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PARTE QUARTA

Nel documento Tra Serra d'Ivrea, Orco e Po (pagine 193-196)

B R A C E E F I A M M A T E I N U N F O C O L A R E B I Z Z A R -R A M E N T E A T T I Z Z A T O Nella testata: IV, i. Stemma di Jolanda di Savoia, da lapide data-ta 1474 (Museo Civico, Torino).

IV, 1 ; fig. 1.

Miniatore savoiardo : La prima m i n i a t u r a del « Breve Dicendorum Com-pendiarti » (1473) c o n j ° ~ landa di Savoia che con-siglia il figlio Filiberto (Biblioteca Nazionale, Torino).

Continuità d'intenti programmatici idraulico-agrarii, dagli spunti classici al consulto di

Leonardo. IV, 1

Se esiste un molto visibile motivo ricorrente nella terra canavesana, del quale mi piace-rebbe s'apprezzasse la costante sottolineatura operata nell'attuale antologia monumentale, questo è l'intrecciarsi d'offerta idrica per l'agricoltura operata dalla natura e di manipolazioni redentive del suolo da parte dell'uomo per canalizzare e distribuire l'acqua.

La collaborazione tra natura ed uomo, ch'è un concetto da sfruttarsi in mille situazioni diffe-renti, si fa formatività ed

ope-ratività, concretissime catego-rie d'attività che si consolida-no in stupefacenti costruzioni idrauliche intrecciate alle co-struzioni stradali. Canali, «bea-lere », « gore » e financo « navi-gli » documentano ancora visi-vamente il travaglio millena-rio, perseguito « da Vercelli a M a r z a b ò » nel padano « d o l c e piano ».

Dolce dovette apparire a Dante la valle del Po perché non solo esente da asperità to-pografiche imbarazzanti e giac-ché anche fertile più delle pia-nure non coltivate.

A noi, oggi, è possibile a g g i u n g e r e altro concetto: la laboriosità e l'ingegnosità de-gli abitatori vi proietta pla-sticamente il crisma d'una spe-ciale civiltà. E dico civiltà, in-tendendo specificare che non m'è bastevole il vocabolo cul-tura noto scientificamente qua-le parametro staussiano usa-bile nel circolo degli ominidi e dei superpromossi dell'uma-nità. Qui, in questi siti ed o g g i , di speciale si rivela

m o direi razionalmente scientifico dell'agricoltura più avanzata ch'è anche animo artistico per una speciale vis sintetica, la quale fiorisce quando quell'animale caratteristico ch'è l ' u o m o sco-pre l'umanesimo.

L ' u m a n e s i m o è uno stato di grazia felicissimo, conosciuto più volte dalla vicenda storica u m a n a ; m a ora interessa metterlo in relazione alla miracolosa sua riaccensione e dilatazione, nell'Europa del Quattro e Cinquecento, con caratteri abbastanza interrelati per il m o n d o gotico e per il m o n d o greco-latino, tanto al di sopra quanto al di sotto delle Alpi. Inoltre : tanto nella sfera della razionalità quanto nel dominio dell'immaginazione.

L'incontro dei due umanesimi, gotico e classico, f u fecondissimo nella Pianura Padana, la quale si prestò addirittura ad essere crogiolo di speciali leghe spirituali, allorché v i passava un decumano della grande civiltà europea in trasformazione, teso tra la Russia e la Spagna, ed anzi nella sua medietà lombarda vi faceva nodo o crocicchio il più importante cardine dei rapporti tra sud e nord. Si trattava del motivo geografico d'una delle varie rinascenze morali ed estetiche del Continente.

D u n q u e l'idraulica agraria fece da supporto e tramite tra le doti scientifiche e le doti liriche che accendevano la vita dei campi e dei borghi. N o n è a caso che delle grosse bonifiche subal-pine si sia occupato Leonardo da Vinci, genio sintetico e tipico dei due umanesimi e di tutte le loro interne componenti spirituali e tecnologiche, di collimazione e di contrasto. Se n'è interessato per apprendere e per insegnare; come al solito. Occorreva prendere conoscenza d'una realtà universale e singolare, illuminando di verità e d'amore la redenzione della terra selvaggia, o troppo asciutta oppure disturbata dal v a g a r e dei corsi d'acqua indomita, fanta-sticando geometrie d'assetto, ipotizzando grandiose reti di sottostrutture urbanistiche, usando la pazienza caparbia dei ragni contro le traversie ed a g g r e d e n d o l'avvenire con la più estrosa genialità vivacizzante la geologica vicenda degli elementi naturali.

La Valle Padana fu la prima sede d'una esperienza organizzativa e tecnica cui Leonardo partecipò a cose da tanto tempo impostate e talora già condotte ad esecuzione; esperienza che sotto aspetto personale egli poi continuò nelle pianure della Loire e del Cher, dopo il 1516, sino alla morte nel diciannove. D u n q u e antecedentemente ai servizi progettativi per R o m o -rantino (castello concepito quale residenza ufficiale di Luisa di Savoia, madre di Francesco I, e che allargavasi in assetti territoriali di bonifica) sono da annotarsi le attenzioni alle costru-zioni idrauliche in servizio della Signoria milanese tra il 1482 ed il '98 e poscia, 1506 4- 1507, anche di Carlo d ' A m b o i s e (luogotenente generale del Ducato di Milano in n o m e di L u i g i X I I di Francia); e sono anche da a g g i u n g e r e certi servizi d'investigazione militare fatti nel Friuli per la Repubblica di Venezia.

Canali e r o g g e , navigli e chiuse e porticcioli, sfioratori e sghiaiatori, persino una città acquatica, per certo egli esaminò, riformò, progettò soprattutto nel 1498-99 quand'era

IV, i ;f i g . 2.

Alessandro Resta : Ri-lievi e progetti sul Na-viglio d'Ivrea con il no-me dei possessori di « bochetti e terre » ali-mentati tra Ivrea e Ver-celli, 1566 (Archivio di Stato, Torino).

n

IV, i ; fig.

3-I . c o n a r d o da V i n c i : Schizzi e annotazioni per un ponte canale del Naviglio d'Ivrea, circa

1488, nel Codice

Atlan-tico, f. 2 1 1 v° (Biblioteca Ambrosiana, Milano).

« ingegnere camerale » di Ludovico il M o r o . N o n solo s'impossessò del vasto e m o d e r n o problema tecnico : anche dovette delinearne idealmente gli sviluppi storici evolutivi. In quanto si stava entrando in un nuovo ciclo delle costruzioni idrauliche, nella cui preistoria era il mero i m p i e g o irrigatorio agrario e nella cui vicenda più recente alla funzione irrigua s'aggiunsero le funzioni dei trasporti con imbarcazioni e dell'erogazione d'energia idraulica per a v v i a m e n t o di mulini e imprese artigianali metallurgiche e tessili. Solamente in epoca a noi vicina s'avranno incrementazioni di importanza delle erogazioni energetiche a livello industriale, sia con la tradizionale acqua sia con la rivoluzionaria elettricità. Era la fase nella quale il canale navigabile veniva ancora progettato col cosiddetto « profilo a dente di sega » dipendendo dalle chiuse e da livellazioni dell'acqua coordinata la fruizione per i vari bisogni civici ed agrari, finanche disciplinandosi differenziatamente l'uso nei giorni festivi e nei giorni feriali.

Essendo venuto in Lombardia nell'82, l'arco delle sue attività pertinenti interessa opere sue (Naviglio della Martesana con la Fossa Interna e la Conca di San Marco) ed ispezioni per consulenza e studio (tutta la rete medioevale consistente principalmente nella R o g g i a di Gattinara, secolo x i n , nella R o g g i a Sartirana, 1370, nel Naviglio del Rotto, 1400 per Giovanni G i a c o m o di Monferrato, nel Naviglio di Langosco, nella R o g g i a Crotta, 1381, nella R o g g i a N o v a o Mora, 1481-87 da G h e m m e a V i g e v a n o per 52 chilometri). Il N a v i g l i o Sforzesco, 1482, serviva ai trasporti ma anche all'azionamento di « r o d i g g i » per due mulini, per tre filatoi da seta, per due filande da seta ed una filanda da cotone. La rete di canalizzazioni milanesi e nova-resi stava al di là del fiume Sesia: al di qua spiccava l'imponente percorso acqueo di 72 chilo-metri del N a v i g l i o del Borgo, successivamente detto « Naviglio d'Ivrea », che gettava le acque derivate dalla Dora Baltea nello stesso Sesia, patrocinato dai duchi di Savoia e realizzato col-l'operosa collaborazione dei comuni e nobili della zona con in testa Ivrea, n o n esimendosi da carichi neppure Vercelli, presso cui era il porticciolo per i natanti. Nastri lucenti solcavano la terra con andamento parallelo al grande fiume nell'evidente intento di costituire più sicuro allacciamento di trasporto con imbarcazioni dalle regioni occidentali (anche transalpine) all'Adriatico, via d'acqua necessaria per tante esigenze e soprattutto per l'approvvigionamento del sale. A i bordi lavoravano uomini del popolo e famiglie della nobiltà agraria ondeggiante tra le sfere politiche lombarde e piemontesi. Per esempio al di là del Sesia era la « R o g g i a Rizza Biraga » ; ed al di qua, dove il N a v i g l i o d'Ivrea piegava per avviarsi a Ivrea, stavano i Birago di Vische, di origine lombarda (VI, 6). I Biandrate a v e v a n o interessi agrari da San G i o r g i o Canavese al Basso Novarese ed amicizie nel M a n t o v a n o (III, 5), terra nella quale aveva

operato il grande bolognese Aristotile Fioravanti, architetto e idraulico che nel 1475 a n d ò a M o s c a a portare luce di scienza e d'arte padana. Coi Gonzaga di M a n t o v a erano stati imparen-tati i San Martino all'epoca d'Azario.

N o n deve pertanto stupire la presenza ad Ivrea di Leonardo, forse nel 1488 come riten-nero Benaglio e Solmi, perché difettosa si rivelava la lunga canalizzazione realizzata a più riprese nel '33 ( A m e d e o V i l i ) , nel '56 (gran cancelliere G i a c o m o Valperga), nel '68 ( J o l a n d a di Savoia, moglie di Amedeo I X ; IV, 1; fig. 1), nell'85 4- 89 (Bianca di Savoia Monferrato). Necessitava stabilire le cause dell'inefficienza, che sembra potersi dire in due concetti semplici : alle iniziali prese d'acqua era soggetta ad interramenti per difetto di decantazione e l u n g o il percorso l'acqua scorreva sul naturale terreno alluvionale permeabilissimo, svuotandosi. Occor-reva conseguentemente ideare dei rimedi tecnici validi. Forse L e o n a r d o contribuì all'inchiesta ed ai restauri. M a ciò non è certo che per piccola parte. Gli interessi che spingevano a chiedergli la consulenza erano molti, tanto al vertice amministrativo dello Stato sabaudo quanto l u n g o il percorso che toccava le terre bagnate di Ivrea, Albiano, Vestignè, Masino, Borgomasino, Moncrivello, Villareggia, Cigliano, Saluggia, Livorno, Bianzè, B o r g o d'Alice, Alice, T r o n -zano, Santhià, San Germano, Crava, Salasco, Cascine di Strada, Olionengo, Venaria Vercel-lese, Casalrosso, Viamino, Lignana, Selve, Dezzana, Costanzana, Stroppiana, Vercelli, Aziliano.

L n disegno autografo di Leonardo, nel verso del f o g l i o 211 del Codice Atlantico (conser-vato alla Biblioteca Ambrosiana), mostra un ponte canale attraversante u n fiume; e la dida-scalia precisa « na vi lìo . din vrea . facto . dal fiume . della . doira », e subito sotto, « montagni

d'invrea . nella . sua . parte . sìlvagìa . produce di verso . tramontana ». Che si tratti d'uno

scaval-camento d'un canale al di là d 'un ostacolo, non p u ò dubitarsi. Sembra anche che n o n sia da dubitarsi che quell'impedimento sia la Dora, la quale appunto nasce a settentrione, dietro la montagna d'Andrate, la quale verso la Valle d'Aosta è m e n o fertile che verso il Biellese. Il carattere di ponte canale è poi ribadito da un'altra scritta applicante il principio idraulico di Archimede, per cui la barca transitante sul ponte canale non a g g r a v a le strutture di questo con sovraccarichi. M a dove avrebbe d o v u t o costruirsi questo incrocio tra il N a v i g l i o ed il fiume, resta u n interrogativo cui per ora non si sa rispondere (IV, 1 ; fig. 3).

È possibile concludere che il N a v i g l i o d'Ivrea mai bene funzionante (nel 1564 era inter-rotto e vi lavoravano i conti di M a s i n o ; nel 1616 si dovettero fare progettare da Carlo di Castellamonte degli importanti restauri; ed ancor o g g i l'amministrazione dei canali dema-niali dipendenti dal Ministero delle Finanze rifà ampi tratti delle impermeabilizzazioni delle suole e delle sponde) era purtuttavia una grande idea nel concerto di quella proiezione della società padana sul paesaggio trasformato da selvatico in civilissima geometria generatrice di tanti beni materiali e culturali.

I successivi canali realizzati nel Canavese vanno visti come completamento di quella idea. II N a v i g l i o di Caluso (dall'Orco a Cuorgnè, tra Valperga e Castellamonte, sotto Agliè, San Giorgio, Caluso) risale ai tempi di Emanuele Filiberto e vi intervenne in parte un archi-tetto di gran nome, Ascanio Vittozzi.

La gora di Chivasso gli corre parallela, da occidente ad oriente. Opera del lombardo Alessan-dro Resta, quello della ristrutturazione del castello di Chivasso (III, 1 ; fig. 36) e di certi rilievi e progetti sul N a v i g l i o d'Ivrea intorno al 1566 (IV, 1; fig. 2). E d infine il canale di Cavour ri-propone, a mezzogiorno di quello d'Ivrea, il tema dell'irrigazione, ma non più della navigazione.

Ancora statuaria tra svariate componenti nordiche e padane. IV, 2

Nel documento Tra Serra d'Ivrea, Orco e Po (pagine 193-196)