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Importanti informazioni sullo stile di vita e lo stato di salute delle popolazioni preistoriche e protostoriche possono essere ottenute attraverso la ricostruzione delle abitudini alimentari. Gli studi di paleobotanica e di archeozoologia, l’analisi dei coproliti e dei residui di pasto, forniscono dati utili per ricostruire la dieta del passato e l’ambiente nel quale queste popolazioni

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vivevano. Un importante contributo nell’identificazione della dieta delle comunità preistoriche e protostoriche, insieme ai metodi sopra elencati, proviene dall’analisi degli isotopi stabili. Lo studio degli isotopi del carbonio e dell’azoto presenti nel collagene delle ossa permette di ottenere informazioni sulla dieta degli ultimi anni di vita del soggetto che si va ad analizzare (Katzenberg, 2000; Sealy, 2001; Hedges et al., 2007).

Il sito di Arano è stato oggetto di uno studio mirato a ricostruire la dieta della relativa comunità. In totale, per l’analisi, sono stati prelevati 14 campioni da resti faunistici, comprendenti sia specie domestiche (Bos, Ovis vel Capra,

Sus) che selvatiche (Cervus), e 61 campioni umani. In quest’ultimo caso il

campionamento ha riguardato individui di tutte le classi di età e di entrambi i sessi cercando di mantenere quindi un uguale rapporto tra maschi/femmine. A causa del cattivo stato di conservazione, valori idonei ed utili per l’analisi sono stati ottenuti solo per 13 campioni faunistici e per 54 campioni umani (Varalli, 2011).

In generale, sulla base dei risultati preliminari, gli intervalli dei valori di δ13C e di δ15

N ottenuti per i resti umani indicano che il consumo vegetale di questa comunità era basato essenzialmente su piante di tipo C3 tipiche del cosiddetto “pacchetto Neolitico” che consisteva sostanzialmente in orzo e grano. Complessivamente i valori isotopici indicano che il gruppo di Arano aveva una dieta molto omogenea e nello specifico non sono state osservate particolari variazioni nel tipo di dieta consumata a seconda ad esempio del sesso, dell’età alla morte e della presenza/assenza di corredo all’interno della sepoltura (Varalli, 2011).

I risultati ottenuti dall’analisi isotopica degli individui di Arano sono stati confrontati con quelli di altri siti più o meno coevi dell’Italia settentrionale. I valori isotopici degli individui della necropoli del Bronzo Antico di Sedegliano (UD) e della necropoli del Bronzo Medio di Olmo di Nogara (VR) indicano un consumo (occasionale o sostanzioso) di piante miliacee o in generale di tipo C4. In particolare i due individui di Sedegliano presentano valori che si inseriscono a metà tra quelli di Arano e di Olmo di Nogara dove al contrario l’evidenza del consumo di piante C4 è notevolmente marcata. L’analisi effettuata sull’individuo proveniente dal sito di Mereto (UD) (Bronzo Antico), fornisce invece dei risultati in linea con i valori di Arano, rivelando quindi una dieta basata sul consumo di piante di tipo C3 (Tafuri et al., 2009; Varalli, 2011). Arano sembra quindi essere esclusa dal trend di diffusione del consumo di piante di tipo C4 che si verifica nel nord della penisola al passaggio fra Bronzo Antico e Medio, periodo probabilmente fondamentale per le pratiche alimentari delle popolazioni dell’Italia settentrionale. I cambiamenti climatici e la crescente aridità del suolo potrebbero essere tra le principali cause alla base dell’inizio del consumo di piante di tipo C4 (Varalli, 2011).

29 I.6 L’analisi dei materiali in metallo della necropoli di Arano

Tra gli oggetti di corredo (e non) rinvenuti nel sito di Arano sono stati ritrovati quattro manufatti in metallo. Dalle tbb. 21, 49 e 60 della necropoli del Settore B provenivano rispettivamente una lama di pugnale, un bracciale e un collare mentre dal Settore A una lesina. Questi oggetti sono stati sottoposti ad analisi chimica composizionale (XRF – X-ray fluorescence spectrometry). Il bracciale ritrovato al polso dell’individuo della tb. 49 non è stato esaminato a causa delle pessime condizioni di conservazione. Le analisi hanno dimostrato che la lesina del Settore A era realizzata in rame puro mentre i materiali della necropoli erano realizzati in rame ricavato da Tetraedrite (o solfuri grigi di rame), ovvero da minerali di Fahlerz. La composizione di questi oggetti ricade con maggiore precisione nel gruppo dei cosiddetti Fahlerz con Nichel (Pernicka & Salzani, 2011; Salzani, 2014). L’importanza di questo ritrovamento è in parte dovuta al fatto che il pugnale e il collare provengono da un contesto datato in maniera assoluta. Infatti le date ottenute per le tb. 21 e 60 (Cap. I.4, p. 25 ) sono le uniche disponibili per i siti dell’Italia settentrionale nei quali sono stati ritrovati materiali in metallo con questa peculiare composizione chimica. Nella maggior parte dei casi i manufatti metallici ritrovati nel nord della penisola italiana provengono da contesti sporadici e per questo motivo l’attribuzione cronologica dei singoli oggetti risulta essere molto difficile a causa della quasi totale assenza di riferimenti stratigrafici e datazioni assolute (fa eccezione l’ascia a margini rialzati tipo Torbole della palafitta del Lavagnone datata alla fase finale del BA IA) (Perini, 1982; de Marinis et al. 1996; de Marinis, 2005). Il Fahlerz sembra essere la composizione tipica dei manufatti metallici presenti in Italia settentrionale durante le fasi iniziali del Bronzo Antico (BA I subalpino, Bz AIa nordalpino). Le datazioni assolute e le analisi composizionali degli oggetti metallici della necropoli di Arano dimostrano (per la prima volta) che l’uso del Fahlerz è proseguito, nel nord Italia, nel BA IB-C sovrapponendosi anche ai primi manufatti in lega di bronzo (Cu-Sn) che si affermarono interamente solo in un periodo successivo (BA II subalpino, Bz A2 nordalpino, dal 1800 cal BC).

Purtroppo, allo stato attuale delle ricerche, non sono state ancora localizzate le fonti di approvvigionamento dei minerali di Fahlerz con Nichel con i quali sono stati prodotti gli oggetti ritrovati nel nord Italia e, conseguentemente, non sono state quindi individuate le direttrici relative alla provenienza di questo tipo di metallo. Secondo Salzani (2014) non esiste in Italia settentrionale una produzione di materiali metallici da depositi di Fahlerz di origine locale. Occorre infatti ricordare che questo minerale è presente nel nord della penisola in modo marginale rispetto alle calcopiriti (documentate nelle miniere del levante ligure, del Trentino e dell’Alto Adige). A livello europeo, le uniche analisi che collegano manufatti in Fahlerz con Nichel con fonti minerarie sono quelle effettuate su parte degli oggetti metallici dei corredi

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di una delle più grandi necropoli austriache dell’antica età del Bronzo, Franzhausen I, in Austria, la quale condivide con la necropoli di Arano lo stesso rituale funerario (Cap. I.9, p. 48). Le analisi isotopiche hanno dimostrato che il possibile bacino di approvvigionamento del metallo utilizzato a Franzhausen sia nei Carpazi (Duberow & Pernicka, 2010).

Durante i primi secoli del Bronzo Antico quindi sia in Europa che in Italia settentrionale è attestata la presenza di questo tipo di metallo indice probabilmente di un sistema di scambi e contatti sovra-culturali. Testimone di ciò è anche la presenza, nelle due aree, di simili rituali funerari e oggetti ceramici.

I.7 La piattaforma di Arano e i siti megalitici dell’Italia settentrionale e