punteggi assegnati ai diversi parametri, ai pesi e i totali. Nella parte bassa delle tabelle è inoltre indicato il grado di vulnerabilità delle aree ricavato confrontando i risultati delle analisi con gli intervalli di vulnerabilità definiti dal metodo Sintacs (Civita, 2005) e illustrati in figura n. 7.3.

AREA 1

Parametro Valore Punt. Peso Tot.

Soggiacenza 0 m 10 4 40

Infiltrazione 80 mm/y 4 4 16

Non-saturo Argilla, limo, torba 1,5 4 6

Franco 4,5 9

Tipologia copertura

Sottile o assente 10

2

20

Acquifero Argilla, limo, torba 1,5 5 7,5

Conducibilità idrica 10-6 - 10-7 m/s 2 5 10

Superficie topografica Pianeggiante 10 2 20

Area con suolo franco Grado di vulnerabilità medio-basso 108,5 Area con suolo sottile Grado di vulnerabilità medio 119,5

Tab. n. 7.4 – Stima della vulnerabilità intrinseca nell’Area 1.

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