1.4 Gli approcci allo studio delle politiche pubbliche
1.4.5 Il paradigma del pluralismo
Il pluralismo, alla stessa stregua del corporativismo, focalizza la propria analisi sul gruppo. Differente dal marxismo dove l‟analisi è concentrata sulla classe, qui i pluralisti e in primis Bentley84 fanno riferimento al gruppo come unità di analisi delle politiche e della società, ma in versione meno rigida e selettiva rispetto alla classe di matrice marxista. Nella versione marxista il gruppo di classe rappresenta un‟appartenenza esclusiva dei suoi membri i quali in quanto membri di una classe sono necessariamente esclusi ed escludibili dall‟appartenenza ad altre classi. Nel caso dei gruppi invece abbiamo una differente concezione: i gruppi vengono intesi come spazi aperti e contrapposti in cui i membri di uno possono senza difficoltà diventare membri di altri gruppi ed esserlo anche contemporaneamente. Il governo e la gestione nella produzione delle politiche, in quanto vita sociale della comunità e delle comunità di riferimento, secondo i pluralisti può essere definito come una massa “di uomini, pensanti, sensienti e agenti. I fenomeni politici, sono appunto, fenomeni di queste masse”.85
L‟idea fondamentale di Bentley, espressa in principio nel suo The
processo of government, è che per studiare le politiche e quindi le
decisioni che vengono assunte, non vanno studiate né le istituzioni come propongono i neo-istituzionalisti (lo vedremo nel paragrafo
84
A.F. Bentley, The process of government, Evanston, Principia Press 1949
72
successivo) né gli individui come sostengono, seppur in maniera differente e con metodologie non assimilabili, sia i teorici della
Public choice che quelli dell‟Economica del benessere, ma vanno
analizzati i gruppi. Proprio Bentley infatti afferma che “il grande compito nello studio di ogni forma di vita sociale è l‟analisi di questi gruppi”86
. Quando parliamo di analisi, secondo le teorie pluraliste, non facciamo riferimento appena ad una classificazione, come invece potrebbe essere nel caso di un approccio marxista all‟analisi della società e delle sue politiche, ma nel nostro caso parliamo di analisi su gruppi che variano continuamente e che non sono classificabili una volta per tutte. Vi è, secondo le teorie pluraliste, sia un movimento continuo dei membri da un gruppo all‟altro, ma anche una contemporaneità di alcuni membri in più gruppi. Quello che va studiato è il movimento del gruppo, cioè la direzione verso la quale si muove quel determinato gruppo sociale. Il problema che si pone per i pluralisti e che Bentley cerca di affrontare è quello di motivare il fatto che l‟analisi delle politiche in chiave pluralista implica non l‟analisi della totalità dei gruppi di quella società, ma l‟analisi dei gruppi che sono intaccati da quella politica e che quindi si attiveranno al fine di modificarla nella direzione a loro preferita.
Secondo Bentley, i primi gruppi a dover essere analizzati sono i gruppi politici, che egli definisce come i gruppi ad alta rappresentatività, in quanto i gruppi politici sono i gruppi costruiti su altri gruppi. Così, l‟analisi della società inizia proprio dall‟analisi dei gruppi politici e questa analisi iniziale permetterà di conoscere e
86 Idem, p. 75
73
studiare anche i gruppi sottostanti. I gruppi politici, proprio secondo la definizione di Bentley, sono gruppi altamente differenziati riflettenti altri gruppi e quindi possono essere considerati come maggiormente fondamentali per la società87. L‟analisi pluralista considera i gruppi che compaiano nell‟arena politica, attraverso lo studio della loro azione politica che sarà il riflesso dei gruppi sottostanti. Il termine gruppo indica “una porzione di società, considerata non come una massa fisica distaccata da altre masse di uomini, ma come un‟attività di massa, che non preclude, a coloro che vi partecipano, di partecipare allo stesso modo ad altre attività di gruppo”88. Il gruppo, in senso più stretto, indica uomini
(tendenzialmente molti e in alcuni casi pochi) che agiscono o tendono all‟azione. Secondo Bentley, “non vi è gruppo senza un proprio interesse”89
. Qui, proprio come sottolineato da Bentley, per interesse non si intende soltanto quello economico, ma si intende lo scopo per il quale i gruppi si muovono al fine di influenzare determinate decisioni. L‟arena sociale è appunto, secondo i pluralisti, (in primis Bentley ma successivamente anche e non e da meno R. Dahl90 riprende queste teorie e ne amplia la portata), formata da una serie di gruppi che si fronteggiano al fine di far prevalere (o difendere) il proprio interesse a discapito di quello di cui altri gruppi sono portatori. Per questo motivo nessun gruppo può essere analizzato se non in relazione ad altri gruppi che in quella determinata circostanza si fronteggiano per cercare di favorire il proprio interesse. Considerare i gruppi in relazioni ai
87 Ibidem, p.102
88 Idem, p. 125 89
ibidem
74
gruppi con i quali si sono fronteggiati è un metodo di analisi che ve seguito per due ragioni.
La prima risiede nel fatto che l‟interesse singolo di un gruppo entra in gioco in ragione di altri interessi esistenti, quindi analizzarlo in maniera separata non ci permetterebbe di dimostrare dimostrerebbe rispetto alle reali intenzioni del gruppo.
La seconda ragione sta nel fatto che l‟arena sociale è dominata dallo scontro di questi interessi (gruppi) differenti, e la lotta che ne consegue genera sempre dei compromessi, cioè delle decisioni che non sono lo specchio dell‟interesse del gruppo vincente ma sono frutto di quel “processo stesso d‟incrocio dei gruppi in svolgimento”91.
Una simile impostazione presuppone che vi sia un‟arena decisionale aperta, cioè uno spazio pubblico decisionale che diventa il terreno di scontro tra interessi e quindi le risultanti emergenti da questo scontro sono quello che noi definiamo come politica pubblica. Come riportano Howlett e Ramesh, infatti, “le politiche pubbliche sono quindi il risultato della rivalità e della collaborazione tra gruppi che cercano di operare in favore dell‟interesse collettivo dei propri membri”92
. Ne consegue che l‟affermazione di un gruppo rispetto ad un altro, e la conseguente politica pubblica che emerge da questa supremazia, va analizzata anche in ragione di ciò che può rendere un gruppo maggiormente efficace e influente rispetto ad altri. Uno dei terreni di scontro e di influenza è l‟opinione pubblica la quale può favorire o meno la vittoria di un interesse rispetto ad un altro. In tal senso il fenomeno
91
A.F. Bentley, The process of government, Evanston, Principia Press 1949, p. 61
75
sociale delle leadership è un aspetto fondamentale nella teoria pluralista in quanto la leadership rappresenta una delle modalità di maggiore influenza sull‟opinione pubblica nonché sull‟apparato decisionale. Come la definisce Bentley infatti la leadership, che non va definita appena come leadership del singolo, è “il fenomeno di un gruppo che tenta di dirigere altri gruppi”93
al fine di favorire il proprio interesse (in altre parole, al fine di favorire il proprio gruppo mediante l‟opzione della influenza della leadership).
Il governo così, secondo la teoria pluralista, non rappresenta il momento chiave della decisione, ma è solo il teatro dello scontro degli interessi differenziati (gli interessi sono differenziati in quanto i quanto i gruppi sono altamente differenziati). Il governo è un aspetto marginale in una società democratica e altamente differenziata, in quanto è solo il momento di conciliazione degli interessi. Come detto prima, infatti, se la definizione di politiche pubbliche per i pluralisti è quella espressa poc‟anzi, può essere aggiunto che qualsiasi politica pubblica è definibile sempre come un compromesso che è la risultante dello scontro degli interessi e dei gruppi che ne sono portatori.
Ovviamente, qui, quando parliamo di compromesso non intendiamo riferirci appena al fatto che la politica pubblica che verrà prodotta è frutto di una mediazione che rappresenta in maniera democratica tutti i gruppi, ma intendiamo riferirci al fatto che la politica pubblica non è frutto soltanto di un solo interesse. Va notato e ricordato come proprio i pluralisti riconoscono l‟esistenza di gruppi e interessi maggiormente influenti e con maggiori strumenti di
76
efficacia rispetto ad altri. E‟proprio sulla comprensione di questa disparità che si concentra l‟analisi delle politiche pubbliche in chiave pluralista.
Uno dei problemi dell‟analisi pluralista riguarda il fatto che non è chiara quale sia l‟unità di analisi. In linea teorica l‟unità di analisi è rappresentata dai gruppi che, non essendo rigidamente differenziati, è difficile al momento dell‟analisi distinguerli e quindi analizzare i loro comportamenti. Inoltre i gruppi così fluttuanti non sono tipici di tutte le società. Né tutte le forme aggregative possono essere definite come gruppo. Infatti le organizzazioni della società sono gruppi a bassa influenza (se misuriamo l‟influenza con caratteristiche economiche o politiche) ma ad alta influenza se la misuriamo come proprietà e capacità di moral suasion. In ultimo è valido anche qui come per l‟analisi di tipo corporativo, la problematizzazione del fatto anche non tutte le iniziative sono necessariamente un gioco a somma zero. Sia nell‟analisi pluralista che in quella corporativa è inevitabile che la contrapposizione tra i gruppi abbia come base ideologica il fatto che le politiche siano un gioco a somma zero. Inoltre non è chiaro nell‟analisi pluralista cosa sia il benessere e come viene prodotto. Ovvero ogni gruppo deve definire il proprio benessere che risulta però in contrasto con quello definito dagli altri gruppi.
77