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PARTNERSHIP E CRESCITA ECONOMICA

Nel documento Liberare la domanda di formazione (pagine 61-63)

La politica della formazione

PARTNERSHIP E CRESCITA ECONOMICA

La scelta del passaggio ad un modello di governance e, quindi, di un rapporto di partecipazione alle scelte e di nuo- vi modelli di definizione delle regole e di controllo costitui- sce anche una necessità connessa alle prospettive della cre- scita economica di un paese. Il nesso deriva dal fatto che la

no di un’impresa (European Commission, 2004:30). L’inno- vazione dipende in primo luogo dall’evoluzione coerente dei processi innovativi nel sistema economico, in quello po- litico amministrativo, nella formazione e nella ricerca. La eventualità che i tre sistemi (rappresentati come le tre pale di un’elica motrice dell’innovazione) si sviluppino ed interagi- scano in modo complementare e sinergico dipende dalla possibilità “that learning processes play a dominant role in the further development” (Smits, Kuhlmann:10). Per favori- re l’innovazione, non basta che le politiche spingano verso una collaborazione tra centri di produzione delle conoscen- ze, imprese e istituzioni. Se è vero che dalla loro collabora- zione nascono i contesti (le parti del sistema) che favorisco- no l’innovazione, è però anche vero che la poltica deve an- che agire sulla domanda di innovazione, sui suoi attori. L’i- dea del “triple helix model” (Etzkowitz, Leydesdorff:1999) è, però, insufficiente a rappresentare il modello delle politiche dell’innovazione perché essenzialmente centrato sul ruolo dell’offerta di formazione. Per questo ne suggeriamo una rie- laborazione (figura 1).

Figura 1

Il modello della doppia triple helix

Il modello di analisi qui proposto – una sorta di doppia tri-

ple helix – tende a considerare in modo differenziato gli at-

tori in ragione della loro capacità di rappresentare sia l’of- ferta che la domanda di formazione: la ricerca e la formazio- ne costituiscono il cuore dell’offerta di conoscenze sistema- tizzate, mentre le istituzioni pubbliche (Stato e Poteri locali elettivi) operano su entrambi i fronti in quanto chiamati ad interpretare degli interessi generali. Anche il mondo della produzione si colloca su entrambi i fronti sia perché diretta- mente compromesso nella gestione dell’offerta (attraverso gli enti formativi delle parti sociali, così come attraverso le iniziative di formazione aziendale), sia perché è chiamato ad interpretare e rappresentare la domanda di formazione del sistema produttivo.

Il pubblico della formazione, a livello individuale o or- ganizzato nelle diverse organizzazioni sociali a carattere associativo – non necessariamente impegnate nell’offerta di formazione – rappresenta invece la domanda diretta di formazione.

Inoltre, va rilevato che l’analisi della tipologia di funzioni educative distribuite tra i diversi attori dell’innovazione non consente la suddivisione lineare delle funzioni di produzio- ne, trasferimento e assorbimento/implementazione delle co- noscenze acquisite. Le tre funzioni competono a ciascuno dei partners, dal momento che l’apprendimento – dopo la fase di socializzazione – si realizza all’interno ed in funzione dei processi di trasformazione.

Il motore che fa girare il “triple helix model” è l’apprendi- mento sia delle organizzazioni economiche, politiche e della formazione e della ricerca, ma i loro risultati si basano sugli apprendimenti degli individui. Il carattere dominante del ruolo dell’apprendimento deriva dal fatto che tutti i soggetti per innovare hanno bisogno di reti di interazione, che sono innanzitutto reti di formazione reciproca. In questo senso l’innovazione è definita come una attività che si fonda prin-

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LIBERARE LA DOMANDA DI FORMAZIONE

Istituzioni Offerta Domanda Formazione e ricerca Pubblico Mondo della produzione

adozione. In questo senso non limitiamo la portata dell’AIR al campo delle leggi e dei regolamenti (utile comunque per evitare contraddizioni e sovrapposizioni), ma lo estendia- mo soprattutto agli effetti che una politica può introdurre in ragione delle misure che essa attiva. Il controllo preven- tivo diviene essenziale in un campo in cui la messa in atto di una politica difficilmente può essere interrotta o modifi- cata dopo la sua approvazione senza andare incontro a sprechi enormi.

L’AIR è rilevante ai fini della elaborazione e adozione di politiche della formazione poiché costituisce uno strumento attraverso cui accrescere il ruolo della conoscenza empirica nelle scelte regolative, basata sulla logica delle scienze socia- li e adottata da istituzioni regionali, nazionali e internaziona- li (Radaelli:2003). La sua adozione implica la considerazione della qualità come un processo e, quindi, la sua utilizzazione in quanto strumento che favorisce l’apprendimento delle istituzioni alimentato da una valutazione fondata su dati em- pirici. L’AIR in Italia è stata introdotta dalla legge 50/99 cui è stata data attuazione con le direttive del Consiglio dei mini- stri 27 marzo 2000 e 21 settembre 2001. Si tratta di un meto- do che – tenendo conto delle esperienze sinora condotte dai Governi nazionali e regionali che lo hanno adottato – pone problemi, come ricorda Radaelli, di possibile malleabilità politica, di trade-off tra precisione e assimilazione ammini- strativa, di ruolo delle reti e dei watchdogs, e di capacità di apprendimento istituzionale.

La metodologia dell’AIR si basa su due tipi di analisi: quella preventiva e quella successiva (4). L’AIR preventiva ha per oggetto il percorso che deve essere adottato dal pro- cesso decisionale e riguarda: la fase di progettazione dell’in- tervento (identificazione dell’ambito dell’intervento, rileva- zione delle esigenze, elaborazione delle opzioni di interven- to e selezione di quella preferita), il tutto fondato su analisi quantitative e la loro capacità di

cipalmente sul funzionamento delle reti. Se un tempo essa veniva essenzialmente attribuita all’intervento di forme di ca- pitale tangibile (macchinari e investimenti), oggi essa viene sempre più spiegata come il risultato dell’interazione tra una serie di ingredienti sociali. Le teorie dell’innovazione ne ve- dono le radici:

• nella spinta tecnologica derivante dallo sviluppo della scienza;

• nei bisogni espressi dal mercato;

• nei legami esistenti tra i diversi attori del mercato; • nelle reti tecnologiche;

• nelle reti sociali (European Commission, 2004:21). Sul terreno delle politiche pubbliche, questo comporta due tipi di considerazioni. In primo luogo, la possibilità di ali- mentare i processi di innovazione dipende dai risultati delle politiche formative, nel senso che provvedono a fornire la base di conoscenze necessarie. In secondo luogo, gli stessi processi di innovazione attivati richiedono una costante ca- pacità di gestione e sviluppo di processi di apprendimento di ogni tipo (formale, non formale e informale) e perciò do- vrebbero essere oggetto anche di politiche pubbliche (oltre che, ovviamente, di politiche private).

IL CONTROLLO PREVENTIVO

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