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La particolarità delle Born Global europee: Born Global o Born Regional?

Le Born Global e le nuove tipologie d’impresa: un’analisi comparata.

2.2. La particolarità delle Born Global europee: Born Global o Born Regional?

Il panorama europeo, come abbiamo verificato nel paragrafo precedente, si presenta piuttosto eterogeneo al suo interno, ma lascia intravedere una peculiarità che lo differenzia da altri contesti quali possono essere quello americano o giapponese. Se è vero, infatti, che da una

quale scaturiscono, è vero anche che, d’altra parte, si assiste al fenomeno della regionalizzazione. Per regionalizzazione s’intende quel processo per certi versi antitetico e per altri complementare alla globalizzazione per il quale lo spazio geoeconomico globale viene suddiviso in unità territoriali minori e accomunate al loro interno secondo diversi criteri (economici, sociali, culturali ecc.). L’Unione Europea è sicuramente un esempio di questo fenomeno, che nel mondo ne conta di molteplici, ma dall’intensità decisamente minore (si pensi, ad esempio, al NAFTA – North American Free Trade Agreement – tra USA, Canada e Messico o al Mercosur tra alcuni paesi dell’America Latina). Ciò ha contribuito notevolmente a una progressiva riduzione delle distanze tra i vari paesi facenti parte dell’Unione che si è verificata attraverso l’abolizione di barriere commerciali, una maggiore omogeneità tra le normative nazionali, la realizzazione di una rete infrastrutturale intra-europea e, soprattutto, l’adozione di una valuta comune come l’Euro tra la maggioranza degli stati UE. Il processo d’integrazione europea, quindi, ha portato una maggior mobilità dei fattori all’interno dell’Unione, con ricadute positive anche nei rapporti tra l’Unione stessa e gli stati limitrofi come Turchia e Norvegia, facendo sì che le PMI dei vari stati membri che s’internazionalizzavano all’interno dell’Unione beneficiassero di una sospinta riduzione della liability of foreignness intra-regionale (Cerrato e Piva, 2013). L’Unione Europea, dunque, rappresenta un contesto ideale per un rapido sviluppo internazionale quale quello delle Born Global. Operando in mercati simili tra loro all’interno di uno spazio geoeconomico comune, aumentano le interazioni con i vari operatori economici – clienti e fornitori – presenti. In un certo senso le PMI come le Born Global possono costruire un network che, allo stesso tempo, è sì internazionale ma radicato in un contesto geografico più ristretto. Questo porta degli effetti positivi in termine di spillover di conoscenza e una marcata riduzione dei costi di coordinamento tra i vari paesi, rendendo di conseguenza le strategie internazionali regionali più efficaci (Cerrato e Piva, 2013). A tal riguardo risulta interessante analizzare lo studio condotto da Cerrato e Piva (2013) su un campione di 180 Born Global5 italiane. Dallo studio, infatti, emerge

che nel campione selezionato l’export verso i paesi Europei raggiunge in media il 92,68% dell’export totale (88,15% verso paesi UE), dimostrando, quindi, un forte orientamento regionale piuttosto che globale. In particolare, nella loro analisi gli autori hanno usato degli specifici indicatori per identificare diverse tipologie di imprese. Si tratta dell’indicatore “vendite globali (extra europee) su vendite all’estero” o GS/FS6 (Global Sales to Foreign Sales) per misurare il                                                                                                                

5 Lo studio condotto dai due autori fa riferimento alle International New Venture, così come definito da Oviatt e

McDougall (1994). Come abbiamo già visto nel primo capitolo, il concetto di INV è stato assimilato nel corso degli anni come sinonimo di aziende Born Global, ormai diventato il termine di riferimento in letteratura su questo tipo di imprese.

grado di orientamento globale e l’indicatore “vendite all’estero su totale delle vendite” o FS/TS (Foreign Sales to Total Sales), che normalmente viene impiegato come proxy del livello d’internazionalizzazione di una qualsiasi impresa. L’uso di tali indicatori ha quindi condotto alla definizione di una tassonomia per le BG studiate: si distinguono, infatti (Cerrato e Piva, 2013; cfr. figura 14):

- Le BG “regionali” (elevato FS/TS e basso GS/FS), che sono altamente internazionalizzate, ma in modo specifico all’interno della propria regione;

- Le BG “globali” (FS/TS e GS/FS entrambi elevati), che, come le classiche Born Global analizzate nel corso di questo elaborato, sono fortemente internazionalizzate in molti mercati;

- Le BG “con focus globale” (basso FS/TS ed elevato GS/FS), le quali non sono molto internazionalizzate, ma le vendite all’estero avvengono principalmente al di fuori del contesto europeo;

- Le BG “orientate al mercato domestico” (FS/TS e GS/FS entrambi bassi), cioè quelle che presentano un livello d’internazionalizzazione meno accentuato e rivolte principalmente al mercato europeo.

Figura 14. Tassonomia delle BG secondo Cerrato e Piva (2013). Alto

Regionali Globali

FS/TS

Basso

Orientate al mercato

domestico Con focus globale

Basso Alto

GS/TS Fonte: Cerrato e Piva, pag. 31, 2013.

                                                                                                               

Il rischio, infatti, è quello di inficiare la significatività del modello, poiché le imprese con un mercato domestico rilevante potrebbero essere classificate come regionali anche quando la totalità delle vendite all’estero avviene in

I dati empirici, inoltre, dimostrano tutta la particolarità del mercato europeo. Infatti, solo il 27,8% delle aziende sondate possono essere definite Born Global in senso stretto, cioè possono rientrare tra quelle categorie che, secondo la classificazione di Cerrato e Piva (2013), si definiscono “globali” o “con focus globale”, mentre il resto del campione ha un orientamento regionale più marcato. Ciò lascia intravedere la possibilità che le Born Global, almeno per quanto concerne il mercato europeo, debbano affrontare un ostacolo che va oltre a quelli esaminati nel corso del primo capitolo (liability of foreignness, smallness e newness) e che può essere definito come liability of inter-regional foreignness (Cerrato e Piva, 2013). Le BG europee, infatti, sembrano dimostrare maggior interesse nell’internazionalizzazione entro i confini comunitari (88,15% del campione) o comunque all’interno dello spazio geografico limitrofo dell’Europa extra UE (ulteriore 4,53% del campione), facendo intravedere, quindi, una possibile difficoltà di espansione in altri mercati. Ciò appare del tutto plausibile, in quanto i costi addizionali che le BG dovrebbero sostenere per la loro espansione internazionale risultano minori nel caso in cui tale espansione avvenga all’interno della propria regione, la quale si presenta più omogenea e in linea con gli standard socio-economici e culturali del paese d’origine, rispetto a quelli che dovrebbero sostenere per accedere e stabilirsi in altre zone del mondo (Rugman e Verbeke, 2007). Tuttavia, risulta interessante vedere come le BG che riescono a espandersi al di fuori dei confini regionali conseguono delle migliori performance rispetto alle altre che restano dentro tali confini. Se, infatti, misuriamo le performance aziendali in termini di ROA – Return On Assets – e cioè in termini di redditività del capitale investito, si può osservare come le aziende più regionali ottengano valori pari al 2,44% (BG più orientate al mercato domestico) e al 3,37% (BG regionali), mentre tra quelle globali tale valore arriva a una media del 5,99%. Ciò dimostra un’inconfutabile correlazione positiva tra l’espansione internazionale e la portata geografica delle BG con le loro prestazioni. I manager di queste aziende, dunque, devono essere consapevoli delle potenzialità e dei vantaggi che possono ricavare da un’espansione globale della propria azienda, senza tuttavia sottovalutare gli ostacoli cui in tale espansione si può accorrere (Cerrato e Piva, 2013).

Le BG, dunque, sono un fenomeno piuttosto complesso nel suo insieme, con particolarità che occorre indagare per capirne l’esatta natura. Al di là della tipicità del contesto europeo appena trattata, le BG assumono dei caratteri comuni identificabili nella rapida internazionalizzazione nelle prime fasi di vita dell’azienda e il carattere fortemente imprenditoriale che tale iniziativa assume. Nel primo caso non è errato parlare delle Born Global come delle vere e proprie start-up, mentre nel secondo appare evidente come tali aziende

presentino tratti in comune con le aziende dei cosiddetti “giovani imprenditori” analizzati in un recente studio congiunto del GEM (Global Entrepreneurship Monitor) e dello YBI (Youth Business International). Nei prossimi paragrafi, quindi, saranno presentate e analizzate queste particolari tipologie d’aziende che presentano strette analogie con le Born Global. In particolare, un paragrafo sarà dedicato all’analisi delle start-up in generale, mentre successivamente l’analisi verterà sulle giovani aziende imprenditoriali, per poi, infine, concludere con una disamina di ciò che accomuna le tre tipologie di aziende.