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PARTE TERZA

Nel documento Tra Serra d'Ivrea, Orco e Po (pagine 147-189)

In testata: HI, 1; fig. 1.

Croce patente di impe-riale piccolo-eporediese (sec. X I I I - X I V ) . HI, 1 ; fig. 2.

C. Rovere: Veduta a vo-lo d'uccelvo-lo della Chi-vasso ottocentesca. (De-putazione Subalpina di Storia Patria).

scienza ufficiale dell'ambito dei Savoia, ed in quel non condividibile alveo permarrà tutto il Piemonte giuridico sino all'avvento infelice ed infausto della normativa ispirata dal centra-lismo statale di tipo iberico-francese, durata fino alle svecchianti codificazioni napoleoniche.

N e l l o spirito del modello savoiardo-piemontese saranno, infatti, gli statuti quattrocen-teschi di Chivasso, dopo il 1435, cioè nel ' 3 8 ; gli statuti di Montanaro, fatti allestire dall'abate di Fruttuaria di sangue sabaudo Giovanni L u d o v i c o (però procuratoriamente dal priore di Tellano A m e d e o Caranzonay) nel ' 9 5 ; e persino gli statuti di Caluso, ancora residuo l u o g o feudale dei Monferrato, che il marchese Giovanni accondiscese a modificare nel 1510 in quanto affetti di materiale scoloritura e, soprattutto, d'effettiva giuridica « caducità ».

D u n q u e subentrarono rigidi controlli centrali dello stato unitario, tanto da u n p u n t o di vista sostanziale giuridico quanto nella prospettiva p u r a m e n t e formale, cioè n o n più sostanza dettata da v i v a istanza sociale geograficamente variata in v i r t ù di caratteristiche locali dei vici-nati operanti nella sana economia politica; e non più difesa dalla rettorica convenzionale della teoria esterna alle cose reali, come faceva c o m o d o agli azzeccagarbugli di manzoniana memoria. A d Ivrea, nell'addizione del 1512, si chiude l'elaborazione statutaria di quel comune, effet-tuata invero secondo il dialettico sistema combinato di proposte degli statutari e di approva-zioni della credenza (la credenza era il corrispondente consiglio comunale d'allora).

È stato recentemente evidenziato (G. S. Pene V i d a r i ) che le esigenze di pacificazione sociale persistettero anche d o p o il 1329, ma molto attenuate, giacché quel sistema di cittadinanza eporediese dei grossi capi di fazione canavesani era ormai scaduta da tempo e la legislazione statutaria diventa indifferente ai travagliati contrasti politici e sociali, cittadini e regionali.

F u strano f e n o m e n o della meccanicità giuridica del tempo, per così dire una speciale asettica normatività, siffatto disinteresse per i contrasti del 134757 che portarono il marchese m o n -ferrino a sostituire i n Ivrea dapprima la contitolarità del torinese principe d'Acaja-Savoia e dei conti sabaudi savoiardi; che, poi, fanno assistere, d o p o arbitrato milanese visconteo, ad una spartizione i n parti eguali tra Monferrato e Savoia ; che, infine, fanno constatare la defi-nitiva signoria sabauda.

C o m u n q u e sia, qui interessa ritornare al bandolo del discorso iniziato, ch'era di stabilire una l e g g e di reciprocità d'influssi tra g i u r e teorico ed urbanistica pratica, effettuale. Questa tale reciprocità esistette negli effetti, come dimostrò il contemplato esempio di Rivarolo « terra c o m u n e » e b o r g o con due castelli e la gente divisa tra guelfi e ghibellini (II, 10).

Si potrebbe ora a g g i u n g e r e l'esame del modello d'urbanistica chivassese, ch'è molto tipico, nonostante che Chivasso, essendo città capitale di una delle due polarità canavesane del coordi-namento territoriale contrapposto, abbia in sovrappiù altre caratteristiche a g g i u n t i v e da con-siderarsi dopo, separatamente oppure insieme al m o d e l l o composito eporediese.

Chivasso, urbanisticamente parlando, era una città lineare. D i quelle a sviluppo lineare ed a baricentro trasmigrante verso levante. Si concatenano tra loro tre b o r g h i ; terzieri successi-v a m e n t e accesisi nella notte dei tempi. A sinistra delle m a p p e orientate secondo n o r m a stasuccessi-va il terziere intitolato a San Pietro, i n mezzo il terziere di Santa M a r i a diventato M a g g i o r e per l'incorporazione del laterale isolotto di San Giovanni della Nissola, a destra quello di San G u g l i e l m o (o anche più tardi di Sant'Antonio). Sede di potere delegato dagli eporediesi fu ai tempi d'oro romanici, di W a r m o n d o e di Arduino, il b o r g o enucleatosi intorno alla « Ecclesia

Sancti Petri de Clavaxijv> ch'ebbe il grado prepositurale con capitolo di quattro canonici; ai

tempi gloriosi degli Aleramici e dei Paleologi monferrini divenne sede di potere il terziere m e d i a n o ; infine, ai tempi dell'incamerazione negli unificandi territori sabaudi, fu l'estremo terziere di destra, volto a Vercelli, a venire rafforzato con p i ù salde fortificazioni murarie, mentre prima il terziere era recinto solamente da fitte siepi di biancospino (III, 1 ; figg. 2 e 4). In Chivasso sono presenti le due componenti partitiche: case ghibelline si affiancano a case guelfe, abitate da gente convivente nei tempi di n o n belligeranza. Ce lo conferma la

pre-I l i , 1 ; fig-

3-Denari argentei degli anni 1 0 0 2 - 1 4 coniati a Pavia per Arduino re d'Italia. Nella prima si legge nel dritto Ardohi-nus regem.

1 Gora e M o l i n o di S a n M a r c o - 2. Convento di Santa Catterina (distrutto) - 3. Convento di S a n M a r c o (distrutto) - 4. Convento di San N i c o l ò (distrutto) - 5. Con-vento di S a n Bernardino (distrutto) - 6. ConCon-vento dei Cappuccini, già Cappella di S a n Grato - 7. Strada a M o n t e G i o v e - 8. Strada Ceresa - 9. Strada sopra ripa o Riviera

(Rivera) - 10. Stradicciuola al Convento di S a n Bernardino ed orti laterali (ora prati) - 11. Strada a Caluso - 1 2 - Strada a Mazzè (ora alla M a n d r i a ) - 1 3 . Gora di S a n Pie-tro - 14. G o r a del Marchese - 15. B o r g o e Chiesa di S a n Francesco (distrutti) - 16. M o l i n o dei Carletti (distrutto) - 17. Fossa accerchiente il borgo di S a n Francesco, le mura della città, dividente i borghi di S a n Pietro e Santa M a r i a , inondata negli assedi (colmata) - 18. Gorello scorrente per la via maestra (ora nel cunicolo sotto la via) - 19 Strada a T o r i n o - 2 0 . V i a dei Mercanti o maestra (ora di Torino, modificata) - 2 1 . Strada a Vercelli (modificata) - 2 2 . Ospedale di S a n Lazzaro pei lebbrosi (distrutto) - 2 3 . Chiesa ed Ospedale di S. M a r i a delia Baina = bealera [ g o r a ] (distrutti) - 2 4 . M o l i n o di S a n Pietro - 2 5 . Follone e Sega di S a n Pietro (distrutti) - 2 6 . Orchetto

(mutato di luogo scorrendo ora in parte m i n i m a colla gora di S a n Pietro subito al Po in linea retta da N o r d a S u d ) , laddove correva allora tutto a s u d del borgo, ed a scirocco di esso scaricavasi nel Po - 2 7 . M o l i n o e sega del Marchese (distrutto nel 1 4 1 5 ) - 2 8 . M o l i n o Carletti e poi Portis (distrutto nel 1 4 1 5 ) - 2 9 . Canale scaricatore dell'acqua delle fosse nell'Orchetto - 3 0 . Cappella di Santa M a r i a di Loreto, prima sede dei Cappuccini (distrutta) - 3 1 . Cappella di S a n Rocco (distrutta) - 3 2 . Cappella di San M a r t i n o (distrutta) - 3 3 . Porta di Strada (distrutta) - 3 4 . Porta degli Umiliati (distrutta) - 3 5 . Porta Ceresa (distrutta) - 3 6 . Porta d e l l ' O l m o o di S a n Francesco (distrutta) 3 7 . Porta dei Giuliati (distrutta) 3 8 . Porta S a n Pietro (distrutta) 39. Porta Giussiana (distrutta) 4 0 . Porta Vercelli o S a n G u g l i e l m o (distrutta) 4 1 . Porta del Soccorso o Ruta e via o m o n i m a [ora del Collegio] (distrutta) 4 2 . Porte del castello (distrutte) 4 3 . Chiesa parrocchiale di San Pietro (distrutta) 4 4 . Casa c o m u n e del capitolo di S. Pietro (distrutta) 4 5 . Chiesa e convento di Santa Chiara (distrutti) 4 6 . Palazzo del M a r c h e s e già dei Graffagni (distrutto) -4 7 . Chiesa ed Ospedale di S a n G i o v a n n i della N i s s o l a (distrutti) - -4 8 . Cappella di Santa M a r i a di Lucedio (distrutta) - -4 9 . Casa dei Carletti (modificata) - 5 0 . Chiesa di Santa M a r i a M a g g i o r e e cimitero - 5 1 . Chiesa e convento di S a n t ' A n t o n i o (abitazione) - 5 2 . Sinagoga ed abitazione degli Ebrei (abolita) - 5 3 . M u r o dividente la piazza del Castello da quella di S. M a r i a (distrutto) - 5 4 . Cappella di San Michele dei monaci di S a n Benedetto (distrutta) - 5 5 . P r i g i o n i giudiziarie (distrutte) - 5 6 . Cap-pella di Santa M a r i a Coronata (distrutta) - 5 7 . CapCap-pella di Santa M a r i a della M i s e r i c o r d i a (distrutta) - 5 8 . Castello dei marchesi del M o n f e r r a t o (distrutto) - 5 9 Torre ottagonale e quadrata del castello (distrutta la seconda) - 6 0 . Torre ottagonale dei Crova, poi campanile quadrato del convento di San rrancesco Lora asilo infantile]

(esiste solo più la base della torre, essendovi soprapposto il campanile) .

ziosa solita testimonianza d'Azario allorché accenna agli inconvenienti derivati da un'assenza prolungata del marchese Giovanni di Monferrato, quegli della battaglia di Caluso (II, 8) reca-tosi ad A v i g n o n e . Egli aveva lasciato come provvisorio luogotenente in Chivasso e « di qua dal Po » Pietro da Settimo, u n grande briccone molto utile in guerra (aveva occupato g i à prima del fatto d'arme di Caluso lo strategicamente indispensabile castello fruttuariense di Volpiano avvalendosi d'uno strattagemma spassoso, corrompendo la propria antica balia ed il di lui figlio responsabile della custodia in aiuto ad u n monaco di S. Benigno).

« A p p e n a partito il Marchese, egli [Pietro da Settimo] fece decapitare pubblicamente uno del casato dei Ferrari, che è la famiglia più potente dei ghibellini di Chivasso, per u n l e g g e r o screzio con la m o g l i e di Pietro, che era dei Palantro, i più potenti nobili di Chivasso di parte g u e l f a ; e ciò era a v v e n u t o nonostante che la Marchesa madre, « convinta della sua innocenza, avesse a spada tratta difeso il Ferrari, mentre si t r o v a v a nel castello di Chivasso » . . . ; « tornato III, i ; fig.

4-« Chivasso prima del 1 4 5 0 » , dall'ottocentesco storico Vittone, autore della raccolta di confe-renze d'argomenti chi-vassesi.

HI, i ; fig. 5.

C. Rovere : Veduta di Chivasso da oltre Po, anno 1840.

il Marchese molto si dolse per l'accaduto, pensando che proprio per la famiglia dei Ferrari egli a v e v a potuto conservare Chivasso e che tale famiglia n o n avrebbe p i ù potuto rimanervi » . . . ; perciò fece arrestare e decapitare Pietro da Settimo ed il di lui « f i g l i o che aveva sposato una figlia del fu Signore di San Giorgio, che ai suoi tempi era stato il più potente del Canavese » (un Biandrate) ed « era pure cognato del giovane G i o v a n n i dei conti di V a l p e r g a ». Giovanni Monferrato poteva esercitare giustizia con tanta disinvolta equidistanza tra le due categorie di partigiani, giacché in quel m o m e n t o dominava tutta la regione, ivi compresa la stessa città di Ivrea, non ancora passata ai due cugini sabaudi e poi ad A m e d e o V I I Conte Verde.

D u n q u e appare chiaramente confermato che la c o m u n e cittadinanza eporediese dei capi si rispecchiava nella interna struttura edilizia non solo d'Ivrea m a anche di Chivasso. Sedi private miste si affiancavano anche a sedi di trasparente rappresentanza diplomatica di opposte qualificazioni politiche.

Tali ultime sedi, che v o r r e m m o chiamare rappresentative, p o t e v a n o spaziare tipologica-mente dalla torre al castellotto. Torri, come quella di Chieri, interiori, dotate d'una struttura architettonica che consentiva in casi d'emergenza l'uso condominiale a tutti quelli delle casate parenti (A. M. d. Ch. ; II, 2) trasformandole da ricetti mercantili i n apparati guerreschi; e di siffatte in Chivasso se ne contavano parecchie, se lo studioso stupefacente che a metà del se-colo x v i i i ricostruì la mappa cittadina dell'anno 1450, ne elenca ancora a l m e n o otto appar-tenenti ed abitate dalle famiglie Cantone, Meraldi, Prevostato, O l m o , O l m o Mora, Beccuti, Ruta oltre quelle quattro incluse nel castello dei Paleologi (III, 1; figg. 4 6 5 ) .

Il paragone con gli immobili condominiali non era solamente istituibile con i consortili fondatori dei b o r g h i cintati, strutture difensive della collettività pubblica, ma anche di queste torri interiori di difesa privata dei beni individuali di molti m e m b r i di una larga famiglia. A Chieri erano beni pecuniari alimentanti le « casane » del tipo astense e fiorentino ; cioè le ban-che con servizio internazionale.

Qui a Chivasso non si sa precisamente quali sostanziali beni si custodissero nelle dimore turrite. Tuttavia n o n è pensabile che mancasse l'attività dei banchieri l u n g o la « vìa Clavaxìna » (G. Serra), strada del v i n o del sale e del g r a n o e delle monete di contropartita annodante in

Pagina a fronte : III, 1 ; figg. 8 4 i l . C. Rovere : Vedute epo-rediesi del 1847: la casa del vescovo dal basso, case e ponte sulla Dora Baltea (Deputazione Su-balpina di Storia Patria, Torino).

I l i , 1 ; fig. 6.

Veduta assonometrica della città d'Ivrea nel

1764; analoga alla

ve-duta di Chivasso propo-sta nel 1772 dall'agosti-niano Giuseppe Boria per la struttura anterio-re al 1542 servita allo storico Vittone, (III, 1 ; fig- 4)

IH, 1 ; fig.

7-Schizzo dal vero d'Ivrea incluso in un conteggio metrico per scandagli nella Dora eseguiti nel

1574 (Archivio di Stato,

Torino).

Chivasso i commerci tra Lombardia, Vercellese, Monferrato, Valli d'Aosta, di Lanzo e di Susa, con gli ultrastanti paesi del Delfi-nato, della Savoia e della B o r g o g n a . (Nei paesi transalpini q u a n d o non si voleva toccare il Piccolo San Bernardo s'andava per il Passo dell'Ecot e per l'Arnas). In Chivasso ed in Ivrea esistevano comunità ebraiche, protette molto bene, in contropartita del servizio prestiti che continuavano a fare a principi e vassalli, g u e r -reggiatori perenni. In Ivrea ed in Chivasso le sinagoghe erano

collocate vicinissime ai castelli: ad Ivrea tra il castello sabaudo, il vescovado e San U l d e r i c o ; a Chivasso, quasi tra il castello pa-leologo ed il capitolo prepositoriale.

Ivrea e Chivasso erano in ogni accezione civica « a valle » tra le più « deste ville e cittadi », secondo la carducciana espres-sione. Non deve quindi stupire quel continuo ricambio di strut-ture edilizie e urbanistiche che le assimilava ad organismi in cre-scita e in trasmigrazione.

Crescita e trasmigrazione del vicinato agricolo ed economico sono indizio di non statica prestanza che fa bellezza urbanistica. N o n soli i cristalli dotati di simmetrie; anche gli esistenziali

og-getti organici nei quali pulsano le vene sanguigne e tendonsi e t

rilassansi i muscoli.

Una visione dinamica sul piano extraurbano paesistico la si additò in Usseglio con lo spostamento del baricentro ecclesiale ed agricolo curtense da San Desiderio a Santa Maria Assunta in Cor-tevicio {L. S. d. L.\ I, 5). Altra panoramica paesistica in

carrel-lata si potrebbe istituire in quel di Montanaro, inseguendo la conformazione edilizia a g g r e g a t i v a dalla prima posizione del paese intorno a San Solutore di Villalunga ed a Santa Maria dell'Isola, quasi sulle sponde dell'Orco (ove sarebbe passata la salma di San Solutore da Caravino trasportata a Torino), al definitivo assetto del b o r g o con le vie medioevali porticate (Giuseppe Ponchia).

Ora, s ' a g g i u n g o n o i f o t o g r a m m i cronologici di Chivasso, con i tre tratti stradali porticati l u n g o i terzieri San Pietro, Santa M a r i a e San Guglielmo, i quali invitano a tentare la parallela analoga serie di f o t o g r a m m i l u n g o l'iniziale romano Decumanus maximus e la finale medioevale e barocca strata magna Burgi d'Ivrea. Ciò non contrasta con quanto detto a proposito dell'antica Eporedia (I, 4 ; fig. 3) profondamente diversa nei vari stadii temporali.

N o n per nulla si sono accostate due illustrazioni settecente-sche di Chivasso e d'Ivrea, le quali sembrano fatte apposta per suggerire tale parallelismo strutturale tra città quasi nastriformi, il cui sviluppo espansivo e traslativo avvenne sotto la pilotante azione d'un asse geometrico ben chiaro (III, 1; figg. 28 e 29). Una sezione viaggiante non molto estesa impone alla conforma-zione urbana l'aspetto d ' u n lineare nastro, una specie di tenia a settori distanziati tra loro di pochissimo ma di quanto basta per

— A , C, D, E, F, G, H , 1, L. M , M i , N, O , A : Cerchia p r e s u m i b i l e delle m u r a romane.

- — = = — A , Pi, P, Q, D, E, F, G, R , S, Z : Cerchia delle m u r a m e d i o e v a l i (sec. X I V ) .

B, Pi; C u r s é r i a di S. M a u r i z i o . - P1, C, o, r1, v, t, S: V i a magna B u r g i (attuale via p r i n c i p a l e ) - E, g, o: R u a coperta (attuale contrada degli E b r e i ) . - p, N: R u c h a G r a s s o r u m (attuale a n d r o n e d e l l ' a l b e r g o del « L e o n d ' o r o J>) . - s, r, r1, il ed ih: V i a « Tenesca » colle sue due biforcazioni. -g, h, ii: V i a solata in B u r o l i o , o v i a B u r o l i i . - i*, I, di; V i a Pertuxii. - b2, d, H , m: G r o s s o m u r o in pietra di materiale r o m a n o che, partendo d a l l o s p e r o n e i n m a t t o n i del Teatro R o m a n o e p a s s a n d o dietro a S a n t a M a r t a , dietro la casa degli A r t i g i a n e l l i , lungo il lato n o r d del Teatro G i a c o s a , a n d a v a dritto alla Porta R u f f i a n a e finiva alia cinta medioevale, d i v i d e n d o la Città alta (Cita-a) dalla bassa. - F, G: C u r s é r i a di S. M i c h e l e . - K, J: M u r o che c h i u d e attualmente i due vicoli « C a n t a r a n a » e « d e l l ' A r c o » e che, se ancora esistessero, c o n g i u n g e r e b b e la Porta del L a g o colla p r i m i t i v a cerchia r o m a n a . v, m : R u c h a S.ct» Ursi. u, t: V i a della Barbacàna. I, H : R u c h a G e r m a n o -r u m . - g, g ì ; P -r o b a b i l e p -r o l u n g a m e n t o dei g -r o s s o m u -r o m, b2 c o m p r e n d e n t e nella Città alta (Cita-a) anche il M e r c a t o . - G1, R: E m i s s a r i o del L a g o di Città che fluiva fra le torri quadrate della Porta del L a g o e dalla cui riva s i n i s t r a c o m i n c i a v a il B a n n o . A : Castello di S. M a u r i z i o o Castellacelo. B: Palazzo di 5. M a u r i z i o . C: Porta D e c u m a n a ( P o r t a de A r c u ? ) . D: P u sterna del M e r c a t o . E: Porta F o n t a n a ( P o r t a A o s t a ) . F: Porta B o s o n e . -G: S. M i c h e l e di C u r s é r i a (chiesa distrutta nel 1 5 5 8 ) . - G1: L a g o di Città

( o r a P a l u d e ) . - FI: Porta Ruffiana. - I: Porta M a g g i o r e ( l ' a n t i c a Porta Prae-t o r i a ) . - L: Barbacàna. - M : PorPrae-ta di D o r a . - M1: Pusterna di S. Francesco. -N : Porta (del L e o n e ? ) . - O: P o r t a -N u o v a ( i n via L u c a ) . - P: Porta del Ponte. - 0 : Porta Calderaria (o C a l d è r a ) . - R: Porta del Lago. - S: Porta di B a n d o . - T: Palazzo T a l i a n d i ( o r a casa P i n o l i ) . - U: Casa a ad petram mali c o n s i l i i ». - V : A b b a z i a di 5. S t e f a n o (chiesa, casa, t o r r e ) . - Z : C a n t o n u m S . c t ! S t e p h a n i . - a: Palazzo del C o m u n e . - a1: T o r r e del C o m u n e . - a2: Pa-lazzo della Credenza. - b, b1, b2: V e s c o v a d o e s u o g i a r d i n o . - b2: S p e r o n e in m a t t o n i (resto Teatro R o m a n o ) . - C: Cattedrale. - d: Porta N o v a s u b t u s Pa-l a c i u m Dn' E p i s c o p i . - d1: e M a l pertuso ». e: Padri D o t t r i n a r i ( o r a M o nache d e l l ' A s i l o ) . f: Castello del conte di S a v o i a (tracciato nel 1 3 5 7 ) . -g: S b o c c o di via B u r o l i i in rua Coperta. - h: S b o c c o del r a m o s i n i s t r o della « Tenesca » in B u r o l i o . - i: B i f o r c a z i o n e della « Tenesca » sotto la casa o m o n i m a , e pozzo del Curato del D u o m o . - i1: T o r r e del V e s c o v o . P u s t e r n a e scala del C o m u n e . - I: S b o c c o del r a m o destro della m Tenesca » in Pert u s i o . m: F i n e del g r o s s o m u r o che parPertiva d a l l o s p e r o n e del TeaPertro R o m a -no. - n: V i g n a delle M o n a c h e di 5. Chiara. - o: 5bocco di rua Coperta in via maestra. - q: S. Ulderico. - r: S b o c c o n o r d delia « Tenesca » in via maestra. - r1: S b o c c o s u d della « Tenesca » i n via maestra. - s: O r i g i n e della « Te-nesca ». - t: S b o c c o di via Barbacàna in via maestra. - v: S b o c c o di R u c h a s . c t l U r s i in via maestra. z: P o r t o n e del cortile esterno di S. Stefano. -y: A t t u a l e Teatro G i u s e p p e Giacosa. - y1: Casa attuale degli « A r t i g i a n e l l i ». -x: C h i e s a di S. Francesco. - x1: Pai. Perrone poi G i u s i a n a (attuale T r i b u n a l e ) .

farne dei terzieri a u t o n o m i militarmente perché anche recintati nelle zone di contatto, ov'era-no porte interiori ora scomparse (a Chivasso le porte di San Pietro e dei Giuliati e la porta Giussiana; ad Ivrea tra altre quella porta Maior e della porta de Lacu).

Questa tale generazione lineare per moto traslativo d'una sezione corrente (cui fanno sovente ricorso matematici e fisici per allestire modelli di corpi m a n e g g i a b i l i col calcolo algo-ritmico) suggerisce immediatamente d'usare tale strumento descrittivo per facilitare l'intui-zione di quella faticosa riconquista alto-medioevale e medioevale del suolo fabbricativo ch'era stato dismesso nei periodi più desolati dell'abbandono e della paura per le invasioni. A n c h e Aosta subì u n vistosissimo svuotamento d'ogni impianto edilizio e fu riedificata come se le case cominciassero ad enuclearsi l u n g o una sola strada maestra, sortendo dal v u o t o , come granelli d ' u n rosario legati solo da un refe. Quella via aostana prendeva il posto del Decumanus

maior di Augusta Praetoria : ma il modo generativo dell'idea di città era diverso. La castrametatio

geometrica partiva sempre dall'idea d ' u n incrocio di assi coordinati di riferimento per gene-rare una superficie bidimensionale.

D u n q u e , superando le difficoltà metodologiche di trascurare il periodo r o m a n o p u r t r o p p o ancora lacunosamente conosciuto della fondazione gromatica latina intorno al ioo a.C. (I, 4), ed ammettendo il già riconosciuto principio che la cittadina dovette ricominciare ad intessere la struttura a g g r e g a t i v a urbana nell'Alto M e d i o e v o come su terreno v e r g i n e , si riproporrebbe il problema di tracciare u n asse biforcato attraversando una specie di sella montuoso-collinare; una v i a per accogliere i tre traffici stradali rispettivamente per e da T o r i n o oppure per e da Aosta {da un lato) e convogliarli nella direzione di levante per e da Cascinette B u r o l o e Vercelli {dall'altro lato). La prima altura collinare stava a ponente, in basso verso la pianura, sulla quale si installò il p r i m o maniero feudale di San Michele (detto il « Castellacelo », strapiom-bante sulla Dora, del quale restano solo ruderi di fondazione e qualche tratto di m u r a g l i a di cinturazione a m o ' di ricetto difensivo); il secondo rilievo collinare si t r o v a v a nella direzione

III, 1 ; fig. 12. L e cinte murarie roma-na e medioevale secon-do le congetture filolo-giche di F. Carandini (Cfr. : I, 4; fig. 3).

in» 1 ; figg- 13 e 15. Monete della zecca epo-rediese durante le due fasi comunali e poco dopo (Museo Civico, Torino).

delle Alpi, ove si collocarono le architetture del capitolo canonicale del palazzo episcopale (II, 5). L a soluzione geometrica del problema topografico stradale, preliminare alle operazioni degli urbanisti, è semplicissima: tracciare una figura di ipsilon, leggermente sinuosa, che sia tangente interna ai due solidi emergenti dal piano di base. Tuttavia a questa geometria pura s ' a g g i u n g e v a , ovviamente, la correttiva costruzione la quale rispettasse cospicue inamovibili giacenze di materiale edilizio costituito da ruderi di grossi m o n u m e n t i romani. A d esempio v o l u m i n o s o ed ingombrante era lo scheletro del teatro romano, facile esca per appetiti di più varia indole, sinanco di farne una dipendenza consolidativa della fortificazione del palazzo ve-scovile, a sud, prima che nascesse l'idea di costruirgli alle spalle, a nord, il castello sabaudo.

Ora, avendo in mente siffatto spunto di tracciamento anche solo estemporaneo ed esi-stenziale, è possibile immaginarsi Ivrea, città sino dall'Alto M e d i o e v o tenuta in tanto conto da insediarvi funzioni importanti nella difesa antisaracena e dignità cospicue dell'organizza-zione amministrativa di riorganizzadell'organizza-zione della civiltà europea, svilupparsi poco alla volta in tre grossi terzieri denominati San Maurizio, Città e B o r g o ; naturalmente, come sempre acca-deva, affiancati da u n alone di minori aggregati suburbani spontanei e precari. D i questi suburbi si ricordano quelli di Borgoglio, a ponente, e quello di Berlinzina, però cintato.

L'altomedioevale murus civitatis ampliante il circuito fortificato romano potè ospitare, pro-tetti adeguatamente dalle incursioni saracene ed u n g a r e contro cui combattevano, l'eporediese marchese Adalberto ed il suocero Berengario del Friuli ed il cognato Berengario conte di M i l a n o , del Sacro Palazzo e, poi, marchese e re. I diplomi rilasciati ad Ivrea da Berengario I d a t a n o ' 9 1 9 . Poco dopo Arduino d'Ivrea vi sognerà ed otterrà la corona d'Italia di Beren-gario II ; e dunque, in tutta l'avventura arduinica Ivrea aspirò a soppiantare Pavia, essa ch'era nella felice situazione geografica di lasciare affacciare eserciti sulla Pianura Padana solo per quanto tempo bastava per offendere e di ritrarli nelle sacche nascoste delle Valli dell'Orco, della Soana, della Chiusella e della D o r a Baltea subito appena potessero temere d'essere circondati; III, i ; fig. 14.

Veduta del concentrico secentesco d'Ivrea dalla incisione del Theatrum Sabaudiae.

A . Forte detto il Castiglio; B. Ponte Canovese; C. Citta-della; D. Piazza del Borghet-to e di S. GraBorghet-to; E. Il castel-lo; F. Porta di A o s t a ; G. Por-ta di T o r i n o ; H . PorPor-ta di Bando, ossia di Vercelli; I. Bastione detto il Caulero; K. Bastione detto il Verde; L. Fortificatione principiata; M . M o l i n i ; N. Imboccatura del Navilio che scorse a Ver-celli; O. Il do N a v i l i o ; P. Convento dei Capucini; 1. Cathedrale; 2 . Vescouato; 3 . S. Nicola da Tolentino; 4. S. Pietro; 5. S. Michaele delle M o n a c h e ; 6. II Giesù, disci-plinanti; 7. Il Carmine; 8. S. Stetano; 9. P. del B. Per-rone; 10. S. Francesco; 1 1 . S. H o d o r i c o ; 1 2 . 11 sufragio; 13. S. M a u r i t i o e S. D o m e nico; 1 4 . S. Chiara, m o n a -che. 15. S. A g o s t i n o ; 1 6 . 5. Pietro. Z E C C A DI I V R E A

C o m u n e - Federico I imperatore (sec. X l l i - X l V ) o b o l o d'imperiale piccolo

D/ - croce patente I V R E A . Croce patente in cerchio periato.

R/ - [ I . M . P . A . ] T O R - H / P.R// .I. ( H e n r i c u s Pius R o m a n o r u m Impe-rator) in cerchio rigato. M i s t u r a C . N . I . 10.

C o m u n e - Federico I imperatore (sec. X I I I - X I V ) imperiale piccolo

D/ - croce patente Y P O R E G I A ( I v r e a ) . Croce patente accantonata da trifogli in cerchio periato.

R/ - croce patente . S . B E S V S stelletta. A l centro, in cerchio periato I . P . E . T . ( i m p e r a t o r ) . M i s t u r a C.N.I. 7.

C o m u n e - Federico I imperatore (sec. X I I I - X I V ) tirolino

D/ - croce patente F R E D E R I C V S X I M P ( i m p e r a t o r ) . A q u i l a imperiale spiegata in cerchio periato.

R/ - trifoglio Y P O R E G I A (Ivrea) tagliata dalla croce maggiore tirolina. Cerchio periato. A r g e n t o C.N.I. 1.

i i

mentre invece la vecchia capitale longobarda, difesa da u n popolo tutto i m m i g r a t o e residente HI, i, fig. 16.

al piano, non poteva più essere difesa intorno da imprevedibili ed infinite direzioni d'attacco. y r e a T d T r e a (D™d I~ Alla zecca di Pavia A r d u i n o fece coniare le proprie regali monete eporediesi avvalendosi

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dTsto-d'un p r i v i l e g i o concessogli dall'imperatore, allora unico avente diritto di controllo della mone- r i a Patria, Torino), tazione. L e monete qui riprodotte sono tratte dal Corpus Nummorum Italicorum (1911) e

por-tano l'indicazione cronologica 1002-10x4 (III, 1; fig. 3).

E r a n o anni di storia grande, la quale in generale n o n si svolge i n parallelo con i casi della gente m i n u t a e p o v e r a ; m a per l'Ivrea del secolo x i qualcosa fu differente. Anche la storia minore degli uomini qualunque presentava allora luci di speranza nelle possibilità

d'alterna-III, 1 ; fig. 17. - Confronto tra le planimetrie di Chi-vasso, Ivrea e Ciriè, alla stessa scala 1 : 8000, per mostrare la posizione del castello nel borgo (cfr. : III,I ; figg. 28 e 29 e L. S. d. L. \ II, 1 ; fig. 5).

Ili, i ; figg. 18 e 19. Torre e castello di Chi-vasso (da C. Rovere).

tiva. Specialmente in quei tempi di biblici flagelli, accanto alla riconoscenza per il sangue nobile di Franconia, di Sassonia e di Svevia, balenava u n futuro per una compartecipazione alla gestione della cosa pubblica; e sono note le due vie politiche ambedue tentate dell'episco-pato eporediese ai tempi delle lotte per le g u a r e n t i g i e : o l'amministrazione clericale dei capi-toli canonicali o l'amministrazione laica municipale. Così in Ivrea per ben due volte la custo-dia della vita d ' o g n i essere anche minimo ebbe occasione d'affiorare in parallelo con altri paesi soprattutto l o m b a r d i (II, 7).

A d ogni f e n o m e n o significante della storia civile corrispose una riverberata o indotta serie di comportamenti urbanistici ben leggibili nelle mappe se si ha la pazienza che si dovrebbe avere in queste cose imitando l'applicazione tenace e spicciola dei g e o l o g i e degli archeologi che fanno tesoro d ' o g n i granello.

N o n basta accontentarsi dell'esame della vita ecclesiale, quantunque l'edilizia sacra signi-ficasse, col diritto d'asilo, u n supporto alle difese se n o n dei diritti più generali della vita almeno

Nel documento Tra Serra d'Ivrea, Orco e Po (pagine 147-189)