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ARTO INFERIORE

I. Rob Plat Pilast Rob Cnem Rob Diaf

Media M 12,43 82,73 110,4 20,9 65,83 11,21 84,27 ds 0,45 ds 4,62 ds 7,77 ds 0,89 ds 5,40 ds 1,18 ds 7,49 (n=12) (n=30) (n=34) (n=8) (n=31) (n=3) (n=20) Media F 11,02 80,41 110,66 19,81 72,1 86,67 ds 0,70 ds 7,22 ds 8,55 ds 7,02 ds 8,69 (n=2) (n=9) (n=11) (n=1) (n=7) (n=3) Media N.D. 122,83 (n=11) Media TOT 12,23 82,2 110,73 20,78 66,98 84,59 ds 0,69 ds 5,32 ds 7,99 ds 0,89 ds 6,14 ds 7,48 (n=14) (n=39) (n=46) (n=9) (n=38) (n=23)

Tab. IV.7. Media degli indici delle ossa dell’arto superiore (M= maschi, F= femmine, TOT= maschi+femmine+individui di sesso non determinato; ds= deviazione standard, n= numero di individui per i quali è stato possibile effettuare le misurazioni).

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Per quanto riguarda il femore in entrambi i sessi le medie dell’indice pilastrico (110,4 per 34 individui maschili e 110,66 per 11 individui femminili) indicano un moderato sviluppo della linea aspra (pilastro). La media totale della popolazione (n=46) è di 110,73 ed è stata calcolata tenendo in considerazione anche un soggetto di sesso non determinato il cui indice è di 122,83. Piuttosto pronunciata risulta essere la platimeria. La media maschile ottenuta su 30 individui è di 82,73; quella femminile (n=9) è di 80,41. Leggermente più platimerici risultano essere quindi i soggetti di sesso femminile. Il valore medio dell’indice di robustezza calcolato su 12 individui di sesso maschile è di 12,43. Un indice maggiore di 12,5 denota in genere una forte robustezza della gamba. Debole risulta essere quindi questo indice nei due soggetti di sesso femminile (11,07).

Nei soggetti di sesso maschile, l’indice cnemico della tibia denota mesocnemia. Il valore, calcolato su 31 individui è di 65,83 leggermente al di sopra quindi della classe dei valori che indicano tale caratteristica (da 65 a 70). La media femminile ottenuta su 7 individui è di 72,1 valore che esprime euricnemia. L’indice di robustezza (20,9 per 8 individui maschili e 19,81 per un soggetto di sesso femminile) denota tibie mediamente robuste.

Solamente per tre individui di sesso maschile è stato possibile calcolare quest’ultimo indice nella fibula la cui media risulta essere di 11,21 dato che si inserisce all’interno della classe media dei valori.

In Tabella IV.8 sono stati calcolati inoltre alcuni indici utili per determinare le proporzioni tra le diverse parti del corpo. Purtroppo, a causa delle pessime condizioni di conservazione dei vari elementi scheletrici, questi sono stati calcolati solamente su un numero molto ristretto di individui e probabilmente, per questo motivo, i risultati non possono essere considerati rappresentativi della popolazione totale.

Media M Media F Media TOT

indice clavicolo-omerale 47,78 (n=1) indice radio-omerale 78,72 ds 2,02 72,39 77,82 ds 3,02 (n=6) (n=1) (n=7) indice tibio-femorale 81,95 ds 2,77 81,48 81,87 ds 2,49 (n=5) (n=1) (n=6) indice intermembrale 70,02 ds 0,3 (n=3)

Tab. IV.8. Media degli indici delle proporzioni corporee (ds= deviazione standard, n= numero di individui per i quali è stato possibile effettuare le misurazioni).

141 L’indice clavicolo-omerale, calcolato solamente su un individuo di sesso maschile, indica clavicola media (47,78).

Valori che indicano radio medio (78,72) sono stati ottenuti anche per quello radio-omerale determinato su 6 maschi. Radio breve (72,39) presenta invece l’unico soggetto di sesso femminile per il quale è stato possibile calcolare tale indice.

I valori ottenuti per l’indice tibio-femorale indicano per entrambi i sessi un tibia breve (rispettivamente 81,95 per 5 maschi e 81,48 per una femmina). La media maschile si inserisce però nel limite superiore della classe dei valori che indicano tale caratteristica (x-81,9).

Solamente per tre soggetti di sesso maschile è stato possibile calcolare l’indice intermembrale che risulta essere di 70,02 valore tipico per i maschi.

Nella Tabella IV.9 sono riportati i risultati ottenuti dal calcolo dell’indice di lateralizzazione medio (ILM) per gli individui di sesso maschile e femminile (Schultz, 1937). L’analisi è stata fatta su misure indicative di lunghezza e sezione di alcune ossa lunghe dell’arto superiore e inferiore. L’indice di lateralizzazione medio per le misure di lunghezza è stato calcolato solo per un numero molto ristretto di individui maschili. Come si vede dai risultati, queste non presentano comunque una lateralizzazione evidente.

maschi femmine n ILM n ILM MISURE DI LUNGHEZZA Omero 1 3 1,5 1 - Radio 1 1 - - - Ulna 1 1 - - - Femore 1 3 0,2 1 - Tibia 1 3 0,3 - - MISURE DI SEZIONE Omero 5 25 5,7 10 2,9 Radio 4 25 5,2 8 2 Ulna11 26 6,6 7 3,6 Femore 6 32 3,2 10 2,8 Tibia 8a 25 3,5 5 4,7

Tab. IV.9. Indice di lateralizzazione medio per gli individui di sesso maschile e femminile della necropoli di Arano. I numeri accanto agli elementi anatomici identificano le misure di lunghezza e di sezione considerate nell’analisi secondo quanto riportato in Martin & Saller (1957).

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Più interessanti appaiono i risultati ricavati dall’analisi delle misure di sezione. Fra le ossa dell’arto superiore, sia negli individui maschili che femminili, le ulne sembrano essere quelle soggette ad una maggiore lateralizzazione. Più in generale nei maschi l’arto superiore è maggiormente asimmetrico rispetto alle ossa lunghe dell’arto inferiore i cui valori sono piuttosto omogenei. Contrariamente, nelle femmine, fra le ossa lunghe dell’arto inferiore, la tibia sembra essere quella soggetta ad una maggiore lateralizzazione. Molto interessante è stato verificare, in entrambi i sessi, a favore di quale lato questa asimmetria fosse preponderante. I risultati dell’analisi svolta per le ossa lunghe di entrambi i distretti (superiore e inferiore) sono mostrati nei grafici di Figura IV.7 (a, b) e IV.8 (a, b, p. 143).

a)

b)

Fig. IV.7. Distribuzione dell’asimmetria per le misure di sezione delle ossa lunghe dell’arto superiore negli individui maschili (a) e femminili (b).

I grafici relativi alle misure di sezione delle ossa lunghe degli arti superiori, mostrano come negli individui di sesso maschile sia presente una fortissima asimmetria a favore del lato destro (dx>sn=79%; dx<sn=10,5%) che

79,0% 10,5% 10,5% 0% 20% 40% 60% 80% 100% dx>sn dx=sn dx<sn arto sup maschi

48,25% 22,20% 29,60% 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% dx>sn dx=sn dx<sn arto sup femmine

143 risulta essere quello più asimmetrico anche nelle femmine (dx>sn=48,25%; dx<sn=29,6%). La differenza tra i due sessi risulta essere statisticamente significativa (X2 test: p=0,009, d.f.=2).

a)

b)

Fig. IV.8. Distribuzione dell’asimmetria per le misure di sezione delle ossa lunghe dell’arto inferiore negli individui maschili (a) e femminili (b).

Per quanto riguarda le ossa lunghe dell’arto inferiore, entrambi i sessi mostrano asimmetria a favore dell’arto sinistro. Negli individui di sesso maschile questa sembra essere meno accentuata (dx<sn=43,8%; dx>sn=36,9%) rispetto a quella osservabile negli individui femminili (dx<sn=53,3%; dx>sn=26,7%). Tra i due sessi non è stata comunque osservata una differenza statisticamente significativa (X2 test: p=0,74, d.f.=2).

I risultati dell’analisi del dimorfismo sessuale (Hall, 1982) effettuata su misure indicative di sezione e circonferenza di alcune elementi del post-cranio sono riportati in Tabella IV.10 (p. 144). I dati mostrano un progressivo aumento del dimorfismo sessuale nei segmenti distali dei vari distretti. Fra le ossa lunghe dell’arto superiore gli elementi scheletrici maggiormente dimorfici risultano

36,9% 19,3% 43,8% 0% 10% 20% 30% 40% 50% dx>sn dx=sn dx<sn arto inf maschi

26,7% 20,0% 53,3% 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% dx>sn dx=sn dx<sn arto inf femmine

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essere infatti radio e ulna. Ugualmente un modesto valore di dimorfismo sessuale è stato registrato nel diametro sagittale della tibia.

omero d. max 8,75 radio d. trasv 12,73 ulna d. trasv 12,91

d. min 10,8 d. sag 11,58 d. sag 13,1

circ 9,87 circ 13,13 circ 9,62

femore d. trasv 8,59 tibia d. trasv 7,17

d. sag 8,46 d. sag 13,99

circ 8,73 circ 9,71

Tab. IV.10. Indice di dimorfismo sessuale dei diversi elementi del post-cranio.

IV.3.3 Cross Sectional Geometry

In generale, la massa corporea e le dimensioni corporee influiscono in maniera positiva sulla robustezza strutturale delle ossa lunghe. Questa relazione è documentata sia nelle ossa dell’arto superiore che in quelle dell’arto inferiore direttamente soggette al carico della massa che trasporta.

Per studiare quindi le differenze e le variabilità legate all’attività fisica svolta, è stato necessario eliminare, nelle proprietà geometriche, le variazioni dovute al peso individuale attraverso un’apposita standardizzazione (Cap. III.2.3, p. 76). Prima di far ciò è stato però opportuno verificare l’esistenza di correlazioni tra le proprietà geometriche e la massa corporea nel campione analizzato (Fig. IV.9a, b, p. 145).

Il test R di Spearman indica una correlazione statisticamente significativa fra tutti i parametri della cross-section con la massa corporea e la lunghezza biomeccanica dell’osso. In particolar modo le aree totali (TA) sono state confrontate con la massa corporea e per tutto il campione i valori di p sono risultati molto inferiori allo 0,05.

Per i secondi momenti delle aree è stata osservata una correlazione significativa tra il prodotto della massa corporea e la lunghezza biomeccanica dell’osso che costituisce il braccio del momento (Tab. IV.11, p. 145).

All’interno della popolazione di Arano, le analisi sono state svolte su un numero molto ristretto di individui di sesso maschile di età adulta (>20 anni). Fattori tafonomici di natura post-deposizionale hanno infatti compromesso l’integrità della maggior parte delle ossa lunghe.

145 a)

b)

Fig. IV.9. a) Relazione tra massa corporea e area totale calcolata al 50% della diafisi dell’omero. b) Relazione tra massa corporea e area totale calcolata al 50% della diafisi del femore.

Test R di Spearman N R p-level

OMERO 50%