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9 pedanteria dei matematici, e (al)la vaporosità degli accademici."

Il conflitto di competenze tra Accademia e ufficio tecnico fu risolto in Consiglio comunale a favore di quest'ultimo. Malgrado le

6. Cfr. D.F., Osservazioni..., cit.; e un'altra lettera di Arienti al sindaco, 7 novembre 1860, in Consiglio, ivi, all.B.

7. F.Lodi, Lettera sulle parole dell'Ingegnere Coriolano Monti intorno alla nuova strada di San Domenico in Bologna, Bologna, 1861, pp.5-7. Si tenga conto comunque che Lodi era un personaggio piuttosto interessante: attivo in vari campi, docente anche all'Università, non riducibile interamente alla qualifica di accademico passatista; su di lui cfr. C.Masini, Necrologia del prof, cav. Fortunato Lodi Architetto, Bologna, 1882; A.Zannoni, Necrologia del cav. prof. Lodi, Bologna, s.d. (ma 1883).

8. C.Monti, Sugli scritti divulgati..., cit., pp.3-4.

9. C.Monti, Sopra la nuova strada..., cit., p.5. La polemica tra Lodi (e l'Accademia) e Monti è stata già esaminata con maggiori dettagli da E.Gottarelli, Urbanistica..., cit., pp.54-56, che dà un giudizio molto negativo sulla levatura artistica degli accademici bolognesi.*

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proteste di Francesco Cocchi - al tempo stesso consigliere comunale ed autorevole membro dell'Accademia bolognese - prevalse l'opinione secondo cui lo statuto^ accademico costituiva soltanto una regola interna. Non era possibile far appello a questo statuto per obbligare il Comune a consultare l'Accademia sui progetti di lavori pubblici1^. Forse l'argomentazione non era del tutto fondata. L'Accademia era pur sempre un ente finanziato dallo Stato e dipendente dal Ministero della Pubblica Istruzione: quindi la sua competenza in materia di edilizia pubblica poteva apparire pienamente legittima11. Tuttavia la delibera sancì di fatto una divisione dei compiti, in cui l'Accademia finiva per avere un ruolo secondario rispetto agli ingegneri comunali. Il suo parere venne richiesto ad esempio per l'erezione di monumenti sepolcrali nel cimitero, cioè per interventi isolati e di carattere strettamente "artistico". Ma i progetti dei lavori "destinati a formare

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m perpetuo l'ornamento e il decoro della Citta" non vennero neppure sottoposti al giudizio di Cocchi e dei suoi colleghi; e furono affidati invece alla cura degli ingegneri comunali.

Naturalmente la risoluzione dei conflitti di competenza non poteva evitare il sorgere di contrasti più circoscritti, tra Monti ed altri ingegneri attivi in città. Con la decisione di avviare i grandi lavori, per i professionisti privati si era aperto improvvisamente un mercato appetibile, del tutto impensabile nella sonnolenta Bologna pontificia. La pretesa dell'ingegnere capo di occuparsi in prima persona dei lavori edilizi pubblici costituiva una minaccia per l ’attività di questi

10. La discussione e la decisione su questo punto in Consiglio, 7 gennaio 1861; l'unico voto contrario fu appunto quello di Cocchi. 11. Cfr. Statuto generale..., cit., tit.I, art.l; inoltre l ’art.9

stabiliva che gli organismi dirigenti dovessero essere nominati dal Governo, su proposta del corpo accademico; ma una Disposizione transitoria precisava che le prime nomine della ricostituita Accademia erano di competenza esclusiva del Governo. 12‘. Consiglio, 7 gennaio ¿861, relazione del sindaco Pizzardi.

professionisti. Molti di loro si affrettarono a presentare al Consiglio numerose proposte e progetti sui vari interventi da effettuarsi. Per contenere questa offensiva, la condotta di Monti ebbe un duplice carattere. Anzitutto egli fece appello, ancora una volta, alle esigenze della pubblica opinione: che secondo lui non potevano essere tenute nel debito conto da un professionista privato. Inoltre fu sempre assai critico nei confronti di tutti quei progetti che non fossero stati elaborati all'interno del suo ufficio. Pertanto criticò 1 famministrazione comunale per avere bandito, prima della sua nomina, due concorsi pubblici per la realizzazione di alcuni lavori; e sostenne che questi incarichi dovevano essere affidati direttamente all'ufficio

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Negli anni successivi questo orientamento fu ribadito più volte, e le critiche di Monti ai progetti di professionisti privati furono sempre più aspre. In seguito ai pareri negativi dell'ufficio tecnico furono così rigettate altre proposte, presentate da ingegneri ed architetti bolognesi; sia per la sistemazione della piazza di porta Saragozza, che per l'apertura della nuova strada di collegamento con la

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stazione . Fu modificato anche il progetto elaborato da un architetto ben più quotato, il napoletano Antonio Cipolla. Questi era

13. I concorsi erano stati banditi il 7 febbraio 1860 (per la strada di collegamento con la stazione) e il 14 febbraio 1860 (per strada Saragozza); le delibere in Consiglio, rispettivamente 24 e 26 gennaio 1860. Monti espresse le sue critiche al meccanismo stesso dei concorsi nel rapporto Nuova strada per la stazione della strada ferrata, in Consiglio, 12 novembre 1860, allegati, b. 3, all.A.

14. Cfr. Pendenza sulla nuova piazza a Porta Saragozza. Rapporto dell'Officio Tecnico sugli ulteriori studi operati per detta piazza, redatto da Monti il 10 giugno 1861 sull* base degli studi effettuati dall'ingegnere comunale Ludovico Priori, in Consiglio, 21 giugno 1861, allegati, b. 4, all.B. Invece sulla strada per la stazione cfr.il giudizio dato da Monti al progetto Ramponi - "ipotesi irrealizzabile e vaga" - nel rapporto conservato in Consiglio, 7 aprile 1862, allegati, b. 2, all.E.

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stato chiamato espressamente a Bologna dal conte Grabinski, allo scopo di collaborare all'apertura della strada di San Domenico, che avrebbe condotto al suo palazzq. In quell'occasione Monti non si mostrò sensibile nemmeno ai pareri dell'Accademia romana di San Luca, istituzione un tempo prestigiosa15. Lo scontro più duro si ebbe infine con Mengoni, già sfortunato concorrente alla carica di ingegnere capo (e poi anche al posto di primo ingegnere di riparto). Mengoni era impegnato da tempo nella intricata vicenda dei lavori per la piazza di porta Saragozza. Quando l'amministrazione dovette scegliere il progetto definitivo, le sue proposte furono liquidate da Monti con poche osservazioni sprezzanti: si trattava di progetti che "per mole e per pregio di carta e matita sono i più appariscenti di t u t t i . A n c h e in questa occasione Monti non esitò a preferire la collaborazione dei più modesti ingegneri del suo ufficio - e in particolare di Ludovico Priori ignorando il parere espresso sulla questione da professionisti prestigiosi. Tra i quali ad esempio figurava il veneziano Pietro

15. Cfr. Sulla nuova via da Borgo Salamo a San Domenico. Pareri artistici, Bologna, 1861. Il secondo di questi pareri era firmato appunto dal presidente (Antonio Sarti) e da altri architetti dell'Accademia di San Luca. La questione del tracciato della via di San Domenico si trascinava fin dalle prime discussioni sui grandi lavori (se ne ha una testimonianza dagli opuscoli a stampa citati finora) e aveva comportato anche la richiesta di un parere all'Accademia (cfr. il resoconto delle principali vicende nel rapporto della Giunta Sulla nuova via..., cit., che riproduceva anche vari documenti in proposito). Quindi la discussione sui vari progetti presentati occupò diverse sedute consiliari e si concluse nel maggio 1861 con la decisione (tra l'altro) di costruire una piazza - all'imbocco della strada con Borgo Salamo - intitolata a Cavour (Consiglio, 14 maggio e 13 giugno 1861). Queste vicende sono state ricostruite in dettaglio da E.Gottarelli, Urbanistica..., cit., pp.75-87 (e p.144, 60n, su Cipolla). Sull'Accademia di San Luca cfr. R.Gabetti, P.Marconi, cit., n.3, pp.36-37, n.9, p.50; su Cipolla cfr. anche G.Miano, Cipolla, Antonio, in Dizionario biografico degli italiani, cit., voi.25, 1981, pp.702-707.

Selvatico, personaggio di spicco dell'architettura italiana postunitaria, il quale si era schierato a fianco di Mengoni e ' aveva

17 criticato il progetto comunale

Nel corso di questi contrasti tra Monti e gli altri professionisti, i consiglieri comunali non rimasero spettatori passivi. Abbiamo visto che in qualche occasione essi presero posizione a favore del nuovo ufficio tecnico. Ma a queste posizioni di sostegno si affiancò anche un atteggiamento di critica e di crescente insofferenza, verso quella che era considerata l'invadenza dell'ingegnere capo. Oltre che il carattere irrispettoso e talvolta offensivo di molte sue affermazioni, a Monti si rimproverava di andare oltre le sue specifiche attribuzioni. Egli non si limitava a prendere in esame le proposte che gli venivano presentate, ma elaborava anche progetti nuovi, che comportavano aggravi di spesa e lasciavano al Consiglio un compito di

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pura ratifica . Monti per parte sua non perdeva occasione per ribadire puntigliosamente la distinzione dei compiti tra uffici tecnici

17. Cfr. G.Mengoni, Osservazioni sui progettati lavori di sistemazione ed ornamento della piazza interna di porta Saragozza ed allargamento di strada, Bologna, 1861; Pareri di celebri architetti sulla sistemazione ed ornamento (...), (a cura di G.Mengoni), Bologna, s.d. (ma 1861). Sui vari progetti per la piazza di porta Saragozza, e su altri scontri tra Mengoni e Monti anche a proposito di Borgo Salamo e via Libri, cfr. E.Gottarelli, Urbanistica..., cit., pp.69-74 e 97-102. Su Selvatico cfr. R.Gabetti, P.Marconi, cit., n.9, pp.46-47, e V.Fontana, Il nuovo paesaggio dell'Italia giolittiana, Bari, Laterza, 1981, pp.3-6, 31-33 e passim.

18. Tra gli esempi di critiche dei consiglieri riportate in Consiglio, segnalo ad esempio quelle di Ulisse Cassarini (12 novembre 1860, sulla strada per la stazione), Antonio Zanolini (28 marzo 1861, sulla strada di San Domenico), Ceneri e Fagnoli (21 giugno 1861, sulla strada Saragozza); ma soprattutto le accuse di Fagnoli - in rotta con Monti fin dall'inizio - il quale chiese che si deliberasse una nota di biasimo a Monti "pei modi irriverenti" di un suo rapporto sulla strada di San Domenico; biasimo condiviso da altri consiglieri, che però preferirono evitare una presa di posizione esplicita, e spensero la polemica decidendo di non ‘ inviare il rapporto agli atti (cfr. Consiglio, 13 maggio 1861).

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e organismi elettivi. Si trattava di un conflitto piuttosto delicato. Un impiegato comunale - tale era pur sempre lo stato di Monti rischiava di contrapporci all'organismo che lo aveva nominato, e di fronte al quale era responsabile dei propri atti. Entrambi i "contendenti” concordavano comunque su un punto: occorreva precisare quale fosse l'ambito di competenze degli uffici comunali.

In quegli anni fu dunque avviato un ampio processo di ristrutturazione organizzativa, che modificò ulteriormente 1'"Ufficio degli Ingegneri Comunitativi". Bisogna ricordare anzitutto che alla fine del 1860 era stato già approvato un ordinamento provvisorio per tutti gli uffici; quindi erano stati banditi cinque concorsi per

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gl'impiegati di grado superiore *. Tra questi figurava l'ingegnere del primo riparto, che doveva occuparsi specificamente dei lavori nell'area murata, e che in sostanza sarebbe stato il principale collaboratore di Coriolano Monti. Ma nei mesi successivi l'ufficio tecnico si trovò al centro di vicende piuttosto confuse. Il vincitore del concorso, il veneto Giovanni Malaman, criticato da alcuni consiglieri perché privo della abilitazione al libero esercizio della professione, presentò subito le proprie dimissioni. Il suo incarico fu affidato in via provvisoria a Pompeo Mattioli, già candidato al concorso per ingegnere

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capo e autore di vari progetti sulla nuova strada per la stazione

• Consiglio, 13 novembre 1860. In seguito alle innovazioni introdotte dal nuovo ordinamento si erano dimessi l'ingegnere capo Marchesini (lo abbiamo già visto) e il segretario generale Luigi Landini (ivi, 21 dicembre 1860). Il 12 gennaio 1861 erano stati banditi i concorsi per i posti di segretario generale, contabile capo, ingegnere del primo riparto, capiufficio dello stato civile e della polizia municipale. Le nomine - tutte per nuovi impiegati - giunsero il 10, 11, 12, 15 aprile 1861 (ivi, ai giorni indicati; e i relativi allegati, b. 2, per i fascc. sui candidati e sullo svolgimento dei concorsi).

20. P.Mattioli, Alcune parole intorno ai progetti da lui esibiti per una strada dalla città alla stazione della ferrovia, Bologna, 1861; per la nomina cfr. Consiglio, 3 maggio 1861. Mattioli era stato già assunto all'ufficio tecnico, come ingegnere del secondo

Il quale però si dimise a sua volta, dopo qualche mese, in seguito ad

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alcune polemiche sullo stato della selciatura delle strade . Al di là delle polemiche e dei dettagli (poco chiari), le dimissioni di Mattioli resero evidenti le carenze del personale dell'ufficio, gravato da responsabilità e impegni per i quali non era ancora sufficientemente attrezzato. Ma nel 1862 fu portata a termine la riorganizzazione complessiva della struttura amministrativa comunale. E all'interno del nuovo ordinamento, l'ufficio tecnico costituì l'organismo maggiormente

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