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Foto D. Bouvet

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circa 280 il numero complessivo di entità allocto-ne in Piemonte (Abbà 1979). Un prezioso catalogo critico delle sue raccolte botaniche e dei contribu-ti da lui pubblicacontribu-ti è stato realizzato da Pistarino et al. (1999).

Nello stesso periodo Soldano (1992) affrontò in particolare lo studio di un genere fortemente inva-sivo (Oenothera) che condusse anche alla definizio-ne di entità specifiche descritte per la prima volta, fra cui O. pedemontana, O. sesitensis e O. stucchii.

L’incessante diffusione delle specie esotiche in Piemonte è stata rilevata costantemente dai bota-nici: ai contributi più recenti dello stesso Abbà e di Soldano si sono aggiunte segnalazioni effettuate da Rotti, Sella, Desfayes, Montacchini, Siniscalco,

Barni, Zanetta, Lonati, Guiggi, Rota e altri ancora.

Per la compilazione del presente catalogo sono sta-ti usta-tilizzasta-ti, oltre ai contribusta-ti pubblicasta-ti, dasta-ti rica-vati dall’Erbario pedemontano del Dipartimento di Biologia Vegetale di Torino (TO) e da rilievi inediti.

Composizione e struttura

La flora alloctona del Piemonte è costituita da 371 entità (specie, sottospecie e ibridi). Rispetto al numero totale di entità, autoctone più alloctone, pari a 3.521 riportato per la flora vascolare della regione (Conti et al. 2005 e successivi aggiorna-menti), le specie esotiche rappresentano il 10,5%.

Valori simili sono stati registrati in Stati confi-nanti con l’Italia settentrionale: Svizzera 12,6%

Buddleja davidii in un’area industriale dimessa a Torino. Foto E. Barni. Particolare: foto D. Bouvet.

(Gassmann & Weber 2005), Francia 10,2% (Muller 2004) e Austria 9,1% (Essl & Rabitsch 2002). Un’ul-teriore quantificazione della ricchezza di specie alloctone in Piemonte, che permette di confronta-re il dato con Regioni e Stati di diversa estensione è data dalla densità di specie (numero di esotiche/

log superficie regionale in km2): per il Piemonte presenta un valore molto elevato (89,5) simile alla Francia (87,1), ma superiore agli altri Stati già pre-si in conpre-siderazione (ad es. Svizzera e Austria, ri-spettivamente 78,4 e 60,9). L’elevata eterogeneità climatica e morfologica del territorio piemontese sembra favorire quindi un’elevata ricchezza flori-stica non solo del contingente di specie autocto-ne, ma anche di specie alloctone.

Le famiglie con il maggior numero di entità alloc-tone sono anche quelle di maggior successo evo-lutivo e che si trovano regolarmente analizzando le flore alloctone a scala sia regionale sia mondiale (Pyšek 1998): Asteraceae (44), Poaceae (36), Rosace-ae (27), BrassicaceRosace-ae (21) e FabaceRosace-ae (19). Alcune fa-miglie sono maggiormente rappresentate nella flo-ra alloctona rispetto a quella autoctona in termini di numero di entità: oltre alle famiglie quasi esclusiva-mente esotiche, come Amaranthaceae e Balsamina-ceae, si trovano SolanaBalsamina-ceae, RosaBalsamina-ceae, Onagraceae Lythraceae, Polygonaceae e Scrophulariaceae. Per contro numerose famiglie, come Caryophyllaceae, Lamiaceae, Ranunculaceae, Orchidaceae, Apiaceae, Campanulaceae e Primulaceae, ben rappresentate nella flora autoctona, sono assenti o quasi dalla flo-ra alloctona.

I generi con il numero di esotiche più elevato sono: Amaranthus (11), Oenothera (11), Cyperus (9) e Prunus (8).

La classificazione delle specie alloctone rispetto allo status è indicativa della loro capacità di affer-mazione nel territorio piemontese. Un po’ più della metà di esse (54,7%) costituisce una presenza non continua nel tempo: di queste 157 sono casuali mentre per 46 (12,4% del totale), particolarmente effimere, non esistono segnalazioni successive al 1950. La restante metà (45,3%) si è invece affer-mata stabilmente sul territorio e più di un terzo di queste specie (62; 16,7% del totale) è passato allo stadio di invasiva.

Delle 371 entità alloctone, 17,5% sono arche-ofite e 82,5% nearche-ofite. Tra le archearche-ofite prevale lo

status di casuale (55,4%): per il Piemonte si tratta in prevalenza di piante orticole e da frutto di origine per lo più asiatica, che sporadicamente si ritrovano allo stato spontaneo a breve distanza dai luoghi di coltivazione o talvolta nei greti dei corsi d’acqua.

Meno frequentemente risultano naturalizzate (20%). Solo due archeofite, Abutilon theophrasti e Sorghum halepense hanno manifestato un com-portamento da specie invasive pur limitandosi nella loro diffusione ad ambienti antropizzati, in particolare agricoli la prima, anche urbani l’ultima.

Circa quattro quinti delle specie esotiche in Pie-monte hanno areale di distribuzione primario in America (42,6%), in Asia (26,1%) o Eurasia (9,2%);

le specie provenienti da altre regioni d’Europa, dall’Africa e dalle regioni tropicali sono invece pre-senti con valori sensibilmente più bassi: 4%, 3,2%

e 5,4%, rispettivamente. Anche le specie di origine mediterranea risultano poco rappresentate (4,3%), in quanto la maggior parte delle mediterranee con-siderate esotiche a scala regionale è stata esclusa da questo catalogo perché nativa in altre regioni d’Ita-lia. La percentuale di specie di origine americana è particolarmente elevata anche rispetto ad altri Stati europei appartenenti alla regione continentale, come la Svizzera (13,5%; Gassmann & Weber 2005) e la Repubblica Ceca (17,7%; Pyšek et al. 2002).

Oenothera oehlkersii. Oenothera è il genere più ricco di specie della flora alloctona d’Italia. Foto D. Bouvet.

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L’analisi delle relazioni tra status e origine geo-grafica delle specie ha evidenziato la dominanza dell’elemento americano, con una percentuale particolarmente elevata (54,8%) tra le invasive; se-guono, con percentuali inferiori, le entità di origi-ne asiatica ed eurasiatica che, origi-nell’ambito delle in-vasive, costituiscono complessivamente il 35,5%.

Le entità provenienti da altre regioni dell’Europa, dall’Africa, dal Mediterraneo e dai tropici, presenti sul territorio con basse percentuali, si mantengo-no prevalentemente allo stadio di casuali e natura-lizzate. Poche di esse si sono affermate in Piemon-te come invasive, ad esempio Senecio inaequidens dal Sudafrica, Eleusine indica e Sorghum halepense dai Tropici.

Per quanto riguarda i caratteri biologici della flora alloctona si riscontra una netta prevalenza di specie ad habitus erbaceo (79%) di cui 44% sono

a ciclo vitale annuo o, talvolta, bienne e 35% sono a ciclo perenne. Tali specie sono prevalentemen-te casuali (37%) e naturalizzaprevalentemen-te (31%), anche se la percentuale di invasive erbacee, in particolare a ciclo annuale, non è trascurabile (17%, di cui 11%

annue, 6% perenni).

D’altra parte sono scarsamente rappresentate le specie legnose a portamento arboreo (12%), arbustivo (8%) e lianoso (1%). Rispetto alla ca-pacità di affermazione sul territorio le esotiche arboree mostrano anche una scarsa propensio-ne a costituire popolamenti permapropensio-nenti: 68,9%

sono casuali. Tra le arboree che si sono invece insediate stabilmente sul territorio piemontese, 7 specie risultano invasive: oltre a Robinia pseudo-acacia e a Ailanthus altissima, invasive comuni a tutta Italia, Quercus rubra, Prunus serotina e Acer negundo si evidenziano in Piemonte per capacità

Invasione di Reynoutria japonica in un prato di fondo valle.

Foto E. Barni. Particolare: foto L. Ghillani.

di diffusione e di affermazione in habitat boschivi seminaturali; Broussonetia papyrifera e Trachycar-pus fortunei, pur mostrando notevole invasività, mantengono al momento una distribuzione più localizzata.

Anche tra le specie arbustive si trovano impor-tanti invasive come Buddleja davidii, Amorpha fru-ticosa e Spiraea japonica. In particolare B. davidii, invasiva in tutto il Nord Italia, grazie all’elevata tolleranza nei confronti di diverse situazioni di stress e alla capacità di produrre semi in grandis-sima quantità (più di un milione per pianta), in Piemonte è fra le prime colonizzatrici di ambienti industriali dismessi, siti con suoli fortemente con-taminati da metalli pesanti ed idrocarburi, fessure di muri e rupi, greti di torrenti e bordi di strada fino a quote superiori ai 1.000 m, arrivando a ca-ratterizzare la vegetazione di questi ambienti.

Le aree urbane, le sponde dei corsi d’acqua e le vie di comunicazione sono i contesti ambientali che, in Piemonte, presentano la maggiore ricchez-za in specie alloctone. Le specie erbacee sono am-piamente diffuse in tutte le categorie di uso del suolo, con la prevalenza delle erbacee annuali rispetto a quelle perenni dove il disturbo è inten-so e frequente (aree urbane ed agricole). Lungo i corsi d’acqua, dove esiste una progressiva ridu-zione della frequenza degli episodi di disturbo al-lontanandosi dall’acqua, si affermano in numero elevato anche le specie erbacee perenni.

La rete costituita dalle vie di comunicazione e dai corsi d’acqua è particolarmente sviluppata in pianura, dove rappresenta un sistema preferen-ziale per la diffusione e l’insediamento di nume-rose specie alloctone. Soprattutto lungo il Po e i suoi affluenti alcune alloctone come Ailanthus altissima, Amorpha fruticosa, Solidago gigantea e Reynoutria japonica sostituiscono completamente la vegetazione autoctona, con ripercussioni sulla biodiversità e sulla stabilità delle sponde. L’impat-to sulla vegetazione nativa si riduce progressiva-mente procedendo lungo le aste fluviali e lungo le strade, dalla pianura verso l’interno delle vallate alpine: su 371 esotiche totali, infatti, solo 24 entra-no nella regione biogeografica alpina. Tra queste soltanto Matricaria discoidea è prevalentemente diffusa a quote medio-alte (tra 1.000 e 1.800 m circa) in condizioni di disturbo meccanico intenso

(strade sterrate, parcheggi, piste da sci), favorevo-li alla germinazione dei suoi semi. Le altre specie esotiche rimangono limitate a quote medio-bas-se: fino a circa 500 m come avviene per Ambro-sia artemisiifolia e ArtemiAmbro-sia verlotiorum, a circa 1.000 m come per Senecio inaequidens, Solidago gigantea e Robinia pseudoacacia o fino a 1.400 m come per Erigeron annuus, Erigeron canadensis, Impatiens parviflora, Impatiens glandulifera e Rey-noutria japonica. Quest’ultima, considerata una delle 100 peggiori specie invasive del mondo (Lowe et al. 2000) è stata segnalata per la prima volta in Piemonte allo stato spontaneo nel 1891 (Mattirolo 1923), nel 1933 risultava già “piuttosto comune” (Vaccaneo 1933) nei pressi dei centri ur-bani e nel corso degli ultimi trent’anni si è diffusa sul territorio con un’accelerazione esponenziale:

attualmente si trova in popolamenti densi e con-tinui soprattutto lungo le sponde di alcuni corsi d’acqua (Po, Sesia, Chiusella) e lungo i bordi di strada raggiungendo anche quote piuttosto ele-vate, in particolare nei settori del Piemonte dove si riscontrano i massimi pluviometrici. Cresce formando fitte siepi che impediscono la crescita delle altre specie e tende ad invadere anche for-mazioni erbacee seminaturali. In autunno il deca-dimento delle parti epigee lascia ampie zone pri-ve di pri-vegetazione, facilmente soggette ad erosio-ne. Il carattere invasivo della specie è da riferire all’elevata capacità di rigenerazione per moltipli-cazione vegetativa a partire da frammenti anche molto piccoli di rizoma; per questa ragione la sua diffusione è favorita da diverse forme di disturbo sia naturale, sia antropico (erosione delle sponde fluviali, prelievo di inerti dai fiumi, movimenti di terra) e le operazioni di controllo e eradicazione risultano molto difficili.

La lotta alla diffusione di questa e altre specie altamente invasive risulta opportuna nel caso di popolazioni isolate, ad esempio alle quote più alte nelle vallate alpine, o di una presenza sul territorio ancora circoscritta a poche stazioni (ad es. Pueraria lobata e Reynoutria sachalinensis). Nel caso di R. sachalinensis, la minaccia rappresenta-ta dalla presenza di alcuni nuclei sul territorio è duplice. Sebbene la specie non abbia ancora mo-strato comportamento invasivo nell’area di nuo-va introduzione, presenta tutte le potenzialità per

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farlo (crescita rapida, dimensioni elevate, capacità di riproduzione sia per via sessuale, sia per mol-tiplicazione vegetativa); oltre a ciò la sua capaci-tà di impollinare R. japonica, presente nell’areale secondario solo con individui maschili sterili, per-mette a questa specie di riprodursi anche per via sessuale, generando l’ibrido R. ×bohemica, che sembra mostrare una capacità invasiva superiore a quella delle entità parentali (Bimová et al. 2003), è già ampiamente diffuso in Piemonte e in altre regioni del Nord Italia (Padula et al. 2008) e può re-incrociarsi spontaneamente con R. japonica.

Questo meccanismo di riproduzione permette a R. japonica, che si sarebbe diffusa in tutto l’areale secondario per moltiplicazione di un unico geno-tipo (Hollingsworth & Bailey 2000), di acquisire maggiore variabilità genetica e quindi maggiore invasività, capacità di adattamento a condizioni ambientali diverse, resistenza a tecniche di con-trollo e eradicazione.

In ambiente agricolo, il tipo di colture e le pra-tiche di gestione ad esse associate determinano alcune delle peculiarità evidenziabili nella flora alloctona del Piemonte: le archeofite, presenti sul territorio in numero relativamente elevato, non sono però particolarmente rappresentate nella

flora alloctona associata alla coltura dei cereali, a causa del diserbo. Diversa è la situazione delle risa-ie dove si evidenzia invece un gruppo consistente di idrofite introdotte nel secolo scorso, tra le quali si trovano diverse entità del genere Heteranthe-ra (con H. reniformis, invasiva), Ottelia alismoides, Lemna aequinotialis e di piante palustri o comun-que ben adattate a terreni intasati d’acqua, come Lindernia dubia, Murdannia keisak, potenzialmente invasive, e diverse entità del genere Rotala.

Le condizioni climatiche, geomorfologiche e antropiche, determinano quindi la presenza di un elevato numero di specie alloctone in Pie-monte, non diffuse tuttavia sull’intero territorio regionale, ma concentrate principalmente nelle aree planiziali che costituiscono solo il 30% del-la superficie, secondariamente in quelle collinari e solo localmente in quelle montane. La pianura, nella quale l’ambito fluviale a diretto contatto con quello agricolo va a costituire, insieme alle vie di comunicazione e alle città, una rete di diffusione e di insediamento delle specie esotiche, presenta tipi di vegetazione antropogena e lembi residui di vegetazione naturale, entrambi fortemente ca-ratterizzati negli aspetti qualitativi e quantitativi dalla flora alloctona.