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I.2. PAREMÌE A CONFRONTO: PROVERBI ED ESPRESSIONI IDIOMATICHE

I.2.1. PAREMÌA: CHIARIMENTI TERMINOLOGIC

Prima di procedere con la nostra disamina, è necessario, per ciò che attiene alla definizione di paremìa35, tenere conto dell’esistenza di una certa divergenza semantica tra il termine usato in ambito ispanofono e francofono e quello italiano; tale discrepanza è stata messa in evidenza anche da Temistocle Franceschi36, il quale fa notare che paremia, per Julia Sevilla Muñoz, sia l’iperonimo che, oltre ai refranes, contiene anche senten- cias e aforismos, ovvero, come si può facilmente notare, elementi fraseolo- gici non necessariamente provvisti di polisemìa e, dunque, di valore pa- remiologico, conditio sine qua non per poter usare il termine ‘paremìa’ in italiano37. Si tenga presente che la scuola geoparemiologica italiana attri-

35 Al fine di gettare luce sulla natura complessa del materiale oggetto d’indagine, si ri- cordi, in primis, che il neologismo paremìa è il risultato dell’italianizzazione della forma greca παροιμία (avente il significato di “proverbio”), su cui sono costruiti termini quali paremiologìa e

paremiografia.

36 Si veda T. FRANCESCHI, La formula proverbiale, cit., p. XI, n. 12.

37 Riportiamo la definizione proposta dalla stessa J. SEVILLA MUÑOZ, leggibile nel con- tributo Las paremias españolas: clasificación, definición y correspondencia francesa, «Paremia», 2, 1993, Madrid, pp. 15-20, in cui la studiosa auspica di portare ordine, sbrogliando la maraña concep-

tual, in àmbito paremiologico. Nella parte introduttiva Sevilla Muñoz premette che alcuni

studiosi usano il termine paremia includendovi refranes o dichos e prosegue poi con una propria classificazione delle paremìe, dove il refran è descritto come «la paremia más representativa en español, que sobresale por la estructura bimembre, la idiomaticidad, los elementos mnemo- técnicos y, especialmente, el carácter y uso popular e, incluso, festivo y jocoso” (por ejemplo: mocedad ociosa, vejez achacosa)»; la sentencia, è considerata come sinonimo di máxima e

principio: «son de origen culto y de autor conocido, por lo general la máxima ofrece normas de

buisce a tale coniazione l’accezione di «breve e conciso insieme allologico (ossìa, inteso a comunicare altro da sé) di struttura proverbiale, che in un determinato idioma è convenzionalmente usato in riferimento allusivo ad altro insieme semantico (con cui viene analogicamente correlato), per esprimere in modo indiretto, sintetico, ed efficace un parere, un commento, un consiglio»38; oppure si può de- scrivere la paremìa come una «breve sequenza sintammatica che rispetto alla somma39 dei suoi componenti ha assunto un valore semantico con- venzionale, correttamente e immediatamente comprensibile solo a chi di tale convenzione partecipi»40. Più sinteticamente paremìa è la «sequenza di sintagmi costituente un singolo atto verbale»41. Il termine italiano dun- que è anche comprensivo delle espressioni idiomatiche, classificate a parte dagli studiosi spagnoli, e come vedremo anche da quelli francesi.

La mancanza di uniformità terminologica non si manifesta solo nel confronto tra studiosi di nazionalità diversa: anche restando in àmbito spa- los hombres discretos (Cervantes)»; la studiosa classifica l’aforismo tra “las paremias científi- cas”: «dentro de las paremias que hemos denominado científicas, incluimos aquellas que son de origen culto y se emplean en un campo determinado del saber humano, como el aforismo en Medicina y Jurisprudencia: más vale un mal arreglo, que un buen pleito».

38 T. FRANCESCHI,L’Atlante Paremiologico Italiano e la Geoparemiologia, in AA.VV., Proverbi

locuzioni modi di dire nel dominio linguistico italiano, cit., p. 10.

39 Si tenga conto che per F. De Saussure, il rapporto tra gli elementi di una sequenza sintagmatica non deve considerarsi come una somma di addendi ma, più precisamente, come esito di una moltiplicazione tra fattori. «Di mera somma fra le parti parlano invece molte formulazioni correnti del principio di composizionalità»; altrettanto accade in questa defini- zione di Franceschi. Cfr. F. CASADEI, op. cit., p. 34, n. 14. Si tenga ad ogni modo presente che L. AGOSTINIANI, op. cit., p. 79, tiene a precisare l’ovvietà del fatto che il contenuto di una frase è decisamente altra cosa da ciò che scaturisce dalla somma dei suoi elementi e rimanda a E. BENVENISTE (Problemi di linguistica generale, trad. it., Il Saggiatore, Milano, 1971, p. 147) secondo il quale «Una frase costituisce un tutto, non riducibile alla somma delle sue parti; il significato di questo tutto scaturisce dall’insieme dei costituenti». E ancora secondo N. RUWET (Introduction à la grammaire générative, Plon, Paris, 1967, p. 335) l’idea che «la significa- tion d’une phrase se ramène simplement à la somme des significations de ses éléments terminaux» sarebbe un’idea «très primitive, pré-structuraliste de la signification».

40 T. FRANCESCHI,La formula proverbiale, cit., p. XI. 41 Ibid., p. IX.

gnolo le incompatibilità tra definizioni e classificazioni non passano inos- servate: la Muñoz, ad esempio, cita tra le paremìe anche elementi fraseolo- gici di autore noto come la sentencia (denominata indifferentemente anche máxima e principio), mentre nell’opera della Corpas Pastor è detto chiaramen- te che, in applicazione della tesi di Arnaud, tra i tratti essenziali delimitanti l’àmbito paremìaco vi è anche il carattere dell’anonimia, di ascendenza quin- tilianea42; ricordiamo infatti che nell’Institutio oratoria i proverbi sono «senten- tiae quae incertum auctorem habent»43. Altri studiosi di area ispanica defini- scono paremia quel tipo particolare di combinazione che assomma, nello stesso tempo, un senso letterale e uno traslato44; tale termine è preferito ad altri perché è ad un tempo sinonimo di refrán (ovvero la paremia per eccel- lenza)45 e iperonimo in cui confluiscono tutti i sottotipi proverbiali che risulterebbe difficile separare gli uni dagli altri utilizzando strumenti formali condivisibili da tutti nonché linguisticamente attendibili46: «La linguistica ha

42 M.F. QUINTILIANO, Institutio Oratoria, V, 11, 41.

43 Si veda G.CORPAS PASTOR, op. cit., p. 136. Cfr. anche P. POCCETTI, Aspetti della teoria

e della prassi del proverbio nel mondo classico, in AA.VV., La pratica e la grammatica. Viaggio nella linguistica del proverbio, a cura di Cristina Vallini, Istituto Universitario Orientale, Dipartimento

di Studi Letterari e Linguistici dell’Occidente, Napoli, 1989, pp. 61-85. Si veda inoltre P.J.L. ARNAUD, Réflexions sur le proverb, «Cahiers de lexicologie», 59, 1991, pp. 5-27.

44 Si veda per esempio M. GONZALES REY, Estudio de la idiomaticidad el las unidades fraseo-

lógicas, in G. WOTJAK (ed.), Estudios de fraseología y fraseografía del español actual, Ver- vuert/Iberoamericana, Frankfurt am Main/Madrid, 1998, p. 58.

45 Cfr. G. CORPAS PASTOR, op. cit., p. 150.

46 Ibid., pp. 132-169. Per ciò che concerne invece l’ammissione dell’impossibilità di una definizione esaustiva e rigorosa di proverbio e dunque di un suo raffronto altrettanto inecce- pibile con altre formule consimili si vedano G.R. CARDONA, op. cit., p. 166, e soprattutto G. BERRUTO, Significato e strutture del significante in testi paremiografici, «Parole e metodi», IV, p. 189 (che rimanda a sua volta a A.M. CIRESE, Prime annotazioni per una analisi strutturale dei proverbi (disp. univ.), Cagliari, 1969, pp. 1-8, 23-29): «Si prescinde qui da ogni questione di principio e di sostanza sui “proverbi” (PROV), in particolare dalla definizione di PROV, dalla distinzio- ne fra PROV, massima, motto, detto, etc. (che tra l’altro fanno di solito ricorso a criteri non formali, ed anche non linguistici)».

sempre avuto difficoltà a stabilire i confini delle unità superiori alla parola»47.

Rodegem, in un contributo del 198448, utilizza il termine in un’acce- zione che appare più prossima a quella castigliana che a quella italiana:

«Avant de parler du sujet qui nous rassemble, j’amarais vous faire une proposition, c’est de nous mettre d’accord sur une terminologie com- mune. Quel vocable convient mieux pour designer l’ensamble des for- mules consacrées par l’usage, qu’on appelle généralement proverbes? […] pour éviter les ambiguïtés, je réserverai le terme de parémie aux énoncés sentencieux pris globalement»49.

Nel saggio citato non emerge alcun riferimento ai modi di dire, sic- ché pare proprio che egli non li comprenda all’interno dell’arcilessema parémie. A confermare tale opinione interviene anche l’uso del termine in questione fatto da Magdalena Lipińska50, laddove si precisa:

«Arnaud et Shapira sont d’accord que le proverb prototypique est un phrase lexicalisée, autonome du point de vue grammatical et référentiel, anonyme et exprimant une vérité générale. Mais, p. ex., la métaphoricité de la phrase proverbiale, bien que citée par Kleiber et Arnaud comme trait prototypique, n’est pas traitée comme propriété obligatoire par Schapira. Anscombre ne mentionne pas du tout la métaphoricité comme attribut inhérent du proverbe prototypique. En revanche, il cite le rythme

47 G.R. CARDONA, op. cit., p. 184.

48 Cfr. F. RODEGEM, La parole proverbiale, «Richesse du proverbe», 2, 1984, pp. 121-135. 49 Ibid., p. 121.

50 M. LIPIŃSKA, Les prototypes proverbiaux polonais et français dans la description directe, «Bulle- tin de la société polonaise de linguistique», fasc. LIX, 2003, pp. 97-111, consultabile anche sul web al sito http://www.mimuw.edu.pl/polszczyzna/PTJ/b/b59_097-111.pdf; si tenga presente che la studiosa di origine polacca attinge gli elementi utili alla stesura del suo contri- buto da un corpus di studi d’àmbito prevalentemente francese.

comme le trait le plus important. Selon Schapira, la parémie prototypique peut mais ne doit pas être obligatoirement marquée par le rythme. Kleiber et Arnaud passent sous silence cette figure stylistique dans leurs descriptions des proverbes prototypiques»51.

Si evince dunque che per la studiosa proverbe e parémie sono in rap- porto di sinonimia.

In sostanza solo il termine italiano incorpora proverbi ed espressio- ni idiomatiche, quello spagnolo classifica a parte collocazioni ed espres- sioni idiomatiche e altrettanto si può dire del francese parémie52.