Ian Edmonds, del Legg Mason Western Asset Global Multi Strategy Fund: «La correzione ha influenzato entrambi i settori del reddito fisso, sia quello di elevata qualità, sia quello di bassa, con movimenti negativi negli interi mercati governativi, mutui, obbligazioni corpora-te, bond degli emergenti e nel segmento high yield. Ciò ha lasciato gli investitori con pochi posti dove nascon-dersi, se non nessuno. Abbiamo anche iniziato a vedere listini azionari in discesa e valute emerging in indeboli-mento. Queste ultime hanno avuto un impatto negativo sui mercati emergenti in generale, anche sulla nostra stra-tegia, data l’esposizione ad alcune obbligazioni di que-ste economie».
Alan Mudie, di Union Bancaire Privée, Ubp: «Crediamo che il 2013 rappresenti una transizione dagli anni post-crisi verso un’economia globale e un sistema finanziario più stabili, con una crescita in rafforzamento nel 2014.
Detto ciò, non riteniamo che le pressioni deflative siano completamente scomparse e, di conseguenza, siamo con-vinti che la politica monetaria resti estremamente
acco-« Lo scenario obbligazionario,
per quanto non sia assimilabile a
quello dell’anno scorso,ha ancora
qualcosa da offrire nella
parte
governativa
periferica »
sere spinti da un contesto di attesa di ripresa. Inoltre i listi-ni equity restano favoriti dalle aspettative sui tassi, che si prevede rimangano molto bassi».
Enrico Vaccari, di Consultinvest Asset Management Sgr:
«Sì, si rischia di andare incontro a una prolungata e profonda correzione sui mercati obbligazionari. Il feno-meno è cominciato già molto prima delle dichiarazioni di Bernanke dopo il Fomc meeting. Già a maggio si era regi-strato un importante deflusso di capitali dal reddito fisso dei paesi emergenti verso i mercati sviluppati, con una grande mole di liquidità convertita in dollari ed euro. Dif-ficilmente quei soldi torneranno indietro: veniamo da anni di rendimenti in calo e compressione degli spread, in cui anche emittenti governativi di minore qualità e corpora-te high yield meno solidi hanno visto il loro costo del debito abbassarsi enormemente. A questo elemento si aggiunge il rischio di vedere un contesto economico di tassi di interesse in rialzo. A nostro parere è già in corso un forte switch dai prodotti di investimenti obbligazio-nari alle azioni: basti pensare che gli ultimi dati sembra-no indicare che in Usa dai fondi obbligazionari escosembra-no ormai 9 miliardi di dollari alla settimana. Non riteniamo che questo fenomeno andrà a provocare una crisi finan-ziaria e una fuga dagli asset rischiosi in genere, certo vanno evitate le situazioni di volatilità estrema. Per que-sto aspetto siamo convinti che comunque continuerà a esserci l'intervento delle banche centrali, con l’obiettivo di governare questa transizione».
Paolo Vicentini, di Bg Selection Sicav Edmond De Roth-schild Select Alpha: «Non so se sia giusto definire que-sta normalizzazione dei tassi a lungo un severo bear market o vederla soltanto come la correzione di un ecces-so che aveva portato i rendimenti reali a zero o addirit-tura in territorio negativo. Sicuramente, se il mercato si spingesse molto in avanti con la proiezione dei tassi a lungo termine, ciò potrebbe arrestare o rallentare il per-corso di miglioramento economico dell’area e causare dif-ficoltà ad alcuni settori più sensibili ai tassi (consumi e immobiliare). Anche sul fronte del mercato dei capitali, il processo di riallocazione verso le asset class più rischiose e tipicamente verso il mercato azionario potrebbe arre-starsi con conseguente possibile arretramento più marca-to dell’equity, effetmarca-to che immediatamente si è in parte
visto in queste ultime settimane». I
Trend in calo sui bond?
modante. In questo contesto, ci aspettiamo ulteriori aumenti dei rendimenti dei titoli di stato, ma non un mer-cato ribassista sostenuto. Visti i bassi livelli dei tassi a oggi anche dopo i recenti rialzi, prevediamo che gli investito-ri inizino a muovere i propinvestito-ri portafogli dal reddito fisso verso l'azionario».
Andreas Nigg, di Vontobel Asset Management: «Negli ul-timi anni abbiamo visto grandi afflussi di capitali nei pro-dotti a reddito fisso e questa situazione ha iniziato a in-vertirsi. Le perdite nell’obbligazionario sono state notevo-li e ciò può portare a un cambiamento nella percezione de-gli investitori. Tuttavia, a questo punto, è improbabile che i tassi più elevati destabilizzino l'economia. Sono ancora bassi a livello storico e l'indebitamento è rimasto molto in sordina in questa ripresa».
Patrick Rudden, di AllianceBernstein: «Anche se ritenia-mo che la trentennale fase rialzista dell'obbligazionario sia giunta al termine, ciò non rende un bear market inevita-bile. Ci aspettavamo che i commenti della Fed sul tapering causassero volatilità a breve termine, ma crediamo che nel lungo periodo l'acquisto di bond da parte di società di as-sicurazioni e fondi pensione di aziende private a benefici definiti potrebbe anche limitare il ritmo di crescita dei ren-dimenti del reddito fisso. Per questi grandi investitori i tas-si delle obbligazioni più elevati potrebbero probabilmente stimolare acquisti significativi».
Massimo Siano, di Etf Securities: «Certamente. Le conse-guenze di una minore liquidità le conosciamo. Il mercato è drogato: diminuire le dosi anche di poco provocherà ef-fetti collaterali in tutto il mondo».
Maria Paola Toschi, di Jp Morgan Asset Management: «I tassi nelle ultime settimane hanno avuto una reazione ne-gativa molto forte e anche un po' emotiva, considerando il messaggio di grande gradualità della Fed e soprattutto che il rientro degli acquisti non è imminente. Pensiamo tutta-via che ci si debba preparare a un periodo di rialzo gradua-le dei tassi e di calo dei prezzi, che manterrà alcuni segmen-ti dei mercasegmen-ti obbligazionari, tra cui soprattutto i Treasury, sotto pressione. La Fed comincerà il tapering quando l’eco-nomia sarà più forte e quindi pronta ad assorbire la fase di rientro degli acquisti e di aumento dei tassi. Ciò dovrebbe limitare gli effetti sui mercati azionari, che verrebbero
es-carburi, che portano a una riduzione del costo dell’energia rispetto a Europa e Asia. L’economia Usa continua quindi a crescere a ritmi moderati, ma sostenibili».
Management team di ClearBridge Investments (gruppo Legg Mason): «Anche se il miglioramento dei fondamen-tali economici negli Stati Uniti è incoraggiante, stiamo adottando un approccio cauto sul breve periodo. In segui-to alla forte performance dell’azionario negli ultimi tre tri-mestri, infatti, alcune divergenze di mercato stanno cau-sando qualche preoccupazione, una su tutte la performan-ce migliore dei settori più difensivi. L'equity dei paesi emergenti, così come quello di molte economie sviluppa-Matteo Astolfi, di M&&G Investments Italia: «Ci
aspettia-mo che possa tornare a salire oltre il 10%, come è avvenu-to fino a metà maggio, per chiudere inavvenu-torno al 15-20% per l'anno 2013».
Armando Carcaterra, di Anima Sgr: «Sugli Stati Uniti per-mane un giudizio relativamente positivo. Il mercato è cre-sciuto molto e le valutazioni non sono più così favorevoli da suggerire un ulteriore incremento di posizioni. Lo sce-nario di crescita rimane però favorevole grazie all’anda-mento del mercato immobiliare, che offre concreti segna-li di stabisegna-lizzazione, e grazie a una rinascita industriale del-l’economia americana dovuta alle recenti scoperte di
idro-Gli Stati Uniti